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venerdì 8 agosto 2025

Recensione "Prima che faccia buio" di Elina Backman

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Esce oggi, per Newton Compton, il nuovo thriller nordico di Elina Backman, "Prima che faccia buio". L'ho letto in anteprima e non vedo l'ora di raccontarvelo!

Buona lettura!



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Pagine 384

La podcaster di true crime Saana Havas riceve la visita di una donna impiegata in un ufficio legale, che la implora di occuparsi del caso di sua sorella, trovata morta nel 1998 in una palude vicino al villaggio di Angeli, nella Lapponia settentrionale. La polizia ha da tempo abbandonato le indagini, perché non sono mai stati trovati indizi né testimoni. Saana accetta e, una volta ricevute tutte le informazioni sulla sparizione della sorella raccolte dalla donna nel corso degli anni, parte alla volta della gelida regione del Nord. Lì, Saana dovrà confrontarsi non solo con il buio e il freddo, ma anche con i segreti che si annidano tra la gente del posto. E mentre l’inverno si fa sempre più rigido, la ricerca di Saana rischierà di metterla in serio pericolo..

Dopo Un misterioso delitto a Helsinki e Il serial killer di Helsinki, Elina Backman ci porta nuovamente in Finlandia nella regione più remota del paese, la Lapponia. A guidarci in questo lungo e solitario viaggio nelle fredde terre del Nord è, ancora una volta, Saana Havas la podcaster di true crime che viene chiamata a realizzare un episodio su un omicidio irrisolto avvenuto molti anni prima.

Vi dico subito che il testo è leggibile e comprensibile anche se non avete letto i libri precedenti, come la sottoscritta che non sapeva della loro esistenza ma che ha già provveduto a recuperarli.

Ma ora qualcosa minaccia quella pace. Una piccola crepa nella normalità, una spina nel fianco.

Tornando a "Prima che faccia buio", il titolo è dovuto a una sorta di timer naturale che Saana deve affrontare. Manca infatti pochissimo alla lunga notte polare e, se vuole far luce sul caso e scoprire tutto ciò che le serve per il podcast, deve farlo prima che il buio conquisti ogni cosa in queste terre desolate.

Il cold case al centro della narrazione di Elina Backman è un omicidio brutale avvenuto molti anni prima in Lapponia. I due unici indiziati furono quasi subito prosciolti per mancanza di prove certe e per negligenza degli investigatori, oltre che per l'omertà generale di questa popolazione che tende a chiudersi a riccio senza mai mostrare i suoi punti deboli.

È come se un'ombra mi seguisse, riflette. Un'ombra che porta con sé pensieri oscuri.

Punti deboli che ci sono e che l'autrice "denuncia" senza troppi giri di parole. In queste terre estreme che spesso sono oggetto di racconti e foto molto edulcolorate, la vita è dura e le persone vivono in costante tensione psicologica per l'isolamento, il clima estremo e problemi anche di natura sociale visto il numero ridotto di popolazione.

L'indagine è, quindi, un mix di realtà e finzione che ci porta su e giù per il paese alternando paesaggi suggestivi a usanze veramente poco ortodosse. Ci sono diversi colpi di scena e il ritmo narrativo è abbastanza coinvolgente, considerando il genere. 

Il fatto che mi abbia lasciato con la voglia di recuperare anche gli altri libri della serie lo valuto come un ulteriore elemento positivo quindi se, come me, siete appassionati di thriller nordici avete trovato un libro che fa al caso vostro.

⭐⭐⭐,5 

sabato 2 agosto 2025

Recensione "Mi ricordo di te" di Yrsa Sigurdardottir

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un thriller nordico paranormale, che ho adorato, firmato dalla regina del crime islandese Yrsa Sigurdardottir. Il libro si intitola "Mi ricordo di te" ed è stato pubblicato da Il saggiatore.

Buona lettura!


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Pagine 320

Il villaggio di Hesteyri nei mesi invernali è disabitato e quasi irraggiungibile. L'unico contatto con il resto dell'Islanda è un traghetto perennemente in balia del vento e del mare. In questo luogo desolato, tre giovani provenienti dalla capitale hanno deciso di ristrutturare una casa per trasformarla in un albergo. Ansiosi di mettere a frutto il loro investimento, si sono arrischiati a viaggiare fino a Hesteyri nel periodo più freddo per mettere mano ai lavori. Il piccolo gruppo presto si rende conto che non solo la ristrutturazione è molto più difficile del previsto, ma anche che sul villaggio deserto aleggia un'atmosfera sinistra. I telefoni cellulari si scaricano senza motivo e una presenza indistinta sembra seguirli, lasciando tracce che suggeriscono un messaggio indecifrabile. Impossibilitati a comunicare con l'esterno, i tre possono solo aspettare che il traghetto torni a prenderli nella data stabilita, mentre la tensione tra loro continua a crescere. Negli stessi giorni Freyr, uno psichiatra, sta aiutando la polizia nell'indagine su un caso di vandalismo in una scuola. La vita dell'uomo è cambiata da quando suo figlio Benni è misteriosamente scomparso tre anni prima; una tragedia che lo ha gettato nello sconforto e ha distrutto il suo matrimonio. Nel corso dell'indagine Freyr risale a un altro atto vandalico compiuto nella medesima scuola cinquant'anni prima, lo stesso periodo in cui un giovane allievo è svanito senza lasciare tracce...


