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 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Esce oggi, per Bookouture, il nuovo libro di Sue Watson, "La casa d'inverno". Ho avuto la possibilità di leggerlo in anteprima e non vedo l'ora di raccontarvelo!

Buona lettura.

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi vi parlo di un libro che volevo leggere da tantissimo che affronta una delle mie tematiche preferite: luoghi infestati. Si tratta di "The resort", scritto da Bentley Little, e pubblicato dalla casa editrice Vallecchi Firenze.

Buona lettura!

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog, 

la mia ossessione per le case infestate qualche mese fa mi ha portata inevitabilmente tra le pagine del libro di Jay Anson, "Amityville Horror" che racconta la storia vera della famiglia Lutz messa letteralmente in fuga da presenze maligne all'interno della casa che avevano da poco acquistato.

Buona lettura!

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Nonostante sia estate ci tengo a lasciarvi aggiornamenti qui e là per non farvi rimanere senza consigli librosi.

Oggi parliamo del nuovo libro di Elin Hilderbrand, "False illusioni", uscito la scorsa settimana per Timecrime. Vi avevo già parlato di lei l'anno scorso, in occasione dell'uscita di "The Perfect Couple" ( trovate la recensione QUI).

Pronti a tornare a Nantucket?

Buona lettura!


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Pagine 360

L’arrivo di una nuova coppia scatena il caos all’interno della piccola comunità di Nantucket... e anche un probabile omicidio. È di nuovo estate a Nantucket e questa volta il capo della polizia Ed Kapenash, dopo ben trentacinque anni di servizio, sta per andare in pensione a causa del troppo stress. Sharon la bionda, il gazzettino dell’isola, è invece alle prese con il divorzio dopo che suo marito l’ha lasciata per una donna con meno della metà dei suoi anni. Ma quando la villa con la vista migliore di tutta Nantucket, dal costo di ventidue milioni di dollari, viene acquistata dai misteriosi Richardson, Ed e Sharon – e con loro tutti gli altri abitanti – vengono coinvolti in un dramma dalle conseguenze inimmaginabili. I Richardson organizzano feste sfarzose, flirtano con diversi abitanti del luogo, ostentano la loro ricchezza con yacht, motoscafi e alimentano speranze impossibili in tutti coloro che incontrano. Quando alla villa scoppia un incendio e la loro dipendente più importante – nonché migliore amica della figlia di Ed – scompare, l’intera isola è pronta a dare battaglia per scoprire la verità. False illusioni è un medley di incontri scintillanti, drammi che si verificano sotto il sole cocente dell’isola, perle di saggezza e tanto cuore, con il ritorno di alcuni dei personaggi più amati e, soprattutto, della bellissima e intramontabile Nantucket.


"Non è sulla barca? E dov'è?"

-Non lo sa nessuno. È scomparsa.

In "The Perfect Couple" abbiamo conosciuto per la prima volta l'idilliaca isola di Nantucket e i suoi curiosi abitanti. In "False illusioni", ritroviamo l'atmosfera frivola e scintillante del luogo con tutti i dettami che la società del posto pretende. Ricchezza, apparenza e pettegolezzi sono il pane quotidiano di tutti i cittadini che si dividono sostanzialmente in due categorie: padroni ricchi e abbienti e "servitù" fatta di persone in cerca di un ottimo stipendio con il minimo sforzo.

Protagonisti assoluti sono i Richardson, gli ultimi arrivati. Non vogliono assolutamente passare inosservati, anzi, ci tengono ad essere ben inseriti nel nuovo contesto anche a costo di "comprare" questa ammissione in società a suon di donazioni e feste alla quali tutti vorrebbero essere invitati. 

Va da sé che non è tutto oro quel che luccica e, ben presto, esce fuori il carattere irascibile e incontentabile di Leslee e le carte false con le quali Bull cerca di sostenere una vita di lusso e sfarzo.

La casa dei Richardson è stata rasa al suolo e la stessa sera una loro dipendente è scomparsa. Sembra più di una coincidenza.

La situazione precipita quando, dopo l'ennesimo party, la villa dei Richardson va a fuoco e Coco, la loro assistente personale, è sparita dallo yacht sul quale si stava svolgendo la festa. Le teorie sono tante e Ed, nonostante sia prossimo alla pensione, decide di indagare sul caso.

È a questo punto che tutte le maschere iniziano a cadere, una dopo l'altra ed escono fuori i segreti di tutte le parti coinvolte. 

È come osservare un thriller domestico su larga scala: le tematiche proprie del genere ci sono tutte. Dinamiche di coppia, segreti, pettegolezzi, gelosie e invidie. Di sicuro non ci si annoia mai a Nantucket.

Lo stile di Elin Hilderbrand è scorrevolissimo e il libro si legge in un soffio. Per il tipo di storia e gli argomenti trattati lo trovo perfetto da leggere durante le vacanze estive. Per mio gusto personale l'ho trovato un po' troppo superficiale e poco thriller ma a livello di intrattenimento non c'è che dire!

⭐⭐⭐,5/ 5

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo de "La cacciatrice", di Nonami Asa, un poliziesco edito da Atmosphere.

Buona lettura! 


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Pagine 492

All'interno di un family restaurant, nel cuore della notte, un uomo prende improvvisamente fuoco. Otomichi Takako, giovane e determinata detective della polizia metropolitana di Tōkyō, si unisce al collega di mezza età, il veterano Takizawa Tamotsu, per condurre le indagini. Presto, altri omicidi si verificheranno uno dopo l'altro e tutti con le stesse modalità, apparentemente il risultato di un attacco da parte di un grosso cane... che sembra un lupo. Quale sarà il movente alla base di questi delitti? Gli indizi sembrano portare tutti a una creatura selvaggia e misteriosa. Tuttavia, man mano che le indagini proseguono, emergono dettagli più inquietanti che riconducono gli omicidi a qualcosa di ben più intricato e pericoloso. Takako si ritroverà coinvolta in una spirale di intrighi e sospetti, dove nessuno è veramente quello che sembra.


"È appena arrivata una segnalazione. Ieri notte, a Tennōzu, nel quartiere di Shinagawa, un giovane è stato aggredito e ucciso da una specie di cane randagio."


Nonami Asa realizza un romanzo poliziesco particolare, ambientato tra le strade di Tokyo. Mi preme sottolineare che, pur essendo stato pubblicato quest'anno, il libro è stato scritto negli anni '90 quindi è inevitabile trovare al suo interno degli elementi anacronistici sia sulle varie procedure che sulla società giapponese.

L'elemento giallo, è quasi marginale in quanto l'autrice si concentra in particolar modo sulla denuncia sociale e sul ruolo femminile all'interno delle forze di polizia. 

Tra i due protagonisti, infatti, l'attenzione è puntata tutta su Otomichi Takako che si trova a fare squadra con un collega più anziano che non perde mai occasione per sminuirla. 

L'autocommiserazione della donna, e la ridondanza con la quale sottolinea la sua condizione difficile, sia sul lavoro che nella vita privata, può risultare quasi irritante ma, per fortuna, dalla metà in poi si lascia spazio al caso e la narrazione si fa più interessante e dinamica.


"Il muso lungo e aguzzo; le orecchie grandi. Le sue gambe erano più lunghe di quelle di un cane normale. Anche a distanza, era chiaro che il manto del corpo fosse folto. La sua coda spessa e tolta era drizzata per aria. E poi, quegli occhi... Occhi profondi guardavano dritto verso di lei."


Protagonista inedito, un cane lupo che avrà un ruolo fondamentale nelle indagini e che, personalmente, costituisce l'elemento che mi è piaciuto di più... Quello che ha lasciato il segno.

Tutto il resto, infatti, mi è sembrato confusionario e molto ripetitivo. La partenza della storia è lentissima il che non facilita la lettura né la nascita di una qualche tipo di sintonia verso i personaggi. 

Devo riconoscere che Takako attraversa una bella evoluzione e, sul finale, si trasforma totalmente rispetto al personaggio che abbiamo conosciuto nelle prime pagine.

