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martedì 18 febbraio 2025

Recensione "La foresta degli alberi ritorti" di Jennifer Radulovic

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Nella recensione di oggi, vi parlo di un libro dalle atmosfere molto suggestive e inquietanti che richiama molto le vibes dei racconti di Irving. 

Si tratta de "La foresta degli alberi ritorti", scritto da Jennifer Radulovic, e pubblicato da Mursia che ringrazio per la copia.

Buona lettura!



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Pagine 256

Nella Londra del 1898, Alexander Esbury, giovane studioso del Museo di storia naturale specializzato in alberi, è vessato da strani ricordi. Figlio di un aristocratico inglese e di una nobildonna scozzese, è richiamato presso la tenuta di famiglia, nelle campagne del Galloway, a causa di un improvviso malessere del padre. Durante il viaggio, però, accompagnato dall’amico americano Jethro, sarà testimone di una serie di spaventose morti inspiegabili. Hanno a che fare con i suoi terrificanti deliri? Tra brume pestifere, vallate sconfinate, accadimenti inspiegabili e boschi inquietanti di alberi ritorti, il mistery thriller dalle atmosfere gotiche di Jennifer Radulovic cala il lettore tra Londra e la Scozia dell’età vittoriana, in una storia misteriosa che strizza l’occhio alla psicologia disturbante di Poe e ricca di curiosità storiche puntuali su una delle epoche più tenebrose e affascinanti di sempre.



"La foresta degli alberi ritorti" è una storia ambientata sul finire dell'800 tra Londra e la Scozia. Jennifer Radulovic sposa perfettamente il periodo storico nello stile e nelle atmosfere al punto che il lettore si trova completamente catapultato in questo contesto storico e sociale. Una delle cose che mi ha colpito subito, infatti, è la descrizione accurata anche delle convenzioni sociali dell'epoca che influenzeranno, e non poco, l'intero svolgimento della trama.


Alexander Esbury si rivela un protagonista ben caratterizzato e in grado di conquistare bene il cuore di chi legge. L'autrice ce lo presenta come un giovane tormentato di buona famiglia, esperto di storia naturale e, in particolare, di alberi. Tra i suoi ricordi di infanzia e adolescenza, c'è un ambiente ricorrente che lo affascina e spaventa al tempo stesso, si tratta de "La foresta degli alberi ritorti" che dà il titolo all'intera opera.


«C’è un luogo dove, da quando ho memoria, mi è fatto divieto entrare. Ed è proprio questo il luogo che, quando da ragazzo vagabondavo in cerca di evasione, ho scelto come rifugio speciale nei miei momenti di solitudine. Il posto di cui parlo, il mio posto, è un bosco. Il bosco della distortio arboris



Questo luogo è inquietante e permeato da leggende e mistero. Inizialmente non è chiaro se si tratti di suggestione o di vere e proprie azioni paranormali ma è chiaro che la foresta e i suoi strani alberi hanno un effetto oscuro e. forse, pericoloso per Alexander. 


Ottima performance anche per Jethro, amico fidato del protagonista che dimostrerà un senso di lealtà che difficilmente si riscontra nelle persone, soprattutto davanti ad eventi minacciosi e nefasti. In generale ogni personaggio partorito dalla mente di Jennifer Radulovic ha un ruolo cruciale ed è ben caratterizzato. 


Mi sono piaciute molto le svolte inaspettate e i colpi di scena presenti nel libro, ho avuto la sensazione che ogni tassello venisse posto nella sua giusta collocazione. Ovviamente ho amato molto tutta l'atmosfera gotica e paranormale e come è stata inserita la tematica. 


La prosa dell'autrice è fine e ricercata ma, allo stesso tempo, scorrevole e piacevole da leggere. Storia e scienza si mescolano perfettamente al folklore dando vita ad una vicenda originale e coinvolgente.


Le note presenti nel finale, poi, chiudono perfettamente il cerchio approfondendo alcuni eventi e concetti incontrati durante la lettura.


"La foresta degli alberi ritorti" è il libro perfetto per tutti i lettori che amano storie originali, misteriose e dalle atmosfere gotiche. Lo consiglio!




lunedì 29 luglio 2024

Recensione "Echi sinistri" di Fabio Giorgino

 Buongiorno lettori,

inizia una nuova settimana e, come sempre su questo blog, all'insegna del thriller e del giallo!

Nel post di oggi vi parlo di "Echi sinistri", un noir poliziesco firmato da Fabio Giorgino, edito da Mursia. Si tratta del secondo capitolo dedicato alla figura del commissario tarantino Spiro Fusco che abbiamo incontrato per la prima volta ne "Le ragioni della follia". Pur avendo lo stesso protagonista, i libri possono essere letti anche in maniera indipendente l'uno dall'altro.

Buona lettura!



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Il cadavere di una ragazza viene rinvenuto nelle acque del Mar Piccolo di Taranto: sembra essersi buttata dal ponte Punta Penna, ma i primi rilievi rendono l’ipotesi del suicidio poco credibile. Il commissario Fusco si trova ad affrontare una nuova indagine proprio nel giorno in cui un messaggio anonimo lasciato nella cassetta della posta lo riporta indietro di ventidue anni, costringendolo a riprendere le fila di una vicenda personale che credeva morta e sepolta. Chi è a conoscenza del suo torbido segreto oltre all’amico Enrico Vanoli? Si tratta di vendetta o ricatto? Nella seconda avventura di Spiro Fusco, echi sinistri risuonano dal passato per svelare le origini del suo spirito oscuro.

"Echi sinistri" inizia subito portandoci nel vivo dell'azione: il cadavere di una ragazza è appena stato ritrovato nelle acque di Taranto. Si ipotizza un suicidio ma il commissario incaricato delle indagini, Spiro Fusco, nota subito delle anomalie e delle incongruenze che rendono questa pista poco credibile.

Fabio Giorgino si dedica molto al suo personaggio, non si limita a raccontarlo solo in ambito lavorativo ma anche a livello personale, scelta quanto mai provvidenziale soprattutto dal momento in cui il passato torna a bussare alla sua porta. Una vendetta tremenda sta per abbattersi sul commissario e questo secondo filone di trama è interessante al pari dell'indagine principale.

Erano passati ventidue anni ma quella data sarebbe rimasta scolpita per sempre nei suoi ricordi, sebbene tutto quel tempo trascorso fosse servito almeno a mitigare il rimorso e la paura di dover pagare il conto, prima o poi.

A fare da sfondo, la città di Taranto descritta in maniera molto accurata tanto da far sentire a casa anche un lettore che non ci è mai stato. La città come ambientazione, quindi, ma anche come elemento che influenza e partecipa all'azione in quanto è il cuore pulsante della vita di tutti i personaggi.

Mentre la vita della vittima viene passata al setaccio in cerca di prove e indizi, diventa sempre più chiaro che si tratta di un omicidio. E' interessante vedere la miriade di moventi e sospettati che rendono abbastanza difficile la ricerca della verità fino ad un epilogo inaspettato.

La prosa di Fabio Giorgino è molto scorrevole ed è caratterizzata da uno stile asciutto e preciso, senza fronzoli. Richiama un po' le atmosfere della serie di Rocco Schiavone, soprattutto per quanto riguarda alcune azioni che, pur andando bene nel contesto di un romanzo che è quindi una fiction, non sono altrettanto verosimili quando si vuole trasportarle nella vita reale.

Nel complesso, mi ha stupita in positivo soprattutto perché è stata una lettura molto veloce e dinamica, in cui non ci annoia. 



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