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lunedì 12 maggio 2025

Recensione "La pazienza del diavolo" di Maxime Chattam

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo del nuovo libro di Maxime Chattam, "La pazienza del diavolo", edito da Salani Editore che ringrazio per la copia.

Si tratta del secondo capitolo della serie dedicata alla gendarme Ludivine Vancker, vi avevo già parlato di lei QUI.

Buona lettura!


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Pagine 544

Cinquantotto corpi. All’Istituto di medicina legale di Parigi non se ne erano mai visti tanti tutti insieme. Quella mattina, due amici sono saliti a bordo di un treno dell’alta velocità, hanno tirato fuori due fucili a canne mozze e hanno dato il via al massacro, prima di togliersi la vita. Movente: in apparenza, nessuno. Poche ore più tardi, Ludivine Vancker, tenente della Sezione Ricerche, accetta di partecipare a una rischiosa operazione: intercettare un carico di droga in autostrada. Li chiamano go-fast, sono convogli di macchine che viaggiano di notte, a duecento chilometri all’ora, e trasportano grosse quantità di stupefacenti. Ma quando Ludivine apre il borsone sequestrato al corriere, ciò che trova va oltre ogni immaginazione… Cosa unisce questi due terribili episodi? E come mai cominciano a comparire ovunque croci rovesciate e altri simboli satanici? È possibile che l’inferno abbia davvero aperto le sue porte e che le sue fiamme ardenti siano uscite dall’oscurità?


Quando si ha un precedente come "Loro", primo libro della serie, il rischio di non riuscire a raggiungere il livello di quel successo è enorme. Ma da quel poco che abbiamo capito di Chattam c'è sicuramente il fatto che non è un autore che ha paura ma che, al massimo, la fa provare a chi legge le sue opere.

Ne "La pazienza del diavolo", Ludivine si ritrova nel gravoso ruolo di protagonista principale e unica del libro, mentre nella storia precedente poteva contare su Alexis e Mikelis che sono stati un sostegno fondamentale, qui si ritrova fondamentalmente sola con i suoi demoni e i ricordi che fanno ancora male.

Lei ha una brutta aura, signorina. Mi dispiace dirglielo, ma ha addosso il malocchio.

Probabilmente la sua personalità è la cosa che ho apprezzato meno: troppo impulsiva, troppo sconsiderata, si è mossa tra queste pagine, e nell'indagine, come se fosse improvvisamente posseduta dallo spirito di John Rambo ai tempi della guerra in Vietnam... Anche meno, Ludivine.

È un simbolo esoterico, il pentacolo. Una stella a cinque punte rovesciata: brutto segno.

Ci muoviamo nell'ambito dell'esoterismo ma, anche stavolta, il focus della trama è il Male e il fatto che sembri una specie di veleno che si diffonde come un'epidemia. Stragi improvvise scuotono la Francia e sembrano avere come unico filo conduttore il diavolo che si manifesta ai folli di turno incitandoli ad abbandonare ogni freno inibitorio.

Nella seconda parte del libro, quella in cui le tessere del puzzle iniziano a trovare una collocazione, Ludivine/Rambo migliora un po' e inizia a mostrare la grinta giusta per il caso anche se l'avversario che deve fronteggiare è ad un livello altissimo e non sarà facile da neutralizzare.

Il diavolo esiste. Tutti credono che sia una leggenda, una balla per spaventare i bambini, e invece no: è proprio questa la sua forza, essere riuscito a farsi dimenticare! Per seminare il caos...

E ci siamo quasi.

Fra non molto salirà sul trono, manca poco...

Vi avviso che lo stile è sempre decisamente splatter e particolareggiato in maniera disturbante per chi è debole di stomaco. 

L'epilogo è, probabilmente, la parte che ho preferito un po' perché il villain della storia è un personaggio che ho amato tantissimo e anche perché ho avuto l'impressione che non sia finita qui.......... 

In ogni caso, super promosso!

Se amate storie piene di gente che ha "dei seri problemi", qui vi sentirete a casa. 🤣



venerdì 13 dicembre 2024

Recensione "L'ultima parola" Taylor Adams

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di una delle ultime uscite del catalogo Timecrime.

Si tratta de "L'ultima parola" di Taylor Adams, autore statunitense già noto nel mondo editoriale per il bestseller "No exit".

Buona lettura!



Acquistalo QUI

Pagine 337

Editore Timecrime

Traduzione Alice Laverda

Emma Carpenter vive isolata con Laika, il suo golden retriever, facendo da custode a una vecchia casa sulla spiaggia della costa piovosa dello Stato di Washington. I suoi unici contatti umani sono l’enigmatico vicino, Deek, e la proprietaria di casa, Jules. Un giorno legge un raccapricciante romanzo horror di H.G. Kane, scritto malissimo, e pubblica una recensione a una stella. Il post la trascina in poco tempo in un’accesa discussione online con nientemeno che l’autore stesso. All’inizio sembra innocua, ma presto Emma si rende conto che da quel momento hanno iniziato a verificarsi incidenti notturni a dir poco inquietanti. Non si tratta di una semplice coincidenza, e la paura comincia a crescere. Scavando nella vita e nel lavoro di Kane, Emma scopre che ha pubblicato altri sedici romanzi altrettanto sadici e con al centro uno stalking destinato a concludersi in omicidio. Ma chi è veramente H.G. Kane? E se c’è lui dietro a tutto questo, come ha fatto a trovarla? Di cos’altro è capace?


"L'ultima parola" è un romanzo che racchiude al suo interno una moltitudine di temi che caratterizzano spesso i libri di genere thriller. A partire dall'ambientazione, l'autore fa capire immediatamente il tipo di storia che andremo a leggere, trasmettendo bene il senso di isolamento della protagonista e la claustrofobia derivante dal fatto di essere tecnicamente intrappolata in un contesto chiuso e difficile da raggiungere. Come house sitter, il compito di Emma è quello di badare ad una grande casa sulla spiaggia, l'unico vicino è un uomo abbastanza in là con l'età che abita a debita distanza e con il quale si diverte a giocare al gioco dell'impiccato, con scarsi risultati tra l'altro.

