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mercoledì 4 giugno 2025

Recensione "Sally Diamond la strana" di Liz Nugent


 Buongiorno e ben trovati sul blog.

Esce oggi per Vallardi un libro che mi ha stupito molto, in senso positivo. Si tratta di "Sally Diamond la strana", firmato dalla penna di Liz Nugent.

Buona lettura!



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Pagine 400

Improvvisamente sola, Sally si affaccia al mondo per la prima volta, scoprendo che non sempre le persone dicono quello che pensano. In più, ora è al centro dell’attenzione, inseguita da paparazzi affamati di notizie, concittadini petulanti e detective ficcanaso. Ma a raggiungerla non sono solo i giornalisti: lettere ambigue, firmate da un anonimo S., compaiono nella sua cassetta postale. Chi le manda e cosa vuole? Perché conosce tutte quelle cose su di lei? E mentre riaffiorano dettagli inquietanti della sua infanzia, Sally sarà costretta a confrontarsi con i segreti di un passato che aveva voluto dimenticare.


Quando ho letto le prime righe di "Sally Diamond la strana" ho capito subito che ciò che mi sarei trovata davanti non sarebbe stata la classica storia banale e già sentita. Nonostante ci siano diversi elementi vincenti all'interno del libro, credo che quello migliore risieda nella sua protagonista, Sally Diamond per l'appunto.

Liz Nugent ci parla di una donna che rifugge il contatto umano, oltre che le emozioni. In lei c'è una sorta di freddezza perenne che maschera, in realtà, una personalità complessa in grado di comprendere il mondo intorno a lei in maniera totalmente anomala. Il suo 'essere strana' si riproduce nel fatto di non aver versato una lacrima per la morte del padre, nell'aver assolto con perizia il compito che le aveva affidato- ovvero quello di buttarlo con la spazzatura una volta morto. Si manifesta anche nei momenti in cui la rabbia, unica emozione che sembra sconvolgere la sua imperturbabilità, la fa chiudere in un angolo a strapparsi i capelli. 

Tu sei tu. Unica e diversa.

(...) Nessuna etichetta saprebbe spiegare ogni tuo comportamento contraddittorio. A volte sei curiosa. A volte non te ne potrebbe fregare di meno. Ti emozioni per cose che agli altri non interessano, ma ti lasciano indifferenti delle cose che per altri sarebbero devastanti.

Per il lettore è facile immedesimarsi nei vari personaggi che hanno a che fare con Sally, provando le medesime sensazioni: è davvero così insensibile? Oppure sta proteggendo se stessa da un passato sepolto nell'angolo più remoto della sua mente?

Dopo l'inizio sconcertante che tratteggia la complessa personalità di 'Sally Diamond la strana', Liz Nugent porta alla luce una storia ancora più complessa e scioccante. Probabilmente a chiave di lettura, della protagonista e della storia, risiede proprio in questo passato terribile che ora sta tornando a bussare alla porta.

Intorno a lei, c'è chi conosce molto bene il passato di Sally e che ora non può più voltarsi dall'altra parte. In un susseguirsi di rivelazioni sbalorditive entra in scena un secondo personaggio che, con il suo punto di vista, ci permetterà di avere uno sguardo diretto su una verità terribile.

Facevo bene io a non fidarmi di nessuno. Alla fine mi hanno deluso tutti. Con i loro segreti o con i segreti che hanno raccontato alle mie spalle. Faccio di nuovo la sorda. Non parlo con nessuno e faccio finta di non sentire cosa mormora la gente.

Nell'ultima parte, quella della consapevolezza in cui il lettore ha finalmente il quadro completo, ci si rende conto che, per tutto il tempo, i personaggi hanno tentato di snaturare la personalità di Sally salvo poi rendersi conto che fondamentalmente lei è perfetta così, con la sua voglia di vivere estraniata dal mondo. 

Liz Nugent riesce a far breccia nel cuore del lettore con una protagonista atipica e una storia intrisa di black humor ed elementi disturbanti. La prosa magnetica rende la lettura scorrevole e quasi ipnotica, è impossibile staccarsi dalle pagine. 

"Sally Diamond la strana" è un libro rivelazione di questo 2025 e sono certa che conquisterà i cuori di tutti i lettori che cercano quel 'quid' in più in una storia. Consigliato !!!




mercoledì 28 maggio 2025

Recensione "Il labirinto dei dieci sospetti" di C.B. Everett

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un libro che mi ha stupito, in positivo, edito da Newton Compton. Si tratta de "Il labirinto dei dieci sospetti" e porta la firma di C.B. Everett .

Buona lettura!



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Pagine 352

Dieci sconosciuti si svegliano prigionieri in una vecchia casa dalla quale è impossibile uscire, senza ricordare come ci siano arrivati. Per scappare, devono far luce sulla scomparsa di una giovane donna. Ma insieme a loro, nei corridoi dell’abitazione si aggira un assassino, e presto il numero dei cadaveri inizia a salire. Chi sono questi sconosciuti? Perché sono stati scelti? Perché qualcuno vorrebbe ucciderli? E chi, o cosa, è in agguato nella cantina? Dimentica quello che pensi di sapere. Perché mentre puoi fidarti di te stesso, puoi davvero fidarti anche degli altri?

"Il labirinto dei dieci sospetti" racchiude in sé diversi generi che si fondono insieme in una storia originale e pazzesca. Dieci personaggi si risvegliano privi di ricordi in una vecchia magione in un luogo imprecisato. Oltre all'assenza di ricordi, la cosa più inquietante è che sono, letteralmente, intrappolati nella casa: finestre sbarrate, porte chiuse a chiave e una moltitudine di stanze e spazi da esplorare per cercare di venire a capo del mistero.

Questa casa contiene dei segreti.

Questa casa è infestata dai fantasmi.

Questa casa pullula di mostri.

Questa casa è la morte.

L'obiettivo è quello di trovare e salvare una ragazza scomparsa così il gruppo male assortito si concentra sul compito nella speranza di porre fine a questa situazione paradossale. Tra i vari punti di vista, quelli che mi sono piaciuti di più sono stati quello de "La bestia in cantina" (sì, avete letto bene e vi assicuro che vi regalerà gioie!), Kyle e il capitano Jimmy Saint (anche lui un super personaggio che avrà una bellissima evoluzione all'interno della storia). 

Non fatevi spaventare dai molteplici personaggi, man mano che si prende confidenza con le loro storie diventa più facile seguire la narrazione che, nonostante il sovraffollamento, risulta insolitamente chiara. Sulla stessa linea anche la scrittura che si adatta perfettamente ai vari personaggi cambiando tono e registro a seconda dei casi.

Devo uscire dalla villa, devo fuggire più lontano che posso. Devo scappare da tutta questa morte. Ecco cos'è questa casa: è la morte.

Durante la lettura della parte centrale ho avuto l'impressione di non capire bene la direzione che stava prendendo la storia perché, pur avendo tutte le caratteristiche di un giallo a camera chiusa con annessi omicidi, la sensazione è stata comunque quella di avere davanti una storia assurda con un fine misterioso.

Il tutto ha acquistato un senso con un finale shockante che non avevo minimamente intuito ma che è stato un vero e proprio colpo da maestro di C.B. Everett. Assolutamente consigliato!



martedì 27 maggio 2025

Recensione "La tata" di Helena Echlin

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi vi parlo di una delle ultime uscite di Editrice Nord, si tratta di un thriller domestico firmato da Helena Echlin e che si intitola "La tata".

Buona lettura!



