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lunedì 21 ottobre 2024

Recensione in *ANTEPRIMA* "Il dio dei boschi" di Liz Moore

 Buongiorno lettori e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un'anteprima meravigliosa che ho avuto l'opportunità di leggere grazie a NN Editore. Si tratta del nuovo libro di Liz Moore, in uscita il 5 novembre, che si intitola "Il dio dei boschi".

Spoiler: mi è piaciuto tantissimo!!!

Buona lettura!



Puoi ordinarlo QUI

Pagine 512

Editore NN 

Nell'estate del 1975 Barbara Van Laar scompare da Camp Emerson, un campo estivo in cui ragazzi e ragazze imparano a sopravvivere nei boschi. Le ricerche iniziano subito: Barbara non è una tredicenne qualsiasi, bensì la figlia della ricca famiglia che possiede il campo. Dall'autrice di Il peso e I cieli di Philadelphia, un romanzo incalzante, dalle tinte noir: la storia di una ragazzina scomparsa e della sua ricca famiglia, già segnata in passato da una simile tragedia. Un libro corale, su segreti e ambizioni, conflitti sociali e potere, rimpianti e seconde possibilità.


"Il dio dei boschi" è un noir ipnotico che cattura l'attenzione di chi legge dall'inizio alla fine.  Per la prima volta mi sono confrontata, traendone grande soddisfazione devo dire, con Liz Moore. Non so perché si parli così poco di questa autrice. 

La narrazione, inizialmente,  può apparire confusionaria perché ci si sposta su diversi piani temporali attraverso il racconto corale di svariati personaggi. Appena si trova il giusto orientamento, però, il tutto diventa chiaro e godibile. La mole di pagine non si percepisce minimamente perché è tanta la voglia di scoprire i segreti della famiglia Van Laar.

La trama si snoda tutta intorno a questa famiglia e alle sue manie: l'apparenza per loro vale più di tutto e sono disposti a pagare qualsiasi cifra per far in modo che la loro reputazione resti immacolata. 

Il fatto che entrambi i figli siano scomparsi, a distanza di anni l'uno dall'altra, è un vero terremoto che scuote dall'interno le fondamenta dei Van Laar.

È una storia appassionante in cui le teorie, e i sospettati, si susseguono capitolo dopo capitolo fino ad arrivare ad un epilogo spiazzante e sconvolgente. 

Nel finale c'è pace, finalmente. 

C'è giustizia per chi ha subito pesanti giudizi ingiustamente. 

C'è speranza che il cerchio si sia spezzato lasciando tutti liberi di vivere come meglio credono.

La prosa di Liz Moore è una coccola per gli occhi. L'ambientazione è altamente evocativa e ci regala dei panorami meravigliosi. I personaggi sono ben tratteggiati e tutti trasmettono qualcosa. 

"Il dio dei boschi" è stata una sorpresa da ogni punto di vista. Mi è piaciuto perdermi tra le montagne e indagare insieme a Judyta, che è diventata a pieno titolo una delle mie detective del cuore. 

Un libro di segreti e bugie ma anche una storia sull'importanza di non arrendersi a ciò che gli altri decidono e si aspettano da noi.

Promosso!!




venerdì 12 luglio 2024

Recensione "Nient'altro che ossa" di Brian Panowich

 Buongiorno lettori,

oggi voglio parlarvi di un libro che mi ha fatto versare tutte le lacrime possibili ed immaginabili. Si tratta del nuovo romanzo di Brian Panowich, edito da NN Editore, che si intitola "Nient'altro che ossa". Se siete già fan di questo autore, vi farà piacere sapere che si tratta del prequel della serie "Bull Mountain".

Buona lettura!




Acquistalo QUI


Nella contea di McFalls Gareth Burroughs ― padre di Clayton, lo sceriffo protagonista di Bull Mountain ― è il boss della montagna. “Nails” Mckenna, un duro dal cuore buono, è il suo tuttofare fin da quando era ragazzino. Una notte, in una steakhouse, Nails prende le difese di una donna ma la situazione gli sfugge di mano: un cadavere e innumerevoli testimoni rendono Nails e la donna due fuggitivi. Sulla strada verso un possibile rifugio a Jacksonville sono in molti a seguire le loro tracce… alla fine l'uomo sarà costretto a una scelta difficile e terribile. Brian Panowich ci porta alle origini della saga di Bull Mountain, con un prequel appassionante in cui tornano le atmosfere e i personaggi del fortunato esordio che ha aperto la serie.


LA RECENSIONE

"Nient'altro che ossa" è un libro profondo, pieno di tematiche interessanti e raccontato in maniera brutale e delicata contemporaneamente. Molti sono i punti di forza del libro, primo fra tutti, la scelta dei protagonisti. Nelson Mckenna è un gigante buono che non ha avuto una vita facile, per tutti è un tizio strambo, un 'ritardato', uno degli ultimi insomma. La sua (s)fortuna è quella di finire inglobato nel clan dei Burroughs, i signori della montagna, diventando un loro tirapiedi. Nonostante una vita trascorsa così, il suo cuore puro e profondamente buono non cambia. 

La svolta arriva una sera come tante, il nostro protagonista va contro gli ordini diretti del suo capo per difendere Dallas, una ragazza con la quale sente un legame praticamente immediato. Da qui si entra nel vivo della storia. Una fuga rocambolesca che non è solo fisica ma anche emotiva: i due personaggi fuggono da tutto ciò che avevano e da ciò che erano verso una vita nuova e verso il loro vero IO.

I sentimenti e i segreti sono i veri protagonisti di questa seconda parte del libro che porta inesorabilmente alla resa dei conti. La narrazione di Panowich, dal ritmo serrato e incalzante, ci prepara al peggio perchè alla verità non si sfugge e nemmeno alle conseguenze delle proprie azioni.

Lo stato d'animo del lettore è una vera e propria altalena di emozioni che oscilla tra la tensione e il dolore; tra la paura e attimi fugaci di spensieratezza. Nails e Dallas come due moderni Bonnie e Clyde, un legame spontaneo nato per caso e che finisce con diventare una ragione di vita, e per restare in vita.

Le ultime pagine sono un misto di agonia, rabbia e speranza. Una verità inaspettata rende la storia ancora più intensa ed emotivamente impegnativa. E' impossibile non affezionarsi ai personaggi e fare un tifo spassionato per loro anche quando tutto sembra perduto.

Le atmosfere e i luoghi di "Nient'altro che ossa" sono la cornice perfetta e più rappresentativa che mai della storia che racchiudono. Luoghi inospitali come un cuore che sembra di pietra e poi un clima più caldo e accogliente come un giardino pieno di fiori colorati pronto a far spazio ai buoni propositi e all'amore: l'unico vero motore di questa storia.

E' il libro perfetto per gli amanti del crime ma anche per i lettori più sentimentali che non disdegnano un po' di azione.

Brian Panowich mi hai colpita e affondata, grazie per avermi regalato Nails e Dallas, non usciranno facilmente dal mio cuore!



martedì 12 settembre 2023

Recensione "Affamata" di Melissa Broder

 Buongiorno lettori,

esce oggi per Nn editore un nuovo titolo della collana "Le fuggitive", firmato dalla penna di Melissa Broder e intitolato "Affamata".

Buona lettura!