Credit: Xplore America


La scelta di confinarsi in un posto così isolato, con la sola compagnia di un lettore ebook e una cagnolona che ha rubato il mio cuore, non è stata una scelta felice ma soltanto l'unica soluzione per affrontare un trauma profondo che ha sconvolto l'intera esistenza di Emma. Anche in questo caso, Taylor Adams gioca molto intorno a questo passaggio sviando più volte il lettore che verrà a conoscenza dell'accaduto soltanto alla fine.
Proprio a causa della sua passione per la lettura, e la voglia di immergersi in mondi diversi e più rosei del suo, tutto sta per precipitare.

Credit: About Amazon Italia

Dopo aver letto un libro abbastanza deludente, Emma Carpenter decide di lasciare una recensione negativa infilandosi in una spirale discendente che non sospetta minimamente. L'autore del libro, infatti, non la prende per niente bene ed inizia una vera e propria persecuzione nei confronti della protagonista.
Lo stalking, altro tema importante all'interno del libro, inizia in modo leggero per poi diventare sempre più invadente e soffocante. Questa prima parte del libro si legge con il cuore in gola per il senso di angoscia che va in crescendo, strani fenomeni che accadono alla casa sulla spiaggia e la costante sensazione di un estraneo che però ancora non appare al centro della scena.

Durante la seconda parte de "L'ultima parola", si fa strada una verità sconvolgente sia sull'autore folle che su Emma. Nuove verità si fanno strada cambiando totalmente la percezione di quello che sta accadendo che diventa sempre più assurdo e, se vogliamo, inverosimile. Rispetto alla prima parte, la narrazione di Taylor Adams perde il suo mordente lasciando spazio ad una serie di vicissitudini che sono sì inquietanti, ma fin troppo esagerate anche per un romanzo di finzione.



Credit: Gettyimage


Nonostante un inizio molto promettente, quindi, il finale del libro non mi ha conquistata e soddisfatta come speravo. Al contrario ho amato molto le tematica principale, ovvero il consenso e la voglia di ricevere riconoscimenti da estranei. Occupandomi io stessa di recensioni, mi è capitato di ricevere recriminazioni da autori toccati dal mio parere non proprio positivo (per fortuna non ho mai incontrato sulla mia strada un H.G. Kane 😝) ma non ho avuto alcuna difficoltà a calarmi nei panni di Emma. Avrei preferito una gestione diversa degli elementi proposti ma a quanto pare l'autore non era dello stesso avviso. 
Punto a favore per la narrazione che risulta scorrevole anche grazie a degli intermezzi interessanti che alternano la narrazione in prima persona di Emma con quella di H.G. Kane. 

Riassumendo, "L'ultima parola" è una versione al contrario di Misery che incontra i migliori film horror in stile "Non aprite quella porta". Se lo avete letto o lo leggerete, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti. 💬



lunedì 25 marzo 2024

Recensione "So cosa ho visto" di Imran Mahmood

 Buongiorno lettori, 

nel post di oggi vi parlo del nuovo libro di Imran Mahmood, "So cosa ho visto", uscito da qualche settimana per Timecrime. 

Una storia ambientata a Londra con un protagonista veramente complesso. 

Buona lettura!



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Xander Shute, un tempo ricco banchiere e ora senzatetto per le strade di Londra, si ripara, per la notte, in un vuoto appartamento a Mayfair. Quando sente i proprietari rientrare, corre a nascondersi. Intrappolato nel suo nascondiglio, assiste alla discussione della coppia, diventando anche il testimone di un feroce omicidio. Ma chi è la donna che è stata assassinata? La stessa donna che secondo la polizia non poteva assolutamente trovarsi lì? E com’è possibile che l’uomo che ha visto insieme lei la stia facendo franca? Mentre Xander cerca delle risposte, la sua memoria viene messa alla prova, costringendolo ad affrontare un passato doloroso sepolto da tempo. Quanto è disposto a rischiare per scoprire la brutale verità?


"Glielo chiederò un'ultima volta, signor Shute. Ha assistito a un omicidio a questo indirizzo? Al civico 42B di Farm Street?"


"Sì. So cosa ho visto."


Con la storia di Imran Mahmood è stato un po' amore ed odio a seconda dei momenti del libro e della sequenza di eventi. 

Per tutta la prima parte ho avuto la mente in confusione perché non capivo esattamente quello che stava accadendo: Xander è un personaggio particolare col quale è difficile sintonizzarsi. Nel libro conosciamo le sue due versioni quella di uomo "normale", con tanto di carriera e fidanzata storica; e quella da clochard in cui vaga senza meta tra le strade di Londra. 


La cosa che destabilizza è il non avere punti fermi per gran parte del libro: non si capisce cosa abbia condotto Xander sulla strada e perché sia convinto di aver assistito ad un omicidio del quale non c'è nessuna traccia. 


Nella seconda parte la situazione migliora e arrivano le prime risposte che aiutano a far chiarezza. Ciò che bisogna tenere a mente, prima di iniziare la lettura, è che si tratta di un thriller psicologico e quindi, più che soffermarsi sul caso, bisogna fare attenzione ad immedesimarsi nella mente e nei ragionamenti di Xander.


L'autore riesce a trasmettere molto bene l'ansia, il dolore, il trauma e le altre emozioni che affollano la mente di Xander e, senza dubbio, è uno degli elementi migliori del libro.


Il momento delle rivelazioni finali e dell'epilogo non è tra i più illuminanti ma aiuta a risollevare il giudizio generale. Di sicuro un ritmo più dinamico e una trama più omogenea e meno dispersiva avrebbero giovato ulteriormente ma, tutto sommato, può regalare delle buone sensazioni agli appassionati del genere. 

    

    ⭐️⭐️⭐️

domenica 28 ottobre 2018

Recensione "Hanover House" di Brenda Novak

Buongiorno, lettori.
Approfitto del week end per recuperare qualche recensione e, oggi, è il turno di "Hanover House", attesissimo seguito di "Alaska", un thriller psicologico firmato da Brenda Novak.
Buona lettura!