"Girano varie voci sulla casa e anche se non sono superstizioso, mi sento molto meglio sapendo che potete trovare riparo in un altro posto, e che potete chiamare aiuto. Qui a volte anche il tempo è infido."

Yrsa Sigurdardottir mi ha regalato una delle ghost story più belle che abbia mai letto. Siamo in Islanda e l'atmosfera solitaria e l'isolamento si sentono più che mai. Due punti narrativi: quello di Freyr, uno psichiatra segnato dalla misteriosa scomparsa del figlio; e quello di Katrin, Gadar e Lif che si sono recati nel villaggio disabitato di Hesteyri con l'intento di restaurare un'abitazione e adibirla a bed & breakfast.

"Si sentì un fruscio e la vegetazione secca davanti a loro scricchiolò, come calpestata. Gli altri non sembravano aver notato niente, ma Katrin non poté fare a meno di pensare che non fossero da soli, a Hesteyri."

Fin da subito il punto di vista dei tre giovani è quello più coinvolgente e quello più avvolto nel mistero: non appena mettono piede in questa parte di fiordo disabitata, si rendono conto dell'aria opprimente che li circonda e l'impossibilità di abbandonare il villaggio senza l'aiuto di una imbarcazioni.

Quando i fruscii tra le foglie e i cigolii delle assi di legno diventano un po' troppo frequenti, i tre iniziano seriamente a pensare di non essere soli. E l'ombra che hanno visto vicino all'acqua, che tanto somigliava ad un ragazzo, era reale?

Contemporaneamente, sulla terra ferma, Freyr si rende conto che il caso di cui si sta occupando somiglia in maniera inquietante ad uno avvenuto cinquant'anni prima e potrebbe gettare una nuova luce sulla scomparsa del figlio. Cose strane accadono anche nel reparto dell'ospedale in cui lavora.

"Con la voce tremante diceva di non avere più la torcia elettrica, che era sparita, e di sentire che stava per accadere qualcosa. Sentiva un odore insopportabile in casa e continuava a trovare delle impronte bagnate che non aveva lasciato lui. Nell'aria c'era qualcosa di subdolo e ripugnante che cercava proprio lui."

L'elemento soprannaturale è predominante e ben trattato. Non vi nascondo di aver avuto autentici brividi di paura, soprattutto dalla seconda metà del libro in poi. "Mi ricordo di te", quindi, non è solo un semplice thriller che tratta di un cold case ma un romanzo paranormale che aumenterà, e non poco, i vostri battiti cardiaci.

L'epilogo non è stato troppo incisivo come avrei voluto ma chiude comunque il cerchio rispondendo agli interrogativi rimasti ancora in sospeso.

Non è la prima volta che mi confronto con la penna di Yrsa Sigurdardottir e penso che sia molto sottovalutata nel panorama editoriale italiano. Se avete modo di recuperare questo libro, fatelo ad occhi chiusi.

Consigliato a tutti gli amanti delle storie paranormali in stile "A casa prima di sera" e "I fantasmi di Ashburn House".



Altri libri dell'autrice:


mercoledì 30 luglio 2025

Recensione "False illusioni" di Elin Hilderbrand

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Nonostante sia estate ci tengo a lasciarvi aggiornamenti qui e là per non farvi rimanere senza consigli librosi.

Oggi parliamo del nuovo libro di Elin Hilderbrand, "False illusioni", uscito la scorsa settimana per Timecrime. Vi avevo già parlato di lei l'anno scorso, in occasione dell'uscita di "The Perfect Couple" ( trovate la recensione QUI).

Pronti a tornare a Nantucket?

Buona lettura!


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Pagine 360

L’arrivo di una nuova coppia scatena il caos all’interno della piccola comunità di Nantucket... e anche un probabile omicidio. È di nuovo estate a Nantucket e questa volta il capo della polizia Ed Kapenash, dopo ben trentacinque anni di servizio, sta per andare in pensione a causa del troppo stress. Sharon la bionda, il gazzettino dell’isola, è invece alle prese con il divorzio dopo che suo marito l’ha lasciata per una donna con meno della metà dei suoi anni. Ma quando la villa con la vista migliore di tutta Nantucket, dal costo di ventidue milioni di dollari, viene acquistata dai misteriosi Richardson, Ed e Sharon – e con loro tutti gli altri abitanti – vengono coinvolti in un dramma dalle conseguenze inimmaginabili. I Richardson organizzano feste sfarzose, flirtano con diversi abitanti del luogo, ostentano la loro ricchezza con yacht, motoscafi e alimentano speranze impossibili in tutti coloro che incontrano. Quando alla villa scoppia un incendio e la loro dipendente più importante – nonché migliore amica della figlia di Ed – scompare, l’intera isola è pronta a dare battaglia per scoprire la verità. False illusioni è un medley di incontri scintillanti, drammi che si verificano sotto il sole cocente dell’isola, perle di saggezza e tanto cuore, con il ritorno di alcuni dei personaggi più amati e, soprattutto, della bellissima e intramontabile Nantucket.


