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martedì 7 gennaio 2025

Recensione "La montagna nel lago" di Jacopo De Michelis

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog!

Oggi voglio parlarvi de "La montagna nel lago", un meraviglioso thriller storico firmato dalla penna di Jacopo De Michelis.

Buona lettura!


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Editore Giunti

Pagine 578

La sera del 3 settembre 1992, Pietro Rota torna a Montisola dopo 12 anni di assenza. Ha lasciato l'isola per diventare un grande giornalista a Milano, ma oggi si ritrova a lavorare per una scalcinata rivista scandalistica specializzata in cronaca nera. Il ritorno a casa non è trionfale come lo aveva immaginato: deve rispondere alla richiesta di aiuto del padre. Emilio Ercoli, l’uomo più ricco dell’isola, è stato ucciso brutalmente, e i sospetti cadono su Nevio Rota, il padre di Pietro, con cui Ercoli aveva un pessimo rapporto.

Convinto dell’innocenza del padre, Pietro si unisce al suo vecchio amico Cristian Bonetti, vigile urbano, per indagare. I due amici scoprono presto che Ercoli nascondeva molti segreti dietro la maschera di benefattore e sono convinti che fra questi si trovi la chiave per risolvere il mistero. Il problema è capire quale.

Mentre le maglie della giustizia si stringono inesorabilmente attorno a Nevio, Pietro e Cristian continuano a scavare tra le ombre del passato, fino a scoprire un legame con i torbidi anni della Repubblica di Salò e la figura di Junio Valerio Borghese, il comandante della famigerata Decima Flottiglia Mas, che aveva trasformato Montisola nel suo feudo personale.



Con questo secondo libro, Jacopo De Michelis è riuscito a conquistare il mio cuore. Mentre con "La stazione" ( ve ne ho parlato QUI) avevo avuto qualche difficoltà a seguire la trama iper dettagliata e pregna di eventi, qui le pagine sono volate in un meraviglioso quanto cupo viaggio nella storia e nelle leggende di un'ambientazione unica nel suo genere: Montisola.


credit: Brescia Tourism

In questa cornice evocativa e suggestiva, va in scena un caso interessante che pone le sue radici nel passato e, più precisamente, negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Jacopo De Michelis, anche stavolta, mette in mostra la sua grande preparazione sull'argomento riuscendo nell'ambizioso obiettivo di miscelare sapientemente l'elemento di finzione con verità e avvenimenti storici realmente accaduti. 
In particolare, l'autore pone l'attenzione sul battaglione della Decima Mas e la strage del Battello Iseo, gli echi di questi eventi storici ancora aleggiano tra le vie di Montisola e garantiscono uno scenario unico per il caso.

credit: Radio voce camuna

Il nostro protagonista, Pietro, è un aspirante giornalista che lavora per un giornale di cronaca nera ma, in questo caso, è personalmente interessato e coinvolto nel caso in quanto il sospettato per l'omicidio di Emilio Ercoli, l'uomo più potente del paese, è proprio suo padre. Insieme all'amico di sempre, portano avanti un'indagine molto complessa in cui nulla è come sembra.
Ad ogni capitolo Jacopo De Michelis aggiunge tasselli, scopre qualche carta rendendo inutili e vane tutte le varie supposizioni. La verità, e la soluzione del caso, sono impossibili da individuare e prevedere in quanto il presente è strettamente legato al passato.


Nella quarta di copertina de "La montagna nel lago" si legge testualmente "come trovare il colpevole quando nessuno è innocente?", questa frase è emblematica e veritiera in quanto non c'è un personaggio animato da buoni sentimenti in questo libro. Bugie, tradimenti, doppio gioco e cattiveria pura caratterizzano a vari livelli tutti i protagonisti della storia che, pur impersonando tutte caratteristiche da anti-eroi, riescono comunque a far breccia nel cuore di chi legge, probabilmente proprio perché nessuno di loro viene idealizzato.