Come vi accennavo, la parte poliziesca che sembra predominante dalla trama, in realtà riveste un ruolo marginale perché il focus si concentra principalmente sull'aspetto psicologico e la denuncia sociale, oltre che su una analisi cinica e schietta delle condizioni in cui versano le famiglie in Giappone. Tenendo a mente questi elementi consiglio la lettura a coloro che amano l'introspezione e tematiche sociali.

⭐⭐⭐

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi vi parlo del nuovo libro di Triona Walsh, "Ospiti inattesi", uscito ieri per Newton Compton Editori.

Buona lettura!


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Pagine 352

Il fuoco scoppietta dolcemente nel camino mentre Finn riempie il mio bicchiere di vino rosso. Perdendomi nei suoi scintillanti occhi azzurri, ho un tuffo al cuore. Finn è il mio capo, ma anche l’uomo di cui mi sono innamorata perdutamente. Pensavamo che la selvaggia costa irlandese e questo cottage appartenuto al custode del faro sarebbero stati la fuga segreta perfetta. Poi qualcuno bussa alla porta...Una coppia zuppa di pioggia sostiene di aver prenotato la casa per il fine settimana. Guardo Finn, ma lui si fa da parte per lasciarli entrare. Mi irrigidisco. Questo viaggio per me e Finn non è solo un’opportunità di trascorrere del tempo insieme e consolidare i nostri sentimenti. Nessuno può sapere la vera ragione per cui siamo qui. La mia vita è appesa a un filo. Non ho altra scelta che accettare l’arrivo di questi ospiti inattesi e confidare nel fatto che risolveremo tutto domattina. Finn non conosce la vera me, ma a quanto pare neppure io conosco lui. Quest’altra coppia è qui per un motivo, e qualcuno potrebbe non uscire vivo dal cottage...


"Ha che fare con questo posto, con il faro? Non è vero? Avete dei trascorsi qui?"

Immaginate un romantico weekend su un faro, circondati dal rumore delle onde, l'odore del mare e le braccia della persona che amate.

Ora ricordatevi che siete in un thriller e che questo idilliaco quadretto deve per forza trasformarsi in qualcosa di sanguinoso e violento, è questa la base del nuovo thriller di Triona Walsh, "Ospiti inattesi".

Alice e Finn si stanno finalmente godendo qualche giorno di relax in un romantico faro quando ricevono la visita inaspettata di due loschi individui: affermano di avere anche loro una prenotazione e visto che la piattaforma di prenotazione impiegherà qualche giorno per risolvere il disguido, si ritrovano a vivere una convivenza forzata.

"Chi era lei senza il Piano? Era andato tutto bene finché aveva progettato di metterlo in atto. Ma chi era Alice Armstrong senza di esso?"

Il bello viene quando, pagina dopo pagina, diventa chiaro che nessuno dei quattro si può definire "una persona pulita e trasparente" in quanto è chiaro che tutti loro hanno in mente qualcosa/nascondono elementi importanti.

Probabilmente l'unico problema di questo libro è che è molto poco verosimile e abbastanza prevedibile. Lo definirei più un mistery che un thriller perché omicidi e suspense non sono pervenuti. 😅

Molto meglio lo stile e la scrittura che perlomeno risultano coinvolgenti. Sicuramente la Walsh poteva puntare un po' più in alto nella risoluzione del caso e rendere il tutto un po' più accattivante ma la realtà è che nonostante l'inizio e le premesse siano ottime, il tutto va scemando fino ad un epilogo decisamente più adatto a un romance che ad un thriller.

Ho preferito di gran lunga "Notte di neve e sangue", di cui vi avevo parlato QUI .


⭐⭐⭐

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi porto in Groelandia con il nuovo libro di Mo Malo, edito da Piemme, che ha protagonista l'ispettore Qaanaaq Adriensen, "Un segreto di ghiaccio".

Buona lettura!



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Pagine 384

Dopo un soggiorno forzato in Danimarca, l'ispettore Qaanaaq Adriensen torna a Nuuk, la gelida capitale della Groenlandia, per riprendere il suo ruolo di capo della polizia. Provato dagli alti e bassi della vita, trova ad attenderlo un caso inquietante: il suicidio di una giovane donna sulla cui mano c'è uno strano tatuaggio che rimanda a un antico rituale sciamanico inuit. Il mistero si infittisce quando un pacco anonimo dal contenuto spaventoso viene inviato a Qaanaaq. E mentre nuovi suicidi scuotono la città, l'ispettore si ritrova intrappolato in una spirale sempre più oscura, in cui ogni indizio sembra avvicinarlo a una verità che non vuole affrontare. In un luogo dove la luce abbagliante dei ghiacci cela le ombre più profonde, Qaanaaq deve affrontare non solo il male che si nasconde dietro al caso, ma anche i demoni che lo perseguitano. Una corsa contro il tempo, contro l'oscurità e contro sé stesso.

Dopo aver fatto la conoscenza dell'ispettore Qaanaaq Adriensen ne La notte bianca, torniamo in Groelandia nel nuovo capitolo della serie firmata da Mo Malo, "Un segreto di ghiaccio". Mi preme sottolineare subito che l'autore ha inserito i richiami necessari per leggere il libro anche senza aver letto il precedente ma, come sempre in questi casi, vi consiglio di leggerli in ordine perché sono libri che meritano.

In questo nuovo capitolo, il focus è senza dubbio la tradizione inuit e le abitudini di questo antico popolo. Alla fine del libro, ho avuto la sensazione di aver compiuto un bellissimo viaggio da poltrona in questa terra selvaggia dove si può ancora morire risucchiati in un buco di ghiaccio o si può essere morsi da uno squalo se ci si avvicina incautamente all'acqua.

Essere poliziotto: quella meccanica dei gesti e delle procedure, sempre uguali.

Essere poliziotto: per non pensare al resto, antidoto perfetto a tutti i veleni dell'anima. Un'immersione nei drammi altrui che nascondeva i propri. 

Malati che curavano altri malati.

Qaanaaq è il classico poliziotto che si dedica anima e corpo alla sua professione, forse fin troppo. Ne "Il segreto di ghiaccio", l'autore ci regala ancora una volta una fetta della vita personale del poliziotto, che non è esente da drammi e problemi. La lotta costante tra il voler essere presente per la sua famiglia ma, allo stesso tempo, l'incapacità di lasciar andare e delegare, il richiamo delle indagini e la voglia di fare giustizia a suo rischio e pericolo. 

In questo caso, poi, viene personalmente preso di mira da un misterioso mittente che gli fa recapitare pezzi di un corpo umano in un nefasto invito a prendere parte ad un macabro gioco. Contemporaneamente una scia di suicidi sconvolge vari villaggi dell'isola. Le due situazioni sono collegate? Le risposte ai tanti interrogativi sono forse da ricercare nei misteriosi simboli che appaiono su dei particolari tatuaggi?

Nella cultura inuit, il non sentirsi più amati significava in qualche modo cessare di essere umani. Smettere di i esistere. Da lì a farla finita, il passo era breve.

Come vi accennavo inizialmente, Mo Malo si concentra moltissimo sulla cultura inuit e sul loro modo di vedere e percepire le cose: l'importanza dell'anima, il legame fortissimo con la natura, le tradizioni ancestrali che hanno permesso al loro popolo di evolversi. 

E' assolutamente affascinante seguire le storie e i miti di questo popolo, un'esperienza arricchente che raramente si verifica leggendo un thriller. L'ambientazione riveste un ruolo di primo piano, quindi, e partecipa attivamente alla scena. 

La nota dolente, se così vogliamo definirla, è la lunga lista dei personaggi coinvolti nel caso e i loro nomi decisamente complicati da ricordare in quanto si somigliano molto gli uni con altri e si confondono anche con quelli dei luoghi citati. Vi consiglio, per questo, di tenere sempre a portata di mano la provvidenziale lista riassuntiva dei personaggi a fine libro.

