domenica 28 luglio 2019

Recensione "Ferryman" di Claire McFall

Buongiorno, lettori.
Colgo la tranquillità della domenica per raccontarvi "Ferryman", una rivisitazione in chiave moderna del mito di Caronte.
Buona lettura!


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Dylan ha quindici anni e quando una mattina decide di andare a trovare il padre, che non vede da molto tempo, la sua vita subisce un drastico cambiamento: il treno su cui viaggia ha un terribile incidente. Dylan sembrerebbe essere l'unica sopravvissuta tra i passeggeri e, una volta uscita, si ritrova in aperta campagna, in mezzo alle colline scozzesi. Intorno non c'è anima viva, a parte un ragazzo seduto sull'erba. L'adolescente si chiama Tristan e, con il suo fare impassibile e risoluto, convince Dylan a seguirlo lungo un cammino difficile, tra strade impervie e misteriose figure che girano loro intorno, come fossero pronte ad attaccarli da un momento all'altro. È proprio dopo essersi messi in salvo da questi strani esseri che Tristan le rivela la verità... lui è un traghettatore di anime che accompagna i defunti fino alla loro destinazione attraverso la pericolosa terra perduta. A ogni anima spetta il suo paradiso, ma qual è quello di Dylan? L'iniziale ritrosia di Dylan e l'indifferenza di Tristan si trasformano a poco a poco in fiducia e in un'attrazione magnetica tra i due ragazzi che non sembrano più volersi dividere. Arrivati al termine del loro viaggio insieme, Dylan proverà a sovvertire le regole del suo destino e del mondo di Tristan, pur di non perderlo.

Appena ho letto la trama del libro, sono stata subito travolta dalla curiosità e ho iniziato la lettura senza sapere bene cosa aspettarmi. Devo dire che l'autrice è riuscita a conquistarmi con due personaggi diversi che mi hanno colpita per vari aspetti: su Dylan sospendo il giudizio per i prossimi libri, in alcune situazioni mi è piaciuta mentre in altre ha dimostrato tutta l'immaturità dei suoi quindici anni. Ho amato tantissimo Tristan e la sua triste storia, pur avendo ancora dei lati nascosti, si è dimostrato un protagonista intrigante e con una personalità interessante. Mi sono piaciuti tantissimo i suoi racconti e il viaggio nella terra perduta. Sono stati mantenuti intatti i punti cardine del mito che è stato, però, arricchito da elementi nuovi e moderni che garantiscono dinamicità, azione e un pizzico di suspense all'intera storia.

Non voleva ferirla. 
Non sapeva perché, ma sentiva un profondo desiderio di proteggere quella persona, più di quanto avesse mai sentito per tutti gli altri.

Nell'epilogo, la vicenda ha preso una svolta del tutto inaspettata che apre un orizzonte nebuloso e carico di possibilità sul futuro di un amore impossibile. Spero di poter leggere presto il seguito perché la mia curiosità è alle stelle, così come le aspettative. Un ritmo narrativo altalenante accompagna il lettore in un viaggio insidioso ed emozionante che è soltanto all'inizio. 
Ho apprezzato molto la prosa dell'autrice e la sua capacità di svelare la trama un po' alla volta rendendo impossibile abbandonare la lettura. Credo ci sia del potenziale per inaugurare una nuova ed epica saga fantasy destinata a conquistare il cuore di molti lettori.
Per quanto mi riguarda, giudizio super positivo!!


martedì 23 luglio 2019

Recensione "La casa" di Mats Strandberg

Buongiorno, lettori.
Finalmente trovo un po' di tempo per parlarvi del nuovo thriller, targato Giunti, firmato da Mats Strandberg, "La casa".
Buona lettura!



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Joel ha quarant'anni, una carriera da musicista naufragata malamente tra droghe e alcol, e adesso deve tornare a Skredsby per occuparsi di sua madre, Monika, affetta da demenza senile. Quando finalmente si libera un posto a Tallskuggan, la prestigiosa casa di riposo, Joel non ha altra scelta che accompagnarla là, dove qualcuno potrà prendersi cura di lei 24 ore su 24. Tra le esperte infermiere del centro c'è anche un viso conosciuto: si tratta di Nina, l'amica che vent'anni prima aveva condiviso con lui il sogno di vivere di musica e poi lo aveva abbandonato. L'incontro tra i due risveglia ricordi a lungo sepolti, ma la loro attenzione è catalizzata da Monika: l'anziana donna ha reazioni violente, parla di cose che non può sapere, sembra non essere più sé stessa; condizione che tristemente la accomuna a molti altri ospiti del centro. Eppure, Nina e Joel, che la conoscono davvero, vedono che c'è qualcos'altro oltre la demenza, qualcosa che la rende cattiva, quasi una presenza che la invade e non vuole andare via come quella strana macchia che continua a riformarsi sulla parete... Ma gli esami dicono che è tutto a posto; che sia solo suggestione? Una cosa è certa: nessuno aiuterà Monika, se non lo faranno loro. Quando la paura più grande diventa realtà, non hai più controllo sul tuo corpo, sulla tua mente, sulla tua vita.