"Non è sulla barca? E dov'è?"

-Non lo sa nessuno. È scomparsa.

In "The Perfect Couple" abbiamo conosciuto per la prima volta l'idilliaca isola di Nantucket e i suoi curiosi abitanti. In "False illusioni", ritroviamo l'atmosfera frivola e scintillante del luogo con tutti i dettami che la società del posto pretende. Ricchezza, apparenza e pettegolezzi sono il pane quotidiano di tutti i cittadini che si dividono sostanzialmente in due categorie: padroni ricchi e abbienti e "servitù" fatta di persone in cerca di un ottimo stipendio con il minimo sforzo.

Protagonisti assoluti sono i Richardson, gli ultimi arrivati. Non vogliono assolutamente passare inosservati, anzi, ci tengono ad essere ben inseriti nel nuovo contesto anche a costo di "comprare" questa ammissione in società a suon di donazioni e feste alla quali tutti vorrebbero essere invitati. 

Va da sé che non è tutto oro quel che luccica e, ben presto, esce fuori il carattere irascibile e incontentabile di Leslee e le carte false con le quali Bull cerca di sostenere una vita di lusso e sfarzo.

La casa dei Richardson è stata rasa al suolo e la stessa sera una loro dipendente è scomparsa. Sembra più di una coincidenza.

La situazione precipita quando, dopo l'ennesimo party, la villa dei Richardson va a fuoco e Coco, la loro assistente personale, è sparita dallo yacht sul quale si stava svolgendo la festa. Le teorie sono tante e Ed, nonostante sia prossimo alla pensione, decide di indagare sul caso.

È a questo punto che tutte le maschere iniziano a cadere, una dopo l'altra ed escono fuori i segreti di tutte le parti coinvolte. 

È come osservare un thriller domestico su larga scala: le tematiche proprie del genere ci sono tutte. Dinamiche di coppia, segreti, pettegolezzi, gelosie e invidie. Di sicuro non ci si annoia mai a Nantucket.

Lo stile di Elin Hilderbrand è scorrevolissimo e il libro si legge in un soffio. Per il tipo di storia e gli argomenti trattati lo trovo perfetto da leggere durante le vacanze estive. Per mio gusto personale l'ho trovato un po' troppo superficiale e poco thriller ma a livello di intrattenimento non c'è che dire!

⭐⭐⭐,5/ 5

venerdì 25 luglio 2025

Recensione "La medusa volante" di Ichikawa Yuto

Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Esce oggi per Atmosphere Libri, "La medusa volante", firmato dalla penna di Ichikawa Yuto.

Ho avuto la possibilità di leggerlo in anteprima e non vedo l'ora di raccontarvelo, la storia perfetta per tutti gli amanti di thriller giapponesi.

Buona lettura!



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Pagine 354

Il "jellyfish", la "medusa", è un piccolo idrovolante sviluppato utilizzando una tecnologia speciale che ha cambiato la storia dell'aviazione. L'inventore, il Professor Pfeiffer, e altri sei membri del team incaricato del suo sviluppo stanno conducendo test finali sulle capacità di navigazione a lunga distanza della nuova medusa. Tuttavia, durante i test, uno dei membri muore improvvisamente. Inoltre, il dirigibile effettua un atterraggio di emergenza su una montagna innevata. La fuga appare impossibile, e gli uomini del team cominciano a morire uno dopo l'altro...

Se avete amato I delitti della casa decagonale, questo thriller fa decisamente al caso vostro.

La storia di Ichikawa Yuto è un mix ben riuscito di mistery e giallo, è ambientato in un mondo che somiglia al nostro ma è avvolto da un'aura misteriosa.

Il titolo si deve alla "Medusa", un velivolo che ricorda molto la struttura del famoso animale marino dall'aspetto gelatinoso, che ha un ruolo da protagonista all'interno della narrazione e fa da location principale alla vicenda. Si tratta di un idrovolante simile ad un dirigibile, nel funzionamento, ma più piccolo e compatto. 

Sono state trovate sei persone. Tutte morte. L'identità di ciascun corpo è attualmente oggetto di indagine.

La narrazione procede, sostanzialmente, su due binari: il primo ci mostra i personaggi all'interno della "medusa"; il secondo vede invece protagonisti i due agenti incaricati di svolgere le indagini dopo che il velivolo si è misteriosamente schiantato contro una montagna.

Le due narrazioni vengono portate avanti in contemporanea ed è interessante scoprire, pur conoscendo già l'epilogo a grandi linee, come si sono svolti i fatti e soprattutto perché i sei membri dell'equipaggio siano stati presi di mira.