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È trascorso ormai un anno da quando Evelyn Talbot si è trasferita in Alaska, ad Hanover House, la clinica psichiatrica di massima sicurezza dove vengono internati i serial killer più efferati. Solo pochi di loro hanno una mente così brillante da riuscire a spiegare il complesso modus operandi che si cela dietro ai propri crimini, e uno di questi è appena arrivato. Si tratta di Lyman Bishop, il "Fabbricante di Zombi", un genetista accusato di lobotomizzare le sue vittime con un rompighiaccio. L' unico il cui raffinato intelletto regge il confronto con il famigerato Hannibal Lecter. Appena Evelyn lo incontra sente il sangue gelarsi nelle vene, e non è certo per la tempesta di ghiaccio che sta per abbattersi sulla zona... Ha la netta sensazione che qualcosa nella sua vita stia per cambiare, irreparabilmente. Quando viene ritrovato il corpo di una nuova vittima uccisa con un rompighiaccio, il dubbio che Bishop sia l'uomo sbagliato emerge con violenza. Ma le sfide non sono finite per Evelyn, perché la minaccia di Jasper, il ragazzo che a sedici anni l'ha segregata e seviziata, sembra più vicina che mai. Esiste un legame tra questi eventi? È solo un caso che la donna massacrata assomigli terribilmente alla bella psichiatra? Per Evelyn e l'uomo che ama, il tenace commissario Amarok, la caccia è di nuovo aperta. Perché nessuno è al sicuro nel grande freddo.

"Alaska" è stato uno dei libri più belli che ho letto lo scorso anno e aspettavo, con ansia trepidante, il seguito della storia. Ancora una volta, Brenda Novak ci regala un capitolo entusiasmante e dall'altissimo tasso di suspense. Ho scoperto nuovi dettagli sulla vita e sul passato travagliato della dottoressa Evelyn, ho assistito all'evoluzione del suo rapporto con Amarok e mi è piaciuto moltissimo riscontrare un po' di sano romanticismo in una vicenda così sanguinaria.
'Hanover House', come struttura, continua a mettermi i brividi: così isolata e sperduta nelle lande sconfinate dell'Alaska, è il posto perfetto dove radunare dei folli serial killer.

Unitamente a Jasper, il vero villain della serie, incontriamo il 'Fabbricante di zombi', una figura inquietante e dall'intelligenza sopraffina. Evelyn dovrà mettere in campo tutte le sue conoscenze, e i suoi trucchetti, per riuscire a fronteggiarlo. Si respira ansia e terrore puro, in alcune pagine. Il passato, e la sua professione, la rendono il bersaglio perfetto dei più pericolosi killer d'America, una situazione non facile da gestire per la dottoressa e che impensierisce costantemente il povero commissario. Dopo un inizio, tutto sommato, tranquillo il libro prende il via in una spirale di colpi di scena e momenti in cui la tensione si taglia con il coltello. L'autrice è bravissima a trascinare il lettore grazie ad una scrittura evocativa e uno stile sintetico ma coinvolgente. Che dire dell'epilogo? Totalmente inaspettato e mi ha lasciato con un pugno di mosche in mano, voglio assolutamente un altro libro e lo voglio adesso! Si conferma un vera chicca per tutti gli amanti del genere e speriamo di non dover aspettare molto per il seguito!


giovedì 24 maggio 2018

[Review Party] "Il giardino delle rose" di Dot Hutchison

Buongiorno cuori librosi,
esce oggi il nuovo thriller di Dot Hutchison di cui, sicuramente, molti di voi avranno letto il primo romanzo, "Il giardino delle farfalle" (trovate la mia recensione, QUI). In questo secondo libro, sono molti i richiami alla storia precedente perciò, se non lo avete fatto, vi consiglio assolutamente di recuperarla. Ma, ora, bando alle ciance. Un nuovo e inquietante giardino ci aspetta!


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Sono passati quattro mesi dall'esplosione al Giardino, il posto dove giovani donne chiamate "le farfalle" erano tenute prigioniere. Gli agenti dell'FBI devono ancora fare i conti con le conseguenze del trauma, aiutando le sopravvissute a ricostruirsi una vita. Con l'inverno che sta per volgere al termine, per le farfalle si prospettano giorni più lunghi e più caldi per riprendersi. Per gli agenti, invece, l'imminente arrivo della primavera viene annunciato da una scoperta raccapricciante, uno schema che si ripete: giovani donne trovate morte in chiesa, con uno squarcio all'altezza della gola e il corpo interamente circondato da fiori. La sorella di Priya Sravasti è stata una delle vittime, anni prima. Adesso Priya e sua madre vivono da fuggiasche, spostandosi ogni pochi mesi alla ricerca di un nuovo inizio. Ma quando la ragazza finisce nel mirino del maniaco, la ricerca degli agenti diventa una corsa contro il tempo. Purtroppo l'unico modo per catturare l'assassino è farsi aiutare da Priya, anche se ciò significa mettere a repentaglio la sua vita.


Dopo aver letto "Il giardino delle farfalle", non credevo che l'autrice potesse fare di meglio e, in certo senso, è stato così. Questo nuovo romanzo non ha avuto, su di me, l'impatto del primo ma credo sia dovuto al fatto che conoscessi già i personaggi e lo stile inconfondibile dell'autrice. Ero consapevole della sua naturale capacità di lasciare tutti a bocca aperta, della sua narrazione che si estende su più livelli temporali e diversi narratori, conoscevo il modo di impostare la trama come un cerchio che si chiude o come un domino in cui tanti eventi si concatenano tra loro ma rivelano il progetto finale solo alla fine. Quello che non sapevo, però, era che di storie come le sue non ne ho mai abbastanza. Dei quadri psicologici intricati e al limite della follia non ci si stanca mai ed è stato impossibile staccarsi dalle pagine de "Il giardino delle rose". L'autrice ci ha regalato altri tasselli dei suoi agenti, che mi ha fatto molto piacere ritrovare; ci ha raccontato gli sviluppi del caso precedente che è lontanissimo dall'avere una conclusione e che sarà strettamente collegato alle nuove indagini. C'è un nuovo serial killer, in città, ma le sue vittime non vengono nascoste e conservate in luogo sicuro: vengono mostrate, coperte di sangue e di una particolare specie di fiori, nei luoghi più sacri e sicuri del mondo: le chiese. 