Sapete che ho una vera e propria adorazione per i thriller nordici e mi sono buttata a capofitto nella lettura del libro di Mats Strandberg, "La casa".
La trama si basa su un mix ben riuscito di psicosi, spiritualismo e segreti irrisolti. I due protagonisti mi hanno convinta e, in generale, funzionano molto bene insieme. L'autore li descrive in maniera abbastanza dettagliata ed è interessante seguire il loro percorso di crescita nel tempo e nell'evolversi della situazione critica che stanno vivendo.

La parte che mi è piaciuta di più e che, a mio avviso, caratterizza l'intera storia è la presunta possessione di Monika: l'autore non ammette mai esplicitamente quale sia il 'male' che affligge la povera donna ma la paranoia si impossessa dei personaggi, e di chi legge, pagina dopo pagina tanto che dal thriller si passa ad elementi tipicamente horror. Il ritmo narrativo, inizialmente apatico e statico, acquista un ritmo incalzante strada facendo, calamitando l'attenzione del lettore che è incapace di abbandonare la lettura.

Molto bene anche per quanto riguarda la prosa: descrittiva al punto giusto, precisa e lineare. Il finale è tutto da scoprire e per nulla scontato, chiude alla perfezione una storia ambigua che, in alcuni punti, mi ha suscitato anche tanta tenerezza. Devo ammettere che non passerei nemmeno dieci minuti a Tallskuggan, è una location davvero inquietante e malinconica ma perfetta come ambientazione.
Se amate i thriller nordici, sono certa che vi piacerà tantissimo!


lunedì 15 luglio 2019

Recensione "Ciak: si uccide" di Emilio Martini

Buongiorno, lettori.
Iniziamo la settimana parlando di un bel giallo all'italiana firmato da Emilio Martini, pseudonimo dietro al quale si celano due bravissime sorelle scrittrici.
Buona lettura!


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Qualche giorno prima di Capodanno, in una villa di Lungariva, viene trovato il corpo di una donna con la testa mozzata da un colpo di katana. Appartiene a una regista e sceneggiatrice milanese, impegnata con due collaboratori nella stesura di un film singolare. Potrebbe essere questo il motivo della sua morte cruenta o si tratta di un furto finito male? Gigi Berté, subito richiamato dalla sua breve vacanza a Milano, si trova a indagare in un ambiente per lui insolito, tra produttori e attori dalle esistenze piccanti, proprio quando pensava che la sua vita professionale sarebbe di nuovo cambiata. Indagine complessa anche perché associata alla imprevista sparizione di Irene Graffiani, il PM con cui Berté aveva collaborato negli ultimi casi. Esiste un legame tra i due fatti? In mezzo a intrighi, pettegolezzi e a un passato doloroso da ricostruire, il commissario con la coda, tormentato dai dubbi sulle sue capacità intuitive, cerca di arrivare al cuore del delitto. Ma non può immaginare ciò che questa volta il destino ha scritto per lui...

Benvenuti ad una nuova avventura del nostro Gigi Berté, a capo dell'unità investigativa di Lungariva. Siamo in pieno periodo natalizio e, come sempre, quando il commissariato chiama Berté risponde! Resto sempre affascinata dall'abnegazione con la quale il personaggio affronta la sua vita quasi totalmente dedita al lavoro. Purtroppo, o per fortuna, mi rispecchio molto nella sua compagna Marzia: la divisa prima di tutto. Il loro rapporto costituisce un'ottima distrazione dalle indagini che occupano la quasi totalità del romanzo. Spero di scoprire nuovi dettagli su entrambi nei prossimi libri.

Ma concentriamoci sulla storia: il libro è un perfetto esempio di giallo/poliziesco tutto italiano. La trama assume dei contorni noir e orientaleggianti andando a giocare sui misteri e sui segreti che avvolgono la vita di ciascuno di noi e che diventano davvero rilevanti, in casi come questo. Mi è piaciuto il modo in cui viene impostata l'indagine, la narrazione ha un buon ritmo e rivela dettagli e momenti chiave a piccole dosi, assicurando la piena e completa attenzione del lettore che, nel frattempo, si diverte ad elaborare teorie insieme ai personaggi.

