Visualizzazione post con etichetta fazi editore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fazi editore. Mostra tutti i post

giovedì 20 febbraio 2020

Recensione "La ragazza con la macchina da scrivere" di Desy Icardi

Buongiorno lettori e buon giovedì!
Esce oggi, per Fazi Editore, il nuovo romanzo di Desy Icardi che avevamo amato tantissimo grazie al romanzo L'annusatrice di libri . Ho letto in anteprima per voi 'La ragazza con la macchina da scrivere' e non vedo l'ora di raccontarvelo.
Buona lettura!


Acquistalo QUI

Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti mp1 rossa. Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un'immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso. La narrazione alla ricerca del ricordo perduto si arricchisce pagina dopo pagina di sensazioni e immagini legate a curiosi oggetti vintage: la protagonista del libro ritroverà la memoria anche grazie a questo tipo di indizi, che appaiono ogni volta in luoghi inaspettati, in una specie di caccia al tesoro immaginaria, tra realtà e fantasia.

Questo secondo romanzo di Desy Icardi è decisamente più maturo e realistico rispetto al precedente. Ci troviamo davanti ad una protagonista che sta affrontando un momento molto vulnerabile della sua vita: dopo un ictus, infatti, deve fare i conti con una piccola perdita di memoria che le provoca frustrazione soprattutto nel momento in cui inizia a ritrovare oggetti strani e, forse, i resti di un suo ultimo lavoro scritto a macchina dopo anni di inattività. 

Inizia così un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta della giovane Dalia e della sua adolescenza: dalla maturità fuori dal comune, all'amore per la mitica Olivetti rossa. I due racconti si intrecciano in una trama che va in crescendo e che stupisce il lettore, pagina dopo pagina.

Ho amato l'ambientazione e tutte le mille sfumature della protagonista. L'autrice ci regala una storia curiosa, ricca di dettagli e vicende legate ad un periodo storico importante per l'Italia. Lo stile è molto delicato e ricercato al punto giusto. Il romanzo si legge velocemente e con piacere conquistando il cuore e la mente del lettore. L'epilogo è tenerissimo e diventa una vera e propria ciliegina sulla torta.
Mi è piaciuto molto e ne consiglio la lettura!




giovedì 16 gennaio 2020

Recensione "Storia della nostra scomparsa" di Jing-Jing Lee

Buongiorno, lettori.
Durante le vacanze natalizie ho avuto l'opportunità di leggere in anteprima il romanzo di Jing-Jing Lee in uscita oggi per Fazi Editore, 'Storia della nostra scomparsa'.
Un romanzo che mi ha fatto commuovere più di una volta e che non vedo l'ora di raccontarvi.
Buona lettura!


Acquistalo QUI

Wang Di ha soltanto sedici anni quando viene portata via con la forza dal suo villaggio e dalla sua famiglia. È poco più che una bambina. Siamo nel 1942 e le truppe giapponesi hanno invaso Singapore: l'unica soluzione per tenere al sicuro le giovani donne è farle sposare il più presto possibile o farle travestire da uomini. Ma non sempre basta. Wang Di viene strappata all'abbraccio del padre e condotta insieme ad altre coetanee in una comfort house, dove viene ridotta a schiava sessuale dei militari giapponesi. Ha inizio così la sua lenta e radicale scomparsa: la disumanizzazione provocata dalle crudeltà subite da parte dei soldati, l'identificazione con il suo nuovo nome giapponese, il senso di vergogna che non l'abbandonerà mai. Quanto è alto il costo della sopravvivenza? Sessant'anni più tardi, nella Singapore di oggi, la vita dell'ormai anziana Wang Di s'incrocia con quella di Kevin, un timido tredicenne determinato a scoprire la verità sulla sua famiglia dopo la sconvolgente confessione della nonna sul letto di morte. È lui l'unico testimone di quell'estremo, disperato grido d'aiuto, e forse Wang Di lo può aiutare a far luce sulle sue origini. L'incontro fra la donna e il ragazzino è l'incontro fra due solitudini, due segreti inconfessabili, due lunghissimi silenzi che insieme riescono finalmente a trovare una voce.

Quando mi è stata proposta la lettura in anteprima di questo romanzo, sono rimasta colpita dalla frase del comunicato stampa 'perfetto per gli amanti di Memorie di una geisha' e, dopo questa affermazione, non ho perso tempo e mi sono tuffata a capofitto tra le pagine del libro di Jing-Jing Lee.

Dopo aver terminato la lettura, posso dire che si tratta di una storia molto più intensa, crudele e dolorosa di quella del romanzo sopracitato. Il libro della Lee racconta la storia di Wang Di e delle centinaia di ragazze (in alcuni casi bambine) e donne, sradicate dalle proprie famiglie per essere rinchiuse in strutture fatiscenti conosciute come 'case di conforto'.

Durante l'occupazione giapponese nella città di Singapore, queste case chiuse, erano il passatempo dei soldati che non avevano alcuna pietà per le anime innocenti che trovavano all'interno di questi tuguri.

Non posso negare di essermi affezionata moltissimo alla protagonista, di aver sofferto con lei e con le altre ragazze. Ho sentito, anche sulla mia pelle, la vergogna degli abusi subiti e la paura di non tornare ad una vita normale alla fine della guerra. L'autrice dona un minimo di felicità e redenzione solo nel finale, quando due generazioni si incontrano e la povera Wang Di trova la forza di raccontare tutto quello che ha vissuto, chiudendo un cerchio di dolore e sofferenza mai dimenticati.

Lo stile dell'autrice mi ha appassionato e coinvolto al cento per cento. Ho letto il libro tutto d'un fiato, ho conosciuto una parte di storia che ignoravo e fatto i conti con mentalità e costumi diversi dai miei. In un certo senso, questa lettura mi ha arricchita e penso sia una cosa positiva che non capita spesso.
Un esordio straordinario!



venerdì 22 novembre 2019

Recensione "Il manoscritto" di Franck Thilliez

Buongiorno, lettori.
Finalmente sono riuscita a riordinare le idee e sono pronta a raccontarvi "Il manoscritto", una delle letture più belle dell'anno!!!
Buona lettura!


Acquistalo QUI tramite il mio link di affiliazione

Léane Morgan è considerata la regina del thriller, ma firma i suoi libri con uno pseudonimo per preservare la propria vita privata, che ha subito un profondo sconvolgimento: sua figlia Sarah è stata rapita quattro anni prima e la polizia ha archiviato il caso come omicidio a opera di un noto serial killer, pur non essendo mai stato ritrovato il corpo della ragazza. Dopo la tragedia, del suo matrimonio con Jullian non è rimasto che un luogo, la solitaria villa sul mare nel Nord della Francia che Léane ha ormai abbandonato da tempo; ma quando il marito viene brutalmente aggredito subendo una perdita di memoria, lei si vede costretta a tornare in quella casa, carica di ricordi dolorosi e, adesso, di inquietanti interrogativi: cosa aveva scoperto Jullian, perso dietro alla ricerca ossessiva della verità sulla scomparsa della figlia? Intanto, nei dintorni di Grenoble, viene ritrovato un cadavere senza volto nel bagagliaio di una macchina rubata: potrebbe forse trattarsi di un'altra vittima del presunto assassino di Sarah. Le intuizioni del poliziotto Vic, dotato di una memoria prodigiosa, permetteranno di incastrare alcuni tasselli del puzzle, ma altri spaventosi elementi arriveranno a confondere ogni ipotesi su una verità che diventa sempre più distante, frammentaria e, inevitabilmente, terribile.

