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mercoledì 4 giugno 2025

Recensione "Sally Diamond la strana" di Liz Nugent


 Buongiorno e ben trovati sul blog.

Esce oggi per Vallardi un libro che mi ha stupito molto, in senso positivo. Si tratta di "Sally Diamond la strana", firmato dalla penna di Liz Nugent.

Buona lettura!



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Pagine 400

Improvvisamente sola, Sally si affaccia al mondo per la prima volta, scoprendo che non sempre le persone dicono quello che pensano. In più, ora è al centro dell’attenzione, inseguita da paparazzi affamati di notizie, concittadini petulanti e detective ficcanaso. Ma a raggiungerla non sono solo i giornalisti: lettere ambigue, firmate da un anonimo S., compaiono nella sua cassetta postale. Chi le manda e cosa vuole? Perché conosce tutte quelle cose su di lei? E mentre riaffiorano dettagli inquietanti della sua infanzia, Sally sarà costretta a confrontarsi con i segreti di un passato che aveva voluto dimenticare.


Quando ho letto le prime righe di "Sally Diamond la strana" ho capito subito che ciò che mi sarei trovata davanti non sarebbe stata la classica storia banale e già sentita. Nonostante ci siano diversi elementi vincenti all'interno del libro, credo che quello migliore risieda nella sua protagonista, Sally Diamond per l'appunto.

Liz Nugent ci parla di una donna che rifugge il contatto umano, oltre che le emozioni. In lei c'è una sorta di freddezza perenne che maschera, in realtà, una personalità complessa in grado di comprendere il mondo intorno a lei in maniera totalmente anomala. Il suo 'essere strana' si riproduce nel fatto di non aver versato una lacrima per la morte del padre, nell'aver assolto con perizia il compito che le aveva affidato- ovvero quello di buttarlo con la spazzatura una volta morto. Si manifesta anche nei momenti in cui la rabbia, unica emozione che sembra sconvolgere la sua imperturbabilità, la fa chiudere in un angolo a strapparsi i capelli. 

Tu sei tu. Unica e diversa.

(...) Nessuna etichetta saprebbe spiegare ogni tuo comportamento contraddittorio. A volte sei curiosa. A volte non te ne potrebbe fregare di meno. Ti emozioni per cose che agli altri non interessano, ma ti lasciano indifferenti delle cose che per altri sarebbero devastanti.

Per il lettore è facile immedesimarsi nei vari personaggi che hanno a che fare con Sally, provando le medesime sensazioni: è davvero così insensibile? Oppure sta proteggendo se stessa da un passato sepolto nell'angolo più remoto della sua mente?

Dopo l'inizio sconcertante che tratteggia la complessa personalità di 'Sally Diamond la strana', Liz Nugent porta alla luce una storia ancora più complessa e scioccante. Probabilmente a chiave di lettura, della protagonista e della storia, risiede proprio in questo passato terribile che ora sta tornando a bussare alla porta.

Intorno a lei, c'è chi conosce molto bene il passato di Sally e che ora non può più voltarsi dall'altra parte. In un susseguirsi di rivelazioni sbalorditive entra in scena un secondo personaggio che, con il suo punto di vista, ci permetterà di avere uno sguardo diretto su una verità terribile.

Facevo bene io a non fidarmi di nessuno. Alla fine mi hanno deluso tutti. Con i loro segreti o con i segreti che hanno raccontato alle mie spalle. Faccio di nuovo la sorda. Non parlo con nessuno e faccio finta di non sentire cosa mormora la gente.

Nell'ultima parte, quella della consapevolezza in cui il lettore ha finalmente il quadro completo, ci si rende conto che, per tutto il tempo, i personaggi hanno tentato di snaturare la personalità di Sally salvo poi rendersi conto che fondamentalmente lei è perfetta così, con la sua voglia di vivere estraniata dal mondo. 

Liz Nugent riesce a far breccia nel cuore del lettore con una protagonista atipica e una storia intrisa di black humor ed elementi disturbanti. La prosa magnetica rende la lettura scorrevole e quasi ipnotica, è impossibile staccarsi dalle pagine. 

"Sally Diamond la strana" è un libro rivelazione di questo 2025 e sono certa che conquisterà i cuori di tutti i lettori che cercano quel 'quid' in più in una storia. Consigliato !!!




lunedì 8 gennaio 2024

Recensione "Chi ha polvere spara" di Donato Montesano

 Buongiorno lettori,

il primo post dell'anno è dedicato al romanzo di Donato Montesano che ripercorre la vita e le "imprese" di Pancrazio Chiruzzi, una sorta di ladro gentiluomo che negli anni '70 realizzò delle rapine ai danni di banche e personaggi di spicco.

Buona lettura!


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“Chi ha polvere spara” è un antico modo di dire. Un invito a mettere la propria pelle in gioco, a mostrare ciò che si è, a cercare quel che si vuole. Pancrazio Chiruzzi, detto Pan, nasce in un paese della Basilicata, e cresce tra i vicoli, il mare, e i fuochi d’artificio. La sua vita cambia radicalmente quando è costretto a emigrare al nord, dove si scontra con l’odio e tutte le discriminazioni riservate ai meridionali in quegli anni. La sua rabbia cresce in fabbrica, per condizioni di lavoro disumane, ed esplode fino alla decisione di puntare tutto sul crimine. Insieme a un gruppo di coetanei imparerà che il colpo perfetto è quello in cui non si spara mai, e si può fare solo con amici veri, pronti a mettere sul tavolo la propria vita per difendere quella dei compagni. Sfidando la legge Pan diventerà un rapinatore professionista, mettendo a segno colpi sensazionali in Italia e all’estero, ma quando l’amicizia, la morte, il carcere e il grande amore si intrecceranno, il destino - come un falco nel cielo della vita - lo metterà di fronte alle conseguenze delle proprie scelte e a lottare per quello in cui crede.

Donato Montesano firma una storia ispirata a Pancrazio Chiruzzi, uno dei più famosi criminali d'Italia che a partire dagli anni '70 realizzò dei colpi incredibili ai danni di banche e istituti di credito in Italia e all'estero. 

Il libro può essere sostanzialmente diviso in tre parti: la prima descrive in modo nostalgico e malinconico l'infanzia di Pan nel paese natale, Bernalda, e la storia di famiglia. In questa parte vediamo come il carattere e gli ideali del protagonista crescono e si evolvono.

Nella seconda parte, c'è il trasferimento a Torino e l'acquisizione di molte consapevolezze tra cui quella suprema: i potenti, e i ricchi in generale, hanno un potere assoluto sui poveri e purtroppo ne abusano! Questo assunto diventa quasi un mantra per Pan che, attraverso le sue rapine, cerca di ristabilire l'ordine o meglio, la giustizia. 

Nella terza e ultima parte, Pan è adulto, affronta il carcere, l'evasione e la latitanza sempre in compagnia di un'etica personale che lo contraddistingue. 

Per tutta la lettura, l'autore si limita a raccontare una storia senza sbilanciarsi in giudizi e opinioni personali. Considerando che il protagonista è fondamentalmente un criminale, vi lascerà interdetti il fatto che vi affezionerete a Pan e alla sua banda. 

Ho amato molto lo stile dell'autore e, soprattutto, il suo modo di raccontare che, nella prima parte in particolar modo, mi ha fatto fare un viaggio ad occhi aperti nell'Italia degli anni '70.

Il titolo "Chi ha polvere spara", è un modo di dire ma anche il filo conduttore che lega la vita e le "gesta" di Pan, il criminale che più di altri ha sempre mantenuto una certa etica, infatti nelle sue rapine non ci furono mai vittime.

Non conoscevo la storia di Pancrazio Chiruzzi ma questo libro ha risposto in maniera esaustiva a tutte le mie domande. Mi è piaciuto e lo consiglio!