Ho amato moltissimo la storia di Luce, personaggio chiave e di collegamento tra il passato e il presente, ed è stata una delle parti più emozionanti del libro. La storia di questa bellissima donna, ingiustamente accusata e torturata è un simbolo delle barbarie perpetrate impunemente in quei tempi di guerra in cui tutto sembrava essere concesso.

Un altro elemento che ho amato è stata la prosa straordinaria di Jacopo De Michelis, raramente ormai capita di avere davanti una scrittura così elegante, forbita e raffinata. Un'esperienza di lettura arricchente difficile da dimenticare.

Se siete alla ricerca di una storia degna di nota, la troverete senza dubbio tra le pagine de "La montagna nel lago".










venerdì 13 dicembre 2024

Recensione "L'ultima parola" Taylor Adams

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di una delle ultime uscite del catalogo Timecrime.

Si tratta de "L'ultima parola" di Taylor Adams, autore statunitense già noto nel mondo editoriale per il bestseller "No exit".

Buona lettura!



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Pagine 337

Editore Timecrime

Traduzione Alice Laverda

Emma Carpenter vive isolata con Laika, il suo golden retriever, facendo da custode a una vecchia casa sulla spiaggia della costa piovosa dello Stato di Washington. I suoi unici contatti umani sono l’enigmatico vicino, Deek, e la proprietaria di casa, Jules. Un giorno legge un raccapricciante romanzo horror di H.G. Kane, scritto malissimo, e pubblica una recensione a una stella. Il post la trascina in poco tempo in un’accesa discussione online con nientemeno che l’autore stesso. All’inizio sembra innocua, ma presto Emma si rende conto che da quel momento hanno iniziato a verificarsi incidenti notturni a dir poco inquietanti. Non si tratta di una semplice coincidenza, e la paura comincia a crescere. Scavando nella vita e nel lavoro di Kane, Emma scopre che ha pubblicato altri sedici romanzi altrettanto sadici e con al centro uno stalking destinato a concludersi in omicidio. Ma chi è veramente H.G. Kane? E se c’è lui dietro a tutto questo, come ha fatto a trovarla? Di cos’altro è capace?


"L'ultima parola" è un romanzo che racchiude al suo interno una moltitudine di temi che caratterizzano spesso i libri di genere thriller. A partire dall'ambientazione, l'autore fa capire immediatamente il tipo di storia che andremo a leggere, trasmettendo bene il senso di isolamento della protagonista e la claustrofobia derivante dal fatto di essere tecnicamente intrappolata in un contesto chiuso e difficile da raggiungere. Come house sitter, il compito di Emma è quello di badare ad una grande casa sulla spiaggia, l'unico vicino è un uomo abbastanza in là con l'età che abita a debita distanza e con il quale si diverte a giocare al gioco dell'impiccato, con scarsi risultati tra l'altro.

Credit: Xplore America


La scelta di confinarsi in un posto così isolato, con la sola compagnia di un lettore ebook e una cagnolona che ha rubato il mio cuore, non è stata una scelta felice ma soltanto l'unica soluzione per affrontare un trauma profondo che ha sconvolto l'intera esistenza di Emma. Anche in questo caso, Taylor Adams gioca molto intorno a questo passaggio sviando più volte il lettore che verrà a conoscenza dell'accaduto soltanto alla fine.
Proprio a causa della sua passione per la lettura, e la voglia di immergersi in mondi diversi e più rosei del suo, tutto sta per precipitare.

Credit: About Amazon Italia

Dopo aver letto un libro abbastanza deludente, Emma Carpenter decide di lasciare una recensione negativa infilandosi in una spirale discendente che non sospetta minimamente. L'autore del libro, infatti, non la prende per niente bene ed inizia una vera e propria persecuzione nei confronti della protagonista.
Lo stalking, altro tema importante all'interno del libro, inizia in modo leggero per poi diventare sempre più invadente e soffocante. Questa prima parte del libro si legge con il cuore in gola per il senso di angoscia che va in crescendo, strani fenomeni che accadono alla casa sulla spiaggia e la costante sensazione di un estraneo che però ancora non appare al centro della scena.