Se non amate le storie intricate e non avete voglia di mettervi a ragionare, 'Il manoscritto' non è il libro che fa per voi. Quello che Thilliez ha pensato per il suo lettore, è una indagine interattiva e costante che durerà per tutta la lettura e che sarà portata avanti anche una volta conclusa quest'ultima.
Si tratta di un libro a matrioska che contiene più di una storia al suo interno.

Si parte da una bravissima autrice di thriller che scrive sotto pseudonimo, dalla scomparsa di sua figlia, il ritrovamento di un cadavere senza testa e un'aggressione alquanto misteriosa all'ex marito dell'autrice e padre della ragazza scomparsa. Il bello del libro inizia quasi subito perché già dopo poche pagine è impossibile abbandonare la lettura e continuare a leggere diventa un bisogno impellente. Durante la lettura, ho approfittato di ogni momento libero per leggere qualche pagina perché DOVEVO sapere.
Vic, è uno dei pochi personaggi centrali che non è legato con il nucleo familiare e mi è piaciuto moltissimo come personaggio, soprattutto per la sua formidabile memoria.

Lèane e Jullian, invece, sono stati due protagonisti ambigui dall'inizio alla fine: man mano che le indagini sulla sparizione della figlia, l'aggressione e il ritrovamento del cadavere proseguono, vengono alla luce dei segreti sulla loro vita che vi faranno dubitare dei due fino alla fine.
La storia nella storia raggiunge il suo apice negli ultimi capitoli portando alla confusione più totale e ad un epilogo che mi ha lasciata di stucco, nel senso letterale del termine.

E' un libro che va digerito, meglio se in compagnia di qualcuno che lo ha letto, perché si arriva a congetture e verità davvero pazzesche e sconcertanti solo dopo averlo finito e averci ragionato un po'.
Vi lascio il link della sezione spoiler di Silvia de "Il piacere della lettura" QUI che mi ha aiutata a decifrare gli ultimi passaggi che ancora non mi erano chiari. 

Che dire di questo autore? Che è stato davvero di una bravura immensa, raramente mi capita di restare a bocca aperta con un libro ma, in questo caso, mi inchino di fronte a tanto genio.
E' un thriller straordinario, soprattutto se amate il genere. Amato in ogni sua parte, dall'inizio alla fine e super consigliato!!



domenica 28 luglio 2019

Recensione "Ferryman" di Claire McFall

Buongiorno, lettori.
Colgo la tranquillità della domenica per raccontarvi "Ferryman", una rivisitazione in chiave moderna del mito di Caronte.
Buona lettura!


Acquistalo QUI tramite il mio link di affiliazione

Dylan ha quindici anni e quando una mattina decide di andare a trovare il padre, che non vede da molto tempo, la sua vita subisce un drastico cambiamento: il treno su cui viaggia ha un terribile incidente. Dylan sembrerebbe essere l'unica sopravvissuta tra i passeggeri e, una volta uscita, si ritrova in aperta campagna, in mezzo alle colline scozzesi. Intorno non c'è anima viva, a parte un ragazzo seduto sull'erba. L'adolescente si chiama Tristan e, con il suo fare impassibile e risoluto, convince Dylan a seguirlo lungo un cammino difficile, tra strade impervie e misteriose figure che girano loro intorno, come fossero pronte ad attaccarli da un momento all'altro. È proprio dopo essersi messi in salvo da questi strani esseri che Tristan le rivela la verità... lui è un traghettatore di anime che accompagna i defunti fino alla loro destinazione attraverso la pericolosa terra perduta. A ogni anima spetta il suo paradiso, ma qual è quello di Dylan? L'iniziale ritrosia di Dylan e l'indifferenza di Tristan si trasformano a poco a poco in fiducia e in un'attrazione magnetica tra i due ragazzi che non sembrano più volersi dividere. Arrivati al termine del loro viaggio insieme, Dylan proverà a sovvertire le regole del suo destino e del mondo di Tristan, pur di non perderlo.

Appena ho letto la trama del libro, sono stata subito travolta dalla curiosità e ho iniziato la lettura senza sapere bene cosa aspettarmi. Devo dire che l'autrice è riuscita a conquistarmi con due personaggi diversi che mi hanno colpita per vari aspetti: su Dylan sospendo il giudizio per i prossimi libri, in alcune situazioni mi è piaciuta mentre in altre ha dimostrato tutta l'immaturità dei suoi quindici anni. Ho amato tantissimo Tristan e la sua triste storia, pur avendo ancora dei lati nascosti, si è dimostrato un protagonista intrigante e con una personalità interessante. Mi sono piaciuti tantissimo i suoi racconti e il viaggio nella terra perduta. Sono stati mantenuti intatti i punti cardine del mito che è stato, però, arricchito da elementi nuovi e moderni che garantiscono dinamicità, azione e un pizzico di suspense all'intera storia.

Non voleva ferirla. 
Non sapeva perché, ma sentiva un profondo desiderio di proteggere quella persona, più di quanto avesse mai sentito per tutti gli altri.

Nell'epilogo, la vicenda ha preso una svolta del tutto inaspettata che apre un orizzonte nebuloso e carico di possibilità sul futuro di un amore impossibile. Spero di poter leggere presto il seguito perché la mia curiosità è alle stelle, così come le aspettative. Un ritmo narrativo altalenante accompagna il lettore in un viaggio insidioso ed emozionante che è soltanto all'inizio. 
Ho apprezzato molto la prosa dell'autrice e la sua capacità di svelare la trama un po' alla volta rendendo impossibile abbandonare la lettura. Credo ci sia del potenziale per inaugurare una nuova ed epica saga fantasy destinata a conquistare il cuore di molti lettori.
Per quanto mi riguarda, giudizio super positivo!!


domenica 7 luglio 2019

Recensione "Jalna" Mazo De La Roche

Buongiorno, lettori.
Finalmente trovo un po' di tempo per parlarvi di 'Jalna', il primo libro di una nuova saga familiare portata in Italia da Fazi Editore.
Buona lettura!


Acquistalo QUI tramite il mio link di affiliazione

"Jalna" è il primo romanzo di una saga familiare amatissima che, a partire dagli anni Venti, conquistò generazioni di lettori, con undici milioni di copie vendute e centinaia di edizioni in tutto il mondo. All'epoca della sua prima uscita, la saga di Jalna, ambientata in Canada, era seconda solo a "Via col vento" fra i bestseller. Grazie a quest'opera, l'autrice, paragonabile a Thomas Hardy, ottenne fama internazionale e fu la prima donna a vincere il prestigioso Atlantic Monthly Prize. I Whiteoak, numerosa famiglia di origini inglesi, risiedono a Jalna, grande tenuta nell'Ontario che deve il suo nome alla città indiana dove i due capostipiti, il capitano Philip Whiteoak e la moglie Adeline, si sono conosciuti. Molto tempo è trascorso da quel fatidico primo incontro. Oggi - siamo negli anni Venti - l'indomita Adeline, ormai nonna e vedova, tiene le fila di tutta la famiglia mentre aspetta con ansia di festeggiare il suo centesimo compleanno insieme a figli e nipoti: a partire dal piccolo Wakefield, scaltro come pochi, infallibile nell'escogitare trucchi per non studiare e sgraffignare fette di torta, fino al maggiore, Renny, il capofamiglia, grande seduttore che nasconde un animo sensibile. La vita a Jalna scorre tranquilla, fino a quando due nuore appena acquisite arrivano a scombussolarne gli equilibri: la giovanissima Pheasant, figlia illegittima del vicino, il cui ingresso in famiglia è accolto come un oltraggio, e la deliziosa Alayne, americana in carriera che, al contrario, con la sua grazia ammalierà tutti, specialmente gli uomini di casa...