Il caso in sé è interessante pur trattando una tematica che non amo moltissimo che però è stata trattata in maniera abbastanza sobria e non eccessivamente disturbante. Nell'epilogo arriva la notizia che tutti aspettavamo, una sorta di promessa di poter leggere ancora di Qaanaaq e gli altri. 



 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un libro con cui ho avuto una storia complessa ma che, alla fine, mi ha devastata in un modo che non credevo possibile.

Si tratta del nuovo romanzo di A.J. West, "Il tradimento di Thomas True", edito da Neri Pozza.

Buona lettura!

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Pagine 416

1710: la Londra georgiana sopravvissuta al Grande Incendio è una città in fermento, piena di cantieri che non dormono mai. Lì dove c’era il legno ora si ricostruisce in pietra, ma accanto alla nuova cattedrale di St Paul c’è il lugubre manicomio di Bedlam, accanto al London Bridge con le sue graziose botteghe ci sono ladri, marinai, mendicanti e prostitute. E poi c’è Thomas True, scappato in città dalla campagna e dalla durezza del padre, integerrimo pastore protestante. In alto, sui ponteggi, lavora invece Gabriel Griffin, quando non si occupa di ripescare dal fiume i corpi degli annegati. Entrambi si ritroveranno quella sera da Madre Clap, un locale per soli uomini dove gli avventori perdono la propria identità pubblica per assumerne una femminile: le chiamano molly, non possono dichiarare a nessuno chi sono, cosa provano, chi amano. E Gabriel, lo sa fin dal primo istante in cui lo vede, ama Thomas. Eppure, nonostante vivano esistenze rigorosamente nascoste, le molly non sono al sicuro: c’è una spia fra di loro, che le sta uccidendo una per una. Se Gabriel vuole salvarsi, salvare Thomas, dovrà scoprire chi sta vendendo i loro nomi alla Society for Reformation of Manners. Prima che i giudici Grimp e Myre arrivino in città e ordinino, come da consuetudine, di impiccarle tutte. Gabriel si trova così a vagare per una Londra notturna e insidiosa, costretto a mettere in discussione le vite e i legami della sua piccola comunità. Fra travestimenti, messaggi in codice, gang di orfani, esplosioni, lingue mozzate e testimoni sbranati da leoni, Gabriel scoprirà che il modo migliore per nascondere qualcosa è proprio sotto gli occhi di chi guarda. E che l’altra faccia della verità si chiama tradimento.

Quando ho iniziato la lettura de "Il tradimento di Thomas True" non sapevo bene cosa aspettarmi  trattando argomenti totalmente diversi rispetto a "La meccanica degli spiriti". 

Se nel precedente romanzo, infatti, troviamo richiami chiari al genere gotico vittoriano intriso di occultismo, in questo libro ci troviamo in un periodo storico totalmente diverso. Siamo agli inizi del 1700, l'ambientazione londinese viene sapientemente descritta portando alla luce le atmosfere dell'epoca e un fenomeno probabilmente sconosciuto ai più: il movimento delle 'molly'.

Non sono belle ma non pensare che non abbiano una loro dignità. Ce l'hanno! Anche la più infima delle candele di sego può donare luce alla fiamma morente di un uomo.

Venivano definite 'molly' gli uomini che, di sera, abbandonavano le loro identità per assumerne una femminile. Inutile sottolineare che questo comportamento veniva pubblicamente condannato e che venivano perseguitate attraverso i mezzi più biechi.

In questo scenario facciamo la conoscenza dei nostri due protagonisti: Gabriel, muratore di Londra, e Thomas, sfuggito dalla campagna e da un padre intransigente.

Thomas si fermò, osservando da lontano la porta sormontata da un'insegna: niente nomi, solo il disegno di un pavone con la coda spalancata, al di sopra di una finestrella rosa.

"Madre Clap. Ti ho trovato."

Il locale di Madre Clap, ritrovo famosissimo tra le molly della città, diventa un perno centrale all'interno della narrazione: in primo luogo perché è qui che si incrociano i destini dei due protagonisti; ed è sempre tra le mura di questo club che le vite di tutti i personaggi verranno stravolte. C'è una spia tra loro che lavora per la Society: 'il sorcio' rivela le identità delle molly condannandole a morte certa.

Gabriel è più che mai deciso a individuare la talpa per salvare sé stesso e Thomas, l'uomo che sente di amare fin dal primo momento in cui i loro occhi si incrociano. In un susseguirsi di colpi di scena, tradimenti e momenti in cui tutto sembra perduto, A.J. West ci regala un finale dolorosamente meraviglioso.

Chiunque amiate, chiunque siate, qui non sarete mai sbagliate... Sarete sempre libere e sempre insieme!

Vi dirò la verità, per tutta la prima parte del libro ho faticato ad ingranare. Mi trascinavo per inerzia, l'attenzione che calava costantemente per una narrazione che mi appariva come ripetitiva e ridondante. Non so in quale preciso momento mi sia appassionata alla storia di Gabriel e Thomas, ma posso dirvi che ne sono uscita devastata e in lacrime.

Raramente mi è capitato di cambiare idea e giudizio su un libro in modo così radicale, ma è successo e sono felice di non aver mollato anzi tempo. La storia di A.J. West ci mostra un passato che, in realtà, è più attuale che mai. Una società in cui il giudizio, la paura, la lotta contro ciò che ognuno di noi sente di essere non è finita con la rivolta delle molly. Ancora oggi il movimento LGBTQ+ lotta ogni giorno per diritti che a noi sembrano insindacabili. È assurdo pensare che nonostante sia passato così tanto tempo, la storia di Gabriel e Thomas potrebbe essere ambientata anche ai giorni nostri.. magari senza esecuzioni e impiccagioni se proprio vogliamo trovare un lato positivo.

Una volta girata l'ultima pagina, ho sentito un moto di nostalgia verso tutto il contesto che per giorni mi ha accompagnato, ho continuato a rimuginare sul finale e ho rivalutato l'intera lettura apprezzandone anche sfumature che prima non avevo colto. La prosa elegantissima dell'autore, la purezza dei sentimenti descritti, la denuncia contro le ingiustizie di genere, la volontà di far conoscere questa realtà che pochissimi conoscevano per non dimenticarle... Perché anche se si tratta di un'opera di finzione, è importante ricordare il sacrificio e il coraggio di tutti coloro che hanno lottato per essere come volevano e non come la società voleva che fossero.




 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo del nuovo libro di Nicolas Feuz, edito da Baldini Castoldi, che si intitola "Le escluse".

Buona lettura!


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Pagine 384

Svizzera, cantone di Neuchâtel. Una dodicenne vittima di bullismo si suicida. Lo stesso giorno Justine, la sua unica amica, scompare. In una prigione del Vaud, sei detenute subiscono le spietate regole di un’agente di custodia. Sono delle escluse, anime dimenticate alle porte dell’inferno, donne bandite dalla società, dai destini spezzati. Fra di loro, la madre di Justine, accusata di averla rapita per sottrarla al padre, che si rifiuta di confessare dove l’ha nascosta mettendo così in pericolo la sua vita. Ma perché queste donne sono le uniche detenute dell’unità 3? E qual è il misterioso legame che le unisce? Nicolas Feuz ci immerge in un page-turner adrenalinico, lasciandoci avvinghiati a un’indagine dal ritmo serrato e a un racconto della vita in carcere vivido, duro, profondamente umano.

"Le escluse" è il secondo libro della serie dedicata al procuratore Jemsen e la sua squadra. Abbiamo conosciuto molti di loro nel caso de Il filatelista ( di cui vi ho parlato QUI) e che ho ritrovato con piacere in questo nuovo libro di Nicolas Feuz. 

A questo proposito mi preme farvi presente che pur trattando casi diversi, i libri hanno gli stessi personaggi e che non c'è un vero e proprio recap sulle loro storie, quindi consiglio di leggere le storie in ordine per non perdere pezzi e apprezzare meglio la vicenda.

Tornando al caso de "Le escluse", il libro si sviluppa sostanzialmente attraverso due filoni narrativi: quello del procuratore, alle prese con un caso di scomparsa di minore, e quello di un carcere femminile in cui si intrecciano diverse storie interessanti delle detenute. 

