mercoledì 13 settembre 2017

Recensione "La vita in due" di Nicholas Sparks

Buongiorno lettori,
finalmente sono riuscita a leggere "La vita in due", ultimo e attesissimo romanzo di Nicholas Sparks.
Pronti a scoprire cosa ne penso?
Vi anticipo già che non è stata una lettura a cinque stelle e, di seguito, vi spiego perché.
Buona lettura!


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A trentaquattro anni, Russell Green ha tutto: una moglie fantastica, un'adorabile bambina di cinque anni, una carriera ben avviata e una casa elegante a Charlotte, in North Carolina. All'apparenza vive un sogno, ma sotto la superficie perfetta qualcosa comincia a incrinarsi. Nell'arco di pochi mesi, Russ si trova senza moglie né lavoro, solo con la figlia London e una realtà tutta da reinventare. E se quel viaggio all'inizio lo spaventa, ben presto il legame con London diventa indissolubile e dolcissimo, tanto da dargli una forza che non si aspettava. La forza di affrontare la fine di un matrimonio in cui aveva tanto creduto. Ma soprattutto la forza straordinaria di essere un padre solido e affidabile, capace di proteggere la sua bambina dalle conseguenze di un cambiamento tanto radicale. Alla paura iniziale, poco alla volta, si sostituisce la meraviglia di ritrovare dentro di sé le risorse che servono per fare il mestiere più difficile del mondo, il genitore. Russ scopre di saper amare in un modo nuovo, di quell'amore incondizionato che non deve chiedere ma solo offrire. E forse per questo potrà anche rimettersi in gioco con una donna alla quale dare tutto se stesso. Come il suo protagonista, anche Sparks si è messo in gioco e ha vinto la partita. Perché ha saputo raccontare non solo la storia d'amore tra un uomo e una donna, ma la verità di un sentimento tanto delicato e profondo quanto l'affetto che lega un padre e una figlia.

Il romanzo inizia con una, se vogliamo, introduzione lunghissima sul matrimonio di Russell e le sue esperienze giovanili nei rapporti interpersonali. Non ho apprezzato per nulla questa parte, prolissa e ripetitiva. Il matrimonio è davvero una prigione, in cui Russell è il padre e marito perfetto che subisce la negligenza della moglie senza proferire parola o lottare un minimo per cambiare le cose.
Unica nota positiva di questo inizio? Il rapporto dolcissimo tra Russell e la piccola London.

La felicità non può venire dall'esterno.
Viene dall'interno.

Nella seconda parte del libro, la narrazione diventa più dinamica così come il ruolo di Russell. Si ritrova con un matrimonio arrivato al capolinea, una figlia che adora più di ogni cosa e un lavoro da ricreare. Per fortuna può contare sulla famiglia, un elemento fondamentale sia per il personaggio sia per la trama del libro che acquista, via via, tutta un'altra valenza. London è il perno centrale della storia e tutto si muove intorno a lei. Pur essendo solo una bambina, ha una personalità interessante e le poche frasi che le sentiamo pronunciare sono ragionate e d'effetto.

Un tempo ti amavo profondamente
e non credo che un sentimento del genere possa scomparire;
ti lascia il segno.

L'epilogo arriva inaspettato e spietato. L'autore dimostra di non aver perso la capacità di emozionare pur dilettandosi con storie diverse. Forse mi aspetto ancora di trovare l'autore che mi ha fatto tanto sospirare da ragazzina, forse mi piacerebbe ritrovare un nuovo Noah e una nuova Allie, forse dovrei rassegnarmi a questo nuovo Sparks che, con i suoi due ultimi lavori, è più attaccato alla realtà e meno ai sogni romantici. Resta il fatto che non ho trovato la magia che mi aspetto quando penso a 'Nicholas Sparks', ma una storia carina, emozionante e, senza dubbio, ben scritta.
E' un libro che mi ha convinta, in parte, ma non soddisfatta.
Peccato.




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