   ⭐️⭐️⭐️,5 

giovedì 25 maggio 2023

Recensione "Prendere o lasciare" di Lydia Millet

 Buongiorno lettori, 

oggi vi parlo di un libro interessante firmato dalla penna di Lydia Millet, "Prendere o lasciare", edito da NN Editore. 

Buona lettura!




Nina è un’agente immobiliare di Los Angeles. Il suo lavoro è vendere abitazioni di lusso ad acquirenti capricciosi e imprevedibili, ma anche soddisfare le esigenze dei proprietari, che abbandonano la loro casa sperando di liberarsi dai fantasmi di una vita. Conosce così un presunto dittatore africano che all’improvviso cerca di annegarsi in piscina; un adolescente rabbioso che si fa beccare mentre guarda un porno; una donna abbandonata dal marito, convinta che ci siano degli gnomi pronti a riparare tutto quel che non funziona nelle stanze della sua villa. E in mezzo a una giostra irresistibile di personaggi, Nina entra ed esce da case che diventano specchi delle vite degli altri, scrigni di confidenze e verità nascoste, finché non viene toccata da un amore improvviso che la cambia per sempre. "Prendere o lasciare" è un romanzo a quadri, che intreccia vite di uomini e donne colti in bilico tra l’arrendersi al destino e lottare per i propri sogni. Lydia Millet racconta storie traboccanti di realismo e poesia, dove perfino l’esperienza più crudele trova riscatto nella compassione. E con uno sguardo ricco di ironia e tenerezza ci rivela che accettare il caos è l’unica strada per trovare la felicità e un posto nel mondo da chiamare casa.

Lydia Millet, un nome e una garanzia. In "Prendere o lasciare" ci regala un insieme di personaggi e storie legate da un unico filo conduttore rappresentato da Nina, una protagonista che conquista senza riserve.

Nina lavora per un'agenzia immobiliare a Los Angeles e il suo compito è quello di vendere case di lusso. Sulla carta sembra un compito banale e semplice da eseguire ma entrare nelle case degli altri, percepire i loro bisogni e comprendere cosa stanno cercando non si rivela un'impresa così facile. 

Durante le sue visite facciamo conoscenza con tantissimi personaggi che, nel corso del libro, finiscono con intrecciare i propri destini dando vita ad una storia appassionante che riserva anche delle sorprese, in corso d'opera. 

Los Angeles è lo sfondo perfetto per fare da scenario a questa serie di quadri perché esprime esattamente tutte le sfumature dei protagonisti. 

La prosa di Millet è elegante e fluida, ti avvolge e ti coccola come una coperta nei giorni freddi e grigi. L'inizio, un po' confuso e lento, diventa ben presto un lontano ricordo quando la storia prende il via e ci si ritrova all'epilogo senza nemmeno rendersene conto. 

All'interno del romanzo vengono toccati anche temi importanti sempre con l'estrema delicatezza che caratterizza lo stile di questa autrice incredibile. Si è rivelata una lettura estremamente interessante!



martedì 2 maggio 2023

Recensione "I fantasmi si vestono nudi" di Loriano Macchiavelli

 Buongiorno lettori, 

torno da voi con il nuovo libro del giallista Loriano Macchiavelli, "I fantasmi si vestono nudi", edito da Solferino. 

Buona lettura!


Non c’è nebbia, stanotte. Il portico di San Luca è un gioco di luci e di ombre sinuoso e percorso dall’eco di una processione: a quest’ora?

Strano. Santo, diciassette anni, affronta a piedi la ripida salita che conduce alla basilica sul Colle della Guardia: muto, pensieroso, deluso da come sta andando la sua vita. Sogna di fare il ciclista ma, per ora, l’amico ed ex compagno partigiano di suo padre, Arci, gli ha rimediato un lavoro da apprendista tipografo. Che gli sta stretto ancora prima di cominciarlo e che – anche se ancora non lo sa – presto lo metterà pure nei guai con la giustizia. Ma proprio in questa notte dubbiosa e insoddisfatta, il destino ha in serbo per Santo una sorpresa: fermandosi per riprendere fiato, infatti, incontra Crisantemia, una ragazza bella, dolce, bionda... e nuda. E morta. Quando? Una decina di anni prima, nel 1945, mancavano appena poche ore alla Liberazione di Bologna. Dove? Lì, nell’orfanotrofio che si trova sulla curva non per niente detta «delle Orfanelle». Come? Lei non lo ricorda, ma è stata una morte violenta.

Santo si ritrova così nelle insolite vesti di indagatore, con grande preoccupazione di sua madre vedova e del suo amico Biella. Il compagno Arci, invece, è disposto a dargli una mano, anche se non è tanto disposto a credere che si sia fidanzato con una ragazza defunta.

Nel suo nuovo romanzo, Loriano Macchiavelli riporta in vita la grande tradizione letteraria del romanzo di fantasmi con un originale taglio storico e un sottile intreccio giallo, tessendo una trama delicata e appassionante, ricca di suspense, atmosfera e magia.


"I fantasmi si vestono nudi",  di Loriano Macchiavelli, è l'unione perfetta tra la narrativa contemporanea e un pizzico di sano mistery che rende l'atmosfera più suggestiva. 

Ci troviamo in Italia, per la precisione tra le vie di Bologna, negli anni che seguono il secondo dopoguerra. La penna di Macchiavelli è schietta e arriva dritta al punto, nonostante l'utilizzo di espressioni e un lessico molto ricercati. È uno stile particolare in cui si mescolano un linguaggio colloquiale, con l'uso del dialetto, ma anche periodi più complessi e articolati che dimostrano una padronanza di linguaggio non indifferente.

Mentre la narrazione si rivela scorrevole e abbastanza coinvolgente, la trama stenta a decollare. Nella prima parte del romanzo, infatti, si comprende a fatica l'utilità e l'attinenza dei fatti narrati con quello che poi si rivela il vero fulcro del libro: la storia, la guerra e le ingiustizie che albergano in entrambe.

Ho apprezzato molto i personaggi, soprattutto quelli ultraterreni con i loro vissuti carichi di una tensione emotiva che mi ha commossa in più occasioni.  Santo e Crisantemia sono dei protagonisti ai quali è impossibile non affezionarsi. Grazie a loro si riesce a rientrare in focus e ad apprezzare la parte, a mio avviso, meglio costruita della storia: l'epilogo. 

È una trama insolita che va oltre le storie già viste e sentite sulla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante possa sembrare paradossale e priva di fondamento, la storia ha una sua coerenza che intriga e porta il lettore fino alla fine, una volta superata la confusione e lo smarrimento iniziali.

A distanza di qualche giorno dalla fine della lettura, serbo ancora un buon ricordo dei personaggi e delle loro storie ma resto altrettanto convinta che una parte iniziale più chiara e lineare avrebbe giovato sicuramente di più per la buona riuscita del libro.

Consigliato a chi ama ricercare un significato nascosto nelle cose, sicuramente troverete in queste pagine diversi elementi su cui riflettere.


                                  ⭐️⭐️⭐️

martedì 7 marzo 2023

Recensione "Costruisci la tua casa intorno al mio corpo" di Violet Kupersmith

 Buongiorno lettori, 

nella recensione di oggi vi porto in Vietnam con il romanzo di Violet Kupersmith, "Costruisci la tua casa intorno al mio corpo", edito da NN Editore. 

Buona lettura!