Durante la seconda parte de "L'ultima parola", si fa strada una verità sconvolgente sia sull'autore folle che su Emma. Nuove verità si fanno strada cambiando totalmente la percezione di quello che sta accadendo che diventa sempre più assurdo e, se vogliamo, inverosimile. Rispetto alla prima parte, la narrazione di Taylor Adams perde il suo mordente lasciando spazio ad una serie di vicissitudini che sono sì inquietanti, ma fin troppo esagerate anche per un romanzo di finzione.



Credit: Gettyimage


Nonostante un inizio molto promettente, quindi, il finale del libro non mi ha conquistata e soddisfatta come speravo. Al contrario ho amato molto le tematica principale, ovvero il consenso e la voglia di ricevere riconoscimenti da estranei. Occupandomi io stessa di recensioni, mi è capitato di ricevere recriminazioni da autori toccati dal mio parere non proprio positivo (per fortuna non ho mai incontrato sulla mia strada un H.G. Kane 😝) ma non ho avuto alcuna difficoltà a calarmi nei panni di Emma. Avrei preferito una gestione diversa degli elementi proposti ma a quanto pare l'autore non era dello stesso avviso. 
Punto a favore per la narrazione che risulta scorrevole anche grazie a degli intermezzi interessanti che alternano la narrazione in prima persona di Emma con quella di H.G. Kane. 

Riassumendo, "L'ultima parola" è una versione al contrario di Misery che incontra i migliori film horror in stile "Non aprite quella porta". Se lo avete letto o lo leggerete, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti. 💬



mercoledì 9 ottobre 2024

Recensione "Dodici indizi per morire" di Andreina Cordani

 Buongiorno lettori e ben ritrovati sul blog. 

Oggi parliamo ancora di gialli a tema natalizio con il libro di Andreina Cordani, "Dodici indizi per morire", uscito proprio ieri per Newton Compton Editori. 

Buona lettura!




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Traduzione Marialuisa Amodio

Editore Newton Compton 

Pagine 320

Negli anni dell'università, otto amici avevano creato un club molto particolare: la Murder Masquerade Society. Insieme risolvevano efferati crimini rigorosamente inventati. Fin quando, all'ultima sfida di Natale, un membro del gruppo era scomparso letteralmente nel nulla. Dodici anni dopo gli ormai ex studenti ricevono un misterioso invito: li aspetta una festa con delitto a tema natalizio in una bellissima e remota casa di campagna in Scozia. Avranno dodici giorni per risolvere il mistero. Poco dopo l'arrivo, il gioco inizia e a tutti sembra di essere tornati ai vecchi tempi: determinazione, complicità, divertimento. Almeno fino al giorno dopo, quando qualcuno viene trovato impiccato a un pero. Stavolta il gioco è fin troppo reale e rischia di portare a galla segreti a lungo nascosti. Per sopravvivere fino al mattino di Natale, gli amici dovranno affrontare la verità su ciò che accadde quella fatidica notte di dodici anni prima.


"Dodici indizi per morire" incarna alla perfezione i principi base che un buon giallo deve avere: un contesto isolato e difficile da raggiungere/abbandonare, un gruppo ben definito di personaggi, uno o più delitti a scuotere gli animi. 

Per completare il quadro, Andreina Cordani inserisce una filastrocca tipica del luogo che anticipa gli eventi che andremo via, via a leggere. 

La narrazione si muove su due piani temporali: il Natale attuale e quello di dodici anni prima,i personaggi sono più o meno gli stessi e insieme formano la Murder Masquerade Society: una sorta di associazione di rampolli benestanti che passa il tempo ad organizzare e risolvere cene con delitto.