Non c'erano dubbi. Non c'era più spazio per l'inganno. Erano in pericolo di vita. Il colpevole aveva ucciso il professore, li aveva intrappolati su quella montagna innevata e voleva eliminarli tutti.

L'elemento tecnico-scientifico è molto presente, fin troppo a mio avviso. Probabilmente è l'unica nota stonata di una storia pressoché perfetta.

Il delitto, in questo caso da declinare al plurale, a camera chiusa è un grande classico del genere giallo e mi diverte sempre moltissimo scoprire quali escamotage mettono in atto gli autori per eliminare i propri personaggi come pezzi inermi e indifesi su una scacchiera invisibile.

Ho apprezzato molto l'intreccio creato e sviluppato da Ichikawa, impossibile da prevedere e ad un passo dall'assurdità più totale. 

Non aveva senso. Era incredibile. Non c'era nessuno lì dentro. Non c'era nessun collegamento con l'esterno e porte e finestre erano intatte e bloccate. E tutti erano stati uccisi tranne lui.

Man mano che il numero dei morti aumenta, ne "La medusa volante" cresce l'isteria e la paura. Chi si nasconde dietro questo nemico invisibile che li sta eliminando uno dopo l'altro. Possibile che tutto sia riconducibile ad un episodio che li accomuna e che tutti e sei hanno cercato, a quanto pare senza successo, di seppellire nel passato?

Un terzo filone narrativo è quello che collega entrambe le parti del libro e anche il luogo nel quale ricercare la causa di tutto ciò che sta accadendo. Perché alcuni sentimenti sfidano le distanze e il tempo, pur di emergere con la loro, in questo caso distruttiva, potenza.




mercoledì 23 luglio 2025

Recensione "Ospiti inattesi" di Triona Walsh

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi vi parlo del nuovo libro di Triona Walsh, "Ospiti inattesi", uscito ieri per Newton Compton Editori.

Buona lettura!


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Pagine 352

Il fuoco scoppietta dolcemente nel camino mentre Finn riempie il mio bicchiere di vino rosso. Perdendomi nei suoi scintillanti occhi azzurri, ho un tuffo al cuore. Finn è il mio capo, ma anche l’uomo di cui mi sono innamorata perdutamente. Pensavamo che la selvaggia costa irlandese e questo cottage appartenuto al custode del faro sarebbero stati la fuga segreta perfetta. Poi qualcuno bussa alla porta...Una coppia zuppa di pioggia sostiene di aver prenotato la casa per il fine settimana. Guardo Finn, ma lui si fa da parte per lasciarli entrare. Mi irrigidisco. Questo viaggio per me e Finn non è solo un’opportunità di trascorrere del tempo insieme e consolidare i nostri sentimenti. Nessuno può sapere la vera ragione per cui siamo qui. La mia vita è appesa a un filo. Non ho altra scelta che accettare l’arrivo di questi ospiti inattesi e confidare nel fatto che risolveremo tutto domattina. Finn non conosce la vera me, ma a quanto pare neppure io conosco lui. Quest’altra coppia è qui per un motivo, e qualcuno potrebbe non uscire vivo dal cottage...


"Ha che fare con questo posto, con il faro? Non è vero? Avete dei trascorsi qui?"

Immaginate un romantico weekend su un faro, circondati dal rumore delle onde, l'odore del mare e le braccia della persona che amate.

Ora ricordatevi che siete in un thriller e che questo idilliaco quadretto deve per forza trasformarsi in qualcosa di sanguinoso e violento, è questa la base del nuovo thriller di Triona Walsh, "Ospiti inattesi".

Alice e Finn si stanno finalmente godendo qualche giorno di relax in un romantico faro quando ricevono la visita inaspettata di due loschi individui: affermano di avere anche loro una prenotazione e visto che la piattaforma di prenotazione impiegherà qualche giorno per risolvere il disguido, si ritrovano a vivere una convivenza forzata.

"Chi era lei senza il Piano? Era andato tutto bene finché aveva progettato di metterlo in atto. Ma chi era Alice Armstrong senza di esso?"

Il bello viene quando, pagina dopo pagina, diventa chiaro che nessuno dei quattro si può definire "una persona pulita e trasparente" in quanto è chiaro che tutti loro hanno in mente qualcosa/nascondono elementi importanti.

Probabilmente l'unico problema di questo libro è che è molto poco verosimile e abbastanza prevedibile. Lo definirei più un mistery che un thriller perché omicidi e suspense non sono pervenuti. 😅

Molto meglio lo stile e la scrittura che perlomeno risultano coinvolgenti. Sicuramente la Walsh poteva puntare un po' più in alto nella risoluzione del caso e rendere il tutto un po' più accattivante ma la realtà è che nonostante l'inizio e le premesse siano ottime, il tutto va scemando fino ad un epilogo decisamente più adatto a un romance che ad un thriller.

Ho preferito di gran lunga "Notte di neve e sangue", di cui vi avevo parlato QUI .