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Pagine 420

Charlotte è consapevole che Stella non è come le altre bambine di nove anni, ma per lei è perfetta così: irrequieta, iperattiva, spesso intrattabile, eppure brillante, con un’intelligenza vivace, a volte anche geniale. È sua figlia, e questo le basta per amarla con tutto il cuore. E poi c’è la loro giovane tata armena ad aiutarla. Fin dal primo giorno, Blanka ha instaurato un ottimo rapporto con Stella, e con il suo atteggiamento tranquillo e rassicurante è l’unica che riesce a gestirla senza problemi. Tuttavia, proprio adesso che Charlotte sta affrontando una seconda gravidanza difficile e stressante, Blanka si licenzia senza preavviso e, qualche tempo dopo, viene trovata morta affogata in una piscina. Un tragico incidente o un gesto volontario? Charlotte quasi non ha tempo per elaborare il lutto. Con il marito spesso fuori casa per lavoro, tutto il peso della famiglia ora ricade su di lei. Fortunatamente, ogni giorno che passa Stella sembra più pacata del solito. All’inizio Charlotte non può che esserne felice, ma ben presto ai suoi occhi il cambiamento della figlia appare sempre più strano. Stella comincia a replicare i gesti che erano tipici di Blanka, la sera prima di addormentarsi sussurra frasi in una lingua incomprensibile, spesso chiede di mangiare piatti dai nomi mai sentiti prima. E poi Charlotte fa la scoperta più inquietante: ogni notte, nel suo diario segreto, Stella scrive intere pagine in armeno… È lei che sta perdendo il contatto con la realtà o è la realtà che si è trasformata in un incubo? Mentre suo marito continua a ripeterle che si sta inventando tutto, Charlotte invece è convinta che Stella sia in pericolo e che solo lei possa salvarla…

"La tata" è il titolo perfetto se state cercando un thriller domestico con un tocco originale. La storia di Charlotte è permeata da un senso di inquietudine e paranoia: è convinta che sua figlia Stella sia diversa e i comportamenti esuberanti e particolari della bambina sembrano confermare questa teoria. 

Al centro di tutta la prima parte del libro c'è, quindi, il rapporto simbiotico tra madre e figlia. Un legame esclusivo che subisce un primo scossone con la morte della tata, Blanka. Dopo l'evento traumatico cambiano tutti gli assetti e l'equilibrio familiare. Stella è diversa e pian piano inizia ad omologarsi alla massa causando la felicità del padre e l'inquietudine di Charlotte che sente di aver perso le attenzioni esclusive della figlia.

"Charlotte, non ho scelta. Mi si spezza il cuore."

Ma non aveva l'aria di uno con il cuore infranto. 

No, sembrava freddo e calcolatore.

La sensazione che qualcosa non vada si fa via via più evidente anche agli occhi del lettore che si domanda se Charlotte sia troppo apprensiva o se effettivamente il cambiamento della bambina sia dovuto a un qualcosa di anormale. 

La componente paranormale/psicologica è stata gestita perfettamente da Helena Echlin. Non è facile capire qual è la verità perché si hanno percezioni diverse a seconda dei momenti. 

La scrittura è coinvolgente e scorrevole, non si risente minimamente della mole di pagine. L'epilogo è un altro elemento che ho apprezzato moltissimo perché fa riflettere e dà tutta un'altra visione di quello che abbiamo letto fino a quel momento. 

"La tata" è un thriller domestico che supera le aspettative e che si differenzia dagli altri del suo genere per i temi trattati e un finale sconvolgente. 

Consigliato!



lunedì 26 maggio 2025

Recensione "Dove non può trovarti" di Darcy Coates

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi torniamo a parlare di paranormale, un genere che apprezzo sempre moltissimo, con l'ultimo libro di Darcy Coates, "Dove non può trovarti". Vi ho già parlato di lei QUI in occasione dell'uscita de "I fantasmi di Ashburn House", sempre edito da Fanucci.

Buona lettura!



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Pagine 320

Abby Ward vive in una città maledetta in cui le persone scompaiono, e quando i loro corpi vengono ritrovati sono sempre smembrati e ricuciti insieme in modo innaturale. È opera di un assassino umano o di qualcosa di molto più oscuro? Lei e la sorella minore Hope vivono rispettando una serie di regole molto rigide, ideate per tenerle al sicuro, e per questo quando Hope viene rapita è uno shock. Disperata e ansiosa di ritrovarla prima che sia troppo tardi, Abby racconta tutto ciò che sa alla polizia, ma le forze dell’ordine sostengono di avere le mani legate. Non possono fare nulla. Ogni ora è preziosa, ed Abby e i suoi amici finiscono coinvolti in un angosciante gioco del gatto e del topo. Devono riportare indietro Hope, e in fretta, prima che di lei non rimanga più nulla. E prima che tutto ciò a cui tengono venga inghiottito dall’oscurità che li attende nei tunnel sotto la città che credevano di conoscere.

Darcy Coates è una vera maestra del brivido e in "Dove non può trovarti" la sua capacità di provocare paura e terrore è ancora più evidente rispetto al libro precedente, "I fantasmi di Ashburn House".

Doubtful non è un posto sicuro.

Le persone... qui scompaiono, a volte.

La gente... muore.

Siamo in una piccola cittadina in cui succedono cose strane: a Doubtful, infatti, le persone scompaiono silenziosamente e improvvisamente. Quelli che restano sembrano accettare passivamente la situazione perché nessuno può mettersi contro 'il Cucitore'.

Questo personaggio rappresenta probabilmente tutta la genialità e il terrore della storia. Nessuno sa chi o cosa sia ma, vi assicuro, ho avuto il terrore di incontrarlo anche se solo su carta.

C'è qualcuno, però, che non ha intenzione di subire le sue azioni ma che ha tutte le intenzione di contrattaccare. Le lepri è il soprannome che Abby e i suoi amici hanno assunto perché descrive perfettamente il modo in cui sono costretti a vivere: sempre all'erta e sempre pronti alla fuga. Il gruppo sembra immune all'omertà in cui vivono tutti gli adulti della città. Hanno un loro codice, i loro sogni e la voglia di tagliare le corde invisibili che li tengono legati alla città.

Ho amato moltissimo tutti loro e rappresentano un contrasto forte rispetto agli adulti che dovrebbero proteggerli e invece si limitano semplicemente a fargli rispettare un coprifuoco che si è dimostrato abbastanza inutile.

Abby si sentì gelare. Sapeva cosa aveva visto. Ma non per questo era più facile da assimilare. L'immagine era impressa nella sua mente, orribilmente chiara. 

Cinque dita, più grandi e più lunghe di quelle che avesse mai visto su un umano. La pelle era grigia e consumata come una pietra tombale. Era attraversata da linee dove la carne era stata aperta e poi ricucita con filo rosso.

Ho amato il clima soffocante che si respira sin dalle primissime pagine. I tasselli vanno al loro posto pian piano ma, nonostante l'autrice si prenda il suo tempo, è interessante scoprire la storia del Cucitore  dai racconti e dalle leggende del luogo. 

Mi ha ricordato moltissimo le atmosfere di 'It', anche se le due storie seguono filoni totalmente diversi. 

Il filo del Cucitore, rosso come il sangue di tutte le sue vittime, si stringe sempre più come una gigantesca ragnatela pronta a far cadere in trappola l'intera città. Un epilogo al cardiopalma e incerto fino alla fine è la conclusione perfetta di un libro carico di inquietudine e mistero.

Da leggere con la luce accesa 👀



venerdì 23 maggio 2025

Recensione "Lucia" di Bernard Minier

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo del nuovo titolo della collana 'I Lupi', curata da Baldini Castoldi, che porta la firma di un autore francese purtroppo ancora poco conosciuto da noi, Bernard Minier.

Il libro si intitola "Lucia" ed è il primo della serie dedicata alla tenente della Guardia Civil, Lucia Guerrero.

Buona lettura!



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Pagine 408

A Madrid è notte fonda, un temporale infuria sulla città. Su una collina, un uomo si guarda morire sulla croce a cui è stato incollato. Più tardi, mentre la pioggia lava via il sangue, la Scientifica è già al lavoro: quello non è un morto qualsiasi, quell’uomo è un agente della Guardia Civil. La tenente Lucia Guerrero – una guerriera coraggiosa e insofferente alle regole – arriva sul posto giusto in tempo per veder spirare il suo collega, Sergio Castillo Moreira. Chi può aver commesso un delitto così atroce? A Salamanca, un gruppo di studenti del laboratorio di Criminologia guidato dal professor Salomón Borges scopre l’esistenza di un serial killer passato inosservato per decenni e che compie i suoi crimini in modo da farli assomigliare a dipinti rinascimentali o barocchi. O meglio, ai dipinti che a loro volta si ispiravano alle Metamorfosi di Ovidio, carichi di tutta la violenza, della gelosia e della sete di vendetta degli dèi greci e romani. L’«assassino della colla» e quello delle «metamorfosi» sono la stessa persona? Lucia Guerrero si troverà a indagare tra arte e mitologia, tra incubi e perversioni, in un oscuro viaggio negli inferi, alla scoperta di insospettabili segreti, più terrificanti di qualsiasi mito.