Acquistalo QUI

Rachel ha venticinque anni, vive a Los Angeles e soffre di un disturbo alimentare: calcola ossessivamente le calorie, cerca di ignorare la fame e trae un piacere quasi erotico dai pochi cibi che si concede. Lavora per un noto agente dello spettacolo, ogni giovedì sera si esibisce come stand-up comedian e si nasconde dalla madre, anaffettiva e dominante. Rachel usa la solitudine come scudo contro le relazioni e le tentazioni, finché un giorno, nella gelateria dove consuma di nascosto uno yogurt ipocalorico, incontra Miriam, la nuova commessa. Miriam è l’opposto di Rachel: un tripudio di curve e morbidezze, il trionfo dell’abbondanza sulla privazione. Le due ragazze si innamorano, si esplorano attraverso il cibo che consumano insieme, si riconoscono nei corpi che traboccano di piacere. L’amore innesca una rivoluzione nella vita di Rachel, che però dovrà fare i conti con la famiglia ebrea ortodossa di Miriam e con le ipocrisie del suo ambiente di lavoro. Serrato, impetuoso e provocatorio, "Affamata" parla di sensi e appetiti: di sesso, di cibo e di ossessioni. 

Il titolo del romanzo di Melissa Broder è emblematico e ci dà subito una preview di ciò che troveremo all'interno del libro.

Rachel è una persona "affamata": di cibo, di emozioni e di vita. Fin da bambina ha un rapporto di amore e odio verso il cibo a causa della madre; questo l'ha resa dipendente dalla bilancia, insicura e perennemente in lotta con sé stessa. Non ha un briciolo di amor proprio e sfoga sul controllo smodato del cibo tutte le sue attenzioni.

L'autrice descrive molto bene la componente psicologica di questo personaggio che, fondamentalmente, vive di eccessi anche quando si tratta di rapporti umani: tiene tutti a distanza e allo stesso tempo si lascia coinvolgere in relazioni effimere. Non è assolutamente una persona facile da capire, mi è piaciuto il fatto che l'autrice l'abbia "mandata in terapia" lanciando un messaggio secondo me importantissimo: da certe spirali discendenti non se ne esce da soli.

Parlando invece di Miriam, co-protagonista, si tratta di una personalità totalmente diversa: lei ha una famiglia solida alle spalle che la sostiene, ha tutta una serie di valori e tradizioni che non approva totalmente ma che non riesce a lasciare andare. È una figura che sarà un punto di svolta nella vita di Rachel che finalmente inizierà a rendersi conto di essere una persona dotata di una volontà propria e perfettamente in grado di prendere decisioni per sé stessa.

Il tema religioso, seppur non centrale, ha il suo peso nel libro. L'ebraismo non è una religione semplice e la sua influenza su entrambe le protagoniste si farà sentire anche se in diversa misura. Ci sono stati dei passaggi in cui l'autrice si è lasciata andare a considerazioni sul popolo ebraico e la questione palestinese che fanno perdere un po' il focus del libro e che per questo avrei evitato.

Un altro elemento che ha disturbato una lettura tutto sommato interessante, è stato un linguaggio un po' troppo spinto ed esagerato per quelli che sono i miei gusti, ha stonato un po' con la delicatezza tenuta nel resto della narrazione. 

"Affamata" è un libro decisamente attuale, la protagonista subisce la pressione che tutti i giovani di oggi si sentono addosso: perennemente insicuri del proprio valore, martellati sull'importanza di dare agli altri un'immagine di un certo tipo dimenticando totalmente tutta la sfera emotiva e sentimentale che è fondamentale per essere una persona equilibrata. 

Un libro in cui generi e argomenti sono variegati e mescolati tra loro dando vita ad una storia in cui è facile rispecchiarsi, purtroppo. Adatto ai lettori che amano le letture iper realiste e per nulla romanzate. 


⭐️⭐️⭐️

venerdì 21 luglio 2023

Recensione "Il diavolo in persona" di Peter Farris

 Buongiorno lettori,

nel post di oggi vi parlo di un libro che mi è piaciuto moltissimo firmato dalla penna di Peter Farris. Si tratta de "Il Diavolo in persona", edito da NN Editore. 

Buona lettura!


Maya ha diciotto anni e fa la prostituta. Reclutata nell’harem di lusso del potente Lucio, è diventata la preferita del Sindaco, uomo corrotto che un giorno, in preda all’eccitazione, si lascia sfuggire davanti a lei informazioni importanti sulla tratta di esseri umani al confine tra Stati Uniti e Messico. Appena la notizia arriva ai trafficanti messicani, a Maya non resta che mettersi in fuga. Gli scagnozzi di Lucio tentano di ucciderla, ma Leonard Moye, il proprietario dei terreni disseminati di spaventapasseri su cui la giovane cerca salvezza, le offre riparo e protezione. Leonard è un uomo arrabbiato, solitario e pericoloso, ma si affeziona a Maya come da tempo non gli capitava e sarà disposto a tutto pur di difenderla. "Il diavolo in persona" è un southern noir incalzante e ricco di colpi di scena, che racconta un’America ostaggio di forze oscure e feroci, violente e senza scrupoli. Ma il romanzo di Peter Farris è anche un inno all’amicizia, e alle possibilità di riscatto concesse dalla lealtà e dal coraggio.

Esiste l'amore a prima pagina? Credo di sì, la mia storia con questo libro ne è la prova. Lo stile di Peter Farris, magnetico e intriso di realismo, mi ha catturata in una trappola dalla quale sono riuscita a liberarmi solo una volta voltata l'ultima pagina ma vi assicuro che non è stato un sacrificio, anzi. 

I due protagonisti sono diversi per genere di appartenenza, età e vissuto ma allo stesso tempo sono accomunati da un passato traumatico e pieno di dolore. Il loro incontro segna un punto di svolta e un periodo di pace per entrambi che scendono a patti con ciò che è stato e iniziano a coltivare la speranza di un futuro migliore. 

Peter Farris ha una scrittura potente e che non fa sconti, la città di Trickum, in Georgia, fa da sfondo alla vicenda e viene rappresentata in tutta la sua brutalità e malvagità. È un posto nel quale imperversa la corruzione e in cui i cattivi detengono un potere totalizzante anche sugli esseri umani. Maya ha sfidato questo potere e per questo vogliono farla sparire. 

La ragazza non ha alcuna possibilità di sfuggirgli finché nella sua vita non arriva Leonard. È un uomo che non ha paura di nessuno ma dietro la facciata di uomo senza scrupoli si nasconde in realtà una persona dal cuore d'oro che sta facendo i conti con i suoi peccati. Il fatto che viva da solo con un manichino che somiglia a sua moglie lo fa sembrare folle ma in realtà la sensazione che si ha è quella di un uomo che ispira una profonda tenerezza. 

In un crescendo di tensione, e azione, la storia si avvia verso un epilogo che commuove e che non lascia indifferenti. È stata un sensazione particolare ritrovarsi con le lacrime agli occhi, considerando che si tratta di un noir ma è stata la conseguenza inevitabile di un libro che mi ha conquistata in ogni sua parte. Un libro senza fronzoli e di una realtà disarmante, una storia in cui probabilmente non ci sono vincitori ma forse è proprio perché i personaggi sono così pieni di difetti che li sentiamo così vicini a noi. 

Se amate le storie oscure con pochi spiragli di luce ma allo stesso tempo emozionanti, questo è il libro giusto!

mercoledì 5 luglio 2023

Recensione "La notte rossa" di Rebecca Godfrey

 Buongiorno lettori,

il libro di cui vi parlerò oggi è un true crime firmato da Rebecca Godfrey dal titolo "La notte rossa", pubblicato da NN Editore. 

Buona lettura!




