mercoledì 27 novembre 2019

Recensione "Il primo vestito rosso" di Irene Malfatti

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo del romanzo di Irene Malfatti, "Il primo vestito rosso", edito da Leucotea.
Buona lettura!


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Zeno, professore di liceo vicino alla quarantina, reduce dall'ennesima catastrofe sentimentale, ottiene il trasferimento a Lucca, dove incontra Ottavia, e se ne innamora immediatamente, scoprendo, perfino, di esser ricambiato. Vivono insieme e felici, finché la gravidanza di lei non mette in discussione tutto, dalle convinzioni di Ottavia a quelle di Zeno. Riusciranno ad aprirsi alla molteplicità dei possibili sentire e ad ammettere l'esistenza di pensieri scomodi propri e altrui?

Il romanzo della Malfatti è politicamente scorretto. E' la storia di una coppia e del loro grande amore, di una vita che sembra procedere per il meglio fino a quando una gravidanza stravolge la loro quotidianità. Di solito, in casi come questi, l'autore/autrice del caso parte con la narrazione di tanti buoni sentimenti e propositi per una rosea vita in tre mentre Irene Malfatti punta l'attenzione su un argomento tabù di cui si legge raramente: l'insofferenza della donna nei confronti della gravidanza.
Dopo l'euforia iniziale, infatti, Ottavia viene sconvolta dalla consapevolezza che tutto, in lei, sta per cambiare. Le sue priorità, il suo corpo, le sue aspirazioni.. tutto rischia di essere spazzato via da un piccolo esserino che si fa strada dentro di lei e nessuno sembra capire le sue paure, dando per scontato che ogni madre dovrebbe essere felice di annullarsi per suo figlio.

L'unica volta che mi rispose fu per dirmi che è davvero semplice teorizzare la bellezza del sacrificio, quando tocca agli altri, ma sarebbe stata molto curiosa di vedere se per ogni mese di gravidanza a ogni futuro padre si fosse accorciato il pisello di un cm, quanto tempo ci avrebbe messo ad estinguersi, il genere umano.

Ho scelto di riportarvi questa breve frase perché è emblematica: tutto il libro si snoda attorno all'incapacità di Zeno di comprendere il disagio di Ottavia, chiamata al 'martirio' e lasciata sola nelle sue paure. Lui, infatti, non riesce a comprendere quale sia il problema perché è abituato ad un'idea di donna che se ne frega dei kg in più quando si tratta di diventare madre. 
Il punto di svolta, si raggiunge quando entrambi acquistano consapevolezza della situazione e riescono a fare un passo indietro l'uno verso l'altro, cercando di recuperare il tempo perduto.

E' una storia breve che ho divorato nel giro di un pomeriggio e che fa luce su dei lati inediti del vivere una gravidanza, lati sui quali è giusto far luce per far capire che non tutte le donne sono uguali e spesso c'è bisogno di una parola e di una carezza in più quando la paura del cambiamento si fa troppo grande. Lo stile della Malfatti è molto schietto e sincero, non vuole compiacere il pubblico ma raccontare una verità 'scomoda' ai più.
Veramente una vicenda molto molto interessante e complessa che tratta l'amore e la maternità senza elementi zuccherini e melensi.




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