Nessun urlo è più terrificante di quello di un genitore che sopravvive al figlio. S'incolla ai timpani come l'odore del sangue alle narici. La memoria uditiva si rafforza con la medesima intensità della memoria olfattiva.

Il punto di vista delle "escluse" è stato in assoluto il mio preferito e quello che più mi ha incuriosito. Man mano che si procede con la lettura, appare chiaro che c'è una sorta di filo conduttore tra tutte loro: sono madri. 

La tensione tra le mura del carcere va in crescendo, le rivelazioni si fanno sempre più scioccanti mentre diventa chiaro che c'è qualcosa che l'autore non ci sta dicendo. Ed è proprio questo mistero che spinge a macinare pagine su pagine perché la curiosità di sapere è tanta.

Un consiglio, Coralie, sta' lontana dai guai. Stattene tranquilla, confonditi con la massa delle detenute e fatti dimenticare. In un inferno come questo, solo le ombre non temono i raggi del sole.

Quando arriviamo al punto in cui le due parti del libro si fondono, inizia il vero colpo da maestro di Feuz che ci conduce ad un epilogo inaspettato. 

Cosa poteva fare meglio? Sicuramente evitare di inserire nella narrazione qualcosa come un migliaio di sigle militari varie; regalare un recap veloce sui personaggi principali e di quello che è accaduto loro ne "Il filatelista" .

Senza dubbio Nicolas Feuz si conferma un autore bravissimo in questo genere e, sbirciando le trame dei prossimi romanzi, sono certa che ci regalerà ancora tantissimi momenti al cardiopalma!!!



 Buongiorno e ben ritrovati sul blog, 

nel post di oggi parliamo di uno straordinario saggio psicologico firmato dalla penna di Robert Kolker e che si intitola "Hidden Valley Road".

Buona lettura!


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Pagine 448


Hidden Valley Road è il luogo principale in cui si è sviluppata la disastrosa spirale discendente che sconvolse la vita di una famiglia apparentemente perfetta, i Galvin.

Essere un membro della famiglia Galvin significa non smettere mai di calpestare delle mine di storia familiare interrate in posti strani, nascoste per vergogna.

La famiglia Galvin era composta da Don e Mimi e i loro dodici figli: dieci maschi e due femmine. Sulle due figure genitoriali emerge un quadro preoccupante e che, probabilmente, ha influito sul destino della loro prole. Entrambi concentrati su se stessi e sul modo in cui volevano essere visti dalla società, hanno ignorato per anni i segnali sempre più preoccupanti lanciati dai figli.

Sei dei fratelli Galvin si ammalarono in un'epoca in cui si sapeva così poco della schizofrenia e in cui circolavano così tante teorie diverse che la ricerca di una spiegazione adombrò ogni altro aspetto delle loro vite.

L'autore descrive molto bene il clima folle e opprimente che si respirava nella grande casa di Hidden Valley Road: man mano che sei dei fratelli Galvin iniziano a sviluppare i sintomi della schizofrenia, si sgretola l'immagine di famiglia perfetta a cui tanto tenevano Don e Mimi.


Per una famiglia, la schizofrenia è innanzitutto un'esperienza emotiva, come se le fondamenta della famiglia stessa s'inclinassero per sempre nella direzione del parente malato.

Per intervallare la narrazione della vita quotidiana dei Galvin, Robert Kolker fa un quadro completo della società dell'epoca e dell'evoluzione sugli studi in ambito di malattia mentale. L'unione e la sincronia tra le due parti crea un risultato stupefacente ed estremamente interessante su un caso che non ha precedenti.

Sei sopravvissuta a queste cose?

Ma qual era l'alternativa? Soccombere? Diventare eroinomane? Non lo so. Da bambina e anche quando sono diventata più grande, speravo davvero che i miei fratelli malati di mente morissero e basta. Ma era un desiderio straziante. Mi dilaniava.

Le parti emotivamente più devastanti per me sono stati i racconti delle due sorelle Mary (Lindsay) e Margaret, entrambe sane, di tutto ciò che furono costrette a subire. In particolare, la storia di Lindsay mi ha colpito profondamente soprattutto perché, nonostante i traumi vissuti, cercò di sostenere in ogni modo la sua famiglia, senza rinnegarla mai.

E' un libro, e una vicenda in generale, che non lascia indifferenti. 



 Buongiorno e buon inizio settimana.

Nel post di oggi parliamo di un thriller storico scritto a quattro mani da Luigi Boccia e Nicola Lombardi. Si tratta de "L'incisore", edito da Newton Compton.

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Pagine 256

Firenze, anno 1679. Flaviano Altobrandini – rifugiatosi nel capoluogo toscano per paura di ritorsioni da parte delle forze pontificie – viene nottetempo convocato d’urgenza a casa di Paolo de’ Medici. Il nobile affida a Flaviano il compito di indagare su alcuni delitti commessi da un misterioso individuo che la cronaca popolare ha già battezzato l’Incisore, per via delle oscure pratiche chirurgiche a cui sottopone le sue vittime. Esiste un filo rosso che pare collegare le vittime, una pista che conduce a un noto medico e alchimista, Ermete Moraldi, scomparso quindici anni prima in un incendio. Fra le terzine di una copia della Divina Commedia realizzata nel quattordicesimo secolo dal folle alchimista Alberigo Grifi sono celati ermetici indizi e spetterà a Flaviano trovarli per cercare di comprendere il disegno del misterioso Incisore...

"L'incisore" è un thriller storico scritto a quattro mani dagli autori Luigi Boccia e Nicola Lombardi. La storia ci porta nella Firenze di fine '600, la città dei Medici.

All'interno del libro ci sono moltissimi personaggi ma, tra tutti, spicca senza dubbio la figura di Flaviano Altobrandini, una sorta di detective al quale viene affidata un'indagine ufficiosa su l'incisore, un killer che sta sterminando figure di spicco della città.

Gli alchimisti sono schiavi della loro simbologia. L'intero universo della "scienza" che hanno abbracciato è pieno di immagini, emblemi, icone, segni di riconoscimento...

Questa figura è assolutamente affascinante e, per la maggior parte del tempo, è molto inquietante vederlo agire nei vicoli bui della città. La motivazione che spinge il killer ad agire si nasconde nell'antica scienza alchemica. 

Proprio un noto alchimista, infatti, sarà il fil rouge del caso e il testimone che Flaviano dovrà seguire per cercare di anticipare e fermare l'incisore.

Ma l'alchimia non è l'unica 'arte' presente, anche la letteratura avrà un ruolo importante nell'indagine rendendo il libro un autentico gioiellino di storia, scienza e arte. 

Ho instillato in ciascuno di loro una scintilla di sapienza, una briciola di conoscenza, ma nessuno di essi sarebbe in grado di riportarla alla luce, senza aiuto. Ho seppellito il tesoro al centro esatto del loro cervello, dove solo il magnetismo della luna e del mercurio possono arrivare.

Quando mi capita tra le mani un libro storico, presto molta attenzione alla coerenza generale tra l'ambientazione scelta, il periodo storico e il lessico utilizzato. Nel caso de "L'incisore", Luigi Boccia e Nicola Lombardi hanno fatto un lavoro eccezionale e il risultato è perfettamente coerente e omogeneo.

Nonostante la mole esigua di pagine, la trama viene completamente sviluppata in ogni sua parte, senza lasciare situazioni aperte. La narrazione è scorrevole, la prosa armoniosa. Non mancano nemmeno i colpi di scena che rendono la storia avvincente.

Se amate i thriller sanguinosi, sono certa che l'incisore e la sua passione per la chirurgia 'artistica' vi darà molte soddisfazioni. "L'incisore" è un thriller storico non banale, e cento per cento italiano, che consiglio ad occhi chiusi!


Qui trovate altre recensioni ai libri di Nicola Lombardi:





 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Il libro protagonista della recensione di oggi è un thriller domestico pubblicato Piemme e scritto da Nicola Sanders, "L'ospite inattesa".