Quando inizi a leggere il primo romanzo di una serie, soprattutto se questa conta sedici volumi, ti auguri con tutta te stessa che il libro sia orrendo e non ti piaccia, in modo da non cadere nel vortice di perdizione delle saghe letterari: sempre in attesa del nuovo libro, sempre con la paura che la serie venga interrotta, dove far entrare tutti i volumi in libreria ecc.. Purtroppo per me, nonostante mi sia impegnata a trovare dei difetti, la storia mi è piaciuta e anche molto. Tralasciando una parte iniziale un po' lenta e priva di situazioni fondamentali, 'Jalna' è un romanzo ricchissimo.
Ricco di parole, di pagine, di paesaggi, di personaggi, di sentimenti e di storie. Avete capito bene, storie. L'autrice, infatti, si muove su tanti filoni diversi raccontando le avventure della famiglia Whiteoak nella grande casa di famiglia.

Lo stile del romanzo è consono all'epoca in cui è stato scritto e ambientato: non aspettatevi, quindi, una prosa moderna, veloce e dinamica ma concedetevi delle ore piacevoli per godervi uno stile dettagliato e una famiglia fuori dal comune. Uno dei temi fondamentali, infatti, è proprio quello della famiglia: ogni personaggio sembra amare ed odiare la tenuta di Jalna e l'ingombrante presenza di nonna, zii e nipoti ma, al tempo stesso, è incapace di abbandonare il gruppo per ritrovare una propria indipendenza. Ho riscontrato molta ironia, tra queste pagine, ma anche tantissima malizia nei protagonisti: sembra di guardare una soap opera in cui tutti mentono o mettono in atto sotterfugi e atti manipolatori ai danni degli altri componenti del 'cast'.

Per i lettori come me, vecchi dentro, questo libro è una coccola per l'ambientazione, gli elementi storici e lo stile. L'influenza degli anni '20 è ovunque, nel libro, e lo stile accurato dell'autrice mi ha permesso di visualizzare perfettamente lo scenario di 'Jalna' e tutti i protagonisti della vicenda. La famiglia Whiteoak mi ha affascinato moltissimo e, in attesa dei prossimi capitoli, cercherò di trovare la serie tv tratta dai libri, The Whiteoaks of Jalna. Se amate le saghe familiari, avete appena trovato una nuova dipendenza!





giovedì 2 maggio 2019

Recensione "Il guardiano della collina dei ciliegi" di Franco Faggiani

Buongiorno, lettori!
Come avete passato il 1 Maggio? Io dedicandomi agli sport mangerecci e recuperando qualche pagina. Oggi voglio parlarvi di una storia meravigliosa che mi è piaciuta moltissimo e che sono felice di aver letto, nonostante la titubanza iniziale.
Si tratta del nuovo romanzo di Franco Faggiani, in uscita oggi per Fazi Editore, "Il guardiano della collina dei ciliegi".
Buona lettura!


Acquistalo QUI tramite il mio link di affiliazione

"Il guardiano della collina dei ciliegi", ispirato a una storia vera, ripercorre le vicende di Shizo Kanakuri, il maratoneta olimpico che, dopo una serie di vicissitudini e incredibili avventure, ottenne il tempo eccezionale di gara di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi. Nato a Tamana, nel Sud del Giappone, Shizo venne notato giovanissimo per l'estrema abilità nella corsa. Grazie al sostegno dell'Università di Tokyo e agli allenamenti con Jigoro Kano, futuro fondatore del judo, Shizo ebbe modo di partecipare alle Olimpiadi svedesi del 1912 dove l'imperatore alla guida del Paese, desideroso di rinforzare i rapporti diplomatici con l'Occidente, inviò per la prima volta una delegazione di atleti. Dopo un movimentato e quasi interminabile viaggio per raggiungere Stoccolma, Shizo, già dato come favorito e in buona posizione nella maratona, a meno di sette chilometri dal traguardo, mancò il suo obiettivo e, per ragioni misteriose anche a se stesso, sparì nel nulla dandosi alla fuga. Da qui ha inizio la storia travagliata di espiazione e conoscenza che porterà il protagonista di questo libro dapprima a nascondersi per la vergogna e il disonore dopo aver deluso le aspettative dell'imperatore, poi a trovare la pace come guardiano di una collina di ciliegi.

Questo libro è stato un toccasana per gli occhi e per l'anima. Franco Faggiani mi aveva già conquistata con 'La manutenzione dei sensi', e adesso mi ha fatta definitivamente capitolare con la sua nuova storia che ha surclassato, di gran lunga, la precedente e un livello già altissimo.
Questo autore è un maestro quando si tratta di raccontare i paesaggi e la natura e, anche stavolta, mi ha incantata con una ambientazione idilliaca e unica: il Giappone.

Protagonista del libro, in parte ispirato ad una storia vera, è il maratoneta Shizo Kanakuri e la sua misteriosa scomparsa durante le Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Cosa ne è stato di lui? Perché è scomparso nel nulla? L'autore ha provato a rispondere a questi interrogativi con una versione tutta sua della vicenda e una vita piena di avventure che, però, non risparmia al protagonista tanto dolore e solitudine. Questi sentimenti sembrano essere il pesantissimo contrappasso da pagare per non aver mai terminato l'impresa a lui richiesta direttamente dall'imperatore in persona. 

La vicenda copre un arco di tempo lunghissimo ma forte è la sensazione di vuoto e incompiuto che il nostro protagonista deve affrontare. Le sue pene si attenuano, almeno in parte, solo quando lavora tra gli alberi di ciliegio della sua collina a cui si dedica anima e corpo, in perfetta sintonia con la natura. E' straordinario il senso di pace che si respira su questa montagnola isolata e il legame intrinseco con la terra, unica compagna di una vita segnata da lutti e insoddisfazione.

L'autore regala al suo protagonista la possibilità di un riscatto finale, un sigillo da apporre per concludere quello che era rimasto incompiuto, per fare pace con il passato e cercare, finalmente, di trovare pace e armonia. In un epilogo quasi commovente, ritroviamo un personaggio diverso da quello che abbiamo conosciuto all'inizio. Ritroviamo un uomo che ha portato un fardello pesantissimo, per tutta una vita e ora, finalmente, può ricominciare a respirare. 