"Lucia" è un libro che inizia in maniera shockante. Bernard Minier ci introduce immediatmente nel vivo dell'azione e ci fa capire subito di che pasta è fatto. Ci porta su una collina, vicino Madrid, dove è appena stato rinvenuto il corpo di un uomo letteralmente crocefisso. La situazione si scalda perché non si tratta di una vittima qualunque ma del compagno di squadra della protagonista, la tenente Lucia Guerrero.

Ho amato moltissimo la figura di Lucia, l'autore ce la descrive come una donna forte ma tormentata. Una professionista incredibile ma anche una donna fragile che si rimprovera molte scelte, tra cui quella di dedicarsi fin troppo al lavoro. Il caso la riguarda da vicino e si sviluppa intorno a lei, pagina dopo pagina. 

Molto interessante è anche la figura del co- protagonista, Salomòn Borges, si tratta di un criminologo che è riuscito ad ideare una sorta di software in grado trovare analogie tra i casi di omicidio: le modalità, la tipologia di vittime e i luoghi. Una parte assolutamente molto affascinante della storia e un tassello fondamentale per scovare l'identità del killer che sembra avere un legame speciale con Lucia.

Tu non sei qui per caso, Lucia. Uccidendo il tuo collega, ha voluto farti entrare nelle danze.

- Sono danze ben strane.

Si balla con il diavolo.

L'elemento psicologico è molto forte e presente all'interno della storia ma non è l'unico. "Lucia" è, infatti, un romanzo ricco di elementi e tematiche. C'è anche un bel richiamo alla letteratura e all'arte ma su questi vi lascerò in sospeso per permettervi di godere al meglio della lettura. 

Bernard Minier ci regala un polar straordinario come pochi. Vi ricordo che questo particolare genere letterario, infatti, è proprio della letteratura francese e che nasce dalla fusione del classico poliziesco con il noir. Tutti i lettori che amano questi generi, quindi, ameranno senz'altro questa storia.

Lei è una donna straordinaria, Lucia. Abbiamo molto più in comune di quello che immagina. Quando avrà scoperto ciò che abbiamo in comune, non sarà lontana dal trovarmi.

Ho iniziato la lettura con molta curiosità perché si parla sempre benissimo di Bernard Minier e ora posso capire il motivo del suo successo. E' un autore a trecentosessanta gradi, il suo stile è diretto, minuzioso, ricercato quando serve e anche molto versatile: la narrazione cambia ritmo e tono in maniera perfetta a seconda del momento e questa capacità di gestione è una dote rara.

Spero di essere riuscita a suscitare il vostro interesse, personalmente ho adorato questa storia che mi ha completamente rapita per un paio di giorni perciò non posso che consigliarne la lettura!


Qui trovate le recensioni degli altri libri letti della collana 'I lupi':

Tutti innocenti (che ho recensito per il sito di Thrille Life)






mercoledì 21 maggio 2025

Recensione "Una parola per non morire" di Sandra Bonzi

 Buon pomeriggio e ben ritrovati,

oggi parliamo del terzo capitolo della serie cozy crime dedicata alla giornalista Elena Donati. Dopo i primi due libri, Nove giorni e mezzo e Il mio nome è due di picche, Sandra Bonzi riporta sugli scaffali una delle protagoniste più amate nel panorama del giallo italiano.

Buona lettura!



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Pagine 352

Una ragazzina è scomparsa da casa e non se ne hanno più notizie. Milano, attonita e ferita, si è stretta in silenzio attorno ai genitori che da quel momento hanno smesso di vivere. Elena non può proprio fare a meno di assecondare la sua anima da detective e si immerge in un caso che le è più vicino di quanto possa sospettare. Ma come sempre la sua famiglia non le dà tregua: i genitori ottantenni, separati di fresco, sono in pieno rigurgito adolescenziale e il marito la assilla con proposte di vita bucolica e faticose escursioni su due ruote. Per non parlare dei figli, che saccheggiano frigoriferi e pianificano vite spericolate che non la lasciano dormire tranquilla. Forse dovrebbe dare retta alla sua amica Claudia, mollare tutto e tutti e partire con lei, come quando erano ragazze, per un viaggio all’insegna del piacere e dell’avventura. Ma ci sono casi che toccano corde profonde. Storie che non si possono lasciar perdere. Tornano Elena Donati e la sua irresistibile combriccola che, per questa nuova avventura, stabiliscono il proprio quartier generale nel piacevole bistrot-libreria aperto dal padre e dalla sua compagna. Ma è davvero il luogo tranquillo che tutti pensano? O anche tra quegli scaffali si nascondono segreti e misteri? La letteratura ne è piena e, Elena ormai lo sa, anche la vita vera. 

Sarà lo stile semplice e accogliente o, semplicemente, il fatto di essere arrivati al terzo libro della serie ma aprendo le pagine di "Una parola per non morire" ci si sente a casa. Ci pare quasi di vedere Ettore in poltrona o sentire squillare il telefono all'alba per l'ennesima telefonata di Mario. Tutti i personaggi che abbiamo conosciuto in questi anni ci sembrano dei vecchi amici che è bello ritrovare. E, in primis, è bello ritrovare Elena e scoprire che non è mai cambiata: con le sue ansie da "drema", le citazioni di Vasco, la voglia di fare scomparire l'odioso Scotti dalla faccia della terra. È confortante questo senso di continuità che c'è tra un libro e l'altro.

Il caso trattato è molto interessante e ho apprezzato il modo in cui è stato inserito nel contesto del libro: alternando capitoli tragicomici della vita di Elena, Sandra Bonzi inserisce i pensieri della ragazzina rapita che si fanno sempre più inquietanti e preoccupanti man mano che la narrazione prosegue. Credo che questa scelta rappresenti un po' il focus dell'intera vicenda ovvero che il male può nascondersi anche nei luoghi che riteniamo più sicuri e tranquilli.

Sempre molto ben tratteggiata e definita è l'ambientazione milanese che regala dei veri e propri spaccati di vita quotidiana e attualità, contribuendo a spezzare un po' la serietà delle parti dedicate alle indagini, riportando tutto su un piano più brioso e frivolo che meglio caratterizza il genere cozy crime.

Mi piace sempre moltissimo lo stile sagace e fresco dell'autrice, rende la lettura scorrevole, dinamica e mai noiosa. Probabilmente l'unico appunto che ho sul libro è il fatto di aver dedicato poco spazio al caso in sé per concentrarsi maggiormente sulle vicende personali della protagonista - cosa che non mi aveva fatto impazzire nemmeno nel primo libro.

Nel complesso, ritengo che sia comunque un'ottima performance per Sandra Bonzi e una delle migliori serie cozy crime attualmente presenti in Italia, se amate il mistero, gli intrighi, la leggerezza e l'ironia dovete assolutamente recuperare le avventure di Elena Donati.




martedì 20 maggio 2025

Recensione "Lascia stare i morti" di Claudio Panzavolta

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

La lettura di oggi è gentilmente offerta dalla casa editrice Ponte alle Grazie che mi ha proposto un romanzo hard boiled che ho adorato!

Si tratta del libro di Claudio Panzavolta, "Lascia stare i morti".

Buona lettura!



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Pagine 368

Faenza, 1980. Ciparisso Briganti, partigiano da giovanissimo, ex poliziotto, oggi è un investigatore privato che si divide tra pedinamenti e raccolte di prove, la passione per il gioco delle bocce, il jazz e una famiglia sgangherata. Una mattina di settembre, una donna gli recapita un biglietto, e con un pugno di parole il passato torna a bussare alla sua porta: il fornaio Federico Ronconi, reo confesso condannato all'ergastolo per il brutale omicidio di quattro bambini, è morto, ma prima di andarsene ci ha tenuto a fargli sapere che in realtà con quelle uccisioni lui non c'entrava nulla. L'inaspettata dichiarazione d'innocenza lo spinge a riprendere in mano quell'indagine scomoda e bollente che quattro anni prima gli è costata la carriera, ma nel dare la caccia al vero assassino, scavando nel torbido di una città in cui colpe taciute e insabbiamenti si mescolano a recrudescenze fasciste, dovrà guardarsi le spalle per non mettere in pericolo le persone che ama.