Buona lettura!



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Pagine 304

Joanne sa bene di essere fortunata. Richard è un marito meraviglioso, Evie è la bimba più buona del mondo, la casa in cui vivono è straordinaria. Non c'è niente che possa rovinare una vita così splendida. O almeno, è quello che pensava fino all'arrivo di Chloe, la figlia ventenne del marito. Lei e Richard non si rivolgono la parola dal giorno in cui lui ha sposato Joanne, due anni prima. Adesso, finalmente, Chloe dice di essere pronta a far pace e recuperare il tempo che ha trascorso distante dalla famiglia. Si offre persino di restare con loro, per aiutare Joanne con la piccola Evie. Sembrerebbe che tutto stia andando per il meglio, ma una serie di eventi incomprensibili insospettiscono Joanne, che inizia a dubitare delle intenzioni della figliastra. Sta perdendo la ragione o Chloe nasconde davvero qualcosa di oscuro? È stato un errore ospitarla in casa? E, soprattutto, Joanne è ancora in tempo per chiederle di andarsene?

Nicola Sanders ci regala un thriller domestico in piena regola a base di segreti, mezze verità e comportamenti ambigui. Il tutto ambientato nella cornice bucolica di una bella ed enorme casa di campagna.

Si tratta di una storia tutta al femminile che vi farà interrogare per tutto il tempo su chi o cosa credere. Se da un lato è palese che l'autrice non ci stia dicendo tutto, dall'altro non rende troppo credibili le rivelazioni che si "lascia sfuggire" strada facendo. Il risultato è una storia in cui ci si muove in una zona grigia per la maggior parte del tempo.

Quando ripenso a quel giorno, mi rivedo piena di gioia e di speranza. Con Chloe nella nostra vita, la famiglia sarebbe stata al completo. Non vedevo l'ora di incontrarla.

Joanne vive "felice e contenta" con la figlioletta e il marito in una bella ed enorme casa di campagna. Richard, essendo più grande di lei, ha già alle spalle un precedente matrimonio e un'altra figlia che adesso ha deciso di "conoscerla". Fin dal primo incontro è chiaro che non sarà una convivenza semplice e Nicola Sanders è davvero bravissima nel trasmettere l'odio e l'insofferenza che si respira in casa.

Sto diventando paranoica. Mi preoccupano tutte queste paranoie. Mi preoccupano molto. Mi fanno venire il dubbio di essere uguale a mia madre.

Nonostante si tratti di un thriller domestico, c'è molta componente psicologica che si esprime soprattutto nella condizione mentale di Joanne che viene da un modello disastroso ed è determinata a non fare la fine di sua madre. Cosa non semplice quando sei convinta che la tua figliastra vuole uccidere la sorellina. 

Nella parte centrale del libro, la situazione diventa opprimente per i personaggi, che iniziano a scoprire le loro carte, e per il lettori che non hanno idea di quale sia la versione giusta della storia perché ci sono prove a favore di tutte le teorie. È probabile che, arrivati a questo punto, potreste sviluppare una sorta di orticaria verso Chloe e Richard che per motivi diversi cercano di mandare Joanne fuori di testa.

È una piccola insolente. Ha una vera e propria ossessione per te. Odia chiunque si metta fra te e lei.

- Nessuno può mettersi fra me e Chloe.

Uno dei punti di forza del libro sono, senza dubbio, i cambi di rotta: sono tanti, credibili e tutti che raccontano versioni decisamente diverse. Da un capitolo all'altro ciò che si ritiene assodato, diventa improvvisamente una bugia. Quando siamo convinti di aver capito chi è il cattivo della storia, esce fuori che potrebbe essere qualcun altro che fino a quel momento era insospettabile.

Pur essendo un'avida lettrice di questo genere, e pur avendo intuito che ovviamente l'autrice gioca molto con il lettore, mi sono ritrovata spesso a interrogarmi sulla direzione effettiva che stava prendendo la storia e questo mi è piaciuto molto. All'apparenza sembra tutto molto prevedibile e banale ma con questi espedienti narrativi la storia intrattiene perfettamente.

Non mi fido di lei. Ero disposta a darle il beneficio del dubbio, a riconoscere che, vista la sua tragica infanzia, è comprensibile che sia... strana, e volevo anche cercare di venirle incontro. Ma se avesse qualcosa a che fare con quella tragica infanzia? E se... Dio mio.

"L'ospite inattesa" è il thriller perfetto per questo periodo. Ha tutte le caratteristiche che servono a rendere una storia godibile e non si trascina inutilmente. Essendo abbastanza breve, e avendo una narrazione dinamica e ricca di eventi, non ci sono mai momenti morti e non ci si annoia proprio mai. 

Come avrete intuito, pur non essendo un libro brillante in quanto presenta diversi elementi ricorrenti del genere, trovo che l'autrice sia riuscita comunque a creare un'ottima storia capace di rapire il lettore per trascinarlo nella spirale di segreti di questa famiglia tutt'altro che normale. 



 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Ho letto in anteprima il nuovo libro di Antonio Lanzetta, "L'educatore", in uscita oggi per Newton Compton e non vedo l'ora di raccontarvelo!

Buona lettura!



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Pagine 288


Il giudice Borrelli giace nella sua auto, parcheggiata nel cortile della sua villa a Raito. Sul volto un’espressione di sorpresa, come se la morte fosse giunta inaspettata, ma non così casuale. Qualcuno gli ha sparato a bruciapelo in testa con una sparachiodi. Fausto De Santis, vicequestore di Salerno, è sul posto insieme all’ispettrice Ferri. Tracciata con un gessetto, nello sportellino del vano portaoggetti dell’auto, una sequenza di numeri all’apparenza priva di senso. Ma quello che inizia come un caso di omicidio isolato si trasforma presto in una serie di delitti che tinge di sangue le strade di Salerno e della costiera. Qual è il nesso tra queste morti? Cosa significano i numeri lasciati con il gesso accanto alle vittime? Tutto sembrerebbe rimandare a un caso ormai archiviato e a un serial killer, l’Educatore, morto da tempo. C’è davvero un collegamento? Anni fa è stato condannato un innocente o si tratta di un copycat?


"L'educatore" è il nuovo thriller psicologico dell'autore bestseller Antonio Lanzetta. La sua firma, riconoscibile soprattutto per le ambientazioni sempre in zone della Campania, questa volta ci porta nella bellissima cornice della costiera amalfitana, in provincia di Salerno.

Sento l'angolo della mia bocca che si solleva e una fitta mi dilania lo zigomo. Il dolore è la parte migliore di me. Serve a ricordarmi tutto ciò che ho perso.

Il nostro protagonista, Fausto De Santis, è il vicequestore di Salerno ed è un personaggio davvero di spessore. È un uomo tormentato da cicatrici sia fisiche che psicologiche. Un uomo che ha dato l'anima per il lavoro e non solo in senso figurato. Quando sulla scena di un omicidio trova dei richiami al caso dell'Educatore, che gli ha stravolto la vita, i traumi del passato tornano a fargli visita.

L'elemento psicologico è predominante, Antonio Lanzetta dimostra di avere un'ottima conoscenza della materia, così come degli elementi propri del poliziesco. Un autore a trecentosessanta gradi, in grado di sviluppare una storia su più livelli e con una serie di tematiche e spunti di riflessione che non lasciano indifferenti.

L'educatore suggerisce una distorsione del concetto di insegnamento. Il suo obiettivo non è solo eliminare la vita, ma educare attraverso la paura e la sofferenza.

Molto ben sviluppata anche tutta la sfera emotiva della vicenda, in particolare quella relativa a Fausto che si ritrova in una sorta di spirale catartica per fare pace con il passato e con ciò che non può cambiare.

Finale a dir poco commovente perché, oltre alla risoluzione del caso complesso, ci porta ad una verità che potevamo solo lontanamente sospettare. 

Spero che non sia la fine di questo personaggio perché, secondo me, può ancora dare tanto ai lettori e non ha nulla da invidiare ai suoi più celebri colleghi poliziotti letterari come Schiavone o Montalbano.

