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martedì 20 maggio 2025

Recensione "Lascia stare i morti" di Claudio Panzavolta

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

La lettura di oggi è gentilmente offerta dalla casa editrice Ponte alle Grazie che mi ha proposto un romanzo hard boiled che ho adorato!

Si tratta del libro di Claudio Panzavolta, "Lascia stare i morti".

Buona lettura!



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Pagine 368

Faenza, 1980. Ciparisso Briganti, partigiano da giovanissimo, ex poliziotto, oggi è un investigatore privato che si divide tra pedinamenti e raccolte di prove, la passione per il gioco delle bocce, il jazz e una famiglia sgangherata. Una mattina di settembre, una donna gli recapita un biglietto, e con un pugno di parole il passato torna a bussare alla sua porta: il fornaio Federico Ronconi, reo confesso condannato all'ergastolo per il brutale omicidio di quattro bambini, è morto, ma prima di andarsene ci ha tenuto a fargli sapere che in realtà con quelle uccisioni lui non c'entrava nulla. L'inaspettata dichiarazione d'innocenza lo spinge a riprendere in mano quell'indagine scomoda e bollente che quattro anni prima gli è costata la carriera, ma nel dare la caccia al vero assassino, scavando nel torbido di una città in cui colpe taciute e insabbiamenti si mescolano a recrudescenze fasciste, dovrà guardarsi le spalle per non mettere in pericolo le persone che ama.

In una provincia stretta alla gola dalla coda degli anni di piombo, mentre gli anni Ottanta effondono false promesse di spensieratezza, investigando sulla morte dei bambini – e sulla misteriosa scomparsa della sorella dell'ultimo – Briganti si troverà a fare i conti con i peccati originali della prima repubblica, tra epurazioni mancate e strambe sedute spiritiche volte a evocare il fantasma di Mussolini, per scoprire che il male, spesso, si annida proprio in quella che dovrebbe essere la tana del suo avversario.

"Lascia stare i morti" è il nuovo libro di Claudio Panzavolta, editor e scrittore di successo, che possiamo inserire in un genere poco diffuso nel panorama editoriale italiano. Sto parlando dell'hard boiled, un sottogenere del poliziesco che celebra la figura di un investigatore che si presenta come rude, diffidente e con una forte propensione all'azione in solitaria.

Sono pur sempre un investigatore privato, un ex poliziotto. Non si può chiedere a un bracco di rinunciare al suo fiuto: un bracco annusa l'aria, facendosi guidare dall'istinto.

L'indagine e il ruolo di Ciparisso Briganti, per gli amici Briga, rientra a pieno titolo in questa descrizione. Il protagonista di "Lascia stare i morti" è stato un partigiano e un ex poliziotto, attualmente lavora come investigatore privato e questo enorme bagaglio di esperienze lo rende una figura molto complessa e con una personalità dura come l'acciaio. È un uomo che ha un proprio ideale e non ha paura di difenderlo, qualsiasi siano le conseguenze e anche le eventuali ripercussioni. Briga è un personaggio dalle mille sfumature, capace di conquistare il cuore di chi legge. 

Più si scava, più cose si scoprono, e più cose si scoprono, più tocca rimboccarsi le maniche per tornare a scavare, ancora e ancora - finché è necessario, finché ce n'è.

Ma non è di certo l'unico personaggio di spessore presente nel romanzo, ho apprezzato molto anche la figura di Sabrina, compagna di Briga, una donna estremamente coraggiosa e con una grande forza di volontà che le ha permesso di superare delle sfide importanti. Il rapporto con Briga ci permette di notare una sfumatura totalmente inedita del personaggio che con lei non riesce ad essere burbero e scostante. La loro dinamica di coppia dona un po' di leggerezza ad una storia che, di fondo, affronta delle tematiche importanti.

Claudio Panzavolta ci regala uno spaccato della storia italiana degli anni '80 ma con un sguardo ad un passato ancora più importante in cui si è formato lo spirito del protagonista, in piena Resistenza. La storia riveste, quindi, un ruolo importante nello sviluppo della trama e dei personaggi ma funge anche come un memoriale per non dimenticare ciò che è stato. 

Il nero, dico. La sua natura deriva dall'assenza di colore, ovvero di luce.

Il nero non esiste, signor Briganti. Non esiste, eppure ci fa paura.

