oggi vi parlo di una storia bellissima ed emozionante, "I fiori non crescevano ad Auschwitz", scritto da Eoin Dempsey per Newton Compton.
Buona lettura!
LA COPERTINA:
LA RECENSIONE:
"Ti ho amato per così tanto tempo, ma pensavo che non sarei mai tornata. Quando non hai risposto alle mie lettere... ho provato a dimenticarti. Ho pensato che fosse la cosa migliore, soprattutto per te. Non potevo continuare a ostacolarti. Tuo padre ha fatto la scelta giusta."
Christopher e Rebecca sono amici da sempre, un rapporto quasi simbiotico il loro.
Si sono incontrati da bambini, lei in fuga da un padre padrone e lui che si innamora subito di questa bambina indifesa. Gli anni si susseguono, ormai i nostri ragazzi sono due adolescenti che passano insieme intere giornate. E' chiaro che Christopher sia innamorato di lei e quando Rebecca fugge dall'isola per scappare da suo padre, il cuore del ragazzo va in frantumi. Per anni si domanda cosa ne è stato di lei e perché non abbia mai ricevuto suo notizie, finché un giorno non la incontra di nuovo.
E' stato tutto un enorme malinteso, ma lui la ama e anche lei ama lui. Adesso nessuno potrà frapporsi tra loro.
"E' tutta colpa mia. Se non fosse stato per me, saresti partita, e adesso saresti sana e salva in Inghilterra."
"Christopher, tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata in tutta la vita, la sola cosa per cui valesse la pena vivere. Non c'è vita per me senza di te. Non capisci? Questa non è la fine di tutto."
Ci troviamo nell'epoca nazista, l'escalation di Hitler è inarrestabile, così come il suo folle piano di sterminare tutti gli ebrei. Quando i tedeschi arrivano sull'isola di Jersey, gli ebrei fuggono verso l'Inghilterra ma Rebecca rifiuta di farlo, se Christopher non può partire allora non lo farà nemmeno lei nonostante sia un rischio enorme quello che sta correndo. La fatidica lettera per la deportazione, arriva un mattino qualunque. Nessuno sa che fine facciano gli ebrei, ma le voci che girano non lasciano il minimo dubbio al riguardo. Ancora una volta la mano del destino separa Christopher e Rebecca. La paura di non rivedersi più, questa volta, è reale e non esiste un modo per cambiare le cose.
"Era disgustato da se stesso, perché osava provare un barlume di speranza in un luogo in cui non poteva esisterne alcuna. La sua ricerca sembrava di così poco conto, così insignificante di fronte a tutta quella morte, come se tentasse di distruggere un ghiacciaio con un rompighiaccio. Era più determinato che mai a salvarla, ma non ci sarebbe mai stato un lieto fine."
La decisione di arruolarsi nelle SS, è l'unico modo che ha per cercare di ritrovare il suo unico e grande amore. Quando Christopher viene inviato ad Auschwitz, non era pronto a tutto l'orrore di cui sarebbe stato spettatore impotente. La ricerca di una prigioniera in mezzo a centinaia di altri, è una missione rischiosa se non suicida. Rebecca potrebbe essere stata uccisa chissà dove, potrebbe essere stata registrata con un nome diverso, potrebbe non essere stata schedata. In cuor suo Christopher è convinto che la sua Rebecca sia da qualche parte e farà di tutto per trovarla. Ormai non si tratta più solo di salvare la sua amata, deve fare qualcosa per salvare quelle persone. E' impossibile starsene con le mani in mano di fronte alla tragedia quotidiana che ogni giorno si svolge sotto i suoi occhi.
Non importa se morirà nella missione o se non ritroverà mai Rebecca, non sarà complice di quell'orrore.
IL MIO GIUDIZIO:
Da quando sono stata in visita ai campi di Auschwitz e Birkenau, cerco sempre di evitare le storie sull'Olocausto e sui campi di concentramento. Spesso le storie non rendono giustizia, sono troppo leggere o troppo drammatiche, è difficile mettere nero su bianco quello che è stato, quel clima di morte che ancora oggi si respira tra le rovine dei campi in cui c'è una calma innaturale. Tuttavia la storia di Dempsey è stata ricca di emozioni e ben curata. Il protagonista, l'angelo di Auschwitz, è stato un personaggio complesso e profondo: capace di amare oltre qualsiasi ostacolo, riesce a mantenere i nervi saldi anche di fronte all'orrore indescrivibile che si svolge ogni giorno sotto i suoi occhi impotenti. E' un personaggio che scende a patti con se stesso e diventa consapevole del fatto che non può salvarli tutti, anche se dio solo sa quanto lo vorrebbe. Il suo amore incrollabile per Rebecca è il vero motore del libro e l'unico elemento che distrae il lettore dalla morte e dalla crudeltà che viene descritta in ogni pagina. E' una storia di una intensità disarmante che mi ha fatto commuovere più di una volta. E' un libro straordinario, lo consiglio!
Devo essere sincera ho più volte cercato di organizzare un viaggio con la mia famiglia nei campi di concentramento ma per un motivo o per l'altro non ci siamo ancora riusciti ma è sicuramente una scuola di vita, chi ci è andato racconta che la sensazione della morte alberga nonostante siano passati tanti anni, ho letto parecchi libri sull'argomento e questo finisce nella mia WL sono sicuramente che è un libro da leggere grazie per la segnalazione
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