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Winnie ha vent’anni e dagli Stati Uniti si trasferisce in Vietnam, il paese del padre, per insegnare inglese e anche per trovare la sua strada, in un luogo dove spera di sentirsi più accolta. Ma a Saigon le cose non vanno nel verso giusto: Winnie è negligente al lavoro, non stringe amicizie, beve troppo e tende a nascondersi, a sottrarsi alla vista degli altri, finché la città diventa un labirinto in cui si perde fino a scomparire, in modo misterioso. Però in Vietnam niente scompare davvero: lo sa Long, che si mette alla ricerca di Winnie, e lo sa anche Tan, che invece vive nel terrore del ritorno di Binh, la ragazza che ha sempre amato. Dalle loro vicende si dipanano fili sottili che ricostruiscono l’identità di un paese spezzato e cangiante, dove l’irrazionale irrompe nel quotidiano e il passato rinasce nel presente, robusto come le radici dell’albero della gomma. "Costruisci la tua casa intorno al mio corpo" è un vertiginoso romanzo d’avventura dalle tinte horror e fantasy, un puzzle di desideri inconfessabili e corpi posseduti, di spiriti e magia, ma anche di riscatto e amore. E con la carica ipnotica dei sogni, ci svela come ogni aspirazione all’oblio può tramutarsi in una preziosa occasione di rinascita.

Questa è stata una delle letture più particolari che abbia mai fatto. Tanti sono i punti di forza ma ce ne sono anche diversi che non mi hanno convinta al cento per cento. Ma partiamo dall'inizio: ci troviamo in Vietnam, a Saigon, e seguiamo le avventure di Winnie.

Winnie è una ragazza alla ricerca del suo posto nel mondo. Essendo per metà americana e per metà vietnamita non si è mai sentita propriamente a suo agio negli Stati Uniti e ha deciso di stravolgere la sua vita raggiungendo il Vietnam alla scoperta dell'altra metà di lei. Le sue intenzioni erano tra le più nobili e promettenti: voleva cambiare totalmente sé stessa diventando una persona nuova in un posto in cui nessuno sa nulla di lei ma in realtà tutti questi buoni propositi restano tali e i suoi demoni le fanno compagnia anche tra le strade affollate di Saigon.

La Kupersmith ci regala un quadro bellissimo del Vietnam e della città, rendendola parte integrante e attiva della storia. Ho amato moltissimo le peregrinazioni di Winnie tra i vicoli, i templi e i grandi edifici della città. È l'elemento che ho amato di più del libro.

Un altro punto di forza del libro è il tratteggio psicologico della protagonista che è in perenne lotta con sé stessa e si rende perfettamente conto di non saper sfruttare a pieno il suo potenziale e di non avere abbastanza forza per lottare per i suoi sogni.

Ho trovato invece un po' confusionaria la narrazione: la prosa dell'autrice è molto scorrevole ed elegante, si legge con piacere ma i capitoli brevissimi che vanno avanti e indietro nel tempo rispetto alla scomparsa di Winnie mi hanno fatto confondere più di una volta. Questa scelta narrativa richiede uno sforzo notevole da parte del lettore per non perdere il filo.

Altro elemento che reputo debole è l'epilogo che va interpretato e non è chiarissimo. Di sicuro mi ha fatto capire meglio il senso del titolo ma non sono troppo sicura del vero messaggio che l'autrice voleva dare. 

È una storia indubbiamente intensa ed impegnativa che affronta diverse tematiche interessanti ma forse avrei apprezzato un po' meno l'elemento filosofico a favore di spiegazioni più reali e schiette. È un po' il tratto distintivo dei romanzi asiatici, perlomeno di quelli che ho letto finora. Quindi se amate questo filone letterario lo apprezzerete senza dubbio.

⭐️⭐️⭐️

lunedì 20 febbraio 2023

Recensione "La trama di Elena" di Francesca Sensini

 Buongiorno lettori,

oggi vi parlo di un libro meraviglioso e che ho adorato. Si tratta de "La trama di Elena", di Francesca Sensini, edito da Ponte alla Grazie. 

Buona lettura!


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Elena, da sempre e per sempre la più bella, si sottrae al tribunale del tempo – e degli uomini – per offrirci la sua versione dei fatti. Sulla soglia della realtà, tra il dentro e il fuori, il cielo e la terra, il tempo degli eroi e quello degli uomini, tesse la sua trama, distinguendosi dalla fedele Penelope, da Clitemnestra, rosa d'invidia, da Leda, che sogna il suo cigno divino, da Andromaca magnanima, che tutto sa accettare. Elena racconta una storia nuova, con voce diversa, con tanti finali. Protagonista e insieme emula di Omero, fiaccola accesa o azzurro fantasma, scorta i guerrieri «uccisori di mostri» verso la porta d'uscita, innescando una guerra che distruggerà il loro mondo e inaugurerà una nuova era. Il filo teso sul suo antico telaio si impiglia nei capelli di Teseo e nelle ciglia di Paride, nello sguardo di Menelao e nella selvatichezza di Achille, si aggroviglia intorno alla caviglia di una dea, ai capricci di un principe, alla freccia di un cupido bambino. Originata dal mito, la regina di Sparta, con la sua ambiguità, ne supera ogni confine. Arriva sulla terra per sovvertire ruoli, realizzare destini, sollevare contraddizioni. Venerata o maledetta, viene strattonata in tutte le direzioni, ma non rinuncia mai alla sua vocazione, quella di essere un discorso aperto sulla bellezza del mondo: «Sono quella che ha scelto l'amore, quella che gli dèi hanno scelto come loro emissaria, al di là del bene e del male».

Mi chiamo Elena e sono la regina di Sparta. Avete certamente sentito parlare di me. Sono la donna più bella del mondo. Ho tradito mio marito Menelao con uno straniero, ospite nella nostra reggia, il principe troiano Paride, e ho abbandonato la mia casa.

Quando ho preso tra le mani questo libro, ho avuto subito la sensazione che mi sarebbe piaciuto moltissimo. L'epica è una materia che mi ha sempre appassionata e tra le molte figure che affollano il panorama di re, regine, miti ed eroi, la storia di Elena è probabilmente quella meno nota e meno esplorata.

Erroneamente soprannominata con l'appellativo di 'Elena di Troia', come chiaro riferimento al ruolo cruciale che ha avuto nella famosa guerra, in pochi sanno che in realtà Elena è appartenuta a tutti e a nessuno al tempo stesso.

Francesca Sensini, l'autrice di questo meraviglioso memoriale, è riuscita ad analizzare e raccontare l'intera vita di questo person2aggio facendosi largo in una immensa matassa di storie e leggende. La prosa è elegante e scorrevole, i capitoli abbastanza brevi: questi due elementi rendono la lettura piacevole e per nulla noiosa nonostante racchiuda un numero considerevole di avvenimenti. 

Il mio desiderio del mondo mi ha attirata fuori dallo spazio che mi era stato riservato.(...) Non ho potuto, qualcosa o qualcuno mi ha sempre chiamata in causa. Non mi hanno mai lasciata in pace e io non ho mai trovato pace.

Le mura del palazzo di Sparta non sono bastate a chiudermi.

La bellezza del libro, però, è dovuta soprattutto al fatto che viene data voce alla protagonista, un personaggio che è stato spesso oggetto di scandalo e pettegolezzi infondati. È stato bellissimo entrare nella mente di Elena e carpire ogni pensiero della donna più desiderata e contesa di sempre.

Molta importanza viene data anche al ruolo degli dei che giocano con gli uomini come se fossero pedine di una scacchiera e che hanno rivestito un ruolo importante nella vita di Elena sin dalla sua nascita. A questo proposito, anche se non avete molta conoscenza dell'epica, potete leggere tranquillamente il libro in quanto è tutto riassunto con precisione. 

La bravura dell'autrice ha raggiunto il suo apice nel non condizionare il lettore e nemmeno la sua protagonista che non vuole avere ragione o dimostrare la sua innocenza: Elena vuole solo raccogliere la sua verità prendendosi le giuste responsabilità quando necessario e lasciando al lettore la possibilità di avere una propria idea si tutta la storia.

Un libro curato ed elegante, una storia mai raccontata e decisamente molto interessante.