Lo stile delle autrici è sempre molto essenziale e asettico, sembra quasi di leggere la cronaca di un caso ma trovo che questa scelta si sposi perfettamente con il genere trattato. Mi diverte sempre tanto avventurarmi nei casi di Gigi Berté perché si avvicinano molto alla realtà e non sono poi così romanzati. 'Ciak: si gira' si legge in un lampo ed è la storia perfetta per tutti gli appassionati del genere. 

P.s. non importa se non avete letto i libri precedenti, le indagini del commissario Berté sono tutte autoconclusive!



giovedì 11 luglio 2019

Recensione "L'eredità di Agneta" di Corina Bomann

Buongiorno, lettori.
Oggi voglio parlarvi dell'ultimo romanzo di Corina Bomann, "L'eredità di Agneta", edito da Giunti.
Buona lettura!


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Stoccolma, 1913. Dall'ultimo violento litigio con i genitori a Natale, Agneta ha chiuso ogni rapporto con la famiglia di origine, rinunciando al titolo nobiliare di contessa di Löwenhof e trasferendosi in un piccolo appartamento nel quartiere studentesco della capitale. A venticinque anni, il suo sogno non è certo sposarsi con un buon partito, ma studiare per diventare pittrice, lottare per il diritto di voto insieme alle amiche femministe e, soprattutto, vivere liberamente le sue passioni, compresa quella per Michael, aspirante avvocato. Finché una mattina un telegramma le porta una notizia destinata a cambiare completamente il corso della sua vita: il padre e il fratello sono rimasti coinvolti in un incendio, e la madre le chiede di tornare subito a Löwenhof. Inaspettatamente, i verdi prati, i boschi imponenti, i recinti dei cavalli e la bianca villa padronale suscitano in lei una strana malinconia. Ancora non sa che la situazione è molto più grave del previsto e che sarà posta di fronte a una scelta: prendere la guida della tenuta o continuare a inseguire i suoi sogni di libertà. Dilaniata dal dubbio che l'incendio sia stato doloso, tormentata dalla madre che vorrebbe vederla sposata con un aristocratico, Agneta troverà sostegno solo in Max, il giovane amministratore delle scuderie da cui si sente pericolosamente attratta...

"L'eredità di Agneta", è un libro insolito se pensiamo allo stile al quale la Bomann ci ha abituati. Avendo letto tutti i romanzi dell'autrice, ho notato subito la differenza e, soprattutto, la mancanza quasi totale di una parte emozionale importante che di solito costituisce il 50% dei suoi libri. Non mi sono legata tantissimo alla protagonista, pur avendone apprezzato le caratteristiche e il pensiero. Non mi sono legata alla tenuta di Lowenhof più del dovuto e non mi sono persa tra gli intrighi e i misteri della trama perché anch'essi sono stati alquanto inesistenti o prevedibili.

Sentivo incombere su di me qualcosa di impotente, di spaventoso.
Qualcosa che avrebbe stravolto la mia vita per sempre, cambiandola in modo irreversibile.
Adesso restavo soltanto io, l'unica discendente di Thure Lejongard.
L'erede di Lowenhof.

Non so spiegarmi questo improvviso cambio di rotta da parte di Corina Bomann ma è come se, in questo libro, avesse voluto lanciare un messaggio più che regalarci una storia intensa ed emozionante. L'ambiente del femminismo e delle suffragette influenza in tutto e per tutto la vita di Agneta che tenta di essere una donna autonoma e indipendente in un periodo storico che non permetteva certo tutta questa libertà. Queste sfumature non mi sono affatto dispiaciute ma hanno tolto spazio, a mio avviso, alla storia in sé che viene appena tratteggiata senza scendere mai nei dettagli. 

Dal modo in cui parlate si capisce che siete in confidenza. Sembrate una coppia che si conosce da un'eternità.

-Ci conosciamo solo da tre mesi. Non la definirei esattamente un'eternità.

Il tempo sufficiente per innamorarsi. A volte basta un attimo.