È un racconto "nero" in cui c'è poco spazio per i sentimenti positivi ma che ci trascina in una indagine coinvolgente e appassionante che riserva non pochi colpi di scena. La "voce" di Claudio Panzavolta risulta veritiera e autentica rispecchiando completamente lo stile del romanzo.

Consigliato a tutti gli amanti del noir e dell'hard boiled, vi stupirà! 



venerdì 28 marzo 2025

Recensione "La parola ai morti: indagini di un medico legale" di Philippe Boxho

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi parliamo di una lettura molto interessante che mi è stata gentilmente offerta da Ponte alle grazie. Si tratta de "La parola ai morti: indagini di un medico legale", scritto da Philippe Boxho e caso editoriale in moltissimi paesi.

Buona lettura!



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Pagine 240

Quella del medico legale è una professione affascinante, che richiede rigore ma anche una sensibilità fuori dal comune, perché spesso un corpo senza vita è l'unico testimone di una verità che non può essere conosciuta altrimenti. Con il bisturi in mano, chi effettua un'autopsia esegue un'indagine vera e propria, portando alla luce i misteri che i morti nascondono. Ogni livido, ogni frattura, ogni segno sulla pelle racconta una storia: un omicidio, un suicidio, una morte naturale. E ogni caso è diverso, ogni corpo è un puzzle da ricomporre, una narrazione da riscrivere. In questo libro, Philippe Boxho, medico legale da oltre trent'anni, ci racconta di un mestiere che richiede pazienza, precisione e determinazione, perché ogni piccolo dettaglio può fare la differenza. Attraverso esempi concreti, tratti dalla sua esperienza tra la scena del crimine e la sala autoptica, l'autore riesce a trasformare ogni storia professionale in un racconto avvincente. "La parola ai morti" ci svela in che modo i cadaveri possano ancora parlarci. Basta solo saperli ascoltare.


Il saggio del medico legale Philippe Boxho è stato un caso editoriale in moltissimi paesi e, dopo averlo letto, capisco il perché.


Concentrate in circa duecento pagine ci sono storie, aneddoti, episodi intrisi di black humor e molte nozioni scientifiche. La capacità più grande di Boxho è quella di riuscire a far comprendere meccanismi e fenomeni complessi attraverso frasi semplici. Chiunque sarà in grado di comprendere i concetti espressi e ne uscirete senz'altro più consapevoli in materia di medicina legale.


Tanti i miti che vengono sfatati, a partire dal fenomeno della morte apparente, e tante le sfide che ogni giorno un medico legale deve affrontare, come quando ci si trova davanti un caso di suicidio che in realtà nasconde ben altro.


Un viaggio che non annoia e che si legge con interesse, attraverso uno stile asciutto e "asettico", Philippe Boxho ci racconta la sua professione ma anche la sua carriera in cui ne ha viste, letteralmente, di cotte e di crude.


Un libro particolare che ci regala un'esperienza a trecentosessanta gradi su una professione affascinante che però abbiamo troppo spesso romanticizzato dopo aver visto serie TV che non ci raccontano proprio la verità.


Consigliato a tutti gli appassionati di thriller e di medicina legale, vi regalerà sicuramente delle ore di lettura interessanti. Sconsigliato a chi ha lo stomaco debole in quanto alcune parti contengono descrizione abbastanza vivide e realistiche che potrebbero disturbare. 😅




venerdì 7 marzo 2025

Recensione "Terra bruciata" di Cesar Perez Gellida

 Buongiorno lettori e ben ritrovati!

Oggi vi parlo di un thriller storico che ho *letteralmente* amato! Si tratta di "Terra bruciata", scritto dall'autore spagnolo Cesar Perez Gellida.

Buona lettura!



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Pagine 576

Estremadura, 1917. Un incendio devasta la tenuta Monterroso. La proprietaria, la misteriosa Antonia, nota come la Vedova, è scomparsa. Unico testimone, e unico indiziato, il fattore (e amante) della Vedova. A indagare giunge il tenente della Guardia Civile Martín Gallardo, veterano delle guerre a Cuba e nelle Filippine, da cui è tornato portandosi appresso una certa dose di cinismo e la dipendenza dall'oppio. Scoprirà pian piano che la faccenda è ben più grossa di quel che sembra; molti orrori dovranno riemergere prima che venga a galla qualche frammento di verità. E nemmeno lui uscirà indenne dall'incontro con quella donna. 


"Terra bruciata" è puro fuoco, e non solo in senso figurato. 