In una provincia stretta alla gola dalla coda degli anni di piombo, mentre gli anni Ottanta effondono false promesse di spensieratezza, investigando sulla morte dei bambini – e sulla misteriosa scomparsa della sorella dell'ultimo – Briganti si troverà a fare i conti con i peccati originali della prima repubblica, tra epurazioni mancate e strambe sedute spiritiche volte a evocare il fantasma di Mussolini, per scoprire che il male, spesso, si annida proprio in quella che dovrebbe essere la tana del suo avversario.

"Lascia stare i morti" è il nuovo libro di Claudio Panzavolta, editor e scrittore di successo, che possiamo inserire in un genere poco diffuso nel panorama editoriale italiano. Sto parlando dell'hard boiled, un sottogenere del poliziesco che celebra la figura di un investigatore che si presenta come rude, diffidente e con una forte propensione all'azione in solitaria.

Sono pur sempre un investigatore privato, un ex poliziotto. Non si può chiedere a un bracco di rinunciare al suo fiuto: un bracco annusa l'aria, facendosi guidare dall'istinto.

L'indagine e il ruolo di Ciparisso Briganti, per gli amici Briga, rientra a pieno titolo in questa descrizione. Il protagonista di "Lascia stare i morti" è stato un partigiano e un ex poliziotto, attualmente lavora come investigatore privato e questo enorme bagaglio di esperienze lo rende una figura molto complessa e con una personalità dura come l'acciaio. È un uomo che ha un proprio ideale e non ha paura di difenderlo, qualsiasi siano le conseguenze e anche le eventuali ripercussioni. Briga è un personaggio dalle mille sfumature, capace di conquistare il cuore di chi legge. 

Più si scava, più cose si scoprono, e più cose si scoprono, più tocca rimboccarsi le maniche per tornare a scavare, ancora e ancora - finché è necessario, finché ce n'è.

Ma non è di certo l'unico personaggio di spessore presente nel romanzo, ho apprezzato molto anche la figura di Sabrina, compagna di Briga, una donna estremamente coraggiosa e con una grande forza di volontà che le ha permesso di superare delle sfide importanti. Il rapporto con Briga ci permette di notare una sfumatura totalmente inedita del personaggio che con lei non riesce ad essere burbero e scostante. La loro dinamica di coppia dona un po' di leggerezza ad una storia che, di fondo, affronta delle tematiche importanti.

Claudio Panzavolta ci regala uno spaccato della storia italiana degli anni '80 ma con un sguardo ad un passato ancora più importante in cui si è formato lo spirito del protagonista, in piena Resistenza. La storia riveste, quindi, un ruolo importante nello sviluppo della trama e dei personaggi ma funge anche come un memoriale per non dimenticare ciò che è stato. 

Il nero, dico. La sua natura deriva dall'assenza di colore, ovvero di luce.

Il nero non esiste, signor Briganti. Non esiste, eppure ci fa paura.

È un racconto "nero" in cui c'è poco spazio per i sentimenti positivi ma che ci trascina in una indagine coinvolgente e appassionante che riserva non pochi colpi di scena. La "voce" di Claudio Panzavolta risulta veritiera e autentica rispecchiando completamente lo stile del romanzo.

Consigliato a tutti gli amanti del noir e dell'hard boiled, vi stupirà! 



lunedì 12 maggio 2025

Recensione "La pazienza del diavolo" di Maxime Chattam

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo del nuovo libro di Maxime Chattam, "La pazienza del diavolo", edito da Salani Editore che ringrazio per la copia.

Si tratta del secondo capitolo della serie dedicata alla gendarme Ludivine Vancker, vi avevo già parlato di lei QUI.

Buona lettura!


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Pagine 544

Cinquantotto corpi. All’Istituto di medicina legale di Parigi non se ne erano mai visti tanti tutti insieme. Quella mattina, due amici sono saliti a bordo di un treno dell’alta velocità, hanno tirato fuori due fucili a canne mozze e hanno dato il via al massacro, prima di togliersi la vita. Movente: in apparenza, nessuno. Poche ore più tardi, Ludivine Vancker, tenente della Sezione Ricerche, accetta di partecipare a una rischiosa operazione: intercettare un carico di droga in autostrada. Li chiamano go-fast, sono convogli di macchine che viaggiano di notte, a duecento chilometri all’ora, e trasportano grosse quantità di stupefacenti. Ma quando Ludivine apre il borsone sequestrato al corriere, ciò che trova va oltre ogni immaginazione… Cosa unisce questi due terribili episodi? E come mai cominciano a comparire ovunque croci rovesciate e altri simboli satanici? È possibile che l’inferno abbia davvero aperto le sue porte e che le sue fiamme ardenti siano uscite dall’oscurità?


Quando si ha un precedente come "Loro", primo libro della serie, il rischio di non riuscire a raggiungere il livello di quel successo è enorme. Ma da quel poco che abbiamo capito di Chattam c'è sicuramente il fatto che non è un autore che ha paura ma che, al massimo, la fa provare a chi legge le sue opere.

Ne "La pazienza del diavolo", Ludivine si ritrova nel gravoso ruolo di protagonista principale e unica del libro, mentre nella storia precedente poteva contare su Alexis e Mikelis che sono stati un sostegno fondamentale, qui si ritrova fondamentalmente sola con i suoi demoni e i ricordi che fanno ancora male.

Lei ha una brutta aura, signorina. Mi dispiace dirglielo, ma ha addosso il malocchio.

Probabilmente la sua personalità è la cosa che ho apprezzato meno: troppo impulsiva, troppo sconsiderata, si è mossa tra queste pagine, e nell'indagine, come se fosse improvvisamente posseduta dallo spirito di John Rambo ai tempi della guerra in Vietnam... Anche meno, Ludivine.

È un simbolo esoterico, il pentacolo. Una stella a cinque punte rovesciata: brutto segno.

Ci muoviamo nell'ambito dell'esoterismo ma, anche stavolta, il focus della trama è il Male e il fatto che sembri una specie di veleno che si diffonde come un'epidemia. Stragi improvvise scuotono la Francia e sembrano avere come unico filo conduttore il diavolo che si manifesta ai folli di turno incitandoli ad abbandonare ogni freno inibitorio.

Nella seconda parte del libro, quella in cui le tessere del puzzle iniziano a trovare una collocazione, Ludivine/Rambo migliora un po' e inizia a mostrare la grinta giusta per il caso anche se l'avversario che deve fronteggiare è ad un livello altissimo e non sarà facile da neutralizzare.

Il diavolo esiste. Tutti credono che sia una leggenda, una balla per spaventare i bambini, e invece no: è proprio questa la sua forza, essere riuscito a farsi dimenticare! Per seminare il caos...

E ci siamo quasi.

Fra non molto salirà sul trono, manca poco...

Vi avviso che lo stile è sempre decisamente splatter e particolareggiato in maniera disturbante per chi è debole di stomaco. 

L'epilogo è, probabilmente, la parte che ho preferito un po' perché il villain della storia è un personaggio che ho amato tantissimo e anche perché ho avuto l'impressione che non sia finita qui.......... 

In ogni caso, super promosso!

Se amate storie piene di gente che ha "dei seri problemi", qui vi sentirete a casa. 🤣



venerdì 9 maggio 2025

Recensione "La paziente senza passato" di Leslie Wolfe

 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Anche oggi parliamo di una novità uscita da poco per Newton Compton. Si tratta del nuovo libro di Leslie Wolfe, vi ho già parlato di lei e del suo libro precedente QUI, e non vedo l'ora di raccontarvi come è andata con "La paziente senza passato".

Buona lettura!