Il 14 novembre 1997, nei dintorni di Victoria, in Canada, la quattordicenne Reena Virk scompare. Passeranno otto giorni prima che il suo corpo venga ritrovato senza vita sotto un ponte: la sua morte sconvolge la comunità e l’intera nazione, perché Reena e` stata uccisa da un gruppo di suoi coetanei, alcuni dei quali neanche la conoscevano. Rebecca Godfrey, all’epoca scrittrice e artista ventinovenne, si appassiona al caso e indaga sulle circostanze e sui responsabili dell’orribile delitto: ragazzi e ragazze colpevoli di aver massacrato Reena quasi per gioco, con spietata incoscienza; giovani come tanti altri, travolti da un disagio esistenziale che si propaga prima di esplodere in un gesto di efferata violenza. In questo resoconto vivido e avvincente, arricchito da una nota dell’autrice e da una postfazione di Mary Gaitskill, Rebecca Godfrey ricostruisce la verità attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti. Entra nel loro cuore, ne mette a nudo il carattere, le fragilità, la disperazione. E con sguardo lucido e profondissima empatia racconta l’esperienza inevitabile e spaventosa del crescere, in una storia vera di emarginazione e bullismo, di accettazione e redenzione.


Oggi la violenza giovanile è più che mai radicata, crudele e letale.

Vorrei partire da questo assunto della Godfrey in quanto si tratta di una frase emblematica per l'intero romanzo. Quello che si presenta agli occhi del lettore è uno scenario talmente ordinario che potrebbe far parte del quotidiano di tutti noi, o meglio, della quotidianità del nostro periodo adolescenziale. Siamo in un paesino del Canada nel quale la criminalità è pari a zero, gruppi di adolescenti escono, organizzano feste, sperimentano i primi amori, le prime delusioni, si prendono in giro tra loro, bullizzano i più deboli. Nulla di trascendentale.

Certamente nessuno sospettava la violenza e la rabbia devastanti che una sera del 1997, sotto un ponte, hanno portato al pestaggio e al successivo omicidio per annegamento di una giovane quattordicenne, Reena Virk.

Il branco, composto da alcune compagne di scuola ma anche da perfetti sconosciuti che si trovavano lì per caso, non ha avuto pietà per lei e nemmeno un timido accenno di rimorso. Ma non sono certo gli unici sui quali puntare il dito. La Godfrey ci regala una panoramica ben definita di ciò che accadde: dell'inconpetenza delle forze dell'ordine che con un verbale di sparizione e voci insistenti su un omicidio ci misero la bellezza di otto giorni per mettersi in moto; dei genitori dei carnefici che, come spesso accade, hanno difeso e coperto le malefatte dei figli; dell'intera macchina giudiziaria che è stata fin troppo indulgente e permissiva nei confronti degli imputati. 

Non dà l'impressione che le dispiaccia. Voleva soltanto farlo. Si è organizzata e l'ha fatto. Credo che dovrebbe essere punita, che non dovrebbe farla franca. Deve pagare. Perché è sbagliato. È sbagliato. Uccidere è sbagliato. 

Sono pagine difficili da digerire e metabolizzare, la vicenda che va in scena davanti ai nostri occhi è talmente crudele e assurda da sembrare surreale. Lo stile dell'autrice, che ha inserito dialoghi originali e materiale inediti sul caso, è l'esempio perfetto di come dovrebbe essere un libro true crime: accurato e dettagliato ma anche delicato e obiettivo nonostante sia semplice, in questi casi, trascendere la situazione in virtù delle emozioni che suscita una tale e ingiustificata violenza.

Non è un libro da leggere a cuor leggero, fa male vedere quanto sia grave la situazione delle nuove generazioni divise tra una superficialità estrema e dalla totale mancanza di empatia verso il prossimo. Nonostante la tematica e le difficoltà di approccio con una realtà del genere, è stata una lettura che mi ha rapita e che ho apprezzato in ogni sua parte.

Se amate questo genere letterario è un libro da non perdere!



venerdì 16 giugno 2023

Recensione "Piccole umane debolezze" di Megan Nolan

 Buongiorno lettori, 

nella recensione di oggi vi parlo del nuovo libro di Megan Nolan, "Piccole umane debolezze", edito da NN Editore. 

Buona lettura!


Londra, anni Novanta. Tom Hargreaves è un giovane giornalista in un tabloid della città, disposto a tutto per la carriera. Il destino sembra ascoltarlo quando, una sera, si imbatte in uno scoop: in un complesso residenziale in periferia, Mia Enright, una bambina di tre anni, viene ritrovata morta. Subito i sospetti cadono su Lucy Green, la ragazzina della famiglia “sbagliata”, arrivata anni prima dall’Irlanda. Gli uomini di casa sono disoccupati e schiavi dell’alcol, e Carmel, la giovane e bellissima madre di Lucy, non si è mai occupata della figlia e non è benvista dai vicini. Così Tom, convinto di avere per le mani la sua grande occasione, convince i Green a rifugiarsi in un albergo a spese del giornale, in cambio di interviste esclusive. Ma i racconti della famiglia rivelano una storia molto meno torbida di quanto credesse, una storia di speranze e fallimenti, di felicità negate e debolezze umane.


Dopo una prima parte iniziale poco coinvolgente e un po' statica, ho iniziato a macinare pagine su pagine di questo nuovo romanzo che porta la firma di Megan Nolan. Probabilmente questo nome non vi suona nuovo in quanto ha occupato per mesi gli scaffali delle librerie con "Atti di sottomissione",suo romanzo d’esordio e candidato al Premio Strega Europeo nel 2022. Se c'è una cosa di cui sono sicura è che questo libro, e la storia che porta con sé, è decisamente più matura rispetto a quella precedente. 

Ci troviamo in un quartiere londinese, negli anni '90, e il cadavere di una bambina di tre anni è stato appena ritrovato in cortile. La vittima è la figlia di una famiglia "normale" e perbene, mentre la principale indiziata è una bambina di una famiglia mal vista. Il cliché sugli irlandesi immigrati entra subito a far parte del quadro, soprattutto perché gli uomini di famiglia sono alcolisti disoccupati e la madre della bambina e insopportabilmente bella e poco partecipe della vita della figlia. 

Per quanto riguarda il nostro protagonista, un giornalista di nome Tom, attraversa un bel percorso di crescita nel libro. Inizialmente si comporta da "avvoltoio", a costo di avere uno scoop si avvicina in modo subdolo alla famiglia dell'imputata per avere interviste esclusive. Nel corso di queste ultime, però,  si rende conto delle difficoltà vissute dai vari personaggi, della loro sofferenza, dei traumi subiti e della voglia di fare comunque del proprio meglio, nei limiti delle loro possibilità. 

"A chi importava di una famiglia come la loro? Le loro non erano che piccole umane debolezze, tragedie troppo ordinarie per essere degne di nota".

Sono personaggi estremamente umani, l'autrice li mette totalmente a nudo davanti al lettore, mostrandone ogni sfaccettatura anche quelle più negative. Ci sono stati dei momenti estremamente delicati ed intimi. Il lettore, insieme a Tom, si rende sempre più conto di non aver a che fare con dei mostri ma con delle persone alle quali la vita non ha mai sorriso. 

Niente è veramente come sembra, così le indagini continuano e portano ad una soluzione inaspettata. 

"Piccole umane debolezze" è una storia che racchiude nel titolo tutto ciò che l'autrice voleva raccontare. Il suo stile arriva dritto al punto, senza filosofiche metafore o altri elementi artefatti. La verità e la normalità sono gli elementi imprescindibili di questo romanzo che mi ha conquistata con la sua delicatezza e con i suoi personaggi. 

Assolutamente consigliato anche a chi non ama i thriller, è l'elemento meno predominante nel libro. 



giovedì 25 maggio 2023

Recensione "Prendere o lasciare" di Lydia Millet

 Buongiorno lettori, 

oggi vi parlo di un libro interessante firmato dalla penna di Lydia Millet, "Prendere o lasciare", edito da NN Editore. 

Buona lettura!