Nonostante la mole considerevole di pagine, il libro si divora con interesse e curiosità. Alla base del successo del libro di Cesar Perez Gellida ci sono, senza dubbio, i personaggi che racconta. 

Prima tra tutti, la figura de "la vedova", una protagonista eccezionale. Possiede una personalità che buca le pagine, caratterizzata alla perfezione sia fisicamente che caratterialmente, una donna che non passa di certo inosservata. Tutto ruota intorno alla sua figura e nonostante i co-protagonisti maschili siano superiori come numero, non possiedono nemmeno un decimo della sua verve. Si limitano ad essere marionette nelle sue mani.

"A quest'ora dovresti già averlo capito."

-Che cosa dovrei avere capito?

"Che se si fa terra bruciata poi niente germoglia."

È proprio questa la chiave dell'intera trama: la vedova riesce a manipolare tutti gli uomini che incrociano il suo cammino. Quello che inizia come un caso di scomparsa, si trasforma ben presto in un racconto più oscuro e carico di orrori. 

Il compito di esplorare il torbido che gira intorno alla figura di Antonia Monterroso viene affidato a Martin Gallardo, un tenente della Guardia Civile che resterà coinvolto molto più di quanto si aspetta in questa vicenda.

Pagina dopo pagina, Cesar Perez Gellida ci conduce in una storia di vendetta e rivalsa ma anche di passione e inganni senza esclusione di colpi. La penna dell'autore è ricercata e molto descrittiva, in alcuni passaggi forse anche troppo, ma nel complesso molto scorrevole.

Non mancano i colpi di scena e rivelazioni che rendono tutto molto dinamico, impossibile annoiarsi durante la lettura.

La ciliegina sulla torta di una lettura già semi-perfetta, è stata la nota d'autore alla fine del libro che mi ha regalato una rivelazione straordinaria! 

Consigliato ai lettori che amano le storie e i personaggi che lasciano il segno, sono certa che non dimenticherete la "vedova" tanto facilmente! 



lunedì 20 febbraio 2023

Recensione "La trama di Elena" di Francesca Sensini

 Buongiorno lettori,

oggi vi parlo di un libro meraviglioso e che ho adorato. Si tratta de "La trama di Elena", di Francesca Sensini, edito da Ponte alla Grazie. 

Buona lettura!


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Elena, da sempre e per sempre la più bella, si sottrae al tribunale del tempo – e degli uomini – per offrirci la sua versione dei fatti. Sulla soglia della realtà, tra il dentro e il fuori, il cielo e la terra, il tempo degli eroi e quello degli uomini, tesse la sua trama, distinguendosi dalla fedele Penelope, da Clitemnestra, rosa d'invidia, da Leda, che sogna il suo cigno divino, da Andromaca magnanima, che tutto sa accettare. Elena racconta una storia nuova, con voce diversa, con tanti finali. Protagonista e insieme emula di Omero, fiaccola accesa o azzurro fantasma, scorta i guerrieri «uccisori di mostri» verso la porta d'uscita, innescando una guerra che distruggerà il loro mondo e inaugurerà una nuova era. Il filo teso sul suo antico telaio si impiglia nei capelli di Teseo e nelle ciglia di Paride, nello sguardo di Menelao e nella selvatichezza di Achille, si aggroviglia intorno alla caviglia di una dea, ai capricci di un principe, alla freccia di un cupido bambino. Originata dal mito, la regina di Sparta, con la sua ambiguità, ne supera ogni confine. Arriva sulla terra per sovvertire ruoli, realizzare destini, sollevare contraddizioni. Venerata o maledetta, viene strattonata in tutte le direzioni, ma non rinuncia mai alla sua vocazione, quella di essere un discorso aperto sulla bellezza del mondo: «Sono quella che ha scelto l'amore, quella che gli dèi hanno scelto come loro emissaria, al di là del bene e del male».

Mi chiamo Elena e sono la regina di Sparta. Avete certamente sentito parlare di me. Sono la donna più bella del mondo. Ho tradito mio marito Menelao con uno straniero, ospite nella nostra reggia, il principe troiano Paride, e ho abbandonato la mia casa.

Quando ho preso tra le mani questo libro, ho avuto subito la sensazione che mi sarebbe piaciuto moltissimo. L'epica è una materia che mi ha sempre appassionata e tra le molte figure che affollano il panorama di re, regine, miti ed eroi, la storia di Elena è probabilmente quella meno nota e meno esplorata.