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Pagine 320

Quando sbatto le palpebre, le ciglia sfiorano un tessuto ruvido. Le mie dita si contraggono, intorpidite e distanti. In lontananza, si sentono le sirene a ripetizione. Sono in ospedale. Dovrei essere al sicuro qui, ma so che non lo sono. L’ultima cosa che ricordo è che stavo correndo, e poi un braccio alzato per colpire... Perché qualcuno vorrebbe uccidermi? Disperatamente, rimetto insieme i miei ricordi frammentati. Sono in piedi con mio marito sulla sabbia bianca come lo zucchero, i nostri anelli luccicano alla luce del sole. Guarirò e tornerò a casa da lui, e lui mi proteggerà. Ma quando viene a trovarmi, c’è la sua nuova ragazza al suo fianco. Mi racconta che abbiamo divorziato tre anni fa, e il mio mondo crolla. Cos’altro ho dimenticato? L’unico modo in cui posso proteggermi è scoprire le risposte sepolte in profondità nella mia mente. Ma mentre parlo con le persone che vengono a farmi visita e ascolto le parole gentili dei dottori e degli infermieri, grata per le attenzioni di famigliari e amici, inizio a vedere le bugie che contraddicono ciò che ricordo della mia vita. Dicono che è solo la mia memoria spezzata. Ma io so qual è la sconvolgente verità: non posso fidarmi di nessuno...

Ne "La paziente senza passato", Leslie Wolfe torna a muoversi nella sua comfort zone in cui il genere del thriller domestico si mescola con quello medical dando vita ad una storia molto interessante. 

Quando mi sveglio, so tre cose.
Mi chiamo Emma. Qualcuno ha cercato di uccidermi. Non ricordo chi.

Immaginate di svegliarvi e non vedere niente, non ricordare nulla se non un forte colpo ricevuto alla testa. I ricordi sono pochi e confusionari, l'odore del luogo in cui vi trovate non è familiare e un medico vi racconta una storia assurda su quel che è successo. Questa è la situazione di partenza del libro e l'atmosfera si fa subito intrigante in quanto Emma, la protagonista, non riesce a muoversi o a vedere a causa del trauma cranico, ricorda poco e niente della sua vita ed è sola in una stanza di ospedale.

Man mano che la narrazione prosegue, Leslie Wolfe aggiunge tasselli e personaggi dando vita ad un intreccio che incuriosisce moltissimo il lettore che non sa bene chi potrebbe celarsi dietro l'aggressione visto che ogni personaggio ha il suo movente. 

La scrittura è accattivante, così come lo svolgimento della trama, le dinamiche tra i personaggi portano fuori strada più di una volta ma l'epilogo non coglie proprio di sorpresa. Tra gli elementi che non ho apprezzato c'è senza dubbio il fatto di inserire elementi e personaggi inutili ai fini della trama e che non hanno nemmeno un proprio finale. Sembrano essere dimenticati tra le pagine, quasi per una svista.

Come vi accennavo, l'epilogo non è così sconvolgente, soprattutto per un lettore avvezzo al genere thriller ma, pur non avendo l'effetto sorpresa, è stato gestito bene. Alcune dinamiche mi sono sembrate un po' tirate e inverosimili ma nel complesso è un libro che intrattiene abbastanza bene e che ho preferito a "Il chirurgo".

⭐⭐⭐,5 

martedì 6 maggio 2025

Recensione "Morte nei fiordi" di Satu Rämö

 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi porto al fresco con un bel thriller nordico ambientato in Islanda. Il libro si intitola "Morte nei fiordi", di Satu Rämö, ed è appena uscito per Newton Compton che ringrazio per la copia.

Buona lettura!



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Pagine 320

Tutti fanno del loro meglio per sopravvivere tra i gelidi fiordi della remota Islanda. Hildur Rúnarsdóttir non è da meno e si dedica al surf nelle glaciali acque dell’Atlantico per cercare di dimenticare la sua infanzia traumatica e il peso dei casi che occupano la sua mente come capo dell’Unità bambini scomparsi della polizia di Ísafjörður. Quando Jakob Johanson, un apprendista poliziotto finlandese con l’hobby del lavoro a maglia, arriva in Islanda per affiancare Hildur e cercare di sfuggire alla sua complicata vita in patria, si rende conto che i pittoreschi fiordi nascondono anche lati oscuri tra gli emarginati, gli sfruttati e gli assetati di potere che li abitano. Hildur e Jakob si trovano a indagare su uno strano groviglio di crimini, mentre la nebbia che offusca segreti rimasti nell’ombra per decenni comincia gradualmente a sollevarsi. La vendetta può essere dolce in teoria, ma alla fine risolverà qualcosa?

"Morte nei fiordi" è il primo di una serie di quattro libri che hanno come protagonista ognuno un personaggio diverso della storia. Il primo capitolo è dedicato a Hildur, una poliziotta che lavora nell'Unità bambini scomparsi un po' per caso e un po' per vocazione. Quando era piccola, infatti, le sue sorelle sono scomparse nel nulla e da quel momento la vita della donna è stata condizionata da questo evento traumatico. Ad affiancarla, nel libro, c'è Jakob venuto dalla Finlandia per uno stage e provvisto anche lui di un bagaglio emotivo-familiare piuttosto importante.

Il caso in sé è molto interessante, così come la motivazione che spinge il killer ad agire. Probabilmente è la parte meglio riuscita della storia. La scrittura di Satu Rämö, invece, mi ha creato qualche difficoltà in quanto non è scorrevolissima. Anche i vari nominativi non sono semplicissimi da provare a leggere ma questa è una caratteristica che ritroviamo un po' in tutti i libri nordici.

Un altro elemento che non mi ha convinto è il fatto di lasciare molte faccende in sospeso: certamente, trattandosi di una serie, è stata una scelta voluta in previsione dei prossimi capitoli ma dopo aver accompagnato Hildur per tutta la storia, avrei voluto tantissimo arrivare ad una verità sulla sparizione delle sorelle dato che c'è un'intera storyline su di loro che affianca l'indagine principale del libro.

La paura è quella di non poter scoprire mai la verità e pregare che le pubblicazioni proseguano dato che difficilmente un lettore medio può avere la minima possibilità di leggere e capire l'islandese 😢. Ogni tanto vorrei che gli autori tenessero presente queste dinamiche prima di abbandonare un lettore curioso all'oblio più totale.

"Morte nei fiordi", è quindi un classico thriller nordico in tutto e per tutto. Nonostante le criticità riscontrate per lo stile e gli elementi in sospeso, spero di poter leggere presto il seguito che ha per protagoniste proprio le gemelle scomparse Rosa e Bjork! 

Per ora, quindi, promosso con riserva!

⭐⭐⭐,5 

martedì 15 aprile 2025

Recensione "Un grido dall'ignoto" di A.J. Ryan

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo di una storia perfetta per tutti gli appassionati di thriller apocalittici e fantascientifici. Si tratta di "Un grido dall'ignoto", di A.J. Ryan, edito da Fanucci Editore che ringrazio tantissimo per la copia.

Buona lettura!


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Pagine 208

Un uomo si risveglia su un’imbarcazione in mezzo al mare senza ricordare né chi sia né come abbia fatto a finire lì. E con lui ci sono altre sei persone: nessuna ricorda il proprio nome, ma tutte portano le cicatrici di un recente intervento chirurgico. Non solo, ognuno di loro ha un’abilità specifica, come se formassero una squadra altamente specializzata. Sono frutto di un esperimento, certo, ma quale e perché? Quando sul computer di bordo appare una mappa, decidono di collaborare per sopravvivere e affrontare qualsiasi cosa stia per accadere. Mentre l’imbarcazione si muove autonomamente attraverso la bruma che copre le acque, il gruppo, assalito da mille domande, inizia a dividersi: chi li sta guidando? Perché hanno perso la memoria? E cosa sono le urla che si sentono al di là della nebbia? 

Non fatevi ingannare dal numero esiguo di pagine perché A.J. Ryan ha concentrato all'interno del suo romanzo di tutto e di più. La storia inizia subito, senza preamboli e senza un minimo di preparazione psicologica. Il lettore si trova a bordo di uno scafo in cui un gruppo di sconosciuti, che non hanno ricordi personali ma solo competenze tecniche, sono "intrappolati" e che li sta trasportando a Londra.

Una nebbia fitta ricopre tutto ciò su cui posano lo sguardo. Una voce misteriosa gli dà degli ordini ma si rifiuta di fornire risposte e, come se tutto ciò non fosse già un tantino destabilizzante, si iniziano a sentire delle urla in lontananza.