Il motivo che li vede di nuovo riuniti è scoprire cosa ne è stato di uno di loro, misteriosamente scomparso da una stanza chiusa a chiave dall'interno durante il loro ultimo raduno, dodici anni prima.

In realtà la storia cela ben altro sotto la superficie, Andreina Cordani si diverte a scoprire le carte poco a poco, mostrando le luci ma soprattutto le ombre dei suoi personaggi. Un quadro complesso e interessante tutto da scoprire.

Il movente principale che sta dietro al domino dei delitti è piuttosto importante ma si perde nei gossip, nei ricatti e nei pettegolezzi più frivoli che ritroviamo praticamente ovunque nel libro.

"Dodici indizi per morire" è, quindi, un libro giallo costruito con ottime basi che si perdono un po' strada facendo; nonostante lo stile fluido e frizzante dell'autrice, i suoi colpi di scena ben orchestrati e un finale rocambolesco ma ben riuscito, il libro non è tra i più originali e non riesce a stuzzicare più di tanto un lettore amante del genere proprio perché simile a molti altri.

Può essere una valida proposta soltanto per chi non è esperto in materia altrimenti rischia di essere catalogato nella categoria "visti e rivisti". Peccato!

⭐️⭐️⭐️

lunedì 29 luglio 2024

Recensione "Echi sinistri" di Fabio Giorgino

 Buongiorno lettori,

inizia una nuova settimana e, come sempre su questo blog, all'insegna del thriller e del giallo!

Nel post di oggi vi parlo di "Echi sinistri", un noir poliziesco firmato da Fabio Giorgino, edito da Mursia. Si tratta del secondo capitolo dedicato alla figura del commissario tarantino Spiro Fusco che abbiamo incontrato per la prima volta ne "Le ragioni della follia". Pur avendo lo stesso protagonista, i libri possono essere letti anche in maniera indipendente l'uno dall'altro.

Buona lettura!



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Il cadavere di una ragazza viene rinvenuto nelle acque del Mar Piccolo di Taranto: sembra essersi buttata dal ponte Punta Penna, ma i primi rilievi rendono l’ipotesi del suicidio poco credibile. Il commissario Fusco si trova ad affrontare una nuova indagine proprio nel giorno in cui un messaggio anonimo lasciato nella cassetta della posta lo riporta indietro di ventidue anni, costringendolo a riprendere le fila di una vicenda personale che credeva morta e sepolta. Chi è a conoscenza del suo torbido segreto oltre all’amico Enrico Vanoli? Si tratta di vendetta o ricatto? Nella seconda avventura di Spiro Fusco, echi sinistri risuonano dal passato per svelare le origini del suo spirito oscuro.

"Echi sinistri" inizia subito portandoci nel vivo dell'azione: il cadavere di una ragazza è appena stato ritrovato nelle acque di Taranto. Si ipotizza un suicidio ma il commissario incaricato delle indagini, Spiro Fusco, nota subito delle anomalie e delle incongruenze che rendono questa pista poco credibile.

Fabio Giorgino si dedica molto al suo personaggio, non si limita a raccontarlo solo in ambito lavorativo ma anche a livello personale, scelta quanto mai provvidenziale soprattutto dal momento in cui il passato torna a bussare alla sua porta. Una vendetta tremenda sta per abbattersi sul commissario e questo secondo filone di trama è interessante al pari dell'indagine principale.

Erano passati ventidue anni ma quella data sarebbe rimasta scolpita per sempre nei suoi ricordi, sebbene tutto quel tempo trascorso fosse servito almeno a mitigare il rimorso e la paura di dover pagare il conto, prima o poi.

A fare da sfondo, la città di Taranto descritta in maniera molto accurata tanto da far sentire a casa anche un lettore che non ci è mai stato. La città come ambientazione, quindi, ma anche come elemento che influenza e partecipa all'azione in quanto è il cuore pulsante della vita di tutti i personaggi.