Erroneamente soprannominata con l'appellativo di 'Elena di Troia', come chiaro riferimento al ruolo cruciale che ha avuto nella famosa guerra, in pochi sanno che in realtà Elena è appartenuta a tutti e a nessuno al tempo stesso.

Francesca Sensini, l'autrice di questo meraviglioso memoriale, è riuscita ad analizzare e raccontare l'intera vita di questo person2aggio facendosi largo in una immensa matassa di storie e leggende. La prosa è elegante e scorrevole, i capitoli abbastanza brevi: questi due elementi rendono la lettura piacevole e per nulla noiosa nonostante racchiuda un numero considerevole di avvenimenti. 

Il mio desiderio del mondo mi ha attirata fuori dallo spazio che mi era stato riservato.(...) Non ho potuto, qualcosa o qualcuno mi ha sempre chiamata in causa. Non mi hanno mai lasciata in pace e io non ho mai trovato pace.

Le mura del palazzo di Sparta non sono bastate a chiudermi.

La bellezza del libro, però, è dovuta soprattutto al fatto che viene data voce alla protagonista, un personaggio che è stato spesso oggetto di scandalo e pettegolezzi infondati. È stato bellissimo entrare nella mente di Elena e carpire ogni pensiero della donna più desiderata e contesa di sempre.

Molta importanza viene data anche al ruolo degli dei che giocano con gli uomini come se fossero pedine di una scacchiera e che hanno rivestito un ruolo importante nella vita di Elena sin dalla sua nascita. A questo proposito, anche se non avete molta conoscenza dell'epica, potete leggere tranquillamente il libro in quanto è tutto riassunto con precisione. 

La bravura dell'autrice ha raggiunto il suo apice nel non condizionare il lettore e nemmeno la sua protagonista che non vuole avere ragione o dimostrare la sua innocenza: Elena vuole solo raccogliere la sua verità prendendosi le giuste responsabilità quando necessario e lasciando al lettore la possibilità di avere una propria idea si tutta la storia.

Un libro curato ed elegante, una storia mai raccontata e decisamente molto interessante.

Consigliatissimo!



martedì 10 gennaio 2023

Recensione "Il secondo piano" di Ritanna Armeni

 Buongiorno lettori, 

come molti di voi sapranno, a Gennaio mi piace leggere sempre almeno un libro sulla Shoah e negli anni ve ne ho raccontati diversi. Quest'anno ho avuto il piacere di leggere in anteprima il nuovo romanzo di Ritanna Armeni dedicato proprio a questa tematica. 

Buona giornata!



In un convento francescano di periferia, tra i profumi del giardino e un nuovo quartiere in costruzione, suor Ignazia e le sue sorelle si trovano nella surreale situazione di ospitare al piano terra un'infermeria tedesca e al secondo alcune famiglie sfuggite per miracolo al rastrellamento del Ghetto. A separarli, solo una scala e l'audacia mite di chi non esita a mettersi in gioco fino in fondo. Roma, nell'ultimo anno di guerra, non è «città aperta». I tedeschi, a un passo dalla sconfitta, la stringono in una morsa sempre più spietata, gli alleati stentano ad arrivare, i romani combattono pagando con il sangue ogni atto di ribellione. In una città distrutta dalla fame, dalle bombe, dal terrore, gli ebrei vengono perseguitati, deportati, uccisi, come il più pericoloso e truce dei nemici. E la Chiesa? Mentre in Vaticano si tratta in segreto la resa nazista e il pontefice sceglie, più o meno apertamente, la via della cautela, i luoghi sacri si aprono ad accogliere – sfidando le regole e perfino alcuni comandamenti – chi ne ha bisogno. È così che Ritanna Armeni, con l'entusiasmo rigoroso e profondo di sempre, attraversa un passaggio cruciale della nostra Storia e dà corpo a una vicenda esemplare, che parla di coraggio e sorellanza, di forza e creatività, di gioia, paura, resistenza.


"Il secondo piano", il nuovo romanzo di Ritanna Armeni, è un libro ambientato a Roma nel 1944 durante l'occupazione nazista. La ricostruzione storica del periodo è molto accurata e minuziosa e ha come protagoniste le suore. È noto, infatti, che in seguito al rastrellamento degli ebrei dal Ghetto di Roma, i pochi che riuscirono a scappare trovarono rifugio all'interno di diverse strutture ecclesiastiche della capitale.

