Buongiorno lettori,
nella recensione di oggi vi parlo del nuovo libro di Megan Nolan, "Piccole umane debolezze", edito da NN Editore.
Buona lettura!
Londra, anni Novanta. Tom Hargreaves è un giovane giornalista in un tabloid della città, disposto a tutto per la carriera. Il destino sembra ascoltarlo quando, una sera, si imbatte in uno scoop: in un complesso residenziale in periferia, Mia Enright, una bambina di tre anni, viene ritrovata morta. Subito i sospetti cadono su Lucy Green, la ragazzina della famiglia “sbagliata”, arrivata anni prima dall’Irlanda. Gli uomini di casa sono disoccupati e schiavi dell’alcol, e Carmel, la giovane e bellissima madre di Lucy, non si è mai occupata della figlia e non è benvista dai vicini. Così Tom, convinto di avere per le mani la sua grande occasione, convince i Green a rifugiarsi in un albergo a spese del giornale, in cambio di interviste esclusive. Ma i racconti della famiglia rivelano una storia molto meno torbida di quanto credesse, una storia di speranze e fallimenti, di felicità negate e debolezze umane.
Dopo una prima parte iniziale poco coinvolgente e un po' statica, ho iniziato a macinare pagine su pagine di questo nuovo romanzo che porta la firma di Megan Nolan. Probabilmente questo nome non vi suona nuovo in quanto ha occupato per mesi gli scaffali delle librerie con "Atti di sottomissione",suo romanzo d’esordio e candidato al Premio Strega Europeo nel 2022. Se c'è una cosa di cui sono sicura è che questo libro, e la storia che porta con sé, è decisamente più matura rispetto a quella precedente.
Ci troviamo in un quartiere londinese, negli anni '90, e il cadavere di una bambina di tre anni è stato appena ritrovato in cortile. La vittima è la figlia di una famiglia "normale" e perbene, mentre la principale indiziata è una bambina di una famiglia mal vista. Il cliché sugli irlandesi immigrati entra subito a far parte del quadro, soprattutto perché gli uomini di famiglia sono alcolisti disoccupati e la madre della bambina e insopportabilmente bella e poco partecipe della vita della figlia.
Per quanto riguarda il nostro protagonista, un giornalista di nome Tom, attraversa un bel percorso di crescita nel libro. Inizialmente si comporta da "avvoltoio", a costo di avere uno scoop si avvicina in modo subdolo alla famiglia dell'imputata per avere interviste esclusive. Nel corso di queste ultime, però, si rende conto delle difficoltà vissute dai vari personaggi, della loro sofferenza, dei traumi subiti e della voglia di fare comunque del proprio meglio, nei limiti delle loro possibilità.
"A chi importava di una famiglia come la loro? Le loro non erano che piccole umane debolezze, tragedie troppo ordinarie per essere degne di nota".
Sono personaggi estremamente umani, l'autrice li mette totalmente a nudo davanti al lettore, mostrandone ogni sfaccettatura anche quelle più negative. Ci sono stati dei momenti estremamente delicati ed intimi. Il lettore, insieme a Tom, si rende sempre più conto di non aver a che fare con dei mostri ma con delle persone alle quali la vita non ha mai sorriso.
Niente è veramente come sembra, così le indagini continuano e portano ad una soluzione inaspettata.
"Piccole umane debolezze" è una storia che racchiude nel titolo tutto ciò che l'autrice voleva raccontare. Il suo stile arriva dritto al punto, senza filosofiche metafore o altri elementi artefatti. La verità e la normalità sono gli elementi imprescindibili di questo romanzo che mi ha conquistata con la sua delicatezza e con i suoi personaggi.
Assolutamente consigliato anche a chi non ama i thriller, è l'elemento meno predominante nel libro.
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