La prosa dell'autore, elegantissima e curata in ogni dettaglio, ci conduce in un racconto che attraversa paesi ed epoche diverse, senza mai perdere la propria identità e unicità. La scrittura è calda e coinvolgente, irretisce il lettore senza possibilità di scelta dall'inizio alla fine. Non sono riuscita a staccare gli occhi dalle pagine e avrei voluto che la storia non finisse mai.
Sono felicissima di averlo letto e lo consiglio con tutto il cuore, lo amerete!



martedì 16 aprile 2019

Recensione "I provinciali" di Jonathan Dee

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo di un romanzo che entra a pieni voti nella mia categoria di libri 'sì ma no'.
Si tratta de "I provinciali", di Jonathan Dee, edito da Fazi Editore.
Buona lettura!


Acquistalo QUI tramite il mio link di affiliazione

Howland, Massachusetts. Mark Firth è un imprenditore edile con grandi ambizioni ma scarsa competenza negli affari, tanto da aver affidato tutti i suoi risparmi a un truffatore; lo sa bene sua moglie Karen, molto preoccupata per l'istruzione della figlia: sarebbe davvero oltraggioso se dovesse ritrovarsi nei pericolosi bassifondi della scuola pubblica. Il fratello di Mark, Jerry, è un agente immobiliare che ha mollato la precedente fidanzata sull'altare e ha una relazione con la telefonista della sua agenzia. C'è poi Candace, la sorella, che è insegnante alla scuola pubblica locale e coltiva una relazione clandestina con il padre di una delle sue allieve. La famiglia Firth è il nucleo centrale di una estesa nebulosa di personaggi, tutti abitanti di Howland. L'intera cittadina attraversa una crisi economica che influenza le vite di tutti, accentuata dai sentimenti ambivalenti che la gente del posto nutre nei confronti dei weekender newyorkesi. Sarà proprio uno di questi a far precipitare il fragile equilibrio della comunità. Dopo l'11 settembre infatti il broker newyorkese Philip Hadi, sapendo grazie a "fonti riservate" che New York non è più un posto sicuro, decide di traslocare a Howland insieme a moglie e figlia...

Jonathan Dee è un autore di successo e pluripremiato. Interfacciarmi, per la prima volta, con una sua opera è stato stimolante e interessante. Non conoscendolo, ma avendo molto sentito parlare di lui, avevo delle aspettative altissime che, purtroppo, sono state soddisfatte solo in parte.
L'idea della trama mi è piaciuta: l'autore scatta una fotografia perfetta della società americana odierna che è molto distante dall'American Dream che propinano da anni i media e la tv. I cittadini di Howland non sono poi così all'avanguardia e progressisti come mi aspettavo, anzi, vogliono che la loro cittadina rimanga com'è: sicura e accogliente e sono pronti a tutto pur di contrastare le idee rivoluzionarie di Mark Firth. 

Mi è piaciuta l'intraprendenza di questo personaggio e le riflessioni che ci racconta per tutto il romanzo: in più di qualche occasione ho concordato con lui, pur non essendo riuscita ad entrare in sintonia con nessuno dei personaggi. Questo aspetto mi ha un po' allontanato dalla vicenda: ho affrontato la lettura da semplice spettatrice senza immedesimarmi mai nelle situazioni e senza riuscire a creare un legame speciale con i protagonisti.

L'autore racconta, in maniera veritiera ed imparziale , la vita dei personaggi inserendo tematiche reali (vedi alcolismo, problemi finanziari e tradimenti) che movimentano, e non poco, la trama e, soprattutto, la vita di tutti i protagonisti. Ho trovato lo stile di Jonathan Dee molto dispersivo e caotico: ci sono tantissimi nomi e personalità - che si ricordano a fatica- e la narrazione si divide in tante sezioni diverse cosa che rende difficile individuare il focus della vicenda. 

Non sono riuscita a comprendere, fino in fondo, quale fosse il disegno finale e il messaggio che l'autore voleva consegnare al lettore. C'erano ottimi presupposti ma, almeno per quanto mi riguarda, non sono rimasta folgorata dalla storia pur riconoscendo la qualità del romanzo e la bravura dell'autore.



venerdì 22 marzo 2019

Recensione "La donna scomparsa" di Sara Blaedel

Buongiorno, lettori.
Oggi voglio parlarvi del nuovo libro di Sara Blaedel dedicato alla detective Louise Rick, "La donna scomparsa", edito da Fazi Editore.
Buona lettura!


Acquistalo, QUI

È una notte buia e piovosa, in Inghilterra. Al limitare di un bosco, a pochi passi dall’aperta campagna, c’è una casa con una finestra illuminata. All’interno, la sagoma di una donna, in controluce. A completare il quadro, si aggiungono il marito e la figlia adolescente. Da fuori, un uomo osserva la scena con un fucile da caccia in mano; riesce a immaginarsi il profumo della cucina, il calore familiare della stanza, le conversazioni di fine giornata. Fa un respiro profondo, preme il grilletto e colpisce la donna in piena fronte. Lei si accascia sul pavimento. Lui scappa.
In Danimarca, la detective Louise Rick e il collega Eik hanno deciso di andare a vivere insieme ma lui sparisce nel nulla. Nel giro di pochi giorni, Louise riceve una telefonata: Eik è stato arrestato per disturbo della quiete pubblica e intralcio alle indagini. Si trovava in Inghilterra, sul luogo del delitto della donna inglese, Sophie Parker, il cui nome figurava da molto tempo nella lista delle persone scomparse. La sua sparizione era stata denunciata diciotto anni prima proprio da Eik: era la sua fidanzata. Cosa sta succedendo? Sconvolta e terrorizzata dal coinvolgimento di Eik nel caso, Louise deve mettere a tacere il suo tumulto interiore se vuole trovare il killer di quella che si rivelerà la sua indagine più controversa…

Sara Blaedel è un'autrice che stimo molto per le storie e i contenuti interessanti che propone nei suoi libri. La saga di Louise Rick, finora, non mi ha mai delusa e mi appassiona ad ogni libro. Mi dispiace ammettere che questo libro non è ai livelli de 'La foresta assassina', il mio libro preferito tra i tre thriller finora pubblicati, ma ha il suo perché.
A differenza dei libri precedenti, la Blaedel si è dedicata molto alla vita privata dei due protagonisti mettendo alla prova il loro rapporto. Finora l'autrice ha sempre messo Louise in condizioni scomode, costringendola ad affrontare i fantasmi del passato ma, stavolta, la detective dovrà fare i conti con i segreti di Eik e con un caso davvero interessante e pieno di lacune. La coppia dovrà affrontare parecchi ostacoli per superare indenne questa difficile prova. E' stato bello indagare, ancora una volta, insieme alla geniale e brillante Louise e non mi è dispiaciuto nemmeno scoprire qualche dettaglio sulla vita di Eik che, finora, era sempre rimasta nell'ombra.

La Blaedel ci regala, stavolta, un caso semplice che ci porterà a viaggiare tra la Danimarca e l'Inghilterra in una vicenda più poliziesca che thriller. Questo cambiamento di tendenza mi ha un po' spiazzata in quanto è venuta meno la suspense e la tensione che ha, invece, caratterizzato i due libri precedenti e la cosa non mi ha convinta del tutto.
Una nota positiva è lo stile dell'autrice che resta sempre molto curato e dettagliato, decisamente piacevole da leggere. Arrivata alla fine di questo romanzo non so cosa aspettarmi per il futuro e per questi due personaggi. Per quanto mi riguarda, spero tantissimo di ritrovare presto le atmosfere tipiche dei thriller nordici che ho tanto amato ne 'Le bambine dimenticate' e 'La foresta assassina'.



giovedì 21 marzo 2019

Recensione "Più donne che uomini" di Ivy Compton-Burnett

Buongiorno, lettori.
Esce oggi, per Fazi Editore, un romanzo interessante e particolare firmato dalla penna di Ivy Compton-Burnett.
Buona lettura!