All'interno di un convento francescano alla periferia di Roma, una famiglia ebrea trova rifugio tra le mura sacre dove Madre Ignazia, nonostante la paura, decide di rischiare il tutto e per tutto per portare avanti lo spirito misericordioso che è alla base della fede cristiana. Il personaggio della madre superiora è quello che mi ha conquistata di più: madre Ignazia riesce ad essere austera e risoluta, amorevole e dura quando serve. È il perno centrale della vita del convento e la figura a cui tutti fanno riferimento siano esse consorelle o gli ospiti ebrei.

Man mano che si prosegue con la narrazione, entriamo in punta di piedi nella vita del convento, nelle attività e nel nuovo modello di convivenza con questa famiglia che ha usanze del tutto diverse e che vive nel terrore costante di essere scoperta. La quotidianità, raccontata con delicatezza ma in modo accurato, si intervalla con i continui sviluppi del conflitto bellico che, attraverso dei bollettini puntuali, fanno capire che la fine della guerra e l'arrivo degli alleati è ancora lontano.

Verso la metà del romanzo, il clima diventa sempre più ansiogeno perché la morsa tedesca si fa sempre più stretta e il pericolo di attirare l'attenzione e di essere segnalate è sempre maggiore e concreto. L'evoluzione della situazione si riflette anche sui vari personaggi che dimostreranno le loro qualità, positive e negative, fino in fondo.

Epilogo agrodolce, elemento quasi scontato in questo tipo di storie, ma allo stesso tempo giusto sia dal punto di vista storico che da quello puramente attinente al lato romanzato. La prosa della Armeni si divora ed è stata un dolce coccola, nonostante i temi e gli eventi narrati. Ho amato praticamente tutti i personaggi e le storie di vita quotidiana del convento. 

Ho trovato questo libro coerente, rispettoso e con un bel lavoro di ricostruzione storica. Lo consiglio assolutamente!





mercoledì 23 novembre 2022

Le rose di Orwell di Rebecca Solnit

 Buongiorno, lettori.

Oggi vi parlo di un saggio molto interessante edito da Ponte alla Grazie Editore. 



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La figura di scrittore di George Orwell è inestricabilmente legata alla sua denuncia dei totalitarismi, quelli descritti in "1984" e nella "Fattoria degli animali". Sarebbe molto semplice dimostrare quanto siano attuali quelle descrizioni, in particolare se si pensa all'erosione progressiva della vita privata e ai sistemi sempre più avanzati di controllo sociale, per concludere che Orwell aveva ragione. E invece la strada che Rebecca Solnit sceglie per dimostrare l'attualità del suo pensiero è quella che affonda nelle sue profondità, svelandoci un Orwell intimo, che coltivava rose, riconosceva il canto degli uccelli, e che aveva deciso di vivere su un'isola per poter realizzare il desiderio di possedere e lavorare in una fattoria. A partire da quelle rose, che fanno da filo conduttore all'intera trattazione, Solnit ricostruisce la biografia di Orwell gettando luce sull'importanza della bellezza, della speranza e della gioia nella sua vita e anche nella sua opera, chiamando in causa altre figure per diversi motivi emblematiche, da Tina Modotti a Stalin, dal fondatore della banca delle sementi sovietica alle lavoratrici delle serre colombiane, dove le rose vengono coltivate in una mostruosa catena di montaggio. Alla fine rileggeremo alcuni passi di "1984" scoprendo quanta bellezza contengano, la bellezza che Orwell indicava quando scriveva: «Finché sarò vivo e in buona salute continuerò ad appassionarmi alla prosa, ad amare la superficie della terra e a prender piacere dagli oggetti solidi e da ritagli di informazioni inutili. Non c'è modo di sopprimere questa parte di me».

Dopo aver letto, anni fa, "La fattoria degli animali" e, il mese scorso, "1984", avevo tantissima curiosità di capire ed imparare qualcosa in più su George Orwell. 

Rebecca Solnit ci regala un saggio interessante e completo sulla vita del famoso scrittore, raccontando nei dettagli vicende ed episodi che segnarono la sua vita e lo ispirarono nella stesura delle sue opere.

Chiunque abbia avuto l'occasione di approcciarsi, a vario titolo, alle opere di Orwell avrà notato le grandi denunce sociali e la completa insofferenza per tutti i regimi totalitari ma forse, quello che pochi sanno, è che nella sfera privata era un uomo mite con la passione per la botanica, per le rose in particolare. 