Mentre la vita della vittima viene passata al setaccio in cerca di prove e indizi, diventa sempre più chiaro che si tratta di un omicidio. E' interessante vedere la miriade di moventi e sospettati che rendono abbastanza difficile la ricerca della verità fino ad un epilogo inaspettato.

La prosa di Fabio Giorgino è molto scorrevole ed è caratterizzata da uno stile asciutto e preciso, senza fronzoli. Richiama un po' le atmosfere della serie di Rocco Schiavone, soprattutto per quanto riguarda alcune azioni che, pur andando bene nel contesto di un romanzo che è quindi una fiction, non sono altrettanto verosimili quando si vuole trasportarle nella vita reale.

Nel complesso, mi ha stupita in positivo soprattutto perché è stata una lettura molto veloce e dinamica, in cui non ci annoia. 



mercoledì 12 aprile 2023

Recensione "Formule mortali" di François Morlupi

 Buongiorno lettori, 

oggi vi racconto il primo capitolo di una serie poliziesca che promette scintilla. Si tratta di "Formule mortali", scritto da François Morlupi, edito da Salani.

Buona lettura!



In una torrida estate romana, un anziano cammina nel parco di villa Sciarra, nell'elegante quartiere di Monteverde. Un odore tremendo attira la sua attenzione. Vicino a una macchia di cespugli scopre, con terrore, una mano mozzata. Poco più in là, gli arti amputati di un uomo sono disposti sul terreno a disegnare una celebre formula fisica. Il brutale omicidio turba la quiete del quartiere, ma soprattutto sconvolge l'instabile equilibrio del commissario Ansaldi, che con il trasferimento nella capitale sperava di aver trovato una tregua agli orrori cui ha assistito nella sua lunga carriera in polizia. Meticoloso e sensibile, la sua grande umanità lo porta a essere preda perfetta dell'ansia e degli attacchi di panico. Ciononostante rimane un professionista integerrimo che davanti al dovere non si tira mai indietro: costi quel che costi, troverà l'assassino. Ma prima dovrà capire come creare uno spirito comune con gli agenti della sua squadra investigativa, non meno unici e fragili di lui. Insieme, diventeranno i Cinque di Monteverde. Con il suo stile inconfondibile, che alterna il buon umore alla malinconia, Morlupi getta uno sguardo sugli abissi non solo di una mente criminale, ma della nostra intera società, che nasconde in bella vista i suoi istinti più feroci.

La prima indagine dei Cinque di Monteverde raccontata in "Formule mortali" ci regala un caso dai contorni inquietanti e sanguinosi. La prima scena del crimine che si trovano davanti Ansaldi e la sua squadra è qualcosa di una crudeltà mai vista che fa subito scattare nei protagonisti la voglia di fare giustizia e fare in modo che a nessun altro tocchi una sorte simile.

Gli indizi sono praticamente inesistenti, la vittima era una persona sola e apparentemente senza nemici. La squadra, nonostante vari interrogatori, procede molto lentamente brancolando nel buio. Morlupi ci racconta bene le loro sensazioni e il loro senso di impotenza che li porta addirittura a sperare in una seconda vittima pur di avere qualcosa su cui lavorare!


"Chi compie un atto del genere non è più un uomo, ma un mostro, il diavolo in persona. Prendetelo e ricacciatelo nell'abisso da cui è uscito."


E non passa molto prima che la "preghiera" venga esaudita portando alla luce una seconda vittima in uno scenario persino più macabro del precedente. Da questo punto in poi, la storia prende il via con uno stile dinamico e adrenalinico. L'aria è carica di tensione e più vengono alla luce i dettagli delle indagini e più i cinque si rendono conto di trovarsi nel mezzo di una situazione più grande, e oscura, di loro.