Quindi, vi consiglio la lettura de L'educatore? Assolutamente SÌ!


Altri libri dell'autore di cui vi ho parlato:






 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un libro uscito da poco per Newton Compton. Si tratta del thriller psicologico "Profilo K", scritto dall'autrice Helen Fields.

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Pagine 320

Midnight Jones lavora per la Necto, una potente multinazionale all’avanguardia nello sviluppo di biotecnologie applicate allo studio della mente umana. La specializzazione di Midnight è tanto affascinante quanto inquietante: analizza i dati psicologici e redige i profili di potenziali candidati per conto di aziende e università. Tutto cambia quando si imbatte in un dossier fuori dal comune: il misterioso Profilo K. I test psicologici rivelano una psiche disturbata e perversa, deviata al punto da sembrare disumana. Intanto, in un quartiere periferico di Londra, dei brutali femminicidi sconvolgono l’opinione pubblica per la loro estrema violenza. Midnight percepisce un legame inquietante tra quei crimini e il Profilo K, e decide di indagare. Ma per scoprire la verità e fermare l’assassino prima che colpisca ancora, sarà costretta a mettere in gioco tutto: il suo lavoro, la sua famiglia e la sua vita. E non dovrà guardarsi solo dal killer.


Helen Fields ci regala un romanzo che è un mix tra il genere psicologico e quello distopico. 

La protagonista della storia, Midnight Jones, lavora per una società in grado di profilare le persone per le aziende e per le università. Attraverso un test che mostra immagini, si registrano le reazioni del candidato e si crea un un profilo che ha determinate caratteristiche. Si tratta di un concetto molto affascinante e che è l'assist perfetto per la seconda parte del libro.

Durante una sessione di lavoro, infatti, Midnight trova un profilo K, una cosa talmente rara da essere scambiata per un errore di sistema perché è umanamente impossibile che una persona non reagisca a certi tipi di stimoli.

Non bisognava fare scelte sbagliate. Non bisognava incoraggiare o mettersi in pericolo. E lei non lo aveva fatto. Non l'aveva fatto. E tuttavia, il pericolo - un pericolo che sospettava fosse letale - era venuto lo stesso a cercarla.

Contemporaneamente c'è un assassino in città, un assassino piuttosto folle che sembra avere una vera e propria sublimazione per il sangue. Il legame tra le due cose, che solo Midnight può cogliere, è fulcro dell'intera vicenda.

Ma Helen Fields non si ferma qui inserendo anche altre sottotrame ed elementi interessanti da esplorare.

"Profilo K" è una storia che esplora una tematica che mi è già capitato di trovare nei libri e che mi lascia sempre molto perplessa: è possibile, attraverso suoni e immagini selezionate, spingere determinati soggetti ad agire in maniera crudele e devastante? 

Ma l'impiego di stimoli psicologici per creare macchine assassine umane è una cosa che dittatori e banditi pagherebbero fior di quattrini.

Un'altra cosa che ho apprezzato molto, è una sorta di solidarietà femminile che si instaura tra tutte le protagoniste una volta che le trame convergono verso un unico punto. Uno spiraglio di positività in una storia molto intensa e "malvagia".

Se avete amato "L'osservatore" di Thilliez, potrebbe fare al caso vostro!



 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un romanzo psicologico molto interessante edito da Book a book. Si tratta de "Il quadro completo", scritto da Fabio Galli che ringrazio per la copia.



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Pagine 199

A volte le cose non sono come sembrano, eppure appaiono così credibili che la razionalità abbandona il campo e tutto diventa possibile. È ciò che accade a Valentino, Silvia e Bruno, tre fratelli accomunati da un evento tragico relegato nei vaghi ricordi dell’infanzia: la morte improvvisa del più piccolo di loro, Livio. Bruno è l’unico presente quel giorno, ma è troppo piccolo per capire con certezza cosa accade. E, quando la realtà presenta dei vuoti, la mente prova a riempirli come può. I tre crescono percependo una presenza, una forza che sembra proteggerli, anche a costo di uccidere le persone a loro più vicine. Qual è la verità? Cosa è accaduto a Livio? E come si salveranno loro tre?

"Il quadro completo" è il resoconto, scritto in prima persona dai vari protagonisti della vicenda, sulla storia di una famiglia segnata da un grave lutto che ha stravolto ogni cosa.

Valentino, Silvia e Bruno sono ciò che resta di una famiglia segnata da morti violente, segreti, bugie e rapporti disfunzionali. Ma è anche una storia di insicurezze, ricerca di conferme e amore, voglia di proteggere le persone che amiamo.

Ero triste, ma non piansi. Pensai. Pensai a lungo, pensai molto. La mia mente generò così tanti pensieri che presero a intersecarsi tra di loro.

A raccogliere le testimonianze c'è uno psicologo chiamato ad eseguire una perizia su Valentino, sicuramente quello che il dottore non si aspetta è la valanga di sentimenti, emozioni e traumi che hanno affollato la sua vita e quella degli altri due fratelli.

Ambientato, sostanzialmente, nella periferia romana "Il quadro completo" è un titolo nomen omen: tutto ciò che leggerete, tutto ciò che riuscirete a percepire e a scoprire grazie ai racconti dei protagonisti, acquisterà un senso compiuto solo alla fine quando Fabio Galli, con un colpo da maestro che non mi aspettavo, ci regala una risoluzione che dà una luce del tutto nuova sulla vicenda.

Mi giudicherai pazza se ti dico che ho la netta impressione che lo spirito di Livio, il mio fratellino morto appena nato, sia sempre stato in mezzo a noi?

Probabilmente ciò che mi ha colpito di più è la normalità dei personaggi e, in generale, della storia. Questa famiglia potrebbe essere la mia, o la vostra, per quanto è "semplice" e realistica. Non ci sono elementi troppo romanzati ma, allo stesso tempo, sono presenti piccoli spunti di riflessione sulle dinamiche familiari e su come un trauma non affrontato possa cambiare le sorti di così tante persone.

Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal libro e ne consiglio la lettura!




Vi segnalo che il libro è gratuito se siete abbonati a Kindle Unlimited ❤️
Lo trovate ➡️ QUI




 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Oggi ci teletrasportiamo in Giappone, più precisamente a Tokyo, con l'ultimo libro di Keigo Higashino, "Delitto al mercato dei fiori di Tokyo", edito da Piemme.

Buona lettura!



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Pagine 352

Dopo il suicidio del cugino, Lino cerca rifugio nel giardino del nonno, tra coltivazioni di fiori rari e profumi familiari. Affascinata dal suo mondo, gli propone di creare un blog per raccontarlo. Il nonno accetta, ma con un'unica condizione: non pubblicare nulla su un certo fiore giallo che Lino ha notato in casa sua. Pochi giorni dopo, lui è morto. E il fiore è sparito. Spinta da un'ossessione crescente, Lino infrange la promessa e pubblica una foto del fiore. Poco dopo, un uomo di nome Gamo Yosuke la contatta: si presenta come botanico, le chiede di rimuovere la foto e insiste per incontrarla. Ma quando Lino arriva da lui, ad aprire la porta è il fratello minore dell'uomo, Sota. Il suo sguardo è incerto, quasi sospettoso. Anche perché suo fratello di botanica non sa nulla; a dirla tutta, è un poliziotto. Silenzio. Un dettaglio fuori posto. E, all'improvviso, quel fiore scomparso sembra molto più pericoloso di quanto Lino avesse mai immaginato.

I thriller giapponesi sono sempre ammantati di un fascino particolare. La cultura, il modo di vivere e, in generale, la società di questo popolo sono talmente diversi da noi da costituire un genere a sé stante. 

Keigo Higashino è un autore che si è cimentato, con buoni risultati, in diversi generi ma probabilmente è proprio nel thriller che riesce a dare il meglio. 

Preferisco la loro compagnia a quella degli umani, perché i fiori, a differenza degli uomini, non mentono mai. Se li fai crescere con amore, i fiori te lo rendono.