Consigliatissimo!



mercoledì 1 febbraio 2023

Recensione "Ragazze perbene" di Olga Campofreda

 Buongiorno lettori, 

oggi per voi una nuova recensione su un romanzo tutto italiano firmato da Olga Campofreda, "Ragazze perbene", edito da NN Editore.

Buona lettura!



Nelle città di provincia le ragazze perbene si assomigliano tutte. Per sottrarsi a un futuro già raccontato, Clara si trasferisce a Londra, dove insegna italiano a ricchi expat e si trova intrappolata nel vortice degli incontri online. Ma il matrimonio della bellissima cugina Rossella, inseparabile compagna d’infanzia diventata poi modella di abiti da sposa, la richiama a Caserta. Clara si trova così ancora immersa nel mondo da cui è fuggita: all’addio al nubilato della cugina rivede le vecchie compagne di scuola, e nei giorni successivi incontra Luca, lo sposo, con cui aveva stretto in passato un’amicizia clandestina. All’improvviso, però, Rossella scompare senza lasciare traccia. E Clara, convinta che la cugina nasconda qualcosa, scopre nel suo diario un segreto impossibile da confidare, che minaccia il futuro radioso che Rossella ha sempre incarnato. Olga Campofreda toglie il velo sulle seconde vite e i desideri nascosti delle ragazze perbene, i cui destini sono specchio di una femminilità che parla di sacrifici e rinunce, di principi azzurri e segreti, di infelicità che si tramandano nel tempo, di madre in figlia. E racconta la storia di una ragazza che si ribella a sogni e consuetudini già logore, per inventare una strada nuova, tutta sua, da costruire con consapevolezza giorno dopo giorno.

Ho sensazioni contrastanti nei confronti di questo romanzo: da un lato, ci sono molti elementi che ho apprezzato; dall'altro mi aspettavo tutt'altro dopo aver letto la trama è non sono sicura di aver gradito pienamente il contenuto effettivo della storia.

Partendo con ordine, questa è una storia ambientata a Caserta e che ha come protagoniste Clara e Rossella, due cugine. Da sempre messe a paragone e costrette a vivere nello stesso ambiente, sviluppano con gli anni due risposte diverse agli stimoli che le circondano: Rossella si cala perfettamente nel ruolo di "ragazza perbene" e compie tutte le scelte che ci si aspettano da lei, compreso un buon matrimonio che sta per essere celebrato; Clara, invece, non si accontenta e non riesce ad entrare nella parte che le viene richiesta e decide di spiccare il volo lontano dalle aspettative familiari.

Quando le due si rivedono sono passati anni, Rossella sta per sposarsi quando scompare misteriosamente. Clara inizia così un viaggio nel passato che, insieme al ritrovamento del diario della cugina, tenta di fare chiarezza su questa scomparsa e su ciò che significa davvero.

La Campofreda inserisce all'interno di un numero esiguo di pagine diverse tematiche attuali e importanti: prima fra tutte, la difficoltà di disattendere ciò che ci si aspetta da noi. Per quanto pensiamo di essere liberi e padroni di noi stessi, come Rossella in realtà lasciamo che a guidare le nostre scelte siano gli altri con le loro aspettative spesso lontanissime dal nostro volere. Il personaggio di Clara, che viene presentata come la pecora nera della famiglia, alla fine del libro diventa invece una figura eroica e, soprattutto, libera.

Quello che ho gradito poco, come vi spiegavo sopra, è la discrepanza tra ciò che dice la trama è ciò che effettivamente è raccontato. Anche qui credo sia una questione di aspettative: credevo di avere tra le mani un mistero da risolvere e un passato segreto da rivelare, e invece mi sono ritrovata una storia che inneggia all'indipendenza e che denuncia i problemi di una piccola realtà in cui tutti agiscono per convenzioni sociali. Interessanti e malinconici gli scorci degli anni '90, soprattutto per me che sono nata e cresciuta proprio in quest'epoca, un po' meno i capitoli dedicati alle avventure Tinder di Clara che, a mio avviso, hanno aggiunto poco o nulla alla situazione. 

Nel complesso, quindi, non posso dire che non mi sia piaciuto ma nemmeno che sia stata una lettura ottimale. Lo consiglio a chi cerca storie di rinascita e di accettazione di sé stessi. 


⭐️⭐️⭐️

martedì 31 gennaio 2023

Recensione "Liberi come la neve" di Rita Nardi

 Buongiorno lettori,

seconda recensione della settimana dedicata ad un libro che, sebbene non esente da qualche difettuccio, mi ha appassionata tantissimo.

Si tratta di "Liberi come la neve", un romanzo di Rita Nardi edito da Garzanti. 

Buona lettura!



Mi chiamo Nive White e so bene cosa significhi non avere un luogo da poter chiamare casa. Questa parola mi è estranea da quando i miei genitori sono scomparsi e ho cominciato a essere sballottata da un paese all’altro. Nessuno mi ha mai accolta, nessuno mi ha mai voluta.

Per questo, quando lascio Parigi e atterro in Canada, non mi aspetto nulla. Devo resistere qualche mese, fino a quando compirò diciotto anni e sarò libera. Eppure qui c’è qualcosa di diverso, lo percepisco appena trovo una foglia rossa al mio arrivo. Anche se i boschi sono sepolti da metri di neve, mi sento in pace sotto l’ombra degli abeti. O forse sono le persone a darmi questa sensazione di calore. Come lo zio Henry, che mi ha aperto la sua casa, o Margareth, che mi cucina i pancake, o Kaya, che mi strappa un sorriso.

C’è solo una persona a cui non piaccio per nulla. Un ragazzo schivo, con occhi grigi e impetuosi come una tormenta. Si chiama Hurst e per lui sono una straniera. Un pulcino che non appartiene alle gelide foreste della tribù Navajo di cui fa parte. Eppure, anche se le sue parole mi feriscono, il suo sguardo brucia e legge la mia tristezza. Non posso negare quello che provo, ma ho paura di fidarmi, perché il passato mi ha insegnato a essere diffidente e non mettere radici.

Forse, però, la mia vita può essere diversa. Secondo una leggenda della tribù, chi trova la wapasha, la foglia rossa, è in grado di cambiare il proprio destino. Se è davvero così, vorrei trovare il coraggio di seguire l’istinto. Lo stesso che mi conduce tra le braccia di Hurst.

Mi chiamo Nive White e questa è la mia storia.

Per la prima volta, in questi ultimi tre anni, torno a leggere qualcosa di un genere diverso dal thriller e, devo dire, che le atmosfere del romance mi erano mancate. Ho praticamente divorato il libro della Nardi, incuriosita e coinvolta al cento per cento nella storia di Nive e Hurst.

La vicenda è ambientata in Canada, in un piccolo e sperduto villaggio circondato dalla natura più pura e incontaminata. Uno sfondo perfetto che fa sognare il lettore che non fa nessuna fatica ad immaginarsi nella locanda di Moongrove ad assaporare dei soffici pancakes cosparsi dal mitico sciroppo d'acero. 

La protagonista ha un passato straziante e molto travagliato e il clima accogliente che trova al suo arrivo in Canada è un balsamo per le sue ferite. Tutti hanno un atteggiamento aperto e amichevole nei suoi confronti ad esclusione di Hurst, un discendente di una tribù Navajo. La storia della tribù e le leggende Navajo sono un altro elemento che ho apprezzato molto del libro: lo rendono diverso ed originale.

Il rapporto altalenante dei due, invece, è stato un qualcosa di già visto e abbastanza comune da trovare in ambito YA: lui scontroso che si diverte a stuzzicare e allo stesso tempo tenere lontana la fanciulla di turno, lei totalmente persa e dipendente da lui e priva di un po' di amor proprio. Devo dire che questo continuo tirare la corda, dopo un po' ha esasperato anche me e sono felice del fatto che ci fosse anche altro nel libro. Sicuramente avrei preferito una versione più snella della storia tagliando questi momenti da teen drama infinito.