Nina è un’agente immobiliare di Los Angeles. Il suo lavoro è vendere abitazioni di lusso ad acquirenti capricciosi e imprevedibili, ma anche soddisfare le esigenze dei proprietari, che abbandonano la loro casa sperando di liberarsi dai fantasmi di una vita. Conosce così un presunto dittatore africano che all’improvviso cerca di annegarsi in piscina; un adolescente rabbioso che si fa beccare mentre guarda un porno; una donna abbandonata dal marito, convinta che ci siano degli gnomi pronti a riparare tutto quel che non funziona nelle stanze della sua villa. E in mezzo a una giostra irresistibile di personaggi, Nina entra ed esce da case che diventano specchi delle vite degli altri, scrigni di confidenze e verità nascoste, finché non viene toccata da un amore improvviso che la cambia per sempre. "Prendere o lasciare" è un romanzo a quadri, che intreccia vite di uomini e donne colti in bilico tra l’arrendersi al destino e lottare per i propri sogni. Lydia Millet racconta storie traboccanti di realismo e poesia, dove perfino l’esperienza più crudele trova riscatto nella compassione. E con uno sguardo ricco di ironia e tenerezza ci rivela che accettare il caos è l’unica strada per trovare la felicità e un posto nel mondo da chiamare casa.

Lydia Millet, un nome e una garanzia. In "Prendere o lasciare" ci regala un insieme di personaggi e storie legate da un unico filo conduttore rappresentato da Nina, una protagonista che conquista senza riserve.

Nina lavora per un'agenzia immobiliare a Los Angeles e il suo compito è quello di vendere case di lusso. Sulla carta sembra un compito banale e semplice da eseguire ma entrare nelle case degli altri, percepire i loro bisogni e comprendere cosa stanno cercando non si rivela un'impresa così facile. 

Durante le sue visite facciamo conoscenza con tantissimi personaggi che, nel corso del libro, finiscono con intrecciare i propri destini dando vita ad una storia appassionante che riserva anche delle sorprese, in corso d'opera. 

Los Angeles è lo sfondo perfetto per fare da scenario a questa serie di quadri perché esprime esattamente tutte le sfumature dei protagonisti. 

La prosa di Millet è elegante e fluida, ti avvolge e ti coccola come una coperta nei giorni freddi e grigi. L'inizio, un po' confuso e lento, diventa ben presto un lontano ricordo quando la storia prende il via e ci si ritrova all'epilogo senza nemmeno rendersene conto. 

All'interno del romanzo vengono toccati anche temi importanti sempre con l'estrema delicatezza che caratterizza lo stile di questa autrice incredibile. Si è rivelata una lettura estremamente interessante!



giovedì 4 maggio 2023

Recensione "Strega" di Johanne Likke Holm

 Buongiorno lettori,

oggi per voi la recensione di una storia davvero particolare firmata dalla penna dell'autrice svedese Johanne Likke Holm, "Strega", edito da NN Editore. 

Buona lettura!


Rafaela ha diciannove anni quando raggiunge la città di Strega, sulle Alpi, per lavorare all’hotel Olympic come cameriera. I giorni sono scanditi da una ferrea routine dettata da Rex, Toni e Costas, le tre istitutrici, che insegnano a Rafaela e alle altre ragazze a lavare, cucinare e preparare le camere. Ma gli ospiti tardano ad arrivare, e l’albergo rimane vuoto. Nell’attesa, le ragazze si prendono cura l’una dell’altra mentre camminano nel bosco, fumano di nascosto e ammirano le montagne, ma nel loro addestramento si insinuano regole sempre più rigide che condizionano gesti, comportamenti e desideri. Rafa e le altre cominciano a sentirsi un solo corpo, ad avere tutte gli stessi incubi. Finché l’arrivo dei primi ospiti fa precipitare gli eventi: Cassie, una delle ragazze, scompare e l’atmosfera a Strega diventa sempre più inquietante per Rafa, che insieme all’amata Alba inizia a meditare la fuga. Strega è una moderna fiaba gotica, un’inquietante allegoria della cultura patriarcale, fatta di riti e sacrifici tramandati da una generazione all’altra. Con una scrittura suggestiva e sensuale, Johanne Lykke Holm racconta della violenza che si insinua nella vita delle giovani donne, e del coraggio necessario per spezzare quella catena di sottomissione e ritrovare la libertà.


"Strega", candidato all'omonimo premio letterario, è un romanzo dalle atmosfere gotiche e impalpabili. 

Ambientato in un paesino remoto e isolato sulle Alpi, rende subito l'idea di alienazione e solitudine che provano le protagoniste del libro. È una storia al femminile, fatta di metafore e cose non dette che si riescono ad intuire solo grazie ai racconti di Rafaela, voce narrante, che ci rivela i suoi pensieri e le sue paure più profonde. 

Durante la lettura sembra di essere in un sogno che, a tratti, assume le connotazioni di un incubo. La separazione tra reale e irreale è davvero labile e sottile.

La prosa dell'autrice è elegante e piacevole da leggere. Le poche pagine che compongono il romanzo si divorano in fretta e con curiosità, alla ricerca di una verità nascosta nei gesti e nelle parole delle protagoniste. Mi ha ricordato molto lo stile di Shirley Jackson, soprattutto per il senso di inquietudine che ho avuto per tutta la durata della lettura. 

Cosa si nasconde tra le mura di questo hotel vuoto e isolato? Perché le ragazze iniziano ad avere gli stessi incubi? Cosa è successo a Cassie, scomparsa all'improvviso?

La Holm risponde a modo suo a questi interrogativi. "Strega" è un romanzo che va interpretato e sul quale è necessario riflettere anche dopo aver girato l'ultima pagina. Sembra una storiella di altri tempi ma in realtà è un manifesto della battaglia contro il patriarcato: quando nasci donna, spesso, subisci delle forme di violenza più sottili e crudeli della morte stessa.

In Rafaela, Alba, Bambi e tutte le altre protagoniste, ho trovato la voglia di non arrendersi, la bellezza di fare gruppo una con l'altra e la potenza della solidarietà femminile, quando è vera e sincera.

Devo ammettere che la storia mi ha affascinata molto, l'unico difetto è che si tratta di uno stile molto particolare quindi è necessario fare uno sforzo in più per comprendere a fondo gli avvenimenti, consapevoli che alla fine non avremo tutte le risposte. 

"Strega" è un viaggio della mente ma anche dei sensi, consigliato a chi ama le atmosfere di Shirley Jackson e gli argomenti di libri come "Il racconto dell'ancella" e "Uomini che odiano le donne".



giovedì 6 aprile 2023

Recensione "Città di polvere" di Hayley Scrivenor

 Buongiorno lettori, 

oggi vi parlo di un thriller ambientato in Australia firmato da Hayley Scrivenor, "Città di polvere", e pubblicato da NN Editore. 

Buona lettura!



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In un caldo pomeriggio di fine novembre, a Durton, Australia, la dodicenne Esther scompare mentre torna a casa da scuola, e la comunità della piccola cittadina sprofonda in un vortice di dubbi e dolore. La detective Sarah Michaels, donna queer in un mondo maschile e maschilista, viene inviata sul posto per indagare, e ben presto i sospetti cadono sul padre della ragazzina, Steven, un uomo affascinante dal passato controverso. La detective non è la sola a voler far luce sul caso: anche Ronnie, migliore amica di Esther, è determinata a scoprire la verità, ma si scontra con i segreti e le bugie delle persone intorno a lei, incapaci di sacrificare la propria reputazione in un ambiente dove tutti si conoscono e le voci si diffondono rapidamente. Con un sapiente gioco narrativo che alterna i punti di vista dei protagonisti a quello corale dei ragazzini, Hayley Scrivenor mette in scena un crime in cui lo sfondo sociale e ambientale determina le azioni dei personaggi, minando certezze e fiducia reciproca. Ma è proprio nel dolore che la comunità si ricompatta e fortifica, trovando nel perdono il sentimento più potente per aprirsi a un futuro diverso.