Man mano che la narrazione prosegue, si profila uno scenario apocalittico che trasmette inquietudine da tutti i punti di vista. Oltre all'atmosfera surreale, si fa sentire moltissimo anche la tensione psicologica perché non c'è fiducia tra gli stessi personaggi che non hanno memoria delle persone che erano e nemmeno sul ruolo che devono svolgere in questa missione a dir poco stramba 

Personalmente ho avuto il cuore a mille per tre quarti del tempo perché la situazione va di male in peggio e come in un conto alla rovescia inesorabile si arriva alla resa dei conti, alla verità e allo scopo della "missione" .

Lo stile di A.J. Ryan non si perde in convenevoli, è molto schietto e tagliente, in alcuni punti. L'unico appunto che mi sento di fare è sul finale frettoloso che non ha totalmente soddisfatto la mia curiosità e non mi ha dato tutte le risposte che cercavo. Con qualche pagina in più sarebbe stata una storia perfetta!

Ma nonostante la mancata sintonia sul tipo di finale, "Un grido dall'ignoto" resta un libro straordinario nell'ambito del genere sci-fi. Perfetto per tutti i lettori che amano le storie di Blake Crouch pubblicate sempre Fanucci!




martedì 8 aprile 2025

Recensione "Ninnananna perfetta" di Nelle Lamarr

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Il libro di cui parleremo è in uscita oggi per Newton Compton e si intitola "Ninnananna Perfetta", scritto da Nelle Lamarr. L'ho letto in anteprima per voi e non vedo l'ora di raccontarvelo!

Buona lettura.



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Pagine 320

Da quando è nata mia figlia Isa, ho vissuto dei momenti di difficoltà. Non ricordo nulla e ho la mente annebbiata. Quindi, non appena mio marito Ned mi ha suggerito di assumere una tata, ho colto al volo l’occasione. Quando entra in casa le sorrido, sollevata che sia finalmente arrivata. Poi noto i suoi occhi: il colore dell’ametista. Un ricordo mi attraversa, ma prima che riesca a comprenderlo è già scomparso... Vedo Ned che le parla all’orecchio mentre lei gli tocca il braccio. Un brivido mi percorre la schiena e cerco di scrollarmelo di dosso, certa che la mia mente mi stia giocando brutti scherzi. So che ho disperatamente bisogno dell’aiuto di questa donna. Tutto cambia il giorno in cui trovo la mia bambina rivolta a faccia in giù che fa fatica a respirare. Urlo mentre la abbraccio forte e lei piange, sotto shock. Per un attimo sono inondata dal sollievo: Isa sta bene. L’attimo dopo, però, mi paralizzo: Ned è dietro di me... Lo guardo nei suoi profondi occhi castani e me ne rendo conto subito: pensa che sia stata io. Devo capire cosa sta succedendo per proteggere la mia bambina. È tutto solo nella mia testa o qualcuno sta cercando di distruggermi?


Nelle Lamarr ci regala un thriller che coniuga le tematiche e dinamiche del genere domestico con le paure, le ansie e i cambiamenti della maternità. Le protagoniste sono sostanzialmente due e con delle personalità importanti che si sfidano in un duello incessante che si svolgerà dalla prima all'ultima pagina, in più riprese.

Da un lato abbiamo la neomamma, moglie di un ricco produttore e incapace di gestire i cambiamenti improvvisi e la nuova arrivata, dall'altra una tata praticamente perfetta in grado di destreggiarsi in qualsiasi situazione. Una delle due mente e, come una pericolosa tarantola, inizia a tessere la sua tela di bugie per intrappolare la preda e lasciarla senza via di scampo.

Dopo un inizio piuttosto banale e già visto, inizia a farsi predominante anche l'elemento psicologico che cattura l'attenzione sui non detti e, soprattutto, sui segreti che nasconde questa super tata che, ormai, sta prendendo possesso della scena e della vita dei coniugi.

L'infermiera Marley Manners è disponibile. E può cominciare stasera.

Che fortuna incredibile!

Bacio la testolina di Isa, con il cuore traboccante di gioia e amore.

La tata notturna salverà dalla mia famiglia.

Dalla metà in poi il ritmo della storia diventa incalzante, impossibile abbandonare lo scontro tra le due donne che inizia a diventare spietato e senza esclusione di colpi. L'idea iniziale che si tratti di un tentativo di 'furto di identità' da parte della tata è inesatta perché la vicenda rivela in realtà una storia assai più complessa e oscura in cui tutto inizia ad essere collegato in maniera totalmente inaspettata.

Una storia dinamica che non smette di stupire fino all'ultima pagina, probabilmente con una parte iniziale più incisiva e meno scontata sarebbe stato un libro perfetto ma resta comunque un ottimo thriller domestico con sfumature psicologiche interessanti.

⭐⭐⭐,5 

lunedì 7 aprile 2025

Recensione "Omicidio in versi" di Kate Carlisle

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi parliamo di un libro adatto anche ai non appassionati di thriller che non disdegnano i misteri.

Si tratta di "Omicidio in versi", di Kate Carlisle, edito da Leggereditore che ringrazio per la copia.

Buona lettura!



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Pagine 240

Brooklyn Wainwright è un chirurgo esperto. Certo, i suoi pazienti possono puzzare di muffa e avere il dorso di cuoio, ma nessun libro malato morirà tra le sue mani attente. Non si può dire lo stesso di Abraham Karastovsky, amico ed ex datore di lavoro di Brooklyn. Alla vigilia di una festa per il restauro del suo ultimo libro, Brooklyn trova il suo mentore disteso in una pozza del suo stesso sangue. Con un ultimo respiro Abraham lascia a Brooklyn un messaggio criptico, “Ricordati del Diavolo”, e le consegna una copia inestimabile – e presumibilmente maledetta – del Faust di Goethe per essere custodita. Brooklyn si ritrova improvvisamente accusata di omicidio e furto grazie a Derek Stone, l’agente di sicurezza fastidiosamente attraente, privo di senso dell’umorismo ma dall’accento rigorosamente british che l’ha trovata inginocchiata accanto al corpo. Ora deve mettere insieme gli indizi lasciati dal suo mentore se vuole fare trovare il colpevole e scagionarsi.

Come vi accennavo all'inizio di questo post, il libro di Kate Carlisle è una storia capace di coinvolgere un'ampia fetta di lettori, in quanto, non si tratta di un thriller nel senso più puro del termine. Inoltre, se apprezzati i "libri sui libri", qui troverete un vero e proprio paradiso perché è un romanzo che celebra, a modo suo, tantissimi argomenti cari a noi bibliofili.

La protagonista è Brooklyn Wainwright e si occupa del mantenimento e del restauro di libri antichi, l'argomento è piuttosto centrale all'interno della storia e sicuramente farete tesoro dei vari trucchetti sul buon mantenimento dei libri che vengono sciorinati da Brooklyn. 

Il mio maestro mi diceva sempre che per salvare un paziente bisognava prima di ucciderlo. 

Di certo non il modo migliore per insegnare l'arte del restauro a un'apprendista di otto anni, ma funzionò. 

Sono cresciuta decisa a salvare ogni libro.

Il giallo ideato da Kate Carlisle è piuttosto interessante e prevede un avvertimento alquanto criptico e inquietante e un vecchio e prezioso tomo che ha una fama piuttosto nefasta dato che chiunque ne entra in possesso fa una brutta fine.

Gli elementi per una storia interessante ci sono tutti e aggiungo anche che la prosa della Carlisle, molto briosa e leggera, rende tutto molto dinamico e scorrevole. Ho terminato la lettura nel giro di poco tempo, confermando la mia generale opinione positiva.

Essendo una grandissima fruitrice di libri sull'argomento, non mi ha conquistato al cento per cento perché sono abituata ad emozioni più 'forti'. Sicuramente chi ama storie più soft a base di misteri lo apprezzerà tantissimo!



venerdì 28 marzo 2025

Recensione "La parola ai morti: indagini di un medico legale" di Philippe Boxho

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi parliamo di una lettura molto interessante che mi è stata gentilmente offerta da Ponte alle grazie. Si tratta de "La parola ai morti: indagini di un medico legale", scritto da Philippe Boxho e caso editoriale in moltissimi paesi.

Buona lettura!