Le foglie sono parte di me. Mi ricordano che l'albero da cui si sono staccate, anche spoglio e senza vita durante l'inverno, è destinato a rifiorire la primavera seguente. Le foglie rappresentano speranza e rinascita. 

Mi ha ricordato molto le atmosfere di Twilight quindi se anche voi avete amato la saga, sicuramente apprezzerete questa storia.

Altro punto di forza, la prosa dell'autrice: scorrevole e coinvolgente. Nonostante la mole sostanziosa del libro, mi sono ritrovata alla fine senza nemmeno accorgermene. I capitoli brevi che hanno come incipit vecchi proverbi indiani mi hanno conquistata e interessata più di quanto mi aspettassi.

Nel complesso, quindi, posso dire che nonostante gli elementi sopracitati che non ho particolarmente apprezzato, sono comunque stata catturata dalla storia di Nive e Hurst, dalla bellissima Moongrove e da tutti gli altri personaggi che hanno dato un contributo fondamentale alla buona riuscita della trama. Per essere un romanzo d'esordio è senza dubbio un ottimo lavoro!



giovedì 13 gennaio 2022

Recensione "Il digiunatore" di Enzo Fileno Carabba

 Buongiorno lettori e buon anno nuovo.

Oggi voglio parlarvi di un romanzo davvero particolare incentrato sulla vita e le imprese del celebre digiunatore Giovanni Succi, personaggio già protagonista di un famoso racconto di Kafka.

Buona lettura!





Prima di raccontare la mia esperienza di lettura con questo libro, devo ammettere che ero, probabilmente, una delle poche persone al mondo a non conoscere il personaggio di Giovanni Succi ma, a mia discolpa, ho cercato ampiamente di recuperare questa lacuna storica grazie all'ottimo lavoro di Fileno Carabba e l'aiuto di colui che tutto conosce, il web.

Sono rimasta, a dir poco, affascinata dalla figura del digiunatore. Una personalità estremamente complessa che difficilmente si riesce a descrivere in poche parole. Giovanni Succi fu un personaggio unico nel suo genere, in linea di massima sempre allegro e incline alla gentilezza, nonostante non abbia vissuto sempre momenti placidi e tranquilli. 

L'autore è riuscito a trasmettere le sue mille sfumature, i suoi momenti peggiori e quelli che lo hanno reso celebre sempre con estrema delicatezza e quel pizzico di ironia che ha reso leggere anche le pagine più cupe della storia del Succi. C'è molto materiale su cui riflettere, è senza dubbio un libro che non lascia indifferenti ma che, al contrario, crea curiosità e suscita una sincera simpatia verso il protagonista. 

Grazie ad una prosa curata ed elegante, "Il digiunatore" è un vero e proprio 'viaggio da poltrona' che conduce in luoghi sempre diversi, in un'epoca lontana dalla nostra ma solo anagraficamente in quanto sono molte le analogie con il nostro presente. Mi sono affezionata molto anche ai tantissimi personaggi che affollano le pagine, persone invisibili o emarginate che hanno lasciato un segno nella vita del nostro protagonista. 

Lascio questa lettura con un pizzico di nostalgia ma con un po' di conoscenza e saggezza in più, pronta a scoprire ciò di cui posso fare a meno per stare meglio, l'insegnamento numero uno di Giovanni Succi. 




mercoledì 26 febbraio 2020

Recensione "Le colpe degli altri" di Linda Tugnoli

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo de 'Le colpe degli altri', un romanzo di Linda Tugnoli che strizza l'occhio al genere giallo e noir.
Buona lettura!


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La forma a ventaglio e il colore tipico di quel periodo autunnale, un giallo così acceso da sembrare innaturale. Impossibile sbagliarsi, per un giardiniere come lui: è una foglia di Ginkgo Biloba. Ed è la seconda cosa fuori posto che Guido nota in quel giardino trascurato, parte di una grande villa abitata solo per due settimane l’anno, in agosto. La prima, invece, è stata una ragazza bionda stesa a terra, con indosso un elegante vestito lungo, dello stesso punto di blu dei suoi occhi spalancati sul nulla. Forse per colpa di quel colore che lo riporta a un passato mai dimenticato, o per quella foglia inconfondibile in un giardino senza alberi di Ginkgo Biloba – un dettaglio che Guido, per qualche strana ragione, non segnala alla polizia –, o magari per quel sentore di un profumo antico e familiare che solo lui, grazie al suo olfatto finissimo, ha percepito sulla scena del delitto, comunque sia quella ragazza sconosciuta e il suo triste destino diventano quasi un’ossessione per Guido. Sebbene abbia svariati motivi per mantenere un profilo basso, non resiste alla tentazione d’intraprendere una sorta d’indagine clandestina parallela a quella ufficiale. E il punto di partenza è proprio la foglia di Ginkgo Biloba. Perché lì, in Valle Cervo, in alcuni giardini privati in effetti ci sono degli alberi di Ginkgo. Guido inizia così un pellegrinaggio nei luoghi che lo hanno visto nascere e da cui se n’era andato per cercare fortuna in Francia, ma dov’è tornato da qualche anno per ritrovare una certa tranquillità. Una valle dimenticata dal resto del mondo e in cui pare che il tempo sia sospeso, una valle dove tutti parlano poco e non succede mai nulla. Ma dove sono nascosti segreti che non è più possibile tenere sepolti… 

Una villa abbandonata.
Un giardiniere.
Un cadavere ritrovato.
Questa è la base sulla quale Linda Tugnoli ha sviluppato la trama del suo romanzo che contiene degli ottimi elementi noir e gialli. Le indagini sulla morte di una ragazza misteriosa, ritrovata vestita con un abito d'epoca nel giardino di una villa abbandonata, appare subito di difficile risoluzione dovuta alle scarse prove e alla situazione ai limiti dell'assurdo. Il principale sospettato, almeno inizialmente, è Guido un giardiniere che si ritrova, sua malgrado, invischiato nella vicenda. E' anche l'unico in grado di notare alcuni dettagli fuori posto dei quali si serve per avviare delle indagini personali che saranno il vero fulcro del romanzo.

La storia narrata ha degli alti e bassi, in alcuni momenti è accattivante e coinvolgente mentre in altri ci regala dei momenti di empasse che frenano un po' l'entusiasmo. Nel complesso, mi è sembrata una vicenda coerente ed originale che non mi è dispiaciuta, la chiave scelta per la risoluzione del caso mi è piaciuta e ha contribuito a dare quel tocco di mistero in più al romanzo portando alla luce una vicenda molto più complessa di quella che ci era stata presentata all'inizio.
L'alternanza tra due vicende diverse e tra passato e presente, è stata una scelta vincente per quel che riguarda l'esperienza di lettura. Lo stile dell'autrice, molto descrittivo e ben studiato, aiuta il lettore ad immaginare perfettamente scenari e personaggi. 
E' stata una buona lettura e la consiglio soprattutto a chi vuole avvicinarsi al mondo del thriller/giallo in maniera soft.



giovedì 20 febbraio 2020

Recensione "La ragazza con la macchina da scrivere" di Desy Icardi

Buongiorno lettori e buon giovedì!
Esce oggi, per Fazi Editore, il nuovo romanzo di Desy Icardi che avevamo amato tantissimo grazie al romanzo L'annusatrice di libri . Ho letto in anteprima per voi 'La ragazza con la macchina da scrivere' e non vedo l'ora di raccontarvelo.
Buona lettura!


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Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti mp1 rossa. Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un'immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso. La narrazione alla ricerca del ricordo perduto si arricchisce pagina dopo pagina di sensazioni e immagini legate a curiosi oggetti vintage: la protagonista del libro ritroverà la memoria anche grazie a questo tipo di indizi, che appaiono ogni volta in luoghi inaspettati, in una specie di caccia al tesoro immaginaria, tra realtà e fantasia.