Questo libro mi è piaciuto molto per svariati fattori, primo fra tutti: l'ambientazione australiana. Pur non essendo un romanzo ricco di descrizioni, l'autrice è riuscita comunque ad esprimere al meglio il clima e i luoghi australiani, le atmosfere polverose e soffocanti, la vita di paesini che sembrano fuori dal mondo. I classici luoghi in cui "non accade mai niente" e che per questi vengono ancora più sconvolti quando una variabile si presenta a turbare questo equilibrio.

Quando una dodicenne del posto scompare, l'intera popolazione di Durton va in subbuglio: nessuno sembra aver notato nulla di anomalo, facce nuove, un comportamento diverso dal solito in Esther, la bambina scomparsa.

"Noi siamo figli di una città che sta morendo fin da quando ne abbiamo memoria. Non dovete pensare che questo ci definisca. Ci saranno sempre figli, qui. Così dev'essere."

Il lavoro della detective Sarah Michaels parte, quindi, in salita in assenza di prove o collegamenti. Parallelamente alle forze di polizia, gli amici di Esther si confrontano e fanno ipotesi sull'accaduto. Sono proprio loro ad avere i tasselli mancanti del puzzle anche se non hanno intenzione di rivelarlo rendendo tutto più difficoltoso. 

Un altro elemento che ho apprezzato tantissimo è il focus preciso sui personaggi della vicenda che partecipano attivamente alla narrazione dando la loro versione e mostrandosi senza filtri. L'insieme di questi racconti dà vita alla storia nella sua interezza e ci conduce verso un epilogo davvero spiazzante per chi legge e per i protagonisti. 

I sentimenti sono i veri protagonisti: apprensione, rabbia, gelosia, voglia di vendetta, rancori mai sopiti. L'autrice ci trascina con uno stile delicato e lento in un caso davvero scabroso con lo scopo di far capire che non sempre noia è sinonimo di tranquillità. Una cittadina anonima diventa teatro di una tragedia familiare e sociale che mi è piaciuta molto.





martedì 7 marzo 2023

Recensione "Costruisci la tua casa intorno al mio corpo" di Violet Kupersmith

 Buongiorno lettori, 

nella recensione di oggi vi porto in Vietnam con il romanzo di Violet Kupersmith, "Costruisci la tua casa intorno al mio corpo", edito da NN Editore. 

Buona lettura!



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Winnie ha vent’anni e dagli Stati Uniti si trasferisce in Vietnam, il paese del padre, per insegnare inglese e anche per trovare la sua strada, in un luogo dove spera di sentirsi più accolta. Ma a Saigon le cose non vanno nel verso giusto: Winnie è negligente al lavoro, non stringe amicizie, beve troppo e tende a nascondersi, a sottrarsi alla vista degli altri, finché la città diventa un labirinto in cui si perde fino a scomparire, in modo misterioso. Però in Vietnam niente scompare davvero: lo sa Long, che si mette alla ricerca di Winnie, e lo sa anche Tan, che invece vive nel terrore del ritorno di Binh, la ragazza che ha sempre amato. Dalle loro vicende si dipanano fili sottili che ricostruiscono l’identità di un paese spezzato e cangiante, dove l’irrazionale irrompe nel quotidiano e il passato rinasce nel presente, robusto come le radici dell’albero della gomma. "Costruisci la tua casa intorno al mio corpo" è un vertiginoso romanzo d’avventura dalle tinte horror e fantasy, un puzzle di desideri inconfessabili e corpi posseduti, di spiriti e magia, ma anche di riscatto e amore. E con la carica ipnotica dei sogni, ci svela come ogni aspirazione all’oblio può tramutarsi in una preziosa occasione di rinascita.

Questa è stata una delle letture più particolari che abbia mai fatto. Tanti sono i punti di forza ma ce ne sono anche diversi che non mi hanno convinta al cento per cento. Ma partiamo dall'inizio: ci troviamo in Vietnam, a Saigon, e seguiamo le avventure di Winnie.

Winnie è una ragazza alla ricerca del suo posto nel mondo. Essendo per metà americana e per metà vietnamita non si è mai sentita propriamente a suo agio negli Stati Uniti e ha deciso di stravolgere la sua vita raggiungendo il Vietnam alla scoperta dell'altra metà di lei. Le sue intenzioni erano tra le più nobili e promettenti: voleva cambiare totalmente sé stessa diventando una persona nuova in un posto in cui nessuno sa nulla di lei ma in realtà tutti questi buoni propositi restano tali e i suoi demoni le fanno compagnia anche tra le strade affollate di Saigon.

La Kupersmith ci regala un quadro bellissimo del Vietnam e della città, rendendola parte integrante e attiva della storia. Ho amato moltissimo le peregrinazioni di Winnie tra i vicoli, i templi e i grandi edifici della città. È l'elemento che ho amato di più del libro.

Un altro punto di forza del libro è il tratteggio psicologico della protagonista che è in perenne lotta con sé stessa e si rende perfettamente conto di non saper sfruttare a pieno il suo potenziale e di non avere abbastanza forza per lottare per i suoi sogni.

Ho trovato invece un po' confusionaria la narrazione: la prosa dell'autrice è molto scorrevole ed elegante, si legge con piacere ma i capitoli brevissimi che vanno avanti e indietro nel tempo rispetto alla scomparsa di Winnie mi hanno fatto confondere più di una volta. Questa scelta narrativa richiede uno sforzo notevole da parte del lettore per non perdere il filo.

Altro elemento che reputo debole è l'epilogo che va interpretato e non è chiarissimo. Di sicuro mi ha fatto capire meglio il senso del titolo ma non sono troppo sicura del vero messaggio che l'autrice voleva dare. 

È una storia indubbiamente intensa ed impegnativa che affronta diverse tematiche interessanti ma forse avrei apprezzato un po' meno l'elemento filosofico a favore di spiegazioni più reali e schiette. È un po' il tratto distintivo dei romanzi asiatici, perlomeno di quelli che ho letto finora. Quindi se amate questo filone letterario lo apprezzerete senza dubbio.

⭐️⭐️⭐️

mercoledì 1 febbraio 2023

Recensione "Ragazze perbene" di Olga Campofreda

 Buongiorno lettori, 

oggi per voi una nuova recensione su un romanzo tutto italiano firmato da Olga Campofreda, "Ragazze perbene", edito da NN Editore.

Buona lettura!



Nelle città di provincia le ragazze perbene si assomigliano tutte. Per sottrarsi a un futuro già raccontato, Clara si trasferisce a Londra, dove insegna italiano a ricchi expat e si trova intrappolata nel vortice degli incontri online. Ma il matrimonio della bellissima cugina Rossella, inseparabile compagna d’infanzia diventata poi modella di abiti da sposa, la richiama a Caserta. Clara si trova così ancora immersa nel mondo da cui è fuggita: all’addio al nubilato della cugina rivede le vecchie compagne di scuola, e nei giorni successivi incontra Luca, lo sposo, con cui aveva stretto in passato un’amicizia clandestina. All’improvviso, però, Rossella scompare senza lasciare traccia. E Clara, convinta che la cugina nasconda qualcosa, scopre nel suo diario un segreto impossibile da confidare, che minaccia il futuro radioso che Rossella ha sempre incarnato. Olga Campofreda toglie il velo sulle seconde vite e i desideri nascosti delle ragazze perbene, i cui destini sono specchio di una femminilità che parla di sacrifici e rinunce, di principi azzurri e segreti, di infelicità che si tramandano nel tempo, di madre in figlia. E racconta la storia di una ragazza che si ribella a sogni e consuetudini già logore, per inventare una strada nuova, tutta sua, da costruire con consapevolezza giorno dopo giorno.

Ho sensazioni contrastanti nei confronti di questo romanzo: da un lato, ci sono molti elementi che ho apprezzato; dall'altro mi aspettavo tutt'altro dopo aver letto la trama è non sono sicura di aver gradito pienamente il contenuto effettivo della storia.