Il viaggio prosegue tra teorie scientifiche, una setta misteriosa e delle torture macabre. A fare da sfondo, la città eterna e delle location di nicchia che non sono le classiche più gettonate. 

I protagonisti sono il vero cuore pulsante del libro. Le loro storie mi hanno appassionato, emozionato e anche spezzato il cuore in alcune scene. È stato come guardare un film per le descrizioni così accurate e particolareggiate di situazioni e personaggi. Morlupi sa come coinvolgere il lettore e come farlo appassionare con un'indagine al cardiopalma che lascia la voglia di continuare a seguire le imprese dei cinque di Monteverde. 

Consigliato a tutti gli amanti dei romanzi polizieschi, questa storia vi conquisterà!







martedì 13 settembre 2022

Recensione "Mrs March" di Virginia Feito

 Buongiorno lettori,

oggi vi parlo di una delle uscite più interessanti di questo autunno edita da HarperCollins Italia, "Mrs March. La moglie dello scrittore", firmato dalla penna di Virginia Feito.

Buona lettura!



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L’ultimo romanzo di George March è come sempre un successo, adorato dai lettori e dalla critica.


Nessuno potrebbe essere più fiero della sua devota moglie, che si sente parte di tutti gli onori e i riconoscimenti: Mrs. March è infatti completamente dedicata al marito. La sua vita nell’Upper East Side segue una rigida routine fatta di dignità e totale controllo. Finché una mattina, mentre compra il pane nella consueta pasticceria, Mrs. March conversa con la commessa e per caso capisce che la protagonista del romanzo, una disgustosa e meschina prostituta, è ispirata a lei. Stringendo la borsetta di pelle nei guanti color menta, fugge dal negozio, sconvolta. Cosa può aver fatto per meritare una tale umiliazione?


Il sospetto comincia a insinuarsi insidioso nella sua mente. E tutto quello che credeva di sapere su George e su se stessa inizia a sembrarle un inganno. La paranoia la spinge a frugare tra i documenti del marito, fino a trovare un articolo di giornale che parla di una donna scomparsa. Forse George c’entra qualcosa? Nella notte, Mrs. March inizia a sentire strani rumori, i pensieri la assalgono senza sosta e in più nella casa iniziano ad apparire degli scarafaggi impossibili da debellare… Finché la donna decide. Deve fare qualcosa per scoprire la verità.


'Mrs March. La moglie dello scrittore' è stato definito un romanzo dalle tinte hitchcockiane e mai definizione fu più appropriata. Virginia Feito ci regala un personaggio davvero particolare di cui non rivela nemmeno il nome, come se non fosse importante, definendola semplicemente come signora March, moglie dello scrittore di successo George. Già da questa decisione si può capire bene l'impronta che viene data a questa povera donna che vive frustrata e insoddisfatta una vita sempre uguale finché non le fanno notare che la protagonista dell'ultimo libro del caro George le somiglia particolarmente. Da qui inizia una spirale paranoica discendente per lei, insultata da questo paragone e finalmente cosciente di essere sempre stata presa in giro e non amata da tutti quelli che la circondano. 


Quella notte a Cadice il diavolo era entrato dentro di lei, stabilì con sorprendente sangue freddo, e in qualche modo si stava facendo strada in casa sua, come gli scarafaggi, attraverso un pertugio impercettibile. Aveva trovato un’apertura e presto sarebbe entrato.


Il suo delirio paranoico peggiora giorno dopo giorno, trascinandola tra incubi, visioni e allucinazioni che aggravano, di fatto, il suo già precario equilibrio psicologico. 

Ho provato profonda pena e tenerezza per questa donna e il suo vissuto. Una metafora di quello che accade nei nostri momenti di fragilità in cui tutto sembra acquisire un significato più sinistro e pericoloso. Finale triste ma prevedibile, non poteva essere altrimenti (e no, non è quello che pensate). 