Le dinamiche tra i personaggi vengono sempre lasciate un po' in sospeso e mai affrontate pienamente e sviscerate, questo comporta un senso di incompletezza generale che, spero, sarà colmato nei prossimi libri dato che questo è solo il primo di una serie dedicata a le signore di Lowenhof.
Molto bene per quanto riguarda lo stile e la prosa, almeno in questo campo non ci sono state sorprese o cambiamenti. Ho adorato anche tutta l'ambientazione svedese e i panorami raccontati tra queste pagine. Amo ogni aspetto della penisola scandinava e non ho potuto non apprezzare questi luoghi.

Per il momento è promosso a metà e spero di ritrovare, nei prossimi capitoli, tutto quello che mi è mancato in questo libro.


Altri libri dell'autrice:





domenica 7 luglio 2019

Recensione "Jalna" Mazo De La Roche

Buongiorno, lettori.
Finalmente trovo un po' di tempo per parlarvi di 'Jalna', il primo libro di una nuova saga familiare portata in Italia da Fazi Editore.
Buona lettura!


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"Jalna" è il primo romanzo di una saga familiare amatissima che, a partire dagli anni Venti, conquistò generazioni di lettori, con undici milioni di copie vendute e centinaia di edizioni in tutto il mondo. All'epoca della sua prima uscita, la saga di Jalna, ambientata in Canada, era seconda solo a "Via col vento" fra i bestseller. Grazie a quest'opera, l'autrice, paragonabile a Thomas Hardy, ottenne fama internazionale e fu la prima donna a vincere il prestigioso Atlantic Monthly Prize. I Whiteoak, numerosa famiglia di origini inglesi, risiedono a Jalna, grande tenuta nell'Ontario che deve il suo nome alla città indiana dove i due capostipiti, il capitano Philip Whiteoak e la moglie Adeline, si sono conosciuti. Molto tempo è trascorso da quel fatidico primo incontro. Oggi - siamo negli anni Venti - l'indomita Adeline, ormai nonna e vedova, tiene le fila di tutta la famiglia mentre aspetta con ansia di festeggiare il suo centesimo compleanno insieme a figli e nipoti: a partire dal piccolo Wakefield, scaltro come pochi, infallibile nell'escogitare trucchi per non studiare e sgraffignare fette di torta, fino al maggiore, Renny, il capofamiglia, grande seduttore che nasconde un animo sensibile. La vita a Jalna scorre tranquilla, fino a quando due nuore appena acquisite arrivano a scombussolarne gli equilibri: la giovanissima Pheasant, figlia illegittima del vicino, il cui ingresso in famiglia è accolto come un oltraggio, e la deliziosa Alayne, americana in carriera che, al contrario, con la sua grazia ammalierà tutti, specialmente gli uomini di casa...

Quando inizi a leggere il primo romanzo di una serie, soprattutto se questa conta sedici volumi, ti auguri con tutta te stessa che il libro sia orrendo e non ti piaccia, in modo da non cadere nel vortice di perdizione delle saghe letterari: sempre in attesa del nuovo libro, sempre con la paura che la serie venga interrotta, dove far entrare tutti i volumi in libreria ecc.. Purtroppo per me, nonostante mi sia impegnata a trovare dei difetti, la storia mi è piaciuta e anche molto. Tralasciando una parte iniziale un po' lenta e priva di situazioni fondamentali, 'Jalna' è un romanzo ricchissimo.
Ricco di parole, di pagine, di paesaggi, di personaggi, di sentimenti e di storie. Avete capito bene, storie. L'autrice, infatti, si muove su tanti filoni diversi raccontando le avventure della famiglia Whiteoak nella grande casa di famiglia.

Lo stile del romanzo è consono all'epoca in cui è stato scritto e ambientato: non aspettatevi, quindi, una prosa moderna, veloce e dinamica ma concedetevi delle ore piacevoli per godervi uno stile dettagliato e una famiglia fuori dal comune. Uno dei temi fondamentali, infatti, è proprio quello della famiglia: ogni personaggio sembra amare ed odiare la tenuta di Jalna e l'ingombrante presenza di nonna, zii e nipoti ma, al tempo stesso, è incapace di abbandonare il gruppo per ritrovare una propria indipendenza. Ho riscontrato molta ironia, tra queste pagine, ma anche tantissima malizia nei protagonisti: sembra di guardare una soap opera in cui tutti mentono o mettono in atto sotterfugi e atti manipolatori ai danni degli altri componenti del 'cast'.

