martedì 16 aprile 2019

Recensione "I provinciali" di Jonathan Dee

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo di un romanzo che entra a pieni voti nella mia categoria di libri 'sì ma no'.
Si tratta de "I provinciali", di Jonathan Dee, edito da Fazi Editore.
Buona lettura!


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Howland, Massachusetts. Mark Firth è un imprenditore edile con grandi ambizioni ma scarsa competenza negli affari, tanto da aver affidato tutti i suoi risparmi a un truffatore; lo sa bene sua moglie Karen, molto preoccupata per l'istruzione della figlia: sarebbe davvero oltraggioso se dovesse ritrovarsi nei pericolosi bassifondi della scuola pubblica. Il fratello di Mark, Jerry, è un agente immobiliare che ha mollato la precedente fidanzata sull'altare e ha una relazione con la telefonista della sua agenzia. C'è poi Candace, la sorella, che è insegnante alla scuola pubblica locale e coltiva una relazione clandestina con il padre di una delle sue allieve. La famiglia Firth è il nucleo centrale di una estesa nebulosa di personaggi, tutti abitanti di Howland. L'intera cittadina attraversa una crisi economica che influenza le vite di tutti, accentuata dai sentimenti ambivalenti che la gente del posto nutre nei confronti dei weekender newyorkesi. Sarà proprio uno di questi a far precipitare il fragile equilibrio della comunità. Dopo l'11 settembre infatti il broker newyorkese Philip Hadi, sapendo grazie a "fonti riservate" che New York non è più un posto sicuro, decide di traslocare a Howland insieme a moglie e figlia...

Jonathan Dee è un autore di successo e pluripremiato. Interfacciarmi, per la prima volta, con una sua opera è stato stimolante e interessante. Non conoscendolo, ma avendo molto sentito parlare di lui, avevo delle aspettative altissime che, purtroppo, sono state soddisfatte solo in parte.
L'idea della trama mi è piaciuta: l'autore scatta una fotografia perfetta della società americana odierna che è molto distante dall'American Dream che propinano da anni i media e la tv. I cittadini di Howland non sono poi così all'avanguardia e progressisti come mi aspettavo, anzi, vogliono che la loro cittadina rimanga com'è: sicura e accogliente e sono pronti a tutto pur di contrastare le idee rivoluzionarie di Mark Firth. 

Mi è piaciuta l'intraprendenza di questo personaggio e le riflessioni che ci racconta per tutto il romanzo: in più di qualche occasione ho concordato con lui, pur non essendo riuscita ad entrare in sintonia con nessuno dei personaggi. Questo aspetto mi ha un po' allontanato dalla vicenda: ho affrontato la lettura da semplice spettatrice senza immedesimarmi mai nelle situazioni e senza riuscire a creare un legame speciale con i protagonisti.

L'autore racconta, in maniera veritiera ed imparziale , la vita dei personaggi inserendo tematiche reali (vedi alcolismo, problemi finanziari e tradimenti) che movimentano, e non poco, la trama e, soprattutto, la vita di tutti i protagonisti. Ho trovato lo stile di Jonathan Dee molto dispersivo e caotico: ci sono tantissimi nomi e personalità - che si ricordano a fatica- e la narrazione si divide in tante sezioni diverse cosa che rende difficile individuare il focus della vicenda. 

Non sono riuscita a comprendere, fino in fondo, quale fosse il disegno finale e il messaggio che l'autore voleva consegnare al lettore. C'erano ottimi presupposti ma, almeno per quanto mi riguarda, non sono rimasta folgorata dalla storia pur riconoscendo la qualità del romanzo e la bravura dell'autore.



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