Questo secondo romanzo di Desy Icardi è decisamente più maturo e realistico rispetto al precedente. Ci troviamo davanti ad una protagonista che sta affrontando un momento molto vulnerabile della sua vita: dopo un ictus, infatti, deve fare i conti con una piccola perdita di memoria che le provoca frustrazione soprattutto nel momento in cui inizia a ritrovare oggetti strani e, forse, i resti di un suo ultimo lavoro scritto a macchina dopo anni di inattività. 

Inizia così un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta della giovane Dalia e della sua adolescenza: dalla maturità fuori dal comune, all'amore per la mitica Olivetti rossa. I due racconti si intrecciano in una trama che va in crescendo e che stupisce il lettore, pagina dopo pagina.

Ho amato l'ambientazione e tutte le mille sfumature della protagonista. L'autrice ci regala una storia curiosa, ricca di dettagli e vicende legate ad un periodo storico importante per l'Italia. Lo stile è molto delicato e ricercato al punto giusto. Il romanzo si legge velocemente e con piacere conquistando il cuore e la mente del lettore. L'epilogo è tenerissimo e diventa una vera e propria ciliegina sulla torta.
Mi è piaciuto molto e ne consiglio la lettura!




mercoledì 19 febbraio 2020

Recensione "Anime trasparenti" di Daniele Bresciani

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo di un romanzo che mi è piaciuto molto e che tratta una tematica poco conosciuta.
Si tratta di 'Anime trasparenti', di Daniele Bresciani, edito da Garzanti.
Buona lettura!


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L'ispettore Miranda sa che le regole sono fatte per essere infrante. Per questo, quando gli viene chiesto di archiviare tre casi senza avviare alcuna indagine, non ci sta. Sembrano tanto diversi l'uno dall'altro quanto possono esserlo l'investimento di una donna incensurata, il ritrovamento del cadavere di una prostituta e l'omicidio di un delinquente da quattro soldi. Ma Miranda ha imparato con l'esperienza che, in ogni cosa, esistono legami invisibili. Questa volta, però, non è del tutto sincero, nemmeno con sé stesso. Perché c'è qualcosa di molto personale che lo spinge a indagare oltre e a far fare gli straordinari al suo intuito: conosceva Gloria, la donna che è stata investita. La conosceva talmente bene da aver avuto una relazione con lei. Talmente bene da coprire un'attività illegale, seppur svolta a fini umanitari. Da anni, infatti, Gloria gestiva la Casa dei cento bambini, un asilo gratuito per i figli di famiglie costrette a vivere nell'ombra, senza permesso di soggiorno, di genitori sfruttati per svolgere lavori umili e spesso massacranti. Un'isola felice in un paese non sempre accogliente. Miranda deve capire che cosa è successo. Deve credere che non si sia trattato di un banale incidente causato da un pirata della strada. In una Milano sferzata dal primo gelo dell'inverno, l'ispettore conduce un'indagine ufficiosa, ben oltre i limiti imposti da ogni regolamento. Ma questo, per lui, non è un problema: ha rinunciato alla carriera per difendere le proprie idee contro tutto e contro tutti. Quello che non sa è che il vaso di Pandora che sta per scoperchiare nasconde scenari oscuri e inquietanti persino per chi, come lui, si è costruito una corazza che credeva infrangibile.

La prima impressione che ho avuto, leggendo questo romanzo, è che si tratta di una storia popolata di reietti e personaggi ai margini della società: persone che stanno dalla parte degli indifesi, che non hanno paura di andare contro le regole e di difendere le proprie idee anche a costo di pagare pene pesanti a livello personale.
Ma partiamo dall'inizio e da Gloria, protagonista silenziosa della vicenda: una donna che ha fatto dell'aiutare il prossimo uno stile di vita prendendosi cura di migliaia di bambini figli di immigrati, spesso irregolari, all'interno di un asilo speciale e ai limiti della legge. Lei è il vero motore del libro e il perno attorno al quale si svolge l'intera vicenda. L'ispettore Miranda, è legato a doppio filo con lei ed è disposto a tutto pur di scoprire la verità sull'incidente che l'ha ridotta in fin di vita.

A questo punto Bresciani ci conduce nei meandri più sordidi della crudeltà umana che si snoda su vari livelli e da diversi punti narrativi. La verità, agghiacciante, che si fa strada tra le pagine mi ha sconvolta moltissimo e, allo stesso tempo, ha suscitato in me una miriade di emozioni contrastanti: incredulità, voglia di giustizia, tenerezza, ansia e tanto altro. 

Lo stile dell'autore è, a tratti, rabbioso ma anche intenso e dolce quando serve. E' una storia molto poco romanzata che porta alla luce delle tematiche tabù di cui difficilmente ci interessiamo. Ho amato molto, quasi, tutti i personaggi del libro, compresi i più piccolini. Credo che li porterò nel cuore per un po' insieme alle loro difficili storie. Se siete alla ricerca di un romanzo diverso e unico, credo proprio che 'Anime trasparenti' faccia al caso vostro.





lunedì 10 febbraio 2020

Recensione "L'eredità della Villa delle Stoffe" di Anne Jacobs

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo dell'ultimo e attesissimo capitolo della saga di Anne Jacobs dedicata alla famiglia Melzer e alla loro splendida dimora, la Villa delle Stoffe.
Buona lettura!


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Augusta, 1923. Dopo le devastazioni della Grande Guerra, finalmente gli abitanti della Villa delle Stoffe guardano al futuro con ottimismo. Soprattutto da quando il padrone di casa, Paul Melzer, è tornato dalla prigionia russa riabbracciando l’adorata Marie. Per lui è il momento di riprendere le redini della grande fabbrica di tessuti, diretta in sua assenza dalla moglie. Dopo tanti mesi di separazione, il loro amore è più forte che mai, anche se lei non può fare a meno di notare quanto Paul sia all’antica. Per esempio guarda con sospetto i nuovi modelli disegnati da Marie: quei tailleur così moderni, stretti e sfrontati. Per non parlare della moda dei capelli corti, che ha già contagiato sua sorella Kitty. Paul invece adora ammirare la lunga chioma della moglie quando la sera si pettina davanti allo specchio: un’immagine romantica e rassicurante, come secondo lui deve essere una donna. Ma il ritorno alla ristretta vita familiare comincia a opprimere Marie, e Paul, per compiacerla, decide di aiutarla a realizzare un sogno: aprire un atelier di moda tutto suo. Non si aspetta certo lo straordinario successo dei suoi primi modelli: le signore non parlano che di lei, tutta la buona società si contende i suoi capi. Quando gli impegni cominciano a tenerla lontana da casa e dai bambini, Paul decide così di darle un ultimatum, dalle conseguenze del tutto inaspettate. Con grande shock dei familiari e degli intriganti domestici della villa…

A serie conclusa, posso dirlo: questa è una saga familiare meravigliosa! Anne Jacobs ci ha regalato un piccolo universo fatto di stoffe, tessuti, lotte sociali, femminismo e amore che non ha precedenti.
Mi è dispiaciuto moltissimo girare l'ultima pagina di questo romanzo che, a mio avviso, è in assoluto il migliore della trilogia perché racchiude in esso tutti gli elementi che hanno caratterizzato la vita e gli avvenimenti della famiglia Melzer e della giovane Marie che conosciamo come sguattera e salutiamo come moglie, madre e lavoratrice realizzata. Un bellissimo esempio da seguire.

Non è la sola ad aver attraversato un lungo percorso di maturazione, anche Paul è molto cambiato e ho apprezzato moltissimo i suoi tentativi di apertura al cambiamento, cosa non facile per l'epoca. Kitty è stata una delle mie preferite: un'artista geniale dall'animo indomito e incurante del buon costume. Una donna eccezionale! Devo ammettere, infatti, che questo libro è un vero e proprio inno al femminismo e alla cooperazione tra donne che si aiutano l'un l'altra quando la società volta loro le spalle. 