Per i lettori come me, vecchi dentro, questo libro è una coccola per l'ambientazione, gli elementi storici e lo stile. L'influenza degli anni '20 è ovunque, nel libro, e lo stile accurato dell'autrice mi ha permesso di visualizzare perfettamente lo scenario di 'Jalna' e tutti i protagonisti della vicenda. La famiglia Whiteoak mi ha affascinato moltissimo e, in attesa dei prossimi capitoli, cercherò di trovare la serie tv tratta dai libri, The Whiteoaks of Jalna. Se amate le saghe familiari, avete appena trovato una nuova dipendenza!





sabato 6 luglio 2019

Nasce l'Accademia della Scrittura

Buongiorno, lettori.
Nel post di oggi mi rivolgo a quelli, tra voi, che hanno un manoscritto nel cassetto e il sogno di pubblicarlo, a quelli che hanno già elaborato un romanzo ma non sono soddisfatti del risultato, insomma, a tutti coloro che sognano di affermarsi nel meraviglioso mondo dell'editoria.
E' nata "L'Accademia della Scrittura"! Scopriamo insieme di cosa si tratta!




Nasce l’Accademia della scrittura, un contenitori di servizi per tutti coloro che hanno un sogno nel cassetto.

Nasce l’Accademia della scrittura, un innovativo contenitore di servizi destinati agli scrittori che intendono esprimere al meglio il loro potenziale. Non sono previsti corsi di gruppo, ma prestazioni mirate e un tutoring one to one che servirà a valorizzare la creatività di chi desidera mettersi alla prova. Il writing coach è la punta di diamante dell’Accademia. Si tratta di un percorso individuale e personalizzato attraverso il quale l’autore svilupperà la propria idea affiancato da un professionista che gli indicherà le tecniche da utilizzare.
Il team è formato da esperti del settore che saranno in grado di fornire gli strumenti necessari per imparare a scrivere in modo consapevole, la famosa cassetta degli attrezzi. Non ci rivolgiamo esclusivamente ai neofiti, siamo a disposizione per esaudire ogni tipo di richiesta.
I nostri editor ti aiuteranno a revisionare il manoscritto. I correttori di bozze sapranno individuare anche il refuso più nascosto. Ti forniremo il nostro parere oggettivo, professionale e mirato su tutto quello che hai prodotto e una lista dettagliata di consigli tecnici che ti indicheranno la strada migliore per alzare la qualità e il potenziale del tuo romanzo. Il nostro servizio di traduzione vanta la presenza di professionisti che hanno all’attivo pubblicazioni di rilievo.
Siamo una realtà in crescita, ogni giorno aggiungiamo un tassello, cerchiamo di migliorarci, ascoltiamo le esigenze del cliente e ci mettiamo a sua completa disposizione.
Se hai un sogno nel cassetto, noi possiamo aiutarti a esaudirlo. Il nostro motto è: “Insegui l’idea, rompi le regole, crea il tuo mondo”.

Per contattarci scrivete all’indirizzo email: info@accademiadellascrittura.it
Oppure tramite WhatsApp al numero: 392 4116661

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LA DIRETTRICE - MONIQUE SCISCI


Grazie all’esperienza che ho acquisito lavorando a stretto contatto con gli editor di grandi case editrici, ho capito che per imparare a scrivere bene bisogna fare tesoro delle critiche che riceviamo mentre stiamo affrontando la revisione di un nostro romanzo. Il talento è innato, ma la tecnica si impara sul campo.
In Italia, dagli anni Ottanta in poi, sulla base dell’esperienza statunitense, sono nate diverse scuole di scrittura creativa, questi istituti si prefiggono un obiettivo alto: fornire agli studenti le basi della professione. La domanda che mi sono posta è stata la seguente: è davvero necessario tornare sui banchi di scuola per diventare autori? Studiare è di sicuro l’approccio giusto, leggere è la chiave, ma bisogna sporcarsi le mani. È necessario lavorare sulle proprie idee, andare avanti e saper tornare indietro.
Ho frequentato diversi corsi, ma nessuno ha saputo darmi gli strumenti adeguati, i metodi che utilizzavo appartenevano a scrittori che avevano acquisito il loro modus operandi sviluppando le loro trame.
È stato grazie ai miei editor, ai correttori di bozze, a chi ha creduto nel mio potenziale che ho acquisito il metodo, ho capito quali sono i miei punti di forza e ho individuato i miei limiti. Ecco perché ho aperto l’Accademia della scrittura, per fare la differenza. In questo ambizioso progetto ho voluto al mio fianco professionisti del settore che hanno alle spalle anni di esperienza.
Siamo un team e abbiamo tutte le carte in regole per rispondere a ogni tipo di esigenza.
La scrittura è un’attitudine, ma serve disciplina, organizzazione e criterio e il mio team ha tutte le carte in regola per insegnare l’arte del mestiere.


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