Partendo con ordine, questa è una storia ambientata a Caserta e che ha come protagoniste Clara e Rossella, due cugine. Da sempre messe a paragone e costrette a vivere nello stesso ambiente, sviluppano con gli anni due risposte diverse agli stimoli che le circondano: Rossella si cala perfettamente nel ruolo di "ragazza perbene" e compie tutte le scelte che ci si aspettano da lei, compreso un buon matrimonio che sta per essere celebrato; Clara, invece, non si accontenta e non riesce ad entrare nella parte che le viene richiesta e decide di spiccare il volo lontano dalle aspettative familiari.

Quando le due si rivedono sono passati anni, Rossella sta per sposarsi quando scompare misteriosamente. Clara inizia così un viaggio nel passato che, insieme al ritrovamento del diario della cugina, tenta di fare chiarezza su questa scomparsa e su ciò che significa davvero.

La Campofreda inserisce all'interno di un numero esiguo di pagine diverse tematiche attuali e importanti: prima fra tutte, la difficoltà di disattendere ciò che ci si aspetta da noi. Per quanto pensiamo di essere liberi e padroni di noi stessi, come Rossella in realtà lasciamo che a guidare le nostre scelte siano gli altri con le loro aspettative spesso lontanissime dal nostro volere. Il personaggio di Clara, che viene presentata come la pecora nera della famiglia, alla fine del libro diventa invece una figura eroica e, soprattutto, libera.

Quello che ho gradito poco, come vi spiegavo sopra, è la discrepanza tra ciò che dice la trama è ciò che effettivamente è raccontato. Anche qui credo sia una questione di aspettative: credevo di avere tra le mani un mistero da risolvere e un passato segreto da rivelare, e invece mi sono ritrovata una storia che inneggia all'indipendenza e che denuncia i problemi di una piccola realtà in cui tutti agiscono per convenzioni sociali. Interessanti e malinconici gli scorci degli anni '90, soprattutto per me che sono nata e cresciuta proprio in quest'epoca, un po' meno i capitoli dedicati alle avventure Tinder di Clara che, a mio avviso, hanno aggiunto poco o nulla alla situazione. 

Nel complesso, quindi, non posso dire che non mi sia piaciuto ma nemmeno che sia stata una lettura ottimale. Lo consiglio a chi cerca storie di rinascita e di accettazione di sé stessi. 


⭐️⭐️⭐️

lunedì 30 gennaio 2023

Recensione "Un giorno di festa" di Joyce Maynard

 Buongiorno lettori. 

Oggi vi parlo di un libro che ho adorato, sebbene inizialmente lo abbia trovato un po' eccentrico e assurdo. 

Si tratta di "Un giorno di festa", di Joyce Maynard, edito da NN Editore. 

Buona lettura!



A tredici anni, Henry si sente separato dal mondo. Vive con sua madre Adele, una donna bella e triste, che dopo un divorzio difficile si è chiusa in se stessa; ha poche occasioni di svago e nessun amico, finché nel fine settimana del Labor Day un uomo dai vestiti sporchi di sangue lo avvicina al supermercato, chiedendogli aiuto. Si chiama Frank e rivela di essere evaso dall’infermeria del penitenziario, ma nonostante il rischio Henry e Adele non esitano ad accoglierlo in casa con loro. E in pochi, intensissimi giorni, la loro vita cambia radicalmente: Adele riscopre la passione con Frank, che cerca di redimersi da un tragico errore; Henry trova finalmente una gura paterna, con cui imparare a giocare a baseball, a cucinare una torta perfetta, a confrontarsi con la gelosia e l’amore. Così, mentre fuori la polizia dà la caccia a Frank, in casa il tempo sembra scorrere lento, racchiuso nell’intimità di una famiglia ritrovata. "Un giorno di festa" parla di un ragazzo che affronta la difficoltà di crescere, di un pericolo che si trasforma in rinascita, di destini che si intrecciano all’improvviso per un gesto di fiducia.

Vi è mai capitato di aprire un libro, leggere qualche pagina e aggrottare le sopracciglia per la confusione? Di scorrere velocemente parole e righe in preda alla sensazione che è una storia assurda e dai connotati un po' forzati? Queste sono state le mie prime impressioni su "Un giorno di festa" e la tentazione di abbandonare la nave è stata più forte che mai.

Per fortuna non l'ho fatto e nonostante i forti dubbi ho continuato perché mi sarei persa una storia che ho finito per amare!

La vicenda inizia con una madre e un figlio che vivono ai margini della società, quasi reclusi tra le mura di casa. Senza uno scopo e senza sogni e obiettivi. Tutto cambia in un giorno qualunque mentre sono in un supermercato: un uomo dall'aspetto losco si avvicina e chiede aiuto, in barba a qualsiasi istinto di conservazione, lo accolgono in casa loro. 

Da qui si accavallano momenti che sembrano sospesi nel tempo fatti di parole sussurrate, torte profumate preparate tutti insieme, un'intimità inaspettata che li fa sembrare una famiglia  felice...se non fosse che Frank, il misterioso sconosciuto, è un prigioniero evaso e fuori da questo quadretto felice ci sono squadre di poliziotti che lo cercano ovunque.

Adele e Frank si uniscono in un legame fortissimo di quelli che capitano solo una volta nella vita mentre nella mente del giovane Henry si fanno strada domande, dubbi e paure. Ognuno di questi tre personaggi attraversa un percorso di crescita e di riscatto verso una versione migliore di sé stessi. 

Lo stile della Maynard è dolce e delicato, nonostante la storia e alcune tematiche forti. L'autrice è riuscita a racchiudere in un numero esiguo di pagine tre vite totalmente stravolte da un singolo evento che cambierà per sempre le loro vite. L'epilogo che regala al lettore è una carezza leggera sul cuore dopo pagine di sofferenza e dolore.

Se siete alla ricerca di una storia che vi travolga,  in cui romance e crime si mescolano alla perfezione, l'avete trovata!




mercoledì 16 ottobre 2019

Recensione "Io sono la bestia" di Andrea Donaera

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo di un romanzo che ho apprezzato moltissimo come storia e come idea. Si tratta di "Io sono la bestia", di Andrea Donaera, edito da NN Editore.
Buona lettura!



Mi ci sono voluti dei giorni per raccogliere le idee dopo aver terminato la lettura di "Io sono la bestia" ma, finalmente, sono riuscita a fare ordine tra pensieri ed emozioni e sono pronta a metterle nero su bianco.
La storia di Andrea Donaera è tutta italiana e affronta il delicato tema della criminalità organizzata in Puglia. L'autore ha reso benissimo il terrore e l'angoscia che molti concittadini provano al solo sentir nominare la Sacra Corona Unita e la stessa tensione si respira ad ogni pagina.

All'inizio non è stato semplice entrare in sintonia con il ritmo narrativo e i continui intercalari ma, una volta preso il via, si viene completamente coinvolti nella vita dei personaggi, nella tragedia, nel dolore e nella cattiveria senza fine. Non dev'essere stato facile, per l'autore, costruire un personaggio come Mimì ma, in qualche modo, è riuscito a rappresentarlo in tutta la sua malvagità senza renderlo odioso agli occhi del lettore; oserei dire di aver provato una sorta di rispetto e riverenza verso "il capo dei capi" che, nella sua follia, ha una sua scala di valori e un suo concetto di onore.