Nel romanzo, si respira un'aria nuova ma non meno dolorosa rispetto ai libri precedenti. Anne Jacobs affronta dei temi importanti e, se vogliamo, anche scottanti, con la sua solita eleganza e raffinatezza e un buon gusto d'altri tempi. Nonostante la mole abbastanza onerosa del libro, si legge che è un piacere e in tempi brevissimi. Per fortuna sono rimasta pienamente soddisfatta dall'epilogo, anche se un tantino affrettato rispetto a tutto il resto, e ho potuto salutare felicemente la famiglia Melzer, senza rimpianti. 
Se cercate una saga familiare a cui appassionarvi, questa fa proprio al caso vostro!



giovedì 30 gennaio 2020

Recensione "Solo un bambino" di Davide Stella

Buongiorno, lettori.
Oggi voglio parlarvi di un romanzo breve, firmato da Davide Stella, che racconta una storia davvero molto reale e difficile da digerire.
Buona lettura!


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La vita di un bambino è semplice. Tutto ruota intorno alla famiglia e agli amici, i giorni trascorrono leggeri e ogni cosa, anche la più seria, diventa un gioco. Eppure il male è in grado di insinuarsi e generare delle crepe. C'è un veleno che corrode le strade del Secondo Paese e il cuore dei suoi abitanti. Un'oscurità pervade tutto e travolge anche la vita e la famiglia del piccolo Lucìo. Lui è solo un bambino e potrebbe far finta di nulla, ma decide di opporsi al suo destino.

Il più delle volte, si leggono i libri per evadere dalla realtà e per immergersi in scenari leggeri e idilliaci. Nel caso di 'Solo un bambino', invece, siamo costretti a fare i conti con la realtà e con una dinamica comune a molti piccoli centri urbani dove, spesso, l'omertà e un male non meglio identificato possono provocare dei seri danni.

Lucìo è il piccolo protagonista della storia. Un bambino dolcissimo che vive con la sua famiglia, tutta al maschile, e si ritrova a fare i conti con un nemico molto più grande e pericoloso di lui.
Davide Stella ha uno stile poco descrittivo e che lascia molta libertà di pensiero al lettore. Non dirà mai, esplicitamente, cosa turba la vita di questo piccolo paesino ma non è difficile immaginarlo.

Il coraggio e la forza di questo bambino sconvolgono, e non poco. Per me è stato un piccolo eroe che non si è fermato davanti a nulla pur di lottare per la sua famiglia e per le cose che crede giuste. E' senza dubbio un personaggio dal quale prendere esempio ed ispirazione. Un personaggio pulito, in un contesto losco, meschino e crudele. 

E' un romanzo molto breve ma ricco di elementi, tematiche e sentimenti. Nonostante lo stile scarno dell'autore e una narrazione molto asettica, il libro acquista una sua anima grazie alla dolcezza di Lucìo al quale sarà impossibile non affezionarsi. Se amate le storie vere e sincere, riuscirete sicuramente ad apprezzare questo romanzo.



giovedì 16 gennaio 2020

Recensione "Storia della nostra scomparsa" di Jing-Jing Lee

Buongiorno, lettori.
Durante le vacanze natalizie ho avuto l'opportunità di leggere in anteprima il romanzo di Jing-Jing Lee in uscita oggi per Fazi Editore, 'Storia della nostra scomparsa'.
Un romanzo che mi ha fatto commuovere più di una volta e che non vedo l'ora di raccontarvi.
Buona lettura!


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Wang Di ha soltanto sedici anni quando viene portata via con la forza dal suo villaggio e dalla sua famiglia. È poco più che una bambina. Siamo nel 1942 e le truppe giapponesi hanno invaso Singapore: l'unica soluzione per tenere al sicuro le giovani donne è farle sposare il più presto possibile o farle travestire da uomini. Ma non sempre basta. Wang Di viene strappata all'abbraccio del padre e condotta insieme ad altre coetanee in una comfort house, dove viene ridotta a schiava sessuale dei militari giapponesi. Ha inizio così la sua lenta e radicale scomparsa: la disumanizzazione provocata dalle crudeltà subite da parte dei soldati, l'identificazione con il suo nuovo nome giapponese, il senso di vergogna che non l'abbandonerà mai. Quanto è alto il costo della sopravvivenza? Sessant'anni più tardi, nella Singapore di oggi, la vita dell'ormai anziana Wang Di s'incrocia con quella di Kevin, un timido tredicenne determinato a scoprire la verità sulla sua famiglia dopo la sconvolgente confessione della nonna sul letto di morte. È lui l'unico testimone di quell'estremo, disperato grido d'aiuto, e forse Wang Di lo può aiutare a far luce sulle sue origini. L'incontro fra la donna e il ragazzino è l'incontro fra due solitudini, due segreti inconfessabili, due lunghissimi silenzi che insieme riescono finalmente a trovare una voce.

Quando mi è stata proposta la lettura in anteprima di questo romanzo, sono rimasta colpita dalla frase del comunicato stampa 'perfetto per gli amanti di Memorie di una geisha' e, dopo questa affermazione, non ho perso tempo e mi sono tuffata a capofitto tra le pagine del libro di Jing-Jing Lee.

Dopo aver terminato la lettura, posso dire che si tratta di una storia molto più intensa, crudele e dolorosa di quella del romanzo sopracitato. Il libro della Lee racconta la storia di Wang Di e delle centinaia di ragazze (in alcuni casi bambine) e donne, sradicate dalle proprie famiglie per essere rinchiuse in strutture fatiscenti conosciute come 'case di conforto'.

Durante l'occupazione giapponese nella città di Singapore, queste case chiuse, erano il passatempo dei soldati che non avevano alcuna pietà per le anime innocenti che trovavano all'interno di questi tuguri.

Non posso negare di essermi affezionata moltissimo alla protagonista, di aver sofferto con lei e con le altre ragazze. Ho sentito, anche sulla mia pelle, la vergogna degli abusi subiti e la paura di non tornare ad una vita normale alla fine della guerra. L'autrice dona un minimo di felicità e redenzione solo nel finale, quando due generazioni si incontrano e la povera Wang Di trova la forza di raccontare tutto quello che ha vissuto, chiudendo un cerchio di dolore e sofferenza mai dimenticati.

Lo stile dell'autrice mi ha appassionato e coinvolto al cento per cento. Ho letto il libro tutto d'un fiato, ho conosciuto una parte di storia che ignoravo e fatto i conti con mentalità e costumi diversi dai miei. In un certo senso, questa lettura mi ha arricchita e penso sia una cosa positiva che non capita spesso.
Un esordio straordinario!



venerdì 3 gennaio 2020

Recensione "Malanotte" di Michele Del Vecchio

Buon pomeriggio,
oggi voglio parlarvi di un romanzo particolare che ho avuto modo di leggere lo scorso mese.
Si tratta dell'esordio letterario del blogger Michele Del Vecchio, "Malanotte", edito da Bookabook.
Buona lettura!


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Cronometro alla mano per lavarsi i denti, i lacci delle Converse a fare pendant con gli stati d'animo e le corde del bucato su cui sventolano i capolavori di Beethoven. Milo Jenkins, 16 anni, è un virtuoso del pianoforte, ha mille nevrosi e il fantasma di un pesce farfalla per migliore amico. I lunghi silenzi e un candore senza età hanno reso sicura la diagnosi: è autistico. Un ragazzo speciale, lo definirebbe qualcuno. Se vivi nella cupa Eureka, però, non ci sono parole gentili per un orfano di madre con gli occhiali a fondo di bottiglia e gli incisivi a zappa. La svolta sperata ha le occhiaie viola di Iris, bella come un film di Tim Burton. Sulla tela della loro adolescenza, uno schizzo rosso sangue. Sotto una coltre di foglie secche, cadaveri innocenti. Corre, Milo. Ma verso Iris o lontano da lei?