Non importa perché l'hai fatto, perché hai scelto loro, hai scelto noi, hai scelto me. Non importano le tue giustificazioni, perché in ogni caso le tue risposte non potrebbero avere senso per nessun altro. Erano le tue risposte. Ed erano sbagliate. Sono sempre state sbagliate.

La cosa che ho amato di più, del libro, è stato il poter entrare nella mente del killer, carpire ogni suo piccolo pensiero e rendersi conto della logica follia che lo spinge a compiere un omicidio dietro l'altro. E' stato un viaggio affascinante e sconvolgente, la trama è intricata e mai scontata. Il livello di suspense va in crescendo, l'autrice  non si sbilancia fino alla fine lasciando il lettore libero di fare congetture e supposizioni insieme agli agenti che si muovono alla cieca, alla ricerca di un fantasma.
A differenza dell'altro libro, non si scende nel dettaglio del tema scelto, i fiori, l'autrice si limita a nominarli e a fornire brevi significati, sicuramente un lavoro non paragonabile alla mole di dettagliate informazioni presenti ne 'Il giardino delle farfalle'. La Hutchison ha una prosa coinvolgente al massimo e molto accurata. Non è difficile immaginare luoghi e personaggi, così come le scene del crimine. E' un libro che si divora e che ha una forte componente psicologica che mi ha intrappolato la mente. Una volta iniziato, è difficile da lasciare perché la curiosità diventa incontenibile. 
Questo libro è una conferma della bravura dell'autrice che è, a tutti gli effetti, nella top ten delle mie scrittrici di thriller preferite. Sono già in astinenza dalla serie "The Collector" e non vedo l'ora di leggere il prossimo libro! Se amate i thriller, non fatevi scappare i libri della Hutchison, creano dipendenza!



venerdì 6 aprile 2018

Recensione "Le sorelle" di Claire Douglas

Buongiorno lettori, finalmente venerdì!
Oggi torno a parlarvi di thriller con una storia particolare e con un epilogo inaspettato.
Si tratta del libro di Claire Douglas, "Le sorelle".
Buona lettura!


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La vede ovunque: al tavolino di un bar, alla fermata dell'autobus, al supermercato. Ogni volta, per un istante Abi dimentica l'incidente, dimentica che sua sorella Lucy è morta, dimentica il dolore che la consuma da oltre un anno. E, ogni volta, Abi rimane inevitabilmente delusa. Ha tagliato i ponti con la famiglia, si è isolata dagli amici e si è trasferita in un'altra città, nella speranza di cominciare una nuova vita, però è stato inutile: nessuno dovrebbe mai sopravvivere alla propria gemella. Eppure, quando incontra Bea, Abi ha l'impressione che il destino le stia finalmente dando una seconda occasione. Perché quella ragazza non solo è fisicamente identica a Lucy, ma le assomiglia pure nel modo di parlare e di vestirsi. Inoltre anche lei ha un gemello, Ben, perciò più di chiunque altro comprende il vuoto che sente Abi. E si propone di colmarlo, accogliendola nella grande casa che divide col fratello. Se con Bea è stata un'affinità istantanea, con Ben è amore a prima vista. Tuttavia, più tempo passa insieme con loro, più Abi si convince che ci sia qualcosa che non vada. All'inizio era solo una sensazione, ma poi sono arrivate le fotografie strappate e gli oggetti spariti dalla sua camera. Sono opera di Bea, gelosa per la relazione del fratello? Abi quasi spera che sia così. Altrimenti vorrebbe dire che qualcuno ha scoperto il suo segreto...

Se dovessi descrivere questo libro con una sola parola, sarebbe senza dubbio: confusione.
La storia della Douglas appare confusa sin dall'inizio, così come la storia di Abi e della sua gemella, scomparsa prematuramente in un incidente. Abi non riesce a superare la perdita di Lucy, il suo cervello continua a proiettare la sua presenza ovunque, anche a km di distanza da casa loro, anche su nuove persone. Lucy è ovunque e, a pagarne le conseguenze, è la psiche di Abi che è ormai distrutta e stremata dal trauma, dal tentativo di seppellirlo in qualche recesso oscuro della mente e dai farmaci necessari a non far collassare del tutto il fragile equilibrio della ragazza. Il quadro psicologico, pur essendo complesso, è ben descritto e articolato. E' la parte che mi è piaciuta di più del romanzo. 
Molto ben descritti anche gli altri personaggi, in particolare Bea e Ben i gemelli che rappresentano l'ultima speranza di una vita normale per Abi. 

Lucy è ovunque e da nessuna parte.
E' questa la realtà.
E io non la rivedrò mai più.

La situazione si complica quando Abi si innamora di Ben, scatenando l'ira di Bea. La ragazza ha una personalità molto forte e determinata, a differenza di Ben che sembra succube delle due e incapace di prendere una posizione netta. Una verità malsana e inquietante si fa strada man mano che si susseguono episodi incresciosi e minacciosi nella vita di Abi che non sa più a cosa credere. Quando la tua mente gioca brutti scherzi è difficile scindere la realtà dall'illusione e guardare le cose con lucidità. Questo sarà l'handicap più grande per Abi che, solo alla fine, si accorgerà di essere finita in una ragnatela potenzialmente letale dalla quale sembra impossibile liberarsi.
Pensavo di trovarmi di fronte ad un certo tipo di storia, ma Claire Douglas mi ha lasciato a bocca aperta ad ogni pagina con colpi di scena a non finire, oscure presenze e verità sussurrate. Non mi aspettavo assolutamente un epilogo del genere e ci ho messo un po' a rimettere tutti i pezzi del puzzle al posto giusto. Tutto sommato, non posso dire di non averlo apprezzato.
La prosa dell'autrice è molto scorrevole e coinvolgente, la narrazione viene portata avanti con un ritmo ben cadenzato dando la giusta importanza ai momenti cruciali della storia.
Se amate i libri in cui nulla è come sembra, "Le sorelle" fa al caso vostro!




martedì 3 aprile 2018

Recensione "La paziente perfetta" di Jenny Blackhurst

Buongiorno lettori,
rientro soft nelle normali attività quotidiane e si riprende, a pieno ritmo, con i consigli letterari.
Oggi voglio parlarvi di un thriller di Jenny Blackhurst, uscito la scorsa settimana per Newton Compton. Avevamo già conosciuto l'autrice con il romanzo "Era una famiglia tranquilla" che, personalmente, avevo adorato e di cui vi ho parlato QUI.
Con lo stesso stile ricco di suspense e di complicazioni psicologiche, la Blackhurst ci guida in una nuova e inquietante storia. Buona lettura!