Acquistalo, QUI

In una prospera cittadina inglese a inizio Novecento, un grande istituto femminile è diretto da Josephine Napier, un generale ingioiellato: alta e austera, un viso regale, «vestita e pettinata in modo da esibire i suoi anni, anziché nasconderli». Impeccabile in ogni gesto e in ogni parola, è il punto di riferimento imprescindibile per tutti, le studentesse, il corpo docente e i suoi familiari: il marito Simon, oscurato dalla personalità della moglie, il figliastro Gabriel, il fratello Jonathan, vedovo calato nel ruolo dell’anziano zio e amante segreto ma non troppo di Felix Bacon, giovane sfaccendato. Al gruppo si unisce presto Elizabeth, una vecchia conoscenza di Josephine che viene assunta come governante e porta con sé la figlia Ruth. Le giornate sono scandite da una serie di rituali obbligati e da dialoghi in cui si dice tutto e niente, botta e risposta infiocchettati che in realtà nascondono universi interi. Finché un tragico evento inaspettato fa precipitare ogni cosa, dando vita a una reazione a catena che sconvolgerà le vite di tutti e porterà a galla il lato oscuro di ognuno di loro. Nessuno è chi dice di essere, e dietro alla spessa patina del codice vittoriano si nascondono segreti celati per intere esistenze. Verranno fuori tutti, uno dopo l’altro.

Siamo di fronte ad un'autrice particolare tanto quanto il libro che ha scritto. E' necessario fare una piccola premessa per permettervi di capire meglio la storia che Ivy Compton-Burnett ci regala in queste pagine. Ci troviamo agli inizi del Novecento in un'Inghilterra dove l'apparenza e il buon costume sono tutto. La scuola gestita dalla protagonista, Josephine, è un'eccellenza e la protagonista vuole mantenerla a livelli altissimi garantendo un personale qualificato e un'ordine delle cose irreprensibile. Si rimane sconvolti dal carattere del personaggio e dalla sua voglia di gestire tutto in maniera impeccabile. I costumi dell'epoca vittoriana la fanno da padrone e si scontrano con i segreti dei protagonisti che mostrano agli altri solo una versione di sé stessi per paura dei giudizi e di non essere all'altezza.

E' una storia piena di personaggi che si rivelano strada facendo: tutti nascondono qualcosa, una maternità o un'inclinazione sessuale cose che, oggi, sembrano scontate e ovvie ma che all'epoca potevano costituire un vero stigma per una persona e che, pertanto, dovevano essere nascoste ad ogni costo. Ho apprezzato la penna sagace e umoristica dell'autrice che riesce ed esprimere offese, insulti, emozioni e battute con la stessa grazia ed eleganza tipiche dell'epoca vittoriana. 
La particolarità del romanzo, che può piacere o non piacere, è la quantità- in senso letterale- di parole usate dall'autrice nei dialoghi tra i personaggi: ci sono, infatti, pochissime descrizioni ma tantissime interazioni tra i personaggi che hanno tanto da raccontare. Personalmente, mi è piaciuto perdermi nelle chiacchiere da salotto del libro, mi è piaciuta l'atmosfera e lo stile elegantissimo di Ivy Compton-Burnett. Se amate l'epoca e e i romanzi particolari, 'Più donne che uomini' fa sicuramente la caso vostro.



giovedì 28 febbraio 2019

Recensione "L'annusatrice di libri" di Desy Icardi

Buongiorno, lettori.
Esce oggi, per Fazi Editore, un romanzo perfetto per chi ama i libri e, soprattutto,  il loro profumo magico e unico.
Buona lettura!


Acquistalo, QUI

Torino, 1957. Adelina ha quattordici anni e vive con la zia Amalia, una ricca vedova, parsimoniosa fino all'eccesso, che le dedica distratte attenzioni. Tra i banchi di scuola, la ragazza viene trattata come lo zimbello della classe: alla sua età, infatti, non è in grado di ricordare le lezioni e ha difficoltà a leggere. Il reverendo Kelley, suo severo professore, decide allora di affiancarle nello studio la brillante compagna Luisella. Se Adelina comincerà ad andare meglio a scuola, però, non sarà merito dell'aiuto dell'amica ma di un dono straordinario di cui sembra essere dotata: la capacità di leggere con l'olfatto. Questo talento, che la ragazza sperimenta tra le pagine di polverosi volumi di biblioteca, rappresenta tuttavia anche una minaccia: il padre di Luisella, un affascinante notaio implicato in traffici non sempre chiari, tenterà di servirsi di lei per decifrare il celebre manoscritto Voynich, "il codice più misterioso al mondo", scritto in una lingua incomprensibile e mai decifrato. Se l'avidità del notaio rischierà di mettere a repentaglio la vita di Adelina, l'esperienza vissuta le lascerà il piacere insaziabile per i libri e la lettura.


Poteva un'accanita lettrice, come me, lasciarsi sfuggire un libro con questa cover e con questo titolo? Ovviamente, no. Sono rimasta molto colpita dalla storia e l'ho divorata nel giro di qualche ora spinta da una curiosità crescente e da una trama ricca di segreti e colpi di scena.
La piccola Adelina, protagonista della storia,  pur essendo giovanissima ha una forte personalità e interpreta divinamente il personaggio principale de "L'annusatrice di libri": la sua dote la rende preziosa e speciale e mi ha decisamente affascinata.  Io adoro l'odore dei libri ma il pensiero di riuscire a "respirare" il profumo di un'intera storia è un'idea bellissima e che permette di vivere la lettura a trecentosessanta gradi. In contemporanea,  scopriamo la storia di Amalia, zia della protagonista, una donna dell'animo parsimonioso e quasi austero che cela, però,  un passato difficile fatto di dolore e scelte difficili che l'hanno portata ad essere una signora rispettabile, anche se a caro prezzo.

Per le quote blu, l'autrice ci regala due personaggi anomali: un prete con la passione per testi antichi e misteriosi e un notaio avido disposto a tutto pur di raggiungere i suoi interessi. I due rappresentano un po' il bene e il male,  anche se in maniera abbastanza ambigua, e avranno un ruolo decisivo per il destino della piccola Adelina.
Non mi aspettavo la rivelazione shockante dell'epilogo ma devo ammettere che questa scelta ha dato più concretezza al libro e ha garantito un finale super emozionante.
Mi è piaciuta moltissimo la prosa delicata ed elegante dell'autrice,  la narrazione è ricca di dettagli e molto lineare, nonostante si svolga su due diversi piani temporali. È una storia dolce che racconta l'amore per i libri e i misteri che, spesso, racchiudono. È una storia ricca di emozioni che mi ha lasciato delle vibrazioni molto positive. Sono felice di aver letto questo libro e lo consiglio a tutti gli annusatori anonimi di carta e inchiostro!


giovedì 24 gennaio 2019

Recensione "Foschia" di Anna Luisa Pignatelli

Buongiorno, lettori.
Oggi voglio parlarvi di un romanzo davvero particolare che tratta una storia forte e brutale ambientata in Toscana.
Buona lettura!