⭐⭐⭐

martedì 22 luglio 2025

Recensione "Un segreto di ghiaccio" di Mo Malo

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi porto in Groelandia con il nuovo libro di Mo Malo, edito da Piemme, che ha protagonista l'ispettore Qaanaaq Adriensen, "Un segreto di ghiaccio".

Buona lettura!



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Pagine 384

Dopo un soggiorno forzato in Danimarca, l'ispettore Qaanaaq Adriensen torna a Nuuk, la gelida capitale della Groenlandia, per riprendere il suo ruolo di capo della polizia. Provato dagli alti e bassi della vita, trova ad attenderlo un caso inquietante: il suicidio di una giovane donna sulla cui mano c'è uno strano tatuaggio che rimanda a un antico rituale sciamanico inuit. Il mistero si infittisce quando un pacco anonimo dal contenuto spaventoso viene inviato a Qaanaaq. E mentre nuovi suicidi scuotono la città, l'ispettore si ritrova intrappolato in una spirale sempre più oscura, in cui ogni indizio sembra avvicinarlo a una verità che non vuole affrontare. In un luogo dove la luce abbagliante dei ghiacci cela le ombre più profonde, Qaanaaq deve affrontare non solo il male che si nasconde dietro al caso, ma anche i demoni che lo perseguitano. Una corsa contro il tempo, contro l'oscurità e contro sé stesso.

Dopo aver fatto la conoscenza dell'ispettore Qaanaaq Adriensen ne La notte bianca, torniamo in Groelandia nel nuovo capitolo della serie firmata da Mo Malo, "Un segreto di ghiaccio". Mi preme sottolineare subito che l'autore ha inserito i richiami necessari per leggere il libro anche senza aver letto il precedente ma, come sempre in questi casi, vi consiglio di leggerli in ordine perché sono libri che meritano.

In questo nuovo capitolo, il focus è senza dubbio la tradizione inuit e le abitudini di questo antico popolo. Alla fine del libro, ho avuto la sensazione di aver compiuto un bellissimo viaggio da poltrona in questa terra selvaggia dove si può ancora morire risucchiati in un buco di ghiaccio o si può essere morsi da uno squalo se ci si avvicina incautamente all'acqua.

Essere poliziotto: quella meccanica dei gesti e delle procedure, sempre uguali.

Essere poliziotto: per non pensare al resto, antidoto perfetto a tutti i veleni dell'anima. Un'immersione nei drammi altrui che nascondeva i propri. 

Malati che curavano altri malati.

Qaanaaq è il classico poliziotto che si dedica anima e corpo alla sua professione, forse fin troppo. Ne "Il segreto di ghiaccio", l'autore ci regala ancora una volta una fetta della vita personale del poliziotto, che non è esente da drammi e problemi. La lotta costante tra il voler essere presente per la sua famiglia ma, allo stesso tempo, l'incapacità di lasciar andare e delegare, il richiamo delle indagini e la voglia di fare giustizia a suo rischio e pericolo. 

In questo caso, poi, viene personalmente preso di mira da un misterioso mittente che gli fa recapitare pezzi di un corpo umano in un nefasto invito a prendere parte ad un macabro gioco. Contemporaneamente una scia di suicidi sconvolge vari villaggi dell'isola. Le due situazioni sono collegate? Le risposte ai tanti interrogativi sono forse da ricercare nei misteriosi simboli che appaiono su dei particolari tatuaggi?

Nella cultura inuit, il non sentirsi più amati significava in qualche modo cessare di essere umani. Smettere di i esistere. Da lì a farla finita, il passo era breve.

Come vi accennavo inizialmente, Mo Malo si concentra moltissimo sulla cultura inuit e sul loro modo di vedere e percepire le cose: l'importanza dell'anima, il legame fortissimo con la natura, le tradizioni ancestrali che hanno permesso al loro popolo di evolversi. 

E' assolutamente affascinante seguire le storie e i miti di questo popolo, un'esperienza arricchente che raramente si verifica leggendo un thriller. L'ambientazione riveste un ruolo di primo piano, quindi, e partecipa attivamente alla scena. 

La nota dolente, se così vogliamo definirla, è la lunga lista dei personaggi coinvolti nel caso e i loro nomi decisamente complicati da ricordare in quanto si somigliano molto gli uni con altri e si confondono anche con quelli dei luoghi citati. Vi consiglio, per questo, di tenere sempre a portata di mano la provvidenziale lista riassuntiva dei personaggi a fine libro.

Il caso in sé è interessante pur trattando una tematica che non amo moltissimo che però è stata trattata in maniera abbastanza sobria e non eccessivamente disturbante. Nell'epilogo arriva la notizia che tutti aspettavamo, una sorta di promessa di poter leggere ancora di Qaanaaq e gli altri. 



giovedì 17 luglio 2025

Recensione "Il tradimento di Thomas True" di A.J. West

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un libro con cui ho avuto una storia complessa ma che, alla fine, mi ha devastata in un modo che non credevo possibile.

Si tratta del nuovo romanzo di A.J. West, "Il tradimento di Thomas True", edito da Neri Pozza.