All'interno del saggio, la narrazione della Solnit prosegue placida raccontando aneddoti e vicende personali della vita di Orwell, allegando immagini del celebre autore in bianco e nero che rendono il tutto ancora più personale e originale. Come un diario di vita che scorre lento sotto gli occhi del lettore. 

È stata una lettura stimolante e arricchente su argomenti ed eventi storici che conoscevo poco. Dopo aver terminato "Le rose di Orwell", confermo e sottoscrivo tutta la mia stima e ammirazione verso una delle penne più brillanti e iconiche della nostra epoca.




martedì 11 ottobre 2022

Recensione "La ragazza che non c'era" di Cinzia Bomoll

 Buongiorno, lettori. 

Protagonista della recensione di oggi è un noir tutto italiano ambientato a Ferrara. Si tratta de "La ragazza che non c'era", di Cinzia Bomoll,  edito da Ponte alle Grazie. Ho avuto la possibilità di leggerlo in anteprima e sono felice di dirvi la mia in occasione della sua uscita in libreria. 

Buona lettura!




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La prima inchiesta di Nives Bonora, ispettrice coraggiosa e passionale. Una ragazza viene ritrovata morta per un'overdose nell'ospedale psichiatrico abbandonato di Aguscello, nella bassa ferrarese. Non si riesce a capire chi sia. Ma nelle quarantott'ore che passano fra il ritrovamento del corpo e l'inizio degli esami autoptici, la ragazza sparisce. Qualcuno l'ha vista allontanarsi sulle sue gambe: un raro caso di morte apparente. E così l'ispettrice Nives Bonora, figlia dell'Emilia più genuina – passionale e pragmatica, dolente e vitale – si trova ad affrontare il caso di una ragazza fantasma e una storia marcia, perversa, in cui la malavita dell'Europa dell'Est va a braccetto con la migliore borghesia di Ferrara. Il coraggio di Nives, la sua irruenza e una dose di follia la porteranno a osare troppo ma infine a risolvere il caso a modo suo, contro ogni attesa e ai confini della legge. Ma Nives dovrà anche affrontare i tanti «casini» della sua vita privata, dal rapporto col padre carabiniere in pensione a quello con la nonna che le ha fatto da madre, fino al commissario Brandi, suo capo ostile ma anche poco affidabile amante.

Se dovessi scegliere un solo aggettivo per descrivere questo noir di Cinzia Bomoll sarebbe: anomalo. A partire dal fatto che l'autrice sia una donna, in un genere che ha una forte presenza maschile, per finire alla scelta di una protagonista così sui generis come Nives Bonora. 

Nonostante tutto, però, ho divorato il libro e non mi è dispiaciuto per niente: l'elemento che ho preferito è senz'altro la personalità di Nives, perennemente in bilico tra il senso del dovere e la forza dei suoi sentimenti, così intensi e travolgenti. In un certo senso, pur essendo intriso di black humour e criminalità ci sono anche dei sentimenti benevoli e positivi che riescono a creare un equilibrio perfetto; equilibrio che rende questa lettura perfetta anche per i lettori che non amano il genere solitamente. 

L'indagine parte in un modo particolare, e anomalo anch'esso, con una vittima che si "risveglia" e sparisce dall'obitorio con le sue stesse gambe, anche se poco stabili. 

"Sembrava morta, ovviamente. Quando l'abbiamo trovata, il suo battito era così rallentato che il metodo legale sul momento non ha potuto rilevarlo."
"Ma...come è stato possibile non accorgersene?"
"Sindrome di Lazzaro...succede raramente, ma succede".

L'ispettrice Bonora è chiamata a fare chiarezza ma non sospetta, nemmeno lontanamente, in quale malaffare si stia cacciando. Le tematiche trattante sono varie e interessanti, le indagine si incrociano inaspettatamente con un altro caso e la questione si ingigantisce a dismisura arrivando ad attaccate l'alta società di Ferrara e il fiorente mercato della prostituzione dall'est Europa. 

In tutto questo, l'autrice ci regala un "triangolo" amoroso che è stata una piacevole distrazione alle indagini di polizia. Perfettamente calata nel genere, la Bomoll si serve di una prosa sintetica, precisa, dal gergo colorito che riesce a strappare più di un sorriso. Finale con colpo di scena che apre al futuro dell'ispettrice Bonora che non vedo l'ora di scoprire. Ci sono ancora tante cose da dire su di lei, ne sono certa!



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