Ho divorato il romanzo quasi tutto d'un fiato, catturata da questo stile ricco di black humour e deliri paranoici. La componente psicologica è quella predominante e meglio sviluppata nel libro e vi permetterà di entrare in completa empatia con Mrs March. Se amate Hitchcock e i thriller psicologici, è il libro giusto!


mercoledì 11 ottobre 2017

Recensione "Il giardino di Elizabeth" di Elizabeth Von Armin

Buongiorno lettori,
oggi vi parlo di una riedizione bellissima di Fazi Editore.
Il titolo in questione è "Il giardino di Elizabeth", un romanzo senza tempo completamente rinnovato e riportato alla luce con una cover pazzesca che adoro moltissimo.
Buona lettura!


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In fuga dall’opprimente vita di città, l’aristocratica Elizabeth si stabilisce nell’ex convento di proprietà del marito, un luogo isolato e carico di storia in Pomerania. A vivacizzare le giornate della signora ci sono le tre figlie – la bimba di aprile, la bimba di maggio e la bimba di giugno –, le amiche Irais e Minora, ospiti più o meno gradite con le quali intrattiene conversazioni brillanti e conflittuali, sempre in bilico fra solidarietà e rivalità femminile, e poi c’è lui, l’Uomo della collera, «colui che detiene il diritto di manifestarsi quando e come più gli piace». Ma soprattutto c’è il giardino, una vera e propria oasi di cui Elizabeth si innamora perdutamente. Estasiata dalla pace e dalla tranquillità del luogo, trascorre le ore da sola con un libro in mano, immersa nei colori, nei profumi e nei silenzi, cibandosi soltanto di insalata e tè consumati all’ombra dei lillà. Mentre le stagioni si susseguono, Elizabeth ritrova se stessa, i suoi spazi, i suoi ricordi e la sua libertà. Una storia che ha molto di autobiografico narrata da una donna più avanti del suo tempo: una donna di mondo coraggiosa e irriverente che parla a tutte le donne di oggi. Uscito per la prima volta nel 1898 in forma anonima, Il giardino di Elizabeth, primo romanzo di Elizabeth von Arnim, ebbe da subito un successo clamoroso. Presentato qui in una versione integrale fino a ora inedita in Italia, è un romanzo del passato che colpisce per la sua modernità.

La cosa che mi ha conquistato immediatamente del romanzo, prima di leggere la trama o sfogliare qualche pagina, è stata la meravigliosa copertina che si sposa perfettamente con il titolo di questa autobiografia. Il romanzo è ambientato, più o meno, agli inizi del '900 ma racconta verità valide tuttora. Elizabeth, protagonista assoluta, è incantevole nell'aspetto e nel comportamento. Leggendo il suo diario, ci accorgiamo delle meraviglie di cui si circondava nonostante fosse una cosa inconsueta per una donna dell'epoca, nella sua posizione sociale per giunta. Eppure la bellezza e la gioia, per la giovane Elizabeth, risiede in un semplice e coloratissimo giardino descritto, nel romanzo, con appellativi deliziosi capaci di renderlo amabile a chiunque.

Ora che si è sparsa la voce che passo le giornate fuori casa con un libro in mano,
tutti sono convinti che io sia, per dirlo in modo educato,
eccessivamente eccentrica, e non c'è anima viva che mi abbia visto ancora cucire o spignattare.

Di mente aperta e progressista, Elizabeth descrive molto bene il disagio e le discrepanze di pensiero con tutti quelli che la circondano: dalla figlie, al marito e, per finire, alla servitù. La sua solitudine è palpabile ma non esasperata. Non è una protagonista sprovveduta o affetta da vittimismo patologico, anzi. Le riflessioni più intime delle sua mente, che ha voluto gentilmente condividere con noi lettori, sono molto ironiche e simpatiche.
Il suo amore per i libri è un valore aggiunto ad un personaggio già straordinario.

E' in giardino che mi addoloro per la meschinità che ho dentro e per certi pensieri egoisti
che sono assai peggiori di come li percepisco. 
E' là che tutti i miei peccati e le mie scempiaggini sono perdonati.

Il giardino è l'elemento fondamentale sia per la vita di Elizabeth che, di riflesso, per il romanzo.
E' un fedele confessore e un rifugio sicuro dalle brutture del mondo e, come vi accennavo prima, viene descritto in maniera dolcissima e curata. Ne resterete senza dubbio affascinati.
Per quanto riguarda lo stile dell'autrice, ci troviamo davanti un vero e proprio diario scandito da giorni e riflessioni di una donna imprigionata in un'epoca che non era ancora pronta per un certo tipo di idee.

Ho fiducia di poter meritare sempre più la benedizione che raccolgo a piene mani nel mio giardino, e spero di crescere in grazia, pazienza e allegria proprio come i fiori felici che amo così tanto.

Un libro assolutamente da scoprire e che sono contenta di aver letto. 
Questa donna mi ha dato moltissimo, nel giro di poche pagine, perciò l'unico modo che ho per sdebitarmi, è consigliarvi spassionatamente di leggere la storia della sua vita e ammirare il suo meraviglioso giardino.



mercoledì 13 gennaio 2016

Recensione "Gambler" di Monica Lombardi

Buon pomeriggio cuori librosi,
vi parlo del terzo capitolo della serie romantic suspense dedicata al tenente Mike Summers. Si tratta di "Gambler", scritto dalla bravissima Monica Lombardi.


LA COPERTINA :



LA RECENSIONE :

"Aveva davvero pensato di poterla fare uscire dalla sua vita con la stessa facilità con cui vi era entrata? All'improvviso, i motivi per cui l'aveva fatto gli sembrarono futili come la proverbiale lotta contro i mulini a vento. La vita non si può fermare. "

Il tenente Summers, squadra omicidi di Atlanta, viene invitato a Las Vegas ad un convegno annuale della polizia. Né lui, né gli altri poliziotti presenti, sospettano minimamente che a breve, diventeranno i protagonisti di una particolare, quanto sanguinosa, partita di poker.
Al suo fianco, ritroviamo Julia, incapace di stargli lontano troppo a lungo.

"Non ti chiederò scusa ogni volta che la vita che faccio mi strapazzera'."

"Ogni volta che ci strapazzera' " sussurrò lei.

"Come preferisci. (...) Ma ti prometto una cosa. Non lascerò... non lasceremo che questo diventi tutta la nostra vita. Okay?"

"Okay."

Un pericoloso criminale ha deciso di tenere sotto scacco un intero hotel pieno di poliziotti. Un mazzo di carte è l'unico indizio che hanno,  gli omicidi che si susseguono, pongono tutti in una situazione di pericolo. Gambler, come si fa chiamare il criminale, si muove come un'ombra senza lasciare traccia. Nonostante le telecamere, i migliori detective alle costole, non si fanno progressi. Il tenente Summers, vede i colleghi morire sotto i suoi occhi e non può fare nulla per impedirlo. L'emozionante partita di poker si avvia all'epilogo con un esito incerto, ci vorrà scaltrezza e decisione per avere la meglio.


IL MIO GIUDIZIO :

Ho amato questo terzo capitolo. Finalmente il tenente Summers fa chiarezza nel suo cuore sistemando la sua vita perlomeno nella sfera personale. Continuo ad amare Julia come co-protagonista e come donna. Ben costruiti anche i nuovi personaggi che abbiamo il piacere di conoscere a Las Vegas. La trama è perfetta: originale e incalzante al punto giusto. Lo stile dell'autrice continua ad essere il vero punto forte della serie che si imprime nella mente del lettore come le immagini di un film. Sto già leggendo l'ultimo capitolo della saga e non vedo l'ora di parlarvene.
Ribadisco il mio parere super positivo e vi stra-consiglio questi libri!
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