Buona lettura!

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Pagine 416

1710: la Londra georgiana sopravvissuta al Grande Incendio è una città in fermento, piena di cantieri che non dormono mai. Lì dove c’era il legno ora si ricostruisce in pietra, ma accanto alla nuova cattedrale di St Paul c’è il lugubre manicomio di Bedlam, accanto al London Bridge con le sue graziose botteghe ci sono ladri, marinai, mendicanti e prostitute. E poi c’è Thomas True, scappato in città dalla campagna e dalla durezza del padre, integerrimo pastore protestante. In alto, sui ponteggi, lavora invece Gabriel Griffin, quando non si occupa di ripescare dal fiume i corpi degli annegati. Entrambi si ritroveranno quella sera da Madre Clap, un locale per soli uomini dove gli avventori perdono la propria identità pubblica per assumerne una femminile: le chiamano molly, non possono dichiarare a nessuno chi sono, cosa provano, chi amano. E Gabriel, lo sa fin dal primo istante in cui lo vede, ama Thomas. Eppure, nonostante vivano esistenze rigorosamente nascoste, le molly non sono al sicuro: c’è una spia fra di loro, che le sta uccidendo una per una. Se Gabriel vuole salvarsi, salvare Thomas, dovrà scoprire chi sta vendendo i loro nomi alla Society for Reformation of Manners. Prima che i giudici Grimp e Myre arrivino in città e ordinino, come da consuetudine, di impiccarle tutte. Gabriel si trova così a vagare per una Londra notturna e insidiosa, costretto a mettere in discussione le vite e i legami della sua piccola comunità. Fra travestimenti, messaggi in codice, gang di orfani, esplosioni, lingue mozzate e testimoni sbranati da leoni, Gabriel scoprirà che il modo migliore per nascondere qualcosa è proprio sotto gli occhi di chi guarda. E che l’altra faccia della verità si chiama tradimento.

Quando ho iniziato la lettura de "Il tradimento di Thomas True" non sapevo bene cosa aspettarmi  trattando argomenti totalmente diversi rispetto a "La meccanica degli spiriti". 

Se nel precedente romanzo, infatti, troviamo richiami chiari al genere gotico vittoriano intriso di occultismo, in questo libro ci troviamo in un periodo storico totalmente diverso. Siamo agli inizi del 1700, l'ambientazione londinese viene sapientemente descritta portando alla luce le atmosfere dell'epoca e un fenomeno probabilmente sconosciuto ai più: il movimento delle 'molly'.

Non sono belle ma non pensare che non abbiano una loro dignità. Ce l'hanno! Anche la più infima delle candele di sego può donare luce alla fiamma morente di un uomo.

Venivano definite 'molly' gli uomini che, di sera, abbandonavano le loro identità per assumerne una femminile. Inutile sottolineare che questo comportamento veniva pubblicamente condannato e che venivano perseguitate attraverso i mezzi più biechi.

In questo scenario facciamo la conoscenza dei nostri due protagonisti: Gabriel, muratore di Londra, e Thomas, sfuggito dalla campagna e da un padre intransigente.

Thomas si fermò, osservando da lontano la porta sormontata da un'insegna: niente nomi, solo il disegno di un pavone con la coda spalancata, al di sopra di una finestrella rosa.

"Madre Clap. Ti ho trovato."

Il locale di Madre Clap, ritrovo famosissimo tra le molly della città, diventa un perno centrale all'interno della narrazione: in primo luogo perché è qui che si incrociano i destini dei due protagonisti; ed è sempre tra le mura di questo club che le vite di tutti i personaggi verranno stravolte. C'è una spia tra loro che lavora per la Society: 'il sorcio' rivela le identità delle molly condannandole a morte certa.

Gabriel è più che mai deciso a individuare la talpa per salvare sé stesso e Thomas, l'uomo che sente di amare fin dal primo momento in cui i loro occhi si incrociano. In un susseguirsi di colpi di scena, tradimenti e momenti in cui tutto sembra perduto, A.J. West ci regala un finale dolorosamente meraviglioso.

Chiunque amiate, chiunque siate, qui non sarete mai sbagliate... Sarete sempre libere e sempre insieme!

Vi dirò la verità, per tutta la prima parte del libro ho faticato ad ingranare. Mi trascinavo per inerzia, l'attenzione che calava costantemente per una narrazione che mi appariva come ripetitiva e ridondante. Non so in quale preciso momento mi sia appassionata alla storia di Gabriel e Thomas, ma posso dirvi che ne sono uscita devastata e in lacrime.

Raramente mi è capitato di cambiare idea e giudizio su un libro in modo così radicale, ma è successo e sono felice di non aver mollato anzi tempo. La storia di A.J. West ci mostra un passato che, in realtà, è più attuale che mai. Una società in cui il giudizio, la paura, la lotta contro ciò che ognuno di noi sente di essere non è finita con la rivolta delle molly. Ancora oggi il movimento LGBTQ+ lotta ogni giorno per diritti che a noi sembrano insindacabili. È assurdo pensare che nonostante sia passato così tanto tempo, la storia di Gabriel e Thomas potrebbe essere ambientata anche ai giorni nostri.. magari senza esecuzioni e impiccagioni se proprio vogliamo trovare un lato positivo.