"Delitto al mercato dei fiori di Tokyo" è un romanzo delicato, nonostante sia presente un omicidio. Non ci sono scene esplicite, né elementi disturbanti, il che lo rende un libro perfetto anche per lettori poco avvezzi al genere o che non cercano scenari sanguinosi a tutti i costi.

I personaggi sono diversi e come sempre, almeno inizialmente, potreste far fatica a riconoscerli sia per i nomi complicati sia per l'usanza di presentarli prima per il cognome e poi per il nome. Sicuramente è utile un piccolo schemino riassuntivo per facilitare il riconoscimento di tutti senza stoppare la lettura di tanto in tanto.

L'inserimento del tema botanico è un qualcosa di originale che rende l'intera trama particolare e che regala un risvolto totalmente inaspettato nel finale. 

Forse è una superstizione. L'unica cosa sicura è che un seme scomparso non può riapparire all'improvviso.

La scrittura di Keigo Higashino è sempre scorrevole ed elegante, il ritmo narrativo è molto dinamico e muovendosi spesso tra i vari punti di vista dei personaggi, e anche su diversi piani temporali, rende la lettura sempre avvincente. L'ho divorato nel giro di pochi giorni, curiosa di scoprire una verità che non sospettavo minimamente.

Se cercate un thriller soft e dai sapori orientali, "Delitto al mercato dei fiori di Tokyo" è sicuramente la storia che fa per voi! Sono certa che amerete questo libro!



Altri libri dell'autore:





 Buongiorno e ben trovati sul blog.

Esce oggi per Vallardi un libro che mi ha stupito molto, in senso positivo. Si tratta di "Sally Diamond la strana", firmato dalla penna di Liz Nugent.

Buona lettura!



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Pagine 400

Improvvisamente sola, Sally si affaccia al mondo per la prima volta, scoprendo che non sempre le persone dicono quello che pensano. In più, ora è al centro dell’attenzione, inseguita da paparazzi affamati di notizie, concittadini petulanti e detective ficcanaso. Ma a raggiungerla non sono solo i giornalisti: lettere ambigue, firmate da un anonimo S., compaiono nella sua cassetta postale. Chi le manda e cosa vuole? Perché conosce tutte quelle cose su di lei? E mentre riaffiorano dettagli inquietanti della sua infanzia, Sally sarà costretta a confrontarsi con i segreti di un passato che aveva voluto dimenticare.


Quando ho letto le prime righe di "Sally Diamond la strana" ho capito subito che ciò che mi sarei trovata davanti non sarebbe stata la classica storia banale e già sentita. Nonostante ci siano diversi elementi vincenti all'interno del libro, credo che quello migliore risieda nella sua protagonista, Sally Diamond per l'appunto.

Liz Nugent ci parla di una donna che rifugge il contatto umano, oltre che le emozioni. In lei c'è una sorta di freddezza perenne che maschera, in realtà, una personalità complessa in grado di comprendere il mondo intorno a lei in maniera totalmente anomala. Il suo 'essere strana' si riproduce nel fatto di non aver versato una lacrima per la morte del padre, nell'aver assolto con perizia il compito che le aveva affidato- ovvero quello di buttarlo con la spazzatura una volta morto. Si manifesta anche nei momenti in cui la rabbia, unica emozione che sembra sconvolgere la sua imperturbabilità, la fa chiudere in un angolo a strapparsi i capelli. 

Tu sei tu. Unica e diversa.

(...) Nessuna etichetta saprebbe spiegare ogni tuo comportamento contraddittorio. A volte sei curiosa. A volte non te ne potrebbe fregare di meno. Ti emozioni per cose che agli altri non interessano, ma ti lasciano indifferenti delle cose che per altri sarebbero devastanti.

Per il lettore è facile immedesimarsi nei vari personaggi che hanno a che fare con Sally, provando le medesime sensazioni: è davvero così insensibile? Oppure sta proteggendo se stessa da un passato sepolto nell'angolo più remoto della sua mente?

Dopo l'inizio sconcertante che tratteggia la complessa personalità di 'Sally Diamond la strana', Liz Nugent porta alla luce una storia ancora più complessa e scioccante. Probabilmente a chiave di lettura, della protagonista e della storia, risiede proprio in questo passato terribile che ora sta tornando a bussare alla porta.

Intorno a lei, c'è chi conosce molto bene il passato di Sally e che ora non può più voltarsi dall'altra parte. In un susseguirsi di rivelazioni sbalorditive entra in scena un secondo personaggio che, con il suo punto di vista, ci permetterà di avere uno sguardo diretto su una verità terribile.

Facevo bene io a non fidarmi di nessuno. Alla fine mi hanno deluso tutti. Con i loro segreti o con i segreti che hanno raccontato alle mie spalle. Faccio di nuovo la sorda. Non parlo con nessuno e faccio finta di non sentire cosa mormora la gente.

Nell'ultima parte, quella della consapevolezza in cui il lettore ha finalmente il quadro completo, ci si rende conto che, per tutto il tempo, i personaggi hanno tentato di snaturare la personalità di Sally salvo poi rendersi conto che fondamentalmente lei è perfetta così, con la sua voglia di vivere estraniata dal mondo. 

Liz Nugent riesce a far breccia nel cuore del lettore con una protagonista atipica e una storia intrisa di black humor ed elementi disturbanti. La prosa magnetica rende la lettura scorrevole e quasi ipnotica, è impossibile staccarsi dalle pagine. 

"Sally Diamond la strana" è un libro rivelazione di questo 2025 e sono certa che conquisterà i cuori di tutti i lettori che cercano quel 'quid' in più in una storia. Consigliato !!!




 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un libro che mi ha stupito, in positivo, edito da Newton Compton. Si tratta de "Il labirinto dei dieci sospetti" e porta la firma di C.B. Everett .

Buona lettura!



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Pagine 352

Dieci sconosciuti si svegliano prigionieri in una vecchia casa dalla quale è impossibile uscire, senza ricordare come ci siano arrivati. Per scappare, devono far luce sulla scomparsa di una giovane donna. Ma insieme a loro, nei corridoi dell’abitazione si aggira un assassino, e presto il numero dei cadaveri inizia a salire. Chi sono questi sconosciuti? Perché sono stati scelti? Perché qualcuno vorrebbe ucciderli? E chi, o cosa, è in agguato nella cantina? Dimentica quello che pensi di sapere. Perché mentre puoi fidarti di te stesso, puoi davvero fidarti anche degli altri?

"Il labirinto dei dieci sospetti" racchiude in sé diversi generi che si fondono insieme in una storia originale e pazzesca. Dieci personaggi si risvegliano privi di ricordi in una vecchia magione in un luogo imprecisato. Oltre all'assenza di ricordi, la cosa più inquietante è che sono, letteralmente, intrappolati nella casa: finestre sbarrate, porte chiuse a chiave e una moltitudine di stanze e spazi da esplorare per cercare di venire a capo del mistero.

Questa casa contiene dei segreti.

Questa casa è infestata dai fantasmi.

Questa casa pullula di mostri.

Questa casa è la morte.

L'obiettivo è quello di trovare e salvare una ragazza scomparsa così il gruppo male assortito si concentra sul compito nella speranza di porre fine a questa situazione paradossale. Tra i vari punti di vista, quelli che mi sono piaciuti di più sono stati quello de "La bestia in cantina" (sì, avete letto bene e vi assicuro che vi regalerà gioie!), Kyle e il capitano Jimmy Saint (anche lui un super personaggio che avrà una bellissima evoluzione all'interno della storia). 

Non fatevi spaventare dai molteplici personaggi, man mano che si prende confidenza con le loro storie diventa più facile seguire la narrazione che, nonostante il sovraffollamento, risulta insolitamente chiara. Sulla stessa linea anche la scrittura che si adatta perfettamente ai vari personaggi cambiando tono e registro a seconda dei casi.

Devo uscire dalla villa, devo fuggire più lontano che posso. Devo scappare da tutta questa morte. Ecco cos'è questa casa: è la morte.