E che dire di Nicole e Veli? Hanno interpretato in maniera disincantata, a tratti brutale e schietta, una versione moderna della favola de "La bella e la bestia". Sono stati i miei personaggi preferiti in assoluto! La dinamica del loro legame è molto complessa e intensa ma conferisce un pizzico di leggerezza e positività ad una storia oscura e oppressiva.
È una storia unica nel suo genere che mi ha aperto gli occhi su una realtà di cui si parla poco. Non adatto ai romantici e ai lettori deboli di cuore!


martedì 21 maggio 2019

Recensione "Nel nome" di Alessandro Zaccuri

Buongiorno, lettori.
Oggi voglio parlarvi di un breve, ma interessante, saggio storico firmato da Alessandro Zaccuri, 'Nel nome', edito da NN Editore.
Buona lettura!


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Maria è un nome segreto, un gioiello fuori dal tempo. Mettersi sulle tracce di un nome è sempre un'avventura, non esistono mappe né percorsi prestabiliti. Alessandro Zaccuri inizia questo viaggio da solo, punta il suo compasso sulle Marie dei Vangeli e da lì si muove per scrivere la sua preghiera del nome. Parte da una Maria ragazza senza volto, che balla su una pubblicità degli anni Ottanta, si ritrova con la madre sorridente e sofferente, e passando da Giulietta incontra la Maria di West Side Story, incrocia Borges, Giotto, Lippo e poi Kurtz e Achab, per arrivare infine alla Marie di Le Corbusier sulle vetrate della Notre-Dame-du-Haut. E mentre invoca e ripete questo nome, vive il dubbio, lotta contro i sette demoni e dissemina il suo rosario in luoghi imprevedibili, trasformando il suo e nostro viaggio in una benedizione, invisibile e leggera.

Quando ho iniziato la lettura del breve romanzo di Alessandro Zaccuri, mi sono ritrovata davanti ad un volumetto ben curato, con una bellissima copertina e una storia di quelle che promettono di arricchire il bagaglio culturale di chiunque si appresti a leggerla. In effetti, è stato proprio così. Non dovete immaginare, però, un insieme di ricerche ed eventi religiosi volti a glorificare la figura di Maria: l'intento di Zaccuri, infatti, è quello di studiare un nome e descriverne tutte le infinite sfumature e gli accenni storici in cui lo ritroviamo.

Maria è un nome e
tutto di Maria è nel nome.

Partendo da un nome così comune, e illustre, come quello di 'Maria', l'autore ci conduce in un bellissimo percorso storico che attraversa secoli e tradizioni, mostrando al lettore quali cambiamenti ma, soprattutto, quali figure meritano una menzione d'onore quando si parla di questo nome.
Personalmente, mi sono persa ben volentieri in date, aneddoti, considerazioni e riflessioni e ho arricchito molto il mio bagaglio culturale.

Cercavo una cura, un presagio.
Cercavo un nome, perché è sempre un nome che si cerca.
E un volto che gli corrisponda.

Pur trattandosi di una saggio storico, l'autore riesce a coinvolgere bene la mente di chi legge attraverso uno stile scorrevole e facile da seguire. E' evidente il grande lavoro di ricerca che c'è stato dietro alla stesura e che ha permesso di ottenere un prodotto completo ed esaustivo ma, allo stesso tempo, non prolisso e noioso. Sono certa che risulterà una lettura interessante per tutti gli appassionati del genere. 


sabato 4 maggio 2019

Recensione "Canta, spirito, canta" di Jesmyn Ward

Buongiorno, lettori.
Ultimo post della settimana per raccontarvi il nuovo romanzo di Jesmyn Ward, "Canta, spirito, canta", edito da NN Editore.
Buona lettura!



Dopo "Salvare le ossa", non credevo di poter leggere qualcosa di ancora più bello e coinvolgente ma la Ward mi ha prontamente smentita! In questo secondo capitolo della "Trilogia di Bois Sauvage", mi sono scontrata nuovamente con lo stile asettico dell'autrice che ama raccontare storie vere, carnali e dense di delusione e dolore. Siamo abituati a trovare, nei libri, una via di fuga dalla realtà ma non vi consiglio di addentrarvi nei libri di Jesmyn Ward se questo è il vostro scopo perché rischiereste una delusione totale.

I personaggi di questa nuova storia sono i componenti di una famiglia anonima composta da due bambini legatissimi, una  mamma troppo distratta, un padre in galera e due nonni che tentano di tamponare il tutto tra antichi culti  e medicina alternativa. La trama non è articolata, non ha colpi di scena e scorre placida con tutta la sua brutale verità e condizioni di vita precarie e dolorose per i due fratellini che ho amato con tutta me stessa. I due hanno un rapporto unico che sfida l'inefficienza e la mancanza di affetto dei grandi, troppo presi da vecchi rancori e speranzosi per un futuro che pare improbabile.

Mi colpisce, come una schiaffo, la penna diretta e schietta di un'autrice che non si risparmia regalando uno scorcio veritiero della vita degli "invisibili", personaggi che raramente trovano spazio nei romanzi e dalle loro realtà patinate. Interessante l'approfondimento sulla medicina alternativa e il culto degli spiriti, tipico della popolazione afro, decisamente affascinante.
Attenderò con ansia e trepidazione l'ultimo capitolo della serie, certa di non rimanere delusa da un'autrice unica e brillante.


lunedì 29 aprile 2019

Recensione "Lullaby Road" di James Anderson

Buongiorno, lettori, e buon inizio settimana.
In questi giorni mi sono crogiolata tra grandi abbuffate e un po' di ferie, leggendo molto ma scrivendo pochissimo perciò non vedo l'ora di raccontarvi tutte le letture che ho fatto e che, fortunatamente, sono una più bella dell'altra!
Iniziamo da "Lullaby Road", secondo romanzo de 'La serie del deserto', firmato da James Anderson che, stavolta, mi ha davvero messa KO!


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Anche nel deserto dello Utah è arrivato l'inverno. Ben Jones, alla guida del suo camion, guarda la statale 117 ricoprirsi di ghiaccio mentre cerca di rimettere in ordine la sua vita: l'amata Claire non c'è più e Walt pare sempre più chiuso in se stesso e nel suo diner solitario. Ma la solitudine dura poco: una mattina all'alba, alla stazione di servizio dello scontroso Cecil, Ben trova un bambino e un cane. Su un biglietto indirizzato a lui, il gommista Pedro gli chiede di badare a suo figlio Juan; e come se non bastasse, subito dopo anche Ginny, da poco diventata mamma, gli affida la piccolissima Annabelle. Con questi insoliti compagni Ben si mette in viaggio, ignaro del mistero che si nasconde nei grandi occhi neri di Juan. Con una scrittura ironica e suggestiva, nel secondo capitolo della Serie del Deserto James Anderson racconta una storia di frontiera dalle atmosfere noir, in cui Ben Jones è costretto a difendere chi ama in un mondo in balia della violenza, dove l'unica arma davvero efficace è la gentilezza.

Questa serie è iniziata un po' in sordina con 'Il diner nel deserto', facendo una rapida panoramica di un luogo inospitale e dei suoi abitanti scontrosi e con poca voglia di socializzare con il prossimo. E' in questa regione remota che si è autoconfinato Ben Jones, camionista solitario che grazie alle sue consegne consente una vita relativamente normale agli abitati del deserto.
Pur avendo apprezzato molto questo primo capitolo, non mi aspettavo di restare così sconvolta dal secondo libro in cui, a mio avviso, l'autore si è davvero superato!

James Anderson ci regala una nuova versione del suo personaggio, dipingendolo come una figura buona sotto strati e strati di brutalità e olio di motore, l'ho amato in ogni sfumatura e ho amato la miriade di personaggi incontrati lungo la statale 117 che si conferma come location unica al mondo e che, un giorno, mi piacerebbe visitare. Ho amato la solitudine a l'alienazione, vere protagoniste di una storia che fa riflettere sugli argomenti più disparati e, più in generale, sull'essere umano e la sua natura che lo spinge a collaborare e a relazionarsi con i propri simili, per quanto possa sembrare il contrario.