Il libro di Michele Del Vecchio è stato una sorpresa, dall'inizio alla fine. E' una storia che incuriosisce subito il lettore che posa lo sguardo sulla trama perché, sicuramente, non ha mai letto nulla di simile in vita sua.
Il primo approccio con Milo, protagonista del romanzo, è tenero per il lettore e schietto per l'autore. Quest'ultimo, infatti, ce lo descrive sin da subito nella sua complessità e particolarità: lo spettro dell'autismo è presente ma non predominante, tanto è vero che, dopo un po', passa in secondo piano per poi finire direttamente nel dimenticatoio. 

Altro personaggio enigmatico è la co-protagonista, Iris, "bella come un film di Tim Burton", vi lascio quindi immaginare il tipo di soggetto che incarna e che fa perdere battiti al cuore di Milo.

La cosa che più mi ha colpito (sconvolto?) del libro non sono tanto le tematiche trattate o i personaggi quanto, piuttosto, il repentino e inaspettato cambio di rotta nella trama. Ho iniziato a leggere un tipo di storia, aspettandomi determinati risvolti e conclusioni, per poi ritrovarmi catapultata in tutt'altra vicenda senza sapere bene come e quando sia avvenuto l'improvviso cambiamento.

Ancora oggi, trascorsi parecchi giorni da quando ho girato l'ultima pagina, non so bene se questa scelta mi sia piaciuta o meno ma, devo ammettere, che si tratta di una mossa tanto azzardata quanto geniale perché il lettore non può in alcun modo prevederla.

Lo stile dell'autore è accattivante e coinvolgente, sono certa che Milo e le sue stranezze vi resteranno nel cuore per molto, molto tempo.
Considerando che si tratta di un romanzo d'esordio, posso dire che è stato fatto un ottimo lavoro e ci sono ampi margini di miglioramento per l'autore e le storie future che deciderà di regalarci.



mercoledì 27 novembre 2019

Recensione "Il primo vestito rosso" di Irene Malfatti

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo del romanzo di Irene Malfatti, "Il primo vestito rosso", edito da Leucotea.
Buona lettura!


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Zeno, professore di liceo vicino alla quarantina, reduce dall'ennesima catastrofe sentimentale, ottiene il trasferimento a Lucca, dove incontra Ottavia, e se ne innamora immediatamente, scoprendo, perfino, di esser ricambiato. Vivono insieme e felici, finché la gravidanza di lei non mette in discussione tutto, dalle convinzioni di Ottavia a quelle di Zeno. Riusciranno ad aprirsi alla molteplicità dei possibili sentire e ad ammettere l'esistenza di pensieri scomodi propri e altrui?

Il romanzo della Malfatti è politicamente scorretto. E' la storia di una coppia e del loro grande amore, di una vita che sembra procedere per il meglio fino a quando una gravidanza stravolge la loro quotidianità. Di solito, in casi come questi, l'autore/autrice del caso parte con la narrazione di tanti buoni sentimenti e propositi per una rosea vita in tre mentre Irene Malfatti punta l'attenzione su un argomento tabù di cui si legge raramente: l'insofferenza della donna nei confronti della gravidanza.
Dopo l'euforia iniziale, infatti, Ottavia viene sconvolta dalla consapevolezza che tutto, in lei, sta per cambiare. Le sue priorità, il suo corpo, le sue aspirazioni.. tutto rischia di essere spazzato via da un piccolo esserino che si fa strada dentro di lei e nessuno sembra capire le sue paure, dando per scontato che ogni madre dovrebbe essere felice di annullarsi per suo figlio.

L'unica volta che mi rispose fu per dirmi che è davvero semplice teorizzare la bellezza del sacrificio, quando tocca agli altri, ma sarebbe stata molto curiosa di vedere se per ogni mese di gravidanza a ogni futuro padre si fosse accorciato il pisello di un cm, quanto tempo ci avrebbe messo ad estinguersi, il genere umano.

Ho scelto di riportarvi questa breve frase perché è emblematica: tutto il libro si snoda attorno all'incapacità di Zeno di comprendere il disagio di Ottavia, chiamata al 'martirio' e lasciata sola nelle sue paure. Lui, infatti, non riesce a comprendere quale sia il problema perché è abituato ad un'idea di donna che se ne frega dei kg in più quando si tratta di diventare madre. 
Il punto di svolta, si raggiunge quando entrambi acquistano consapevolezza della situazione e riescono a fare un passo indietro l'uno verso l'altro, cercando di recuperare il tempo perduto.

E' una storia breve che ho divorato nel giro di un pomeriggio e che fa luce su dei lati inediti del vivere una gravidanza, lati sui quali è giusto far luce per far capire che non tutte le donne sono uguali e spesso c'è bisogno di una parola e di una carezza in più quando la paura del cambiamento si fa troppo grande. Lo stile della Malfatti è molto schietto e sincero, non vuole compiacere il pubblico ma raccontare una verità 'scomoda' ai più.
Veramente una vicenda molto molto interessante e complessa che tratta l'amore e la maternità senza elementi zuccherini e melensi.




sabato 16 novembre 2019

Recensione "Patience" di Fabio Lenza

Buongiorno, lettori.
Oggi voglio parlarvi di un romanzo self firmato da Fabio Lenza, "Patience".
Buona lettura!


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“Patience” è la storia di due cuori distanti e di una città che non li lascia amare.Quando un ciclo di violenze e discriminazioni porta Jesse Black e Jennifer Maxwell a conoscere l’amore, essi impareranno che tutto ha una conseguenza: dovranno allontanarsi, resistere alla distanza e convivere con la pazienza. Comunicando solo tramite lettere, verranno a conoscenza degli intrecci politici e famigliari che li circondano.Seppur lontani, le azioni di uno e dell’altra influiranno sul destino della città… nel bene o nel male, ne siano essi consapevoli o non.

La cosa che mi ha colpito subito, del libro, è la bella edizione con la quale si presenta. Nonostante la mole apparente di pagine, ho terminato la storia in pochissimo tempo grazie ad una narrazione molto scorrevole e una vicenda che appassiona riga dopo riga.
I protagonisti del libro sono due moderni Romeo e Giulietta, interpretati da Jesse Black e Jennifer Maxwell. I due appartengono a classi sociali molto distanti, frequentano ambienti diversi ma si completano in qualche modo. Si tratta di un rapporto molto ostacolato e molto difficile che tiene il lettore col fiato sospeso e con il cuore accelerato ogni volta che arriva una nuova lettera. Ad aggravare la distanza e le differenze, ci pensa una rivolta tra ricchi e poveri che spacca in due la città e rischia di dividerli per sempre.

Nella seconda parte del libro, vengono introdotti e approfonditi altri personaggi che avranno un ruolo decisivo ai fini della storia e del rapporto tra Jesse e Jennifer. Ho apprezzato molto il cambio di punto di vista che mi ha permesso di conoscere meglio Jennifer e capire il suo personaggio ancora di più. La tensione va in crescendo e gli equilibri sono sempre più precari, alcuni colpi di scena mi hanno presa alla sprovvista ma hanno contribuito ad accrescere l'interesse verso un finale che mi ha spiazzata e che, se vogliamo, mi ha spezzato un po' il cuore.

Pur raccontando una storia d'amore, non aspettatevi un libro troppo romantico o melenso. Si dà molta importanza alle problematiche sociali, ai rapporti familiari complicati, alle ingiustizie e alla forza degli ideali. La prosa dell'autore è stata scorrevole e il ritmo narrativo molto dinamico, la divisione in atti ha contribuito a differenziare la varie fasi del romanzo per assimilarle al meglio.
Un ottimo lavoro!


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