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Karen, Eleanor e Bea sono amiche sin da quando erano bambine. Tra loro non ci sono segreti, e ciascuna conosce le altre alla perfezione. Adesso che hanno superato i trent'anni, hanno cominciato ad allontanarsi a causa delle difficoltà di tutti i giorni: Eleanor è una moglie e una madre sommersa dalle responsabilità e che fatica a stare dietro a tutte le cose da fare; Bea è felicemente single, o almeno questo è ciò che lascia credere agli altri; Karen fa la psichiatra e, nonostante il proprio passato oscuro, considera se stessa la roccia del gruppo, l'amica su cui contare. Ma quando una nuova paziente si presenta nel suo studio con disturbi che non le sono ancora del tutto chiari, Karen comincia a temere di aver messo le sue più care amiche in pericolo. Perché la sua paziente sa cose sulle tre donne che nessuno all'infuori del loro ristretto circolo potrebbe (o dovrebbe) conoscere...

Tre amiche, vite frenetiche e segreti nascosti. Sono questi gli elementi chiave di un thriller che, ancora una volta, rivela una bravura fuori dal comune dell'autrice in grado di ingarbugliare, e non poco, la mente del lettore fino a fargli perdere completamente la testa alla ricerca della verità. Il focus dell'azione si concentra molto su Karen, professione psichiatra, una vita controllata e programmata ai limiti del possibile e una donna sempre impeccabile dal punto di vista estetico e comportamentale. L'autrice ci lascia intuire che la sua personalità non è poi così granitica e imperturbabile come sembra, la donna fugge infatti da un passato burrascoso e da un presente che non è proprio roseo come lo descrive alle persone che la circondano. La facciata cede rovinosamente quando si trova di fronte ad una paziente insolita, una donna che non sembra soffrire di una patologia mentale ma che, anzi, ha tutta l'intenzione di sfruttare le sedute per farle perdere il controllo con frasi e mezze verità riconducibili alla sua vita privata e a quella delle sue migliori amiche. E' in questo preciso istante che la storia prende il via, trascinandoci in un vortice di segreti e piani diabolici che hanno un solo, preciso obiettivo: distruggere la vita perfetta di Karen.

Puoi ripeterti fino allo sfinimento che non è stata colpa tua, puoi ragionare e cercare di discolparti, ma alla fine c'è sempre una vocina che ti sussurra che, se fossi stata più attenta e responsabile, non sarebbe stata distrutta nessuna vita.

Anche le personalità di Eleanor e Bea sono ben tratteggiate e definite: la prima è una neomamma in piena depressione post partum, la seconda una trentenne spensierata e felice o, almeno, questa è l'impressione che vuole dare. L'amicizia del trio viene messa a dura prova man mano che la verità inizia a farsi strada tra loro, minando l'opinione che tutte avevano delle altre. Le bugie hanno le gambe corte e la Blackhurst gioca benissimo con questo assunto mostrando i limiti delle piccole bugie che raccontiamo a noi stessi, in primis, e agli altri pur di dimostrare la migliore versione della nostra persona al resto del mondo. Il ritmo, nella seconda parte del libro, si fa incalzante e ancora più coinvolgente. La scelta di raccontare e mettere a confronto, contemporaneamente, passato e presente crea un pathos non indifferente e una curiosità crescente di capire, fino in fondo, l'obiettivo dell'autrice. Lo stile della Blackhurst è molto diretto ed esplicito, c'è un discreto spazio per le emozioni ma solo nelle loro accezioni negative. Una cosa che mi ha colpito, è tutta la parte medico psichiatrica inserita qui e là nel libro: in un thriller psicologico è un elemento imprescindibile.
Non è ai livelli di 'Era una famiglia tranquilla' ma, vi assicuro, che vi darà lo stesso da pensare. Nel complesso, mi è piaciuto e lo consiglio a tutti gli amanti del genere.



martedì 13 marzo 2018

Recensione "Profiler" di Lynda La Plante

Buongiorno lettori,
anche oggi parliamo di thriller con un libro un po' datato che ho scovato in un mercatino qualche settimana fa e che ho apprezzato molto. Si tratta della storia firmata di Lynda La Plante, "Profiler", edito da Garzanti. Buona lettura!


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Prigioniero 6678905: questo è il suo nome adesso. Cameron Welsh non ha nessuna possibilità di uscire dal carcere di massima sicurezza di Barfield, è stato condannato a ben due ergastoli. Ed è giusto, perché Cameron Welsh è decisamente colpevole di tutto ciò di cui è stato accusato. È un serial killer eccezionalmente crudele e psicopatico, ma non solo, è anche perverso e molto intelligente. La sua ossessione per Anna Travis risale a diversi anni prima, quando l'ha vista per la prima volta, la notte in cui è stato catturato. Anna era un semplice agente della squadra omicidi. Adesso Anna ha fatto carriera, è diventata ispettore capo. Si è emancipata dal suo mentore, Langton, e per la prima volta deve condurre in prima persona un'indagine su una serie di omicidi. Un caso complicato, in cui le vittime sono tutte donne che non hanno niente in comune fra di loro, tranne il modo in cui sono state uccise e l'autostrada vicino alla quale vengono ritrovate. Quello che Anna non sa è che non è completamente sola. Cameron Welsh non esita un momento a scriverle una lettera offrendole il suo aiuto. Chi meglio di lui, un serial killer, può aiutarla come profiler? Solo lui è in grado di capire fino in fondo i meccanismi di una mente malata, cosa lo spinge a uccidere, perché sempre in quel modo. Anna è determinata a risolvere il caso e accetta il suo aiuto. Ma non immagina che anche dietro le sbarre, Cameron Welsh sa essere più pericoloso di una velenosa vedova nera.