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Pagine 240

Quella del medico legale è una professione affascinante, che richiede rigore ma anche una sensibilità fuori dal comune, perché spesso un corpo senza vita è l'unico testimone di una verità che non può essere conosciuta altrimenti. Con il bisturi in mano, chi effettua un'autopsia esegue un'indagine vera e propria, portando alla luce i misteri che i morti nascondono. Ogni livido, ogni frattura, ogni segno sulla pelle racconta una storia: un omicidio, un suicidio, una morte naturale. E ogni caso è diverso, ogni corpo è un puzzle da ricomporre, una narrazione da riscrivere. In questo libro, Philippe Boxho, medico legale da oltre trent'anni, ci racconta di un mestiere che richiede pazienza, precisione e determinazione, perché ogni piccolo dettaglio può fare la differenza. Attraverso esempi concreti, tratti dalla sua esperienza tra la scena del crimine e la sala autoptica, l'autore riesce a trasformare ogni storia professionale in un racconto avvincente. "La parola ai morti" ci svela in che modo i cadaveri possano ancora parlarci. Basta solo saperli ascoltare.


Il saggio del medico legale Philippe Boxho è stato un caso editoriale in moltissimi paesi e, dopo averlo letto, capisco il perché.


Concentrate in circa duecento pagine ci sono storie, aneddoti, episodi intrisi di black humor e molte nozioni scientifiche. La capacità più grande di Boxho è quella di riuscire a far comprendere meccanismi e fenomeni complessi attraverso frasi semplici. Chiunque sarà in grado di comprendere i concetti espressi e ne uscirete senz'altro più consapevoli in materia di medicina legale.


Tanti i miti che vengono sfatati, a partire dal fenomeno della morte apparente, e tante le sfide che ogni giorno un medico legale deve affrontare, come quando ci si trova davanti un caso di suicidio che in realtà nasconde ben altro.


Un viaggio che non annoia e che si legge con interesse, attraverso uno stile asciutto e "asettico", Philippe Boxho ci racconta la sua professione ma anche la sua carriera in cui ne ha viste, letteralmente, di cotte e di crude.


Un libro particolare che ci regala un'esperienza a trecentosessanta gradi su una professione affascinante che però abbiamo troppo spesso romanticizzato dopo aver visto serie TV che non ci raccontano proprio la verità.


Consigliato a tutti gli appassionati di thriller e di medicina legale, vi regalerà sicuramente delle ore di lettura interessanti. Sconsigliato a chi ha lo stomaco debole in quanto alcune parti contengono descrizione abbastanza vivide e realistiche che potrebbero disturbare. 😅




venerdì 21 marzo 2025

Recensione "Mezzanotte è l'ora più buia" di Ashley Winstead

 Buongiorno lettori e ben ritrovati sul blog.

Voglio raccontarvi di un libro che ho letto in anteprima e che esce oggi per Newton Compton. Si tratta de "Mezzanotte è l'ora più buia", di Ashley Winstead. Un libro che volevo recuperare da tantissimo perché lo vedevo spesso tra le blogger americane.

Buona lettura!



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Pagine 352

Ruth Collier si è sempre sentita un'estranea nella cittadina della Louisiana dov'è nata e cresciuta, anche quando suo padre fa piovere sermoni infuocati dal pulpito della chiesa. A Bottom Springs, la sua parola vale quanto la legge. Ma ci sono cose che gli abitanti del paese temono più di Dio, come Low Man, una figura vampirica che si narra uccida i peccatori nei loro letti nelle notti senza luna. Quando un teschio viene trovato nelle profondità della palude, inizia la caccia a Low Man. I sospetti cadono su Everett, un vecchio amico di Ruth con un passato oscuro. Mentre Ruth ed Everett si avvicinano sempre di più, la ragazza inizia a capire che il vero male non va cercato negli orrori che si dice abitino nella palude, ma cammina tra loro. E mentre il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato si fa sempre più sottile, quanto lontano si spingerà Ruth per salvare la persona che ama di più?

"Mezzanotte è l'ora più buia" catapulta il lettore direttamente nella parte più conservatrice e retrograda dell'America, la Louisiana. Siamo a Bottom Springs, una piccola cittadina in cui la fede è l'elemento più importante per la popolazione e il tratto che la caratterizza maggiormente. Qui i segni e le antiche credenze influenzano, e non poco, i comportamenti delle persone e le loro ambizioni. Chiunque si discosta dalle aspettative viene, nella migliore delle ipotesi, isolato e trattato da reietto.

In questo clima per nulla inquietante e teso, Ruth e Everett vivono un'amicizia molto particolare che ha avuto un ruolo deleterio e salvifico per entrambi, allo stesso tempo. Nel loro passato c'è stato un evento che li ha uniti e cambiati per sempre e quando, nel presente, vengono messi di fronte alle loro responsabilità il sottile equilibrio nel quale hanno vissuto finisce bruscamente.

Ashley Winstead descrive molto bene l'ambiente chiuso e chiaramente di stampo settario della cittadina. Inserisce anche degli argomenti delicati come la violenza su minori, l'aborto e la violenza domestica. Sembra quasi di trovarsi in un'altra epoca, soprattutto quando l'isteria di massa per alcuni omicidi tira in ballo una figura leggendaria, Low Man, che nell'immaginario comune viene per punire chi compie azioni malvagie. 

I due protagonisti subiscono una lenta evoluzione ma, soprattutto Ruth, rimane una personalità imperscrutabile fino all'epilogo che, lo ammetto, mi ha un po' commosso. Dopo lunghe e penose peripezie mi sarei aspettata un finale diverso o più giusto, ma forse è un concetto relativo. Nel complesso è una storia che mi ha appassionata e che ho letto con piacere ma non è un libro per tutti.

Data la particolarità della trama e la moltitudine di tematiche inserite, vi consiglio di approcciarvi al libro solo se apprezzate le storie che raccontano la vita segreta di piccole comunità a sfondo religioso.

⭐⭐⭐,5

martedì 11 marzo 2025

Recensione "La casa dei cadaveri" di Jeneva Rose

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Esce oggi, per Newton Compton Editore, un thriller attesissimo! Si tratta de "La casa dei cadaveri", di Jeneva Rose.

Ho avuto la possibilità di leggerlo in anteprima e non vedo l'ora di raccontarvelo! 

Buona lettura!



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Pagine 288

Alla morte della madre, Beth, Nicole e Michael sono costretti a rivedersi dopo tanto tempo per discutere dell'eredità. Beth, la più grande, non è mai riuscita ad accettare l'abbandono del padre, tanto da farne un'ossessione che ha distrutto il suo matrimonio e il rapporto con sua figlia. Nicole, la sorella di mezzo, a causa di una grave dipendenza dalle droghe è stata sempre tenuta a distanza dalla famiglia. Infine, Michael, il più giovane, si è trasferito lontano e non ha mai più messo piede nella piccola città del Wisconsin da quando il padre è fuggito. Mentre esaminano le cose dei genitori, i tre fratelli si imbattono in una raccolta di video amatoriali e decidono di rivivere quei ricordi felici. Tuttavia, l'operazione nostalgia viene interrotta quando uno dei nastri VHS mostra una notte del 1999 di cui nessuno di loro ha memoria. Sullo schermo, il padre appare coperto di sangue. Poi, il cadavere di una ragazzina e un patto tra i genitori per sbarazzarsene, prima che il video si interrompa bruscamente. Beth, Nicole e Michael devono ora decidere se lasciarsi il passato definitivamente alle spalle o scoprire l'oscuro segreto che la madre ha portato con sé nella tomba.

Un thriller particolare a partire dal packaging per finire alla storia. Tre fratelli si ritrovano dopo anni nella casa di famiglia in occasione della morte della madre. Una famiglia con i suoi problemi e con le sue assurdità, vedi la scomparsa del padre di cui non hanno avuto più notizie.

I tre protagonisti non potrebbero essere più diversi, a legarli sembra esserci soltanto un legame di sangue perché le loro strade hanno preso vie molto diverse: Beth è rimasta ancorata al passato e ad occuparsi della madre. Nicole vive il dramma della tossicodipendenza ed è considerata a tutti gli effetti la pecora nera della famiglia. Michael è il fratello che ce l'ha fatta, quello che si è lasciato tutto alle spalle e che sembra non avere problemi di sorta.