Nonostante lo stile dell'autore sia tipicamente americano, poco raffinato e dettagliato, ho notato un notevole miglioramento tra un libro e l'altro, soprattutto per quanto riguarda la sfera emozionale che si impone prepotentemente nel libro e che, ahimè, ha stuzzicato parecchio la mia sensibilità provocandomi un fiume di lacrime sul finale. Come vi accennavo, l'ambientazione di questa serie è unica e immensa: il deserto viene descritto, e trattato, come un protagonista e in fondo è quello che è. Decontestualizzare una storia del genere significherebbe toglierle tutta la magia e la profondità che invece questo habitat così remoto e primordiale le concede.

E' possibile approcciarsi al romanzo anche senza aver letto il primo in quanto l'autore inserisce i giusti richiami al libro precedente, ma per una questione di completezza, vi consiglio di recuperare anche l'altro. Sono certa che ne resterete colpiti e affascinati, spero di poter viaggiare ancora, in futuro, lungo la statale 117!


martedì 26 marzo 2019

Recensione "La versione della cameriera" di Daniel Woodrell

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo di un romanzo particolare e di nicchia firmato dall'autore americano Daniel Woodrell, "La versione della cameriera", edito dalla NN Editore.
Buona lettura!


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Il dodicenne Alek trascorre l'estate a West Table, Missouri, con sua nonna Alma. Vecchia, eccentrica e orgogliosa, la donna ha lavorato per cinquant'anni come cameriera per le famiglie ricche della città, allevando tre figli e sopportando un marito sempre assente. Alma conosce molte storie, ma quella che più la ossessiona è l'esplosione della sala da ballo che nel 1929 causò la morte di quarantadue persone, tra cui l'amatissima sorella Ruby. Nessuno ha mai scoperto com'è andata, né è mai stato trovato il responsabile: Alma è certa di sapere la verità, e la racconta ad Alek, per rendere giustizia alle vittime e donare pace a se stessa. Nel primo episodio della Serie di West Table, Daniel Woodrell illumina con nitide, veloci pennellate di colore una varietà di personaggi. Alma, Alek, Ruby, i Glencross e gli sfortunati ballerini sono voci di un romanzo corale, serrato come un noir, che parla di condivisione e di comunità, di un passato che si avvolge al presente, ora come una condanna, ora come un riscatto, in cui tutti si ritrovano colpevoli e innocenti.

Questo romanzo racconta la storia di un incidente misterioso che ha sconvolto la vita di una tranquilla cittadina dell'America degli anni '30 in cui rimasero uccise parecchie persone, alcune delle quali, direttamente collegate ad Alma, la protagonista della storia a cui viene affidato il giovane nipote per l'estate. Il personaggio di Alma è davvero particolare e colorito: è la classica nonna, una fonte inesauribile di racconti e aneddoti e con un passato davvero duro alle spalle. Alek è un ragazzino come tanti che, inizialmente, fa un po' fatica ad entrare in sintonia con la nonna, così stramba ed eclettica.

La donna ha una teoria tutta sua sulla dinamica dell'incidente e queste idee hanno avuto delle ripercussioni molto importanti sulla sua vita. 'La versione della cameriera' è una storia nella storia, ci sono tantissimi personaggi e ognuno ha un episodio da raccontare, un pensiero o un'esperienza. Devo ammettere che non è facile districarsi in una trama del genere, l'autore non aiuta raccontando in maniera molto diretta, sincera e poco elegante la sua storia e i suoi protagonisti. 

Il segreto del successo di un libro particolare come questo è proprio nell'interconnessione tra fatti, persone e tanti segreti e pettegolezzi che si susseguono pagina dopo pagina. E' un giallo di altri tempi che conferma la bravura di Woodrell, come autore, grazie ad una trama eccezionale. 
Come vi accennavo sopra, la prosa di Daniel Woodrell è molto asettica  e poco coinvolgente ma molto accurata e descrittiva. Ho apprezzato molto 'La versione della cameriera' e sono certa che piacerà moltissimo anche ai lettori più esigenti. Promosso!!





lunedì 14 maggio 2018

Recensione "Salvare le ossa" di Jesmyn Ward

Buon pomeriggio cuori librosi,
nella seconda recensione di oggi voglio parlarvi di un romanzo particolare che, nella sua semplicità e veridicità, ho apprezzato moltissimo. Si tratta del libro di Jasmyn Ward, "Salvare e ossa", edito da NN Editore.
Buona lettura!


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Un uragano minaccia di colpire Bois Sauvage, Mississippi. In un avvallamento chiamato la Fossa, tra rottami, baracche e boschi, vivono Esch, i suoi fratelli e il padre. La famiglia cerca di prepararsi all'emergenza, ma tutti hanno altri pensieri: Skeetah deve assistere il suo pitbull da combattimento dopo il parto; Randall, quando non gioca a basket, si occupa del piccolo Junior; ed Esch, la protagonista, unica ragazzina in un mondo di uomini, legge la storia degli Argonauti, è innamorata di Manny, e scopre di essere incinta. Nei dodici giorni che scandiscono l'arrivo della tempesta, il legame tra i fratelli e la fiducia reciproca si rinsaldano, uniche luci nel buio della disgrazia incombente. Salvare le ossa racconta la vita di ogni giorno con la forza del mito, e celebra la lotta per l'amore a dispetto di qualunque destino, non importa quanto cieco e ostile.

La storia di Jasmyn Ward è di un realtà disarmante che siamo poco abituati a leggere nei romanzi. La sua famiglia è particolare e non propriamente abbiente. Vivono 'di stenti', oserei dire, in una specie di discarica a cielo aperto. Esch, la nostra voce narrante, ci racconta in un diario i dodici giorni che separano lei e la sua strampalata famiglia dall'arrivo di una pericolosa tempesta che minaccia di spazzare via ogni cosa incontri sul suo cammino. Mi è piaciuta moltissimo, come protagonista, l'unico personaggio femminile in un mondo di uomini. Sono entrata subito in sintonia con lei e il suo racconto. La vita sembra scorrere placida, nonostante l'uragano in arrivo. La normalità è il tratto che contraddistingue la storia della Ward, totalmente priva di elementi romanzati o episodi improbabili. Anche gli altri personaggi vengono raccontati nel dettaglio e mostrati nella loro semplicità: tra tutti, mi sono piaciuti molti Skeetah e la pitbull China. 
Il capo famiglia è la figura più importante: il collante che la tiene unita. Il padre dei ragazzi è un uomo tutto d'un pezzo, che incute anche un certo timore, ed è disposto a tutto pur di garantire sicurezza dei suoi figli. 

L'uragano in arrivo, sarà uno dei più devastanti di sempre, nella storia Americana, e ogni precauzione si dimostrerà vana e precaria. Esch e la sua famiglia amano 'la Fossa', amano il contatto con la terra e la natura per quanto essa sia imprevedibile e incontrastabile. Si tratta del primo capitolo di una trilogia molto promettente e che non vedo l'ora di scoprire.
L'autrice si è rivelata una voce fuori dal coro, originale e assolutamente straordinaria. L'epilogo è devastante e doloroso, ma nonostante la tragedia l'autrice riesce a dare un messaggio di speranza per il futuro grazie ad Esch e alla creatura che porta in grembo.

La prosa di Jesmyn Ward è scorrevole, a tratti ricercata e dolce. Un vero piacere per gli occhi e una scoperta per i lettori dal 'palato' più raffinato. Si tratta, senza dubbio, di una storia che merita una possibilità. 'Salvare la ossa' vi conquisterà con la sua dose di verità, amore fraterno e familiare e il suo messaggio di speranza. Nel complesso, il libro mi è piaciuto moltissimo e non vedo l'ora di leggere il prossimo lavoro dell'autrice.
Lo consiglio!



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