Dopo una trama così accattivante e una copertina ipnotica, non ho saputo resistere e mi sono tuffata tra le pagine di 'Profiler', una storia particolare in cui un pericoloso killer e un'ispettrice di polizia si ritroveranno a lavorare insieme per cercare di stanare un pericoloso omicida seriale che sta terrorizzando le donne della città. Le vittime sembrano, finora, non avere nulla in comune l'una con l'altra e Anna Travis si ritrova ben presto senza piste da seguire. Collaborare con uno psicopatico come Cameron Welsh è un'idea che non la fa impazzire ma deve riconoscere di avere un'occasione unica: avere l'esperienza di un profiler e, allo stesso tempo, quella di un killer in grado di comprendere come ragiona e come pensa la mente di un assassino. 
Alcune parti del libro sono molto prolisse ed è facile perdere il filo in quanto le azioni sono statiche e non apportano elementi significativi al fine della risoluzione del caso. La parte psicologica, nonché la più importante della storia, è invece sviluppata magnificamente e mi ha affascinato come al solito. Inoltrarsi nella follia umana è sempre un'esperienza unica e particolare che ogni autore affronta a modo suo. La Plante, ha scelto di impostare tutta la sua storia su un personaggio discutibile e incorreggibile ma, terminata la lettura, non si può che concordare con questa scelta e ammirare, a malincuore, il ruolo che Cameron Welsh ha svolto nell'eterna battaglia tra il bene e il male.
Lo stile dell'autrice è molto ricercato e specifico, tutto sommato scorrevole e piacevole da leggere.
Il finale mi ha sconvolta, in quanto è arrivato inaspettato come un pugno nello stomaco.
Nel complesso, è stata una buona lettura e con qualche pagina in meno o un po' più di suspense sarebbe stato un libro perfetto. Promosso con riserva!



sabato 3 marzo 2018

Recensione "L'alienista" di Caleb Carr

Buongiorno lettori,
anche oggi torno a parlarvi di thriller con "L'alienista", di Caleb Carr.
Un viaggio nella New York di fine '800, nei vicoli più tenebrosi e malavitosi della città sconvolti da una serie di omicidi brutali e inquietanti.
Buona lettura!


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NEW YORK 1896. Il reporter John Schuyler Moore riceve la chiamata inaspettata di Laszlo Kreizler – psicologo e “alienista” –, un suo amico di vecchio corso. Il dottore lo prega di raggiungerlo al più presto per assistere al ritrovamento di un cadavere. Il corpo è stato orrendamente mutilato e poi abbandonato nelle vicinanze di un ponte ancora in costruzione. La vista di quel macabro spettacolo fa nascere nei due amici un proposito ambizioso: è possibile creare il profilo psicologico di un assassino basandosi sui dettagli dei suoi delitti? In un’epoca in cui la società considera i criminali geneticamente predisposti, il giornalista e il dottore dovranno fare i conti con poliziotti corrotti, gangster senza scrupoli e varia umanità. Scopriranno, a loro spese, che cercare di infilarsi nella mente contorta di un assassino può significare trovarsi di fronte all’orrore di un passato mai cancellato. Un passato pronto a tornare a galla di nuovo, per uccidere ancora.

Finalmente ho avuto il tempo di recuperare la lettura di questo romanzo. Come sapete, amo moltissimo i libri che parlano di psicologia/ psichiatria, perciò non potevo proprio lasciarmi scappare l'opera di Caleb Carr. Parto subito col dirvi che l'ambientazione è assolutamente straordinaria. Siamo a New York, alla fine dell'800, nei vicoli più malavitosi e poveri della città in cui non è saggio avventurarsi. Una serie di omicidi brutali, che avvengono con un modus operandi particolare e, senza dubbio, interessante sconvolgono la città. Una squadra composta da tre professionisti, in ambiti diversi, decide di far luce su questa catena di terrore e sangue che ogni notte minaccia giovani ragazzi. L'autore pone molta attenzione sulla parte 'medica' della questione, per il dottor Kreizler è importante capire la mente che si cela dietro tanta malvagità. E' un timido tentativo di creare un profilo del serial killer, pratica ancora sconosciuta all'epoca. 
L'analisi dei dettagli, descritti in maniera molto cruda e senza censure, ci trasporta in un viaggio affascinante nella mente umana alla ricerca del colpevole.

Le risposte fornite nei momenti cruciali della vita non sono mai del tutto spontanee, ma costituiscono la materializzazione di anni di esperienza contestuale, di modelli di comportamenti destinati, prima o poi, a dominare la nostra vita.

L'escalation di violenza, però, non si ferma e le ipotesi e le congetture del trio non sembrano stare al passo con le mosse del serial killer. Tutto sembra remare contro il loro proposito, agli occhi degli altri, soprattutto della polizia, è inutile perdere tempo alla ricerca di una storia che possa giustificare delle simili atrocità e i nostri protagonisti dovranno rischiare il tutto e per tutto per riuscire ad ottenere il risultato sperato. E' un romanzo molto descrittivo che analizza, nei minimi particolari, personaggi, ambientazioni e nozioni. E' impossibile non farsi rapire dalla narrazione e dalla prosa coinvolgente dell'autore. L'unico punto che non ho apprezzato moltissimo, forse, è l'epilogo in cui la suspense e il ritmo rallentano troppo repentinamente e non regalano un finale esplosivo come mi sarei aspettata. Nel complesso, però, siamo di fronte ad una storia eccezionale in grado di affrontare un tema intricato e complesso come quello della psicologia criminale. Sono rimasta molto affascinata dalla storia e, ora, sono prontissima a recuperare la visione della serie su Netflix!
Non è adatto a chi ha lo stomaco debole per alcune scene decisamente crude, ma assolutamente consigliato a tutti gli amanti del genere!



mercoledì 4 ottobre 2017

Recensione "La moglie imperfetta" di B.A. Paris

Buongiorno lettori,
oggi vi parlo di uno dei libri che aspettavo di più quest'anno!
Si tratta de "La moglie imperfetta", di B.A. Paris che mi aveva già incantata con 'La coppia perfetta' (recensione, QUI).
Buona lettura!