A sconvolgere l'ordine delle cose è una videocassetta di molti anni prima che contiene un frame enigmatico e shockante: ci sono i loro genitori e il cadavere di una ragazzina scomparsa e mai ritrovata. 

Cosa fare di queste informazioni? E cosa significano le ultime parole pronunciate dalla madre e rivolte a Beth, a"Non ti fidare"? 

Per rispondere a queste domande Jeneva Rose si serve di una narrazione multi pov che esplora il passato e il presente dei protagonisti per condurci ad una verità che davvero nessuno si aspetta. 

Alla fine del libro ritroviamo delle persone diverse e una visione totalmente nuova dell'intera vicenda. Mi è piaciuto moltissimo il plot twist della trama che mi ha totalmente colta di sorpresa. 

La prosa dell'autrice, scorrevole e coinvolgente, rende l'esperienza di lettura dinamica e veloce. Vi ritroverete alla fine senza accorgervene! Assolutamente consigliato!



venerdì 7 marzo 2025

Recensione "Terra bruciata" di Cesar Perez Gellida

 Buongiorno lettori e ben ritrovati!

Oggi vi parlo di un thriller storico che ho *letteralmente* amato! Si tratta di "Terra bruciata", scritto dall'autore spagnolo Cesar Perez Gellida.

Buona lettura!



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Pagine 576

Estremadura, 1917. Un incendio devasta la tenuta Monterroso. La proprietaria, la misteriosa Antonia, nota come la Vedova, è scomparsa. Unico testimone, e unico indiziato, il fattore (e amante) della Vedova. A indagare giunge il tenente della Guardia Civile Martín Gallardo, veterano delle guerre a Cuba e nelle Filippine, da cui è tornato portandosi appresso una certa dose di cinismo e la dipendenza dall'oppio. Scoprirà pian piano che la faccenda è ben più grossa di quel che sembra; molti orrori dovranno riemergere prima che venga a galla qualche frammento di verità. E nemmeno lui uscirà indenne dall'incontro con quella donna. 


"Terra bruciata" è puro fuoco, e non solo in senso figurato. 

Nonostante la mole considerevole di pagine, il libro si divora con interesse e curiosità. Alla base del successo del libro di Cesar Perez Gellida ci sono, senza dubbio, i personaggi che racconta. 

Prima tra tutti, la figura de "la vedova", una protagonista eccezionale. Possiede una personalità che buca le pagine, caratterizzata alla perfezione sia fisicamente che caratterialmente, una donna che non passa di certo inosservata. Tutto ruota intorno alla sua figura e nonostante i co-protagonisti maschili siano superiori come numero, non possiedono nemmeno un decimo della sua verve. Si limitano ad essere marionette nelle sue mani.

"A quest'ora dovresti già averlo capito."

-Che cosa dovrei avere capito?

"Che se si fa terra bruciata poi niente germoglia."

È proprio questa la chiave dell'intera trama: la vedova riesce a manipolare tutti gli uomini che incrociano il suo cammino. Quello che inizia come un caso di scomparsa, si trasforma ben presto in un racconto più oscuro e carico di orrori. 

Il compito di esplorare il torbido che gira intorno alla figura di Antonia Monterroso viene affidato a Martin Gallardo, un tenente della Guardia Civile che resterà coinvolto molto più di quanto si aspetta in questa vicenda.

Pagina dopo pagina, Cesar Perez Gellida ci conduce in una storia di vendetta e rivalsa ma anche di passione e inganni senza esclusione di colpi. La penna dell'autore è ricercata e molto descrittiva, in alcuni passaggi forse anche troppo, ma nel complesso molto scorrevole.

Non mancano i colpi di scena e rivelazioni che rendono tutto molto dinamico, impossibile annoiarsi durante la lettura.

La ciliegina sulla torta di una lettura già semi-perfetta, è stata la nota d'autore alla fine del libro che mi ha regalato una rivelazione straordinaria! 

Consigliato ai lettori che amano le storie e i personaggi che lasciano il segno, sono certa che non dimenticherete la "vedova" tanto facilmente! 



giovedì 6 marzo 2025

Recensione "Omicidi su invito" di Ande Pliego

 Buongiorno e ben trovati sul blog!

Nel post di oggi vi parlo di un giallo che mi è piaciuto tantissimo che richiama, per certi aspetti, la struttura del celebre "Dieci piccoli indiani". Sto parlando di "Omicidi su invito", libro di esordio dell'autrice statunitense Ande Pliego, edito da Nord.

Buona lettura!



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Pagine 432

Sono stati invitati in sei. E forse non ne rimarrà nessuno. J.R. Alastor è il principe indiscusso del thriller e della suspense, da decenni colleziona bestseller, eppure la sua vera identità è tuttora avvolta nel mistero. L'invito a un ritiro letterario che si terrà sulla sua isola privata è quindi un'occasione imperdibile per sei scrittori di successo, a loro volta maestri del giallo, che avranno finalmente l'occasione di conoscerlo e carpirne i segreti. E lo è anche per Mila del Angél, cui Alastor ha affidato l'organizzazione della settimana, che prevede cene a tema, indovinelli ed enigmi da risolvere. Perché, per Mila, quella è la copertura perfetta per portare a compimento una vendetta che cova da anni contro uno degli invitati. Ma già la prima sera la situazione le sfugge di mano e, a morire, non è il suo obiettivo, bensì un altro ospite. Mentre il padrone di casa ancora non si fa vedere, e una tempesta taglia ogni via di fuga, Mila e gli invitati capiscono di essere diventati i protagonisti di una trama ingegnosa e imprevedibile che, in una spirale di minacce, tranelli e sotterfugi, li porta a sospettare l'uno dell'altro. E quando un secondo ospite scomparirà, e poi un terzo, ognuno di loro sarà costretto a fare i conti con le macchie inconfessabili del proprio passato e ad affrontare una corsa contro il tempo per smascherare l'autore di quel gioco mortale. Seguendo le vie tortuose della colpa e della vendetta, questo romanzo è un diabolico omaggio ai classici del giallo e una sfida ai lettori, tra enigmi, misteri e indizi nascosti.

"Omicidi su invito" è un giallo che richiederà la vostra più completa attenzione, durante la lettura, perché è intriso di enigmi e misteri, con colpi di scena in ogni angolo. Come scritto nella trama, sei scrittori vengono invitati su un'isola, ufficialmente per un ritiro di scrittura, ma ufficiosamente per partecipare ad una sorta di Dieci piccoli indiani reale.

Il protagonista è un'entità misteriosa: infatti nessuno conosce la vera identità di J.R. Alastor, di lui si conosce soltanto la fama sconfinata e le opere cult per questo nessuno dei sei invitati si lascia sfuggire l'invito ad un evento così esclusivo. Mila, organizzatrice materiale dell'evento e co- protagonista, è stata scelta in quanto ha dei motivi strettamente personali per partecipare a questa sorta di vendetta collettiva.

La location è un elemento chiave della trama: questa isola privata con una villa piena di passaggi segreti e una sala museo con elementi presi dai film thriller più famosi, è un palcoscenico perfetto per la vicenda che Ande Pliego ha deciso di regalarci.

La situazione si fa bollente quando il piano originale che prevedeva giochini e ammissioni di colpe passate, va totalmente fuori controlli perché, oltre a Mila ed Alastor, c'è anche qualcun altro che non gioca seguendo le regole. Da metà libro in poi, quindi, la scena si fa convulsa e confusa. Il lettore non sa più a chi e cosa credere e la narrazione con protagonisti multipli non aiuta perché rende il tutto ancora più nebuloso e sinistro.

Quel che è certo sono una scia di omicidi che non accenna a fermarsi, le regole del gioco improvvisamente subiscono un radicale cambio di rotta che ha come unica conseguenza l'obiettivo si sopravvivere a questo gioco spietato.

Nel finale, tutti i nodi vengono al pettine con rivelazioni inaspettate e colpi di scena interessanti. Nonostante abbia fatto un po' di fatica a seguire la trama in alcuni punti, il quadro di insieme che ne emerge è molto soddisfacente. Pur avendo utilizzato uno schema già visto in altri libri, Ande Pliego riesce a personalizzarlo alla perfezione dando vita ad un libro piacevole da leggere e che può regalare momenti interessanti a tutti gli amanti di enigmi e misteri.

Personalmente, lo consiglio caldamente!!



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