Una volta girata l'ultima pagina, ho sentito un moto di nostalgia verso tutto il contesto che per giorni mi ha accompagnato, ho continuato a rimuginare sul finale e ho rivalutato l'intera lettura apprezzandone anche sfumature che prima non avevo colto. La prosa elegantissima dell'autore, la purezza dei sentimenti descritti, la denuncia contro le ingiustizie di genere, la volontà di far conoscere questa realtà che pochissimi conoscevano per non dimenticarle... Perché anche se si tratta di un'opera di finzione, è importante ricordare il sacrificio e il coraggio di tutti coloro che hanno lottato per essere come volevano e non come la società voleva che fossero.




martedì 15 luglio 2025

Recensione "Le escluse" di Nicolas Feuz

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo del nuovo libro di Nicolas Feuz, edito da Baldini Castoldi, che si intitola "Le escluse".

Buona lettura!


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Pagine 384

Svizzera, cantone di Neuchâtel. Una dodicenne vittima di bullismo si suicida. Lo stesso giorno Justine, la sua unica amica, scompare. In una prigione del Vaud, sei detenute subiscono le spietate regole di un’agente di custodia. Sono delle escluse, anime dimenticate alle porte dell’inferno, donne bandite dalla società, dai destini spezzati. Fra di loro, la madre di Justine, accusata di averla rapita per sottrarla al padre, che si rifiuta di confessare dove l’ha nascosta mettendo così in pericolo la sua vita. Ma perché queste donne sono le uniche detenute dell’unità 3? E qual è il misterioso legame che le unisce? Nicolas Feuz ci immerge in un page-turner adrenalinico, lasciandoci avvinghiati a un’indagine dal ritmo serrato e a un racconto della vita in carcere vivido, duro, profondamente umano.

"Le escluse" è il secondo libro della serie dedicata al procuratore Jemsen e la sua squadra. Abbiamo conosciuto molti di loro nel caso de Il filatelista ( di cui vi ho parlato QUI) e che ho ritrovato con piacere in questo nuovo libro di Nicolas Feuz. 

A questo proposito mi preme farvi presente che pur trattando casi diversi, i libri hanno gli stessi personaggi e che non c'è un vero e proprio recap sulle loro storie, quindi consiglio di leggere le storie in ordine per non perdere pezzi e apprezzare meglio la vicenda.

Tornando al caso de "Le escluse", il libro si sviluppa sostanzialmente attraverso due filoni narrativi: quello del procuratore, alle prese con un caso di scomparsa di minore, e quello di un carcere femminile in cui si intrecciano diverse storie interessanti delle detenute. 

Nessun urlo è più terrificante di quello di un genitore che sopravvive al figlio. S'incolla ai timpani come l'odore del sangue alle narici. La memoria uditiva si rafforza con la medesima intensità della memoria olfattiva.

Il punto di vista delle "escluse" è stato in assoluto il mio preferito e quello che più mi ha incuriosito. Man mano che si procede con la lettura, appare chiaro che c'è una sorta di filo conduttore tra tutte loro: sono madri. 

La tensione tra le mura del carcere va in crescendo, le rivelazioni si fanno sempre più scioccanti mentre diventa chiaro che c'è qualcosa che l'autore non ci sta dicendo. Ed è proprio questo mistero che spinge a macinare pagine su pagine perché la curiosità di sapere è tanta.

Un consiglio, Coralie, sta' lontana dai guai. Stattene tranquilla, confonditi con la massa delle detenute e fatti dimenticare. In un inferno come questo, solo le ombre non temono i raggi del sole.

Quando arriviamo al punto in cui le due parti del libro si fondono, inizia il vero colpo da maestro di Feuz che ci conduce ad un epilogo inaspettato. 

Cosa poteva fare meglio? Sicuramente evitare di inserire nella narrazione qualcosa come un migliaio di sigle militari varie; regalare un recap veloce sui personaggi principali e di quello che è accaduto loro ne "Il filatelista" .

Senza dubbio Nicolas Feuz si conferma un autore bravissimo in questo genere e, sbirciando le trame dei prossimi romanzi, sono certa che ci regalerà ancora tantissimi momenti al cardiopalma!!!



sabato 12 luglio 2025

Recensione "I sei delitti di Daphne St. Clair" di Mackenzie Common

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Anche oggi parliamo di una lettura che ho apprezzato moltissimo e che non vedevo l'ora di recuperare. Si tratta de "I sei delitti di Daphne St. Clair", scritto da Mackenzie Common, pubblicato da Longanesi.

Buona lettura!

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Pagine 336 

Daphne St. Clair è una vigile novantenne che vive in una lussuosa casa di riposo in Florida, dove ha trovato amici, divertimento e persino un fidanzato. Un fidanzato che, una mattina, viene trovato nel suo letto senza vita. Un decesso nel sonno, non certo una sorpresa a quell’età. Ma a sorprendere tutti è Daphne, che telefona alla polizia e dichiara di averlo ucciso. E di aver ucciso altre volte nel corso della sua vita. Molte altre volte.

La notizia fa impazzire i media e i social. Tutti parlano della serial killer novantenne, tutti vogliono intervistarla.

Diffidente per natura e deliziosamente altezzosa, Daphne si nega ai più ma trova nella giovane e inesperta aspirante podcaster Ruth Robinson la voce a cui affidare il racconto della sua incredibile e rocambolesca esistenza. E Ruth, dal canto suo, ha più di un motivo per voler intervistare Daphne.

Puntata dopo puntata, dalle umili origini in Canada alla vita sfavillante nella New York anni Settanta, il pubblico affamato di true crime adora la storia della serial killer più sensazionale di sempre. Chi è davvero Daphne St. Clair: una spietata criminale? O un’icona femminista che si vendica degli uomini violenti?

Ma il vero enigma è un altro: Daphne sta raccontando la verità a una Ruth del tutto onesta? Chi delle due sta pilotando la narrazione?

Oserei definire questo libro come la versione thriller (ed emotivamente meno impegnativa) de "I sette mariti di Evelyn Hugo". Due donne bellissime, rapporti intensi e burrascosi e una verità del tutto inaspettata dietro la facciata elegante.

Oggi un uomo di nome Warren Ackerman è stato trovato morto nella residenza per anziani Coconut Grove. Danno tutti per scontato che sia morto di vecchiaia, ma in realtà è stato assassinato. L'ho ucciso io. E non è stato il primo. Di persone ne ho ammazzate parecchie...

Inizia così la storia di Daphne St. Clair che, arrivata alla veneranda età dei novanta anni, decide di dare uno scossone - e che scossone!! - a quello che resta della sua vita.Ritiratasi in una clinica di lusso, decide di autodenunciarsi alla polizia per l'omicidio del suo ultimo "fidanzato" e, non contenta, rivela che non è che l'ultimo di una serie di omicidi per i quali non è stata mai incriminata.

Inutile dire che lo scandalo provocato da queste affermazioni scatena il mondo del giornalismo, tutti vogliono avere la possibilità di raccontare questa vicenda ma la scelta di Daphne ricade su Ruth, una giornalista che le propone di realizzare un podcast in cui raccontare la sua vita e gli omicidi commessi. 

Non avevo istruzione, però ho studiato a fondo gli uomini. È questa la mia laurea. Ho imparato a usarli per creare opportunità per me e i miei figli.

-E ti sembra bello?

No, ma era meglio di niente.

Puntata dopo puntata, ci immergiamo nella vita di questa autentica vedova nera che racconta la sua travagliata, a tratti tragica, esistenza. Nata povera, con la voglia costante di riscatto, compie scelte audaci e prive di qualsiasi morale per cambiare la sua condizione. Gli uomini non sono altro che un mezzo per ottenere qualcosa e lascia di stucco la freddezza con la quale la protagonista riesce a liberarsi dei "pesi morti".

A seconda delle parti della storia che affrontiamo, cambia la percezione che abbiamo di Daphne e, contemporaneamente, ci rendiamo conto che Ruth nasconde qualcosa che sembra legarla a questa vecchia signora e no, non è solo perché le sta regalando una celebrità insperata.

Forse, quando il mondo avesse smesso di pretendere tanto dalle donne, rinunciando a tenerle in riga con un carosello infinito di violenza, e giudizio, e distorsioni cognitive, allora non ci sarebbe più stato bisogno di donne come Daphne St Claire.

Ciò che colpisce della storia elaborata da Mackenzie Common, è che ha scelto di rappresentare due donne impossibili da catalogare in qualche cliché narrativo. Entrambe fuori dagli schemi, spesso disposte a oltrepassare il limite della morale e dell'etica per arrivare al proprio scopo, entrambe autonome e indipendenti, fin troppo spesso deluse dagli uomini che fanno parte delle loro vite. 

Una è una madre sopra le righe, l'altra una figlia rinnegata. L'una di fronte all'altra saranno costrette ad affrontare verità scomode e le conseguenze di scelte azzardate in un sali scendi di emozioni e rese dei conti.

Sicuramente una storia originale e che intrattiene, un giallo perfetto per questo periodo, ambientato nella scintillante New York di cinquant'anni fa: elegante come Daphne e spietata come Ruth. 



venerdì 11 luglio 2025

Recensione "Confessioni" di Minato Kanae

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un thriller giapponese molto particolare che ha superato ogni mia aspettativa. Si tratta di "Confessioni", di Minato Kanae, edito da Atmosphere Libri.

Buona lettura!

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Pagine 280

Moriguchi Yuko, giovane insegnante di scuola media, rivela alla classe l’intento di lasciare per sempre l’insegnamento. La figlia di appena quattro anni è annegata misteriosamente in piscina, ma in realtà Moriguchi ha scoperto che si tratta