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A chiunque ogni tanto capita di non ricordare dove siano le chiavi di casa o dove ha parcheggiato la macchina, o magari di dimenticare un appuntamento con un’amica. Chiunque non farebbe caso a simili sciocchezze. Per Cass Anderson, invece, è diverso. Ogni minimo deragliamento della memoria potrebbe essere un sintomo preciso: demenza precoce, la malattia che ha colpito la madre diversi anni prima. Ecco perché, adesso, Cass sta vivendo un incubo. Una sera di pioggia, tornando a casa, ha superato un’auto ferma sul ciglio della strada. All’interno c’era una donna, ma lei non si è fermata ad aiutarla. Poi la mattina seguente ha scoperto dai telegiornali che quella donna è stata assassinata. Esattamente dove lei l’aveva incrociata. E, subito, ai sensi di colpa si aggiunge l’angoscia di aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Come spiegare le telefonate mute che ha cominciato a ricevere proprio da quella mattina, se non come una velata minaccia? E perché anche quando è in casa ha così spesso la sensazione di essere osservata? Cass è terrorizzata perché non ricorda nessun dettaglio significativo riguardo quella sera. Purtroppo, però, da qualche giorno non si ricorda nemmeno come funziona la lavatrice, se ha preso o no le sue pillole, se uno dei coltelli in cucina avesse una strana macchia sulla lama, come di sangue… L’unico che potrebbe aiutarla a non impazzire e a capire cosa stia succedendo è suo marito, Matthew, che però le appare ogni giorno più distante e distaccato, quasi fosse il primo a essere certo che non ci sia niente da fare, che la malattia sta prendendo il sopravvento. E anche Cass ormai se ne sta convincendo. Un pomeriggio, però, proprio nel garage di casa fa una scoperta che cambia tutto…

Se stessi diventando come la mamma?
Se avessi cominciato a scordare le piccole cose, com'era successo a lei?

B.A. Paris ha la capacità di rapire la mia mente e intrappolarla nel vortice di segreti, suspense e mistero dei suoi romanzi. Come per l'altro suo libro, mi sono ritrovata completamente assorbita da Cass e dal suo dramma. La sua mente subisce un lento ma inarrestabile tracollo che la porta all'insicurezza più totale e quando non puoi più fidarti nemmeno dei tuoi ricordi, diventa difficile restare lucidi e non farsi prendere dal panico.

Piangendo lacrime di solitudine, prendo le pillole e le mando giù con un po' di succo sperando di attutire l'angoscia.
Ma non riesco a smettere di piangere nemmeno quando il sonno tenta nuovamente di avere la meglio su di me, perché tutto quello che provo è una disperazione infinita e la paura di quello che il futuro potrebbe riservarmi.

Il marito e la migliore amica sono due ottime spalle per lei, comprensivi e perfetti confidenti, ma restano sempre personaggi anonimi e ambigui che non si sbilanciano mai.
L'ansia cresce pagina dopo pagina, così come l'isteria di Cass. Non si fida di nessuno e presto deve fare i conti con il pregiudizio degli altri che la giudicano visionaria e preda di un brutto esaurimento.
Lo stile dell'autrice, ricco di dettagli e descrizioni accurate, ci permette di vivere passo passo l'escalation verso l'oblio che avvolge la mente di Cass. Devo ammettere di essere arrivata a dubitare io stessa di lei e delle sue intenzioni. L'omicidio irrisolto al quale è, sfortunatamente, collegata non facilita le cose.

Mentre se ne va, penso che non è vero: non so se me la caverò,
non da subito, almeno. Ma un giorno sì.
A differenza di Jane, ho ancora tutta la vita davanti.

Non posso rivelarvi altro, per non rischiare di rovinare la lettura, MA vi assicuro che l'epilogo è eccezionale! E' arrivato inaspettato  e ha portato a dei risvolti altrettanto imprevedibili lasciandomi di stucco. Tutto il lato psicologico della vicenda viene sviscerato nel dettaglio e costituisce la parte migliore di tutto il romanzo. Impossibile staccarsi dalle pagine.
L'obiettivo 'ottimo thriller' è stato ampiamente centrato. Questa autrice mi ha stregato, ancora una volta, e si è dimostrata una regina indiscussa del genere.
Consigliatissimo e promosso a pieni voti!





martedì 1 agosto 2017

Recensione "Final Girls" di Riley Sager

Buongiorno lettori,
torno a parlarvi dei miei amatissimi thriller con una storia eccezionale di Riley Sager, "Final Girls - Le sopravvissute". Il romanzo è stato portato in Italia da Giunti ed è stato uno dei thriller più belli che ho letto quest'anno.
Buona lettura!


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LA RECENSIONE:

"Il movimento le procura un dolore atroce alla spalla, e insieme al dolore arriva un ricordo. No, non un ricordo, una certezza. Ed è così terribile che deve per forza essere reale.
E' rimasta solo lei.
Gli altri sono tutti morti.
Lei è l'unica sopravvissuta."

Spesso sentiamo parlare di terribili massacri ed omicidi di massa efferati, nessuno si sofferma mai a pensare cosa ne è dei sopravvissuti, quando ce ne sono. Quincy, Lisa e Samantha sono le tre sopravvissute ai massacri più famosi degli ultimi venti anni. Le chiamano 'Final Girls' e intorno alle loro vite si muovono tutta una serie di meccanismi mediatici sconosciuti ai più.
Quando una delle tre ragazze muore in circostanze poco chiare, l'incubo sembra ricominciare e la parvenza di normalità, faticosamente conquistata da Quincy, cede inesorabilmente.

"Non puoi cambiare il passato.
L'unica cosa che puoi controllare è il modo in cui l'affronti."