Acquistalo, QUI

Ambientato in una Toscana appartata e solitaria, tra boschi incontaminati e vigneti, Foschia è il racconto di una storia familiare dai contorni decisi, intenso e conturbante. Adulta e già malata, Marta decide di ripercorrere con la memoria il rapporto teso e tormentato vissuto con il padre Lapo, un affermato critico d'arte, uomo carismatico di grande fascino e talento. Nel ricordo, l'ammirazione da parte di lei bambina si trasforma dapprima in infatuazione e poi, via via, in una forma di attrazione più subdola e pericolosa. Dopo l'infanzia passata a Lupaia, luogo affascinante e misterioso, Marta si trasferisce con il padre e il fratello nella più austera Torre al Salto, dove, preda di pulsioni che coincidono con un naturale risveglio dei sensi e delle inevitabili trasformazioni dovute all'adolescenza, vive un momento delicato all'interno di una famiglia che non sente più come sua. Sono lontani i giorni in cui Marta cresceva accanto alla madre, donna anticonformista e inquieta, dal carattere quasi selvaggio ma profondamente legato alla natura, e lontano è il ricordo delle gite fatte insieme a Lapo nei dintorni di Lupaia per vedere le opere di Piero della Francesca o del Pontormo. Avvolti da una densa foschia sono anche gli anni in cui Marta aveva esaltato la figura del padre, legandola a ideali di purezza e bellezza, che lo scontro con la realtà porterà irrimediabilmente a rinnegare, non senza uno strascico di dolorose conseguenze.

Il libro di Anna Luisa Pignatelli è magnetico, sia nel titolo che nella copertina. Si tratta di una storia dai toni oscuri e carichi di rimpianti e malinconia, una vita fatta di insoddisfazione è l'unica cosa che resta a Marta, voce narrante è protagonista di "Foschia". Sono rimasta spiazzata dalla potenza delle parole e dei sentimenti che ho trovato in queste poche pagine. La vita di Marta si rivela difficile, e anaffettiva,  sin da subito. Il rapporto con i suoi genitori è fatto di alti e bassi, soprattutto per quanto riguarda la relazione con la madre. Il vero fulcro del romanzo, invece, è la dinamica ambigua che la vede coinvolta in maniera, totalmente distruttiva, con suo padre Lapo.

La figura di Lapo è avvolta da un'aura di riverenza immotivata, e non meritata, che lo rende un personaggio schietto, manipolatore e calcolatore. Come uomo, non può certamente essere di esempio a nessuno. Ho trovato i suoi atteggiamenti/vaneggiamenti quasi fastidiosi. È un protagonista con delle spropositate manie di grandezza e onnipotenza che si ama o si odia e, nel mio caso, ha prevalso la seconda opzione.

Mi ha colpito moltissimo la prosa dell'autrice e il suo modo di raccontare una storia non facile e che definirei, senza remore, scomoda. Si è cimentata con una tematica particolare muovendosi sempre sul filo del rasoio. Pur sviluppandosi in un numero molto esiguo di pagine, l'autrice riesce a catturare completamente la mente del lettore, trascinandolo in un vortice emotivo non indifferente e senza fare sconti. È una vicenda dal sapore agrodolce e che lascia un senso di insoddisfazione ma, allo stesso tempo, di pace e completezza. "Foschia" è un romanzo diverso e unico, perfetto per i lettori più esigenti.



sabato 20 ottobre 2018

Recensione "Io odio internet" di Jarett Kobek

Buongiorno, lettori.
Oggi voglio parlarvi di un romanzo dalla tematica molto attuale e che mi ha fornito parecchi spunti di riflessione. Si tratta del libro di Jarett Kobek, "Io odio internet", edito da Fazi Editore.
Buona lettura!


Acquistalo, QUI

Adeline è una quarantacinquenne semifamosa per aver pubblicato un fumetto di successo negli anni Novanta. Vive a San Francisco. Invitata a parlare in un'università, finisce sotto attacco sui social network per aver «commesso l'unico errore imperdonabile del ventunesimo secolo», ossia non rendersi conto che qualcuno la riprendeva mentre esprimeva quello che pensava. Bisogna tenere conto che Adelina (1) è una donna in una cultura che odia le donne, (2) è semifamosa e (3) ha espresso un'opinione poco popolare. E vive nell'era Internet. Adelina diventa così un trend su Twitter, e quindi se ne occupa la stampa, incapace di svolgere un lavoro più serio. Adelina diventa il bersaglio degli haters...

La vita ai tempi di internet? E' dura, più di quanto si possa pensare. Da dietro uno schermo la maggior parte di noi perde ogni briciolo di umanità, educazione e inibizione sparando a zero su tutto e tutti. Spesso ci dimentichiamo di aver a che fare con delle persone, ci dimentichiamo di pesare le parole non accorgendoci di compiere azioni vili e crudeli nei confronti del prossimo.
Vi è mai capitato di leggere un articolo su Facebook e commentare in maniera negativa il pensiero espresso o il diretto interessato che ha 'osato' dire la sua? Adeline si ritrova a provare sulla pelle l'odio e la frustrazione di centinaia di sconosciuti. Lo chiamano cyber bullismo, ma potremo semplicemente definirla stupidità virtuale. L'autore mette in mostra questo fenomeno devastante dei nostri anni parlandone senza filtri e senza censure. Vengono affrontate, punto per punto, tutte le conseguenze di questo atteggiamento aggressivo e pericoloso di cui è facile restare vittime se si ha una discreta vita virtuale.

Ognuno di noi, infatti, si crede libero di poter esprimere il proprio pensiero sulle varie piattaforme social, ma è sempre più facile trovare haters e una pioggia di critiche da parte di chi ha un pensiero opposto. Per Kobek non è da condannare la libertà di espressione e la diversità di pensiero, ma l'accanimento e l'esagerazione di tutti quelli che si divertono a giudicare e offendere senza pietà. La colpa delle vittime? Quello di appartenere ad una determinata categoria, come nel caso della nostra protagonista, o semplicemente basta esprimere un parere negativo rispetto a quello della massa. In un era di 'libertà' (apparente) assoluta, siamo in realtà prigionieri di un fenomeno dannoso e distruttivo dilagante.

Mi è piaciuto moltissimo lo stile asettico e diretto di Jarett Kobek, ho tratto parecchi spunti di riflessione tra le righe e sono entrata in perfetta sintonia con Adeline, di cui ho apprezzato ogni sottile sfumatura. E' una trama molto semplice e lineare, quella che ci tiene compagnia in 'Io odio internet', ma allo stesso tempo, ci parla di temi preziosi e spesso fin troppo sottovalutati. E' un romanzo adatto a tutte le età, addirittura mi sentirei di consigliarlo soprattutto ad un pubblico adolescente per lanciare un messaggio importante: non bisogna MAI dimenticare che dietro ogni schermo, ci sono delle persone e, come tali, vanno rispettate sempre e comunque!



giovedì 5 luglio 2018

Recensione "La famiglia Aubrey" di Rebecca West

Buongiorno cuori librosi,
da oggi, in libreria e negli store online, è disponibile il primo romanzo di una trilogia dedicata a "La famiglia Aubrey". La serie è firmata da Rebecca West e sarà pubblicata da Fazi Editore. Si tratta di una saga familiare che tutti gli amanti dei Cazalet ameranno sicuramente.
Il libro mi è piaciuto molto, esclusi alcuni piccoli particolari...
Buona lettura!