Durante la lettura della parte centrale ho avuto l'impressione di non capire bene la direzione che stava prendendo la storia perché, pur avendo tutte le caratteristiche di un giallo a camera chiusa con annessi omicidi, la sensazione è stata comunque quella di avere davanti una storia assurda con un fine misterioso.

Il tutto ha acquistato un senso con un finale shockante che non avevo minimamente intuito ma che è stato un vero e proprio colpo da maestro di C.B. Everett. Assolutamente consigliato!



 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi vi parlo di una delle ultime uscite di Editrice Nord, si tratta di un thriller domestico firmato da Helena Echlin e che si intitola "La tata".

Buona lettura!



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Pagine 420

Charlotte è consapevole che Stella non è come le altre bambine di nove anni, ma per lei è perfetta così: irrequieta, iperattiva, spesso intrattabile, eppure brillante, con un’intelligenza vivace, a volte anche geniale. È sua figlia, e questo le basta per amarla con tutto il cuore. E poi c’è la loro giovane tata armena ad aiutarla. Fin dal primo giorno, Blanka ha instaurato un ottimo rapporto con Stella, e con il suo atteggiamento tranquillo e rassicurante è l’unica che riesce a gestirla senza problemi. Tuttavia, proprio adesso che Charlotte sta affrontando una seconda gravidanza difficile e stressante, Blanka si licenzia senza preavviso e, qualche tempo dopo, viene trovata morta affogata in una piscina. Un tragico incidente o un gesto volontario? Charlotte quasi non ha tempo per elaborare il lutto. Con il marito spesso fuori casa per lavoro, tutto il peso della famiglia ora ricade su di lei. Fortunatamente, ogni giorno che passa Stella sembra più pacata del solito. All’inizio Charlotte non può che esserne felice, ma ben presto ai suoi occhi il cambiamento della figlia appare sempre più strano. Stella comincia a replicare i gesti che erano tipici di Blanka, la sera prima di addormentarsi sussurra frasi in una lingua incomprensibile, spesso chiede di mangiare piatti dai nomi mai sentiti prima. E poi Charlotte fa la scoperta più inquietante: ogni notte, nel suo diario segreto, Stella scrive intere pagine in armeno… È lei che sta perdendo il contatto con la realtà o è la realtà che si è trasformata in un incubo? Mentre suo marito continua a ripeterle che si sta inventando tutto, Charlotte invece è convinta che Stella sia in pericolo e che solo lei possa salvarla…

"La tata" è il titolo perfetto se state cercando un thriller domestico con un tocco originale. La storia di Charlotte è permeata da un senso di inquietudine e paranoia: è convinta che sua figlia Stella sia diversa e i comportamenti esuberanti e particolari della bambina sembrano confermare questa teoria. 

Al centro di tutta la prima parte del libro c'è, quindi, il rapporto simbiotico tra madre e figlia. Un legame esclusivo che subisce un primo scossone con la morte della tata, Blanka. Dopo l'evento traumatico cambiano tutti gli assetti e l'equilibrio familiare. Stella è diversa e pian piano inizia ad omologarsi alla massa causando la felicità del padre e l'inquietudine di Charlotte che sente di aver perso le attenzioni esclusive della figlia.

"Charlotte, non ho scelta. Mi si spezza il cuore."

Ma non aveva l'aria di uno con il cuore infranto. 

No, sembrava freddo e calcolatore.

La sensazione che qualcosa non vada si fa via via più evidente anche agli occhi del lettore che si domanda se Charlotte sia troppo apprensiva o se effettivamente il cambiamento della bambina sia dovuto a un qualcosa di anormale. 

La componente paranormale/psicologica è stata gestita perfettamente da Helena Echlin. Non è facile capire qual è la verità perché si hanno percezioni diverse a seconda dei momenti. 

La scrittura è coinvolgente e scorrevole, non si risente minimamente della mole di pagine. L'epilogo è un altro elemento che ho apprezzato moltissimo perché fa riflettere e dà tutta un'altra visione di quello che abbiamo letto fino a quel momento. 

"La tata" è un thriller domestico che supera le aspettative e che si differenzia dagli altri del suo genere per i temi trattati e un finale sconvolgente. 

Consigliato!



 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi torniamo a parlare di paranormale, un genere che apprezzo sempre moltissimo, con l'ultimo libro di Darcy Coates, "Dove non può trovarti". Vi ho già parlato di lei QUI in occasione dell'uscita de "I fantasmi di Ashburn House", sempre edito da Fanucci.

Buona lettura!



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Pagine 320

Abby Ward vive in una città maledetta in cui le persone scompaiono, e quando i loro corpi vengono ritrovati sono sempre smembrati e ricuciti insieme in modo innaturale. È opera di un assassino umano o di qualcosa di molto più oscuro? Lei e la sorella minore Hope vivono rispettando una serie di regole molto rigide, ideate per tenerle al sicuro, e per questo quando Hope viene rapita è uno shock. Disperata e ansiosa di ritrovarla prima che sia troppo tardi, Abby racconta tutto ciò che sa alla polizia, ma le forze dell’ordine sostengono di avere le mani legate. Non possono fare nulla. Ogni ora è preziosa, ed Abby e i suoi amici finiscono coinvolti in un angosciante gioco del gatto e del topo. Devono riportare indietro Hope, e in fretta, prima che di lei non rimanga più nulla. E prima che tutto ciò a cui tengono venga inghiottito dall’oscurità che li attende nei tunnel sotto la città che credevano di conoscere.

Darcy Coates è una vera maestra del brivido e in "Dove non può trovarti" la sua capacità di provocare paura e terrore è ancora più evidente rispetto al libro precedente, "I fantasmi di Ashburn House".

Doubtful non è un posto sicuro.

Le persone... qui scompaiono, a volte.

La gente... muore.

Siamo in una piccola cittadina in cui succedono cose strane: a Doubtful, infatti, le persone scompaiono silenziosamente e improvvisamente. Quelli che restano sembrano accettare passivamente la situazione perché nessuno può mettersi contro 'il Cucitore'.

Questo personaggio rappresenta probabilmente tutta la genialità e il terrore della storia. Nessuno sa chi o cosa sia ma, vi assicuro, ho avuto il terrore di incontrarlo anche se solo su carta.

C'è qualcuno, però, che non ha intenzione di subire le sue azioni ma che ha tutte le intenzione di contrattaccare. Le lepri è il soprannome che Abby e i suoi amici hanno assunto perché descrive perfettamente il modo in cui sono costretti a vivere: sempre all'erta e sempre pronti alla fuga. Il gruppo sembra immune all'omertà in cui vivono tutti gli adulti della città. Hanno un loro codice, i loro sogni e la voglia di tagliare le corde invisibili che li tengono legati alla città.

Ho amato moltissimo tutti loro e rappresentano un contrasto forte rispetto agli adulti che dovrebbero proteggerli e invece si limitano semplicemente a fargli rispettare un coprifuoco che si è dimostrato abbastanza inutile.

Abby si sentì gelare. Sapeva cosa aveva visto. Ma non per questo era più facile da assimilare. L'immagine era impressa nella sua mente, orribilmente chiara. 

Cinque dita, più grandi e più lunghe di quelle che avesse mai visto su un umano. La pelle era grigia e consumata come una pietra tombale. Era attraversata da linee dove la carne era stata aperta e poi ricucita con filo rosso.

Ho amato il clima soffocante che si respira sin dalle primissime pagine. I tasselli vanno al loro posto pian piano ma, nonostante l'autrice si prenda il suo tempo, è interessante scoprire la storia del Cucitore  dai racconti e dalle leggende del luogo. 

Mi ha ricordato moltissimo le atmosfere di 'It', anche se le due storie seguono filoni totalmente diversi. 

Il filo del Cucitore, rosso come il sangue di tutte le sue vittime, si stringe sempre più come una gigantesca ragnatela pronta a far cadere in trappola l'intera città. Un epilogo al cardiopalma e incerto fino alla fine è la conclusione perfetta di un libro carico di inquietudine e mistero.

Da leggere con la luce accesa 👀



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