Per quanto Quincy si sforzi di fingere il contrario, in realtà è ben lontana dall'aver superato il trauma. 
Va avanti con blister di Xanax, nascondendosi dietro un blog di cucina per cercare di vivere in equilibrio tra incubi e sanità mentale. La morte di Lisa è inaspettata per lei, così come l'arrivo di Samantha in città. Sam ha sempre vissuto nascosta nell'ombra, perché è tornata sotto i riflettori?
Quale segreto nasconde e perché sembra essere in qualche modo collegata alla morte di Lisa?

"Mi aggrappo allo stipite con la mano libera, affondando le unghie nel legno. Tina mi dà una spinta e il legno mi si frantuma tra le dita. Getto via le schegge marce e ricomincio a urlare.
Pine Cottage mi dà il suo bentornato."

I ricordi di quella notte, che credeva persi per sempre, ritornano a galla prepotentemente. 
Niente è come sembra e l'incubo sta per ripetersi, ora più che mai deve dimostrare di essere una sopravvissuta se vuole ottenere un finale diverso.

Un thriller con la T maiuscola quello firmato da Sager. 
Tensione psicologica altissima, ricordi e avvenimenti che si intrecciano senza dare mai un'idea chiara dell'accaduto. Quincy è la protagonista principale e insieme a lei ripercorriamo l'incubo e la crudeltà che si nasconde dietro a massacri del genere. Scopriamo come vivono le vittime dopo questi episodi, la pressione a cui sono sottoposti ogni volta che si ripetono tragedie simili e le ferite mai chiuse che si portano dietro. Ho fatto tante supposizioni, credendo ogni volta di aver scovato il colpevole, ma questo libro è un colpo di scena continuo e l'autore mi ha, a dir poco, sconvolta nell'epilogo. Le protagoniste vengono descritte alla perfezione, chi più chi meno, l'autore spiega benissimo il fenomeno delle 'Final girls' e tutti i 'benefit' (?) della categoria. Amo l'intensità e la complessità dell'intero quadro psicologico della storia. Ho trattenuto il respiro in più di un'occasione per la tanta tensione e suspence. L'autore ha uno stile accurato e molto diretto, ma anche una buona capacità narrativa. Nonostante la mole notevole di pagine, l'ho divorato in un giorno.
Posso tranquillamente affermare che il libro entra di diritto tra i miei thriller preferiti di sempre!
Mi è piaciuto davvero moltissimo e lo consiglio!



giovedì 13 luglio 2017

[Review Party] "La donna della pioggia" di Marina Visentin

Buongiorno lettori,
oggi vi parlo de "La donna nella pioggia", un thriller psicologico di Marina Visentin edito da Piemme. Buona lettura!


LA RECENSIONE:

"Per tanto tempo ho pensato al mio angolo di mondo come al più confortevole dei nidi, un luogo sicuro, dove essere felici, sentirsi al riparo.
Pensavo di conoscere il posto di ogni cosa, il nome di ogni strada, la mappa della mia vita.
Invece."

Stella Romano è un'illustratrice di successo, mamma felice di due bellissime bambine e moglie di Mattia, l'uomo che le è accanto da una vita. La sua esistenza scorre placida e serena, nulla sembra scalfire l'equilibrio perfetto in cui vive, fin quando non inizia ad avere vuoti di memoria e momenti di smarrimento totale che arrivano improvvisi e inaspettati. Forse è colpa dello stress, forse dovrebbe chiedere aiuto prima di arrecare danni seri a sé stessa e a coloro che la circondano.
Ma, ammettere di aver bisogno di aiuto, è più difficile del previsto.

"Per qualche secondo, una manciata di minuti, a volte un'ora intera, io smetto di esserci.
Non sono più qui. Non sono più da nessuna parte.
E ogni volta tornare indietro, ritornare alla realtà, è più difficile, più penoso."

Quando affiora l'ipotesi di una familiarità con patologie mentali, i ricordi tornano a galla portandosi dietro i mille interrogativi ai quali nessuno ha mai risposto. Chi era suo padre? Quale verità si nasconde dietro la misteriosa e brutale morte di sua madre?
Stella è stufa di vivere circondata da bugie, da una vita che non vuole e che, forse, non ha mai voluto. Alla soglia dei quarant'anni, vuole scoprire le sue origini e la verità sui suoi veri genitori.

"La verità.
C'è chi dice che rende liberi.
E' una menzogna.
La verità è una prigione. Un dolore senza fine. Una voragine che inghiotte ogni cosa. Un abisso nero che riflette solo la tua disperazione."

Un viaggio lungo quello verso la verità. Un percorso che la porterà dall'altro capo del mondo per affrontare i mostri del passato e tematiche sociali importanti che hanno fatto la storia.
La strada è piena di ostacoli e pericoli, la verità non sempre è la cosa migliore da ricercare. Non sempre porta alle soddisfazioni sperate, a volte, la verità distrugge ogni cosa.

Storia interessante quella che ci ha raccontato Marina Visentin.
Il personaggio di Stella si rivela, da subito, complesso e articolato, il quadro psicologico della donna è stato caratterizzato ed esplorato alla perfezione. I suoi momenti di black out contribuiscono ad aumentare la tensione narrativa che procede in crescendo fino all'epilogo. Gli altri protagonisti della vicenda, sono fatti di luci e ombre, e si rivelano, quasi sempre, persone bugiarde e inaffidabili. La protagonista deve, letteralmente, lottare contro tutto e tutti per venire a capo dell'intricato labirinto di segreti e bugie. Ho apprezzato l'inserimento di un tema storico che ha avuto una certa rilevanza sociale, ha contribuito a rendere particolare la trama e a conferire un ulteriore tocco di mistero e suspence. E' stato bello viaggiare da una parte all'altra dell'Italia e del mondo, seguendo flebili tracce e piccoli indizi. E' impossibile non appassionarsi alla ricerca di Stella.
Il finale l'ho trovato un po' troppo affrettato e, nonostante abbia ricavato la mia dose di risposte, ha lasciato la storia insoluta, in parte. La prosa dell'autrice è accattivante e coinvolgente. Ho terminato la lettura  nel giro di pochissimo spinta anche dalla curiosità crescente di scoprire la conclusione.
Nel complesso, è stata una buona lettura ma avrei preferito un finale diverso.


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