Acquistalo, QUI

Gli Aubrey sono una famiglia fuori dal comune: una famiglia di artisti. Poveri ma molto uniti, fanno fronte alle difficoltà quotidiane con grande spirito. Si spostano in continuazione a seconda dell'impiego del padre, Piers: giornalista e scrittore molto stimato, vive in un mondo tutto suo, ha un problema con la gestione del denaro e un debole per il gioco d'azzardo. È la madre Clare a tenere le fila: pianista dotatissima, ha rinunciato alla carriera per i figli; logorata ma mai abbattuta, ha trasmesso la sua passione per la musica anche a loro. Le due gemelle Mary e Rose sono due talenti precoci, votate al pianoforte, sveglie e disincantate. Il fratellino minore, Richard, è adorato e coccolato da tutti; e infine c'è Cordelia, la figlia maggiore: molto bella e naturalmente non priva di velleità artistiche, non è dotata come le sorelle ma è troppo ottusa per accorgersene. In questo primo romanzo, che copre un arco di dieci anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, fra vicende più o meno importanti i figli cominciano a prendere ognuno la propria strada e così anche i genitori.

La cosa che mi ha colpito di più, a primo impatto, è stata la bellissima cover che racchiude e riassume perfettamente il contenuto del romanzo. Al pari della copertina, infatti, la vicenda che ci racconta Rebecca West è essenziale, elegante e placida nel suo fiume di parole e di avvenimenti. La lettura del libro ha avuto, su di me, un effetto calmante che mi ha permesso di goderne a pieno.
Come vi accennavo, si tratta del primo libro di una trilogia, per questo più di tanto non me la sono presa per l'apertissimo epilogo che comunque, a mio avviso, penalizza un po' il romanzo. Dopo aver letto circa cinquecento pagine, uno  se lo aspetta un bel finale. Ma tralasciando la scelta strategica dell'autrice, ora non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo, posso dirvi che ho apprezzato moltissimo il libro.
Amo le saghe familiari e la famiglia Aubrey è molto particolare e tutta da scoprire. Si tratta di una famiglia di artisti che, proprio grazie all'arte, supera il fatto di vivere in condizioni poco abbienti ma, allo stesso tempo, di vivere un'esistenza sempre stimolante. Clare è forse il personaggio che ho apprezzato di più: è lei il vero fulcro della famiglia. L'amore per la musica è un tema fondamentale nel libro, la stessa Clare è un vero talento del pianoforte e ha trasmesso questo dono, in maniera più o meno accentuata, anche alla prole. L'altra protagonista che conosciamo meglio è Rose, la nostra voce narrante, che ci riporta negli anni a cavallo tra '800 e'900 in un lungo viaggio di ricordi.

Devi sempre essere convinta che la vita sia straordinaria esattamente come ti viene detto dalla musica.

L'autrice, in questo primo capitolo della serie, si sofferma moltissimo sui suoi personaggi e non si risparmia nelle descrizioni: a fine lettura sembra quasi di conoscerli da sempre e non ho fatto alcuna fatica a ricrearli nella mia mente. Lo stile dell'autrice è un elemento che ho apprezzato a metà: da un lato, ho odiato alcuni dialoghi troppo prolissi e insulsi, fanno perdere l'attenzione e il filo del discorso; dall'altra ho apprezzato moltissimo la prosa, quasi poetica, dell'autrice. Quella della West è, senza dubbio, una scrittura ricercata e molto raffinata, ogni frase è curata nel dettaglio e nulla è lasciato al caso. Trattandosi di un'epoca storica ben precisa, è stato impossibile non notare il magnifico lavoro di ricostruzione per quanto riguarda le tradizioni e i costumi del tempo: a partire dall'abbigliamento per finire alle dinamiche sociali e familiari, tutto viene raccontato in maniera concreta e veritiera. Facendo un bilancio complessivo, non posso non promuovere il libro.
Lo consiglio a tutti gli appassionati del genere, sono certa che questa saga letteraria ci regalerà ancora tante emozioni!




domenica 1 luglio 2018

Recensione "Siracusa" di Delia Ephron

Buongiorno lettori,
oggi facciamo un viaggio in Sicilia alla scoperta di un romanzo particolare che non mi ha del tutto soddisfatto. Si tratta di "Siracusa", un libro dalle tinte noir firmato dalla penna di Delia Ephron.
Buona lettura!


Acquistalo, QUI

Due coppie vanno in vacanza insieme in Sicilia: Michael e Lizzie, raffinati newyorchesi, lui scrittore affermato e lei giornalista precaria; Finn e Taylor, lui ristoratore senza troppe pretese e lei donna glaciale e madre oppressiva, vengono dal Maine e viaggiano con la figlia Snow, una bambina strana e taciturna. Non si tratta di amici di vecchia data, anzi: la confidenza è scarsa. Un invito nato quasi per scherzo, durante una serata piacevole passata insieme, uno slancio di entusiasmo, e i quattro americani si ritrovano in vacanza insieme dall'altra parte dell'Atlantico. Ben presto spuntano gelosie e rivalità, bugie, attrazioni incrociate e antipatie neanche troppo celate. In una danza perfetta di luci e ombre, sotto il sole cocente di Siracusa cominciano a addensarsi zone oscure. Finché, a complicare ulteriormente le cose, spunta da lontano, ma si fa sempre più ingombrante, la presenza della giovane amante di Michael. E la vacanza prende una piega inaspettata... In un gioco di incastri congegnato in maniera sapiente, ognuno dei personaggi racconta la sua verità: quattro versioni diverse della stessa storia, che però inevitabilmente vanno a convergere verso un unico, tragico finale.

Tra pochi giorni, partirò alla volta di Siracusa e ho pensato di entrare nel mood giusto grazie al romanzo della Ephron. In effetti, ho annotato parecchi riferimenti sulla città che non vedo l'ora di scoprire di persona ma, al di là dell'ambientazione estiva e marittima, c'è una storia molto particolare dietro questo romanzo. L'autrice ci racconta di una vacanza improbabile intrapresa da due coppie di semi sconosciuti che, fin dall'inizio, non sono molto convinti della convivenza forzata. Vengono subito messi in luce i difetti di tutti loro e i pericolosi giochetti di cui si rendono protagonisti. La scelta di intervallare la narrazione con flashback del passato ha reso tutto più confusionario e non ha aiutato, più di tanto, a comprendere nel profondo le dinamiche relazionali tra i personaggi. 

C'è un'aura di mistero e segretezza, tra le pagine, e tutto diventa più chiaro con l'entrata in scena di un personaggio inaspettato che fa precipitare definitivamente il, già fragile, equilibrio delle due coppie sempre più insofferenti e desiderose di porre fine alla vacanza da incubo.
Per buona parte del libro, il ritmo è lento e sinceramente ho fatto fatica ad appassionarmi alla storia. Diciamo che la curiosità è l'elemento che mi ha spinto a continuare e a portare a termine la lettura. 
Le ultime pagine sono, forse, le più scorrevoli e coinvolgenti. Finalmente tutti i nodi vengono al pettine anche se con risvolti decisamente inaspettati e discutibili. 

La prosa dell'autrice è molto curata e dettagliata, non ho fatto fatica a seguirla. Un ritmo più dinamico avrebbe sicuramente giovato per un giudizio globale migliore ma, almeno per quanto mi riguarda, avrei preferito un'impostazione del tutto diversa della storia. Devo ammettere che l'idea di base non è male e nemmeno l'inserimento di una parte noir che rende tutto più intrigante e misterioso. Nel complesso, si tratta di un buon romanzo perfetto da leggere sotto l'ombrellone.




venerdì 29 giugno 2018

[Blogtour] "Il Sognatore" di Laini Taylor

Buongiorno lettori,
oggi ho il piacere di ospitare una tappa del blogtour dedicato a "Il Sognatore", il nuovo romanzo di Laini Taylor, in uscita il 5 Luglio per Fazi Editore.
Il mio compito? Quello di fornirvi cinque motivi per leggere il libro cercando di non spoilerare nulla, spero di farcela!
Buona lettura.



1. Protagonisti da Oscar

In un mondo di cliché e storie già trite e ritrite, fa sempre piacere incontrare personaggi innovativi e straordinari e, ne 'Il Sognatore, ne incrocerete parecchi. Primo fra tutti, cosa inevitabile a mio avviso, è il protagonista, Lazlo Strange. Credo di essermi follemente innamorata di lui sin dall'inizio: del suo aspetto, dei suoi pensieri e della sua voglia di sognare, una dote impossibile da estirpare.
L'autrice non si risparmia con le sue creature, regalandoci dei personaggi eccezionali e ben costruiti che non vedono l'ora di conoscervi!

2. All you need is love

Non so voi, ma io vado pazza per le storie d'amore, di qualsiasi forma esso sia. Non posso dire che l'autrice non mi abbia accontentato, in questo. Le emozioni si sprecano e il detto 'Stessa ora. Stesso posto. Stesso sogno.' in questo libro non è solo una semplice frase ad effetto ma una bellissima realtà... vi lascio immaginare quanto possa essere romantica una cosa del genere!! *.*

3. Mondi paralleli

Come costruisce nuovi mondi la Taylor, nessuno mai. E' il caso di dirlo.
Personalmente, quando leggo un fantasy, amo perdermi in nuove realtà ma non tutti gli autori sono in grado di creare un palcoscenico così reale e allo stesso tempo magico in cui ambientare la propria storia. Sono certa che il viaggio nel mondo de 'Il Sognatore' vi piacerà moltissimo.

4. Poesia

Credo che un'autrice del calibro di Laini Taylor non abbia bisogno di presentazioni. Ma è, comunque, doveroso sottolineare il fatto che la sua prosa è poesia pura. Ho amato ogni singola frase del libro. Ho amato lo stile elegante e ricercato, prezioso oserei dire. Un buon libro, per essere definito tale, DEVE essere ben scritto e la Taylor è una certezza in questo. Qualità ai massimi livelli.

5. Perché amiamo leggere

Ci sono storie che parlano e colpiscono anche al di là di una trama brillante. Ci sono storie che sono una coccola per gli occhi. Sono storie complesse, innovative, geniali ed originali, in grado di ricordarci il motivo del nostro amore per la lettura. C'è un Lazlo Strange in ognuno di noi perché nessuno riuscirà mai a toglierci la voglia di sognare attraverso storie meravigliose come quella de 'Il Sognatore'!


Continuate a seguire il blogtour più magico del momento!


martedì 12 giugno 2018

[Blogtour] "Heidi" di Francesco Muzzopappa

Buongiorno lettori,
oggi ho il piacere di ospitare la seconda tappa del blogtour dedicato alla nuova ed esilarante storia firmata da Francesco Muzzopappa, "Heidi".
In questo appuntamento parleremo di un tema ormai sempre più diffuso, soprattutto in ambito televisivo, il trash!
Buona lettura!


Inizio col dirvi che è stata una lettura super spassosa in cui mi sono ritrovata al cento per cento. Amo tutto ciò che è trash, per quanto si tratti quasi sempre di programmi sciocchi e deleteri, trovo che siano divertenti e ottimali per spegnere un po' il cervello e rilassarsi davanti alla tv.
Chiara, la protagonista del romanzo, è la direttrice casting di una emittente televisiva che ha il compito di ideare e realizzare i format che ogni giorno ci fanno compagnia in tv. 
Ma perché il trash va così di moda? Perché non ne abbiamo mai abbastanza di stranezze e storie pazzesche e poco credibili? Sono sicura che, almeno una volta nella vita, sia capitato a tutti di guardare un episodio del programma trash di turno (e non provate a negarlo 😋).
Io, come vi accennavo, ho una vera e propria passione per il genere: faccio parte della fetta di pubblico che sta in lutto tutta l'estate perché Maria De Filippi se ne va beata in vacanza privandomi dei suoi programmi straordinari che sono davvero delle perle di volgarità e ignoranza. 

E' perfetto. E' esattamente ciò che chiedono i telespettatori: talenti inconsueti, malattie, cucine, parrucchieri incapaci, disturbi psichiatrici, più di quanto abbiamo fatto sinora, meglio di come abbiamo fatto sinora. La gente vuole questo e noi glielo daremo, al massimo e con tutta la nostra competenza.

Perché amiamo così tanto la tv trash?
Credo che ci siano due tipologie di spettatori che amano questo tipo di spettacolo e programmi: 

- telespettatori che cercano svago → fanno parte di questa categoria tutti quelli amano rilassarsi davanti alla tv facendosi due risate davanti a format e personaggi discutibili e fenomeni da baraccone vari.

- telespettatori che non aspirano ad altro → avete presente quelle persone tamarre, dalla parlata volgare e dal livello culturale ridotto ai minimi storici? Ecco, loro fanno parte del gruppo. Si tratta di persone che vivono in funzione di quello che dice la D'Urso il pomeriggio o che mangiano gli spaghetti al caffè perché lo dice il dottor Lemme nella sua dieta folle. 

La tv è intrattenimento ma, ormai, se non si ricorre a personaggi che fanno tendenza o storie assurde e strappalacrime è difficile fare audience e tenere milioni di spettatori di fronte alla tv (ovviamente escludiamo il duo Angela senior e junior, perché loro vincono sempre. Su tutto!). E' come se ormai tutto fosse sempre troppo ovvio, troppo normale, troppo scontato. Ricerchiamo emozioni, pericolo e violenza ovunque garantendo successo a trasmissioni di bassa lega che di sicuro non nobilitano l'uomo, ma questo è!

Nel complesso, penso che un po' di sano trash non faccia male. L'importante è non cadere troppo in basso dando visibilità ed importanza ad individui dannosi per la società e per la salute personale. 
Francesco Muzzopappa ha scelto il lato più comico ed esilarante dell'argomento mettendone in luce i limiti e le assurdità. Che siate 'Malati del pulito', 'Pazzi per la spesa' o in cerca del principe azzurro a 'Uomini e Donne', prendetela con filosofia e preparate i pop corn.
Buon trash a tutti!



Continuate a seguire il blogtour passando a leggere le tappe delle mie colleghe, vi lascio il calendario per prendere nota!



Utilizzando questo sito si accettano e si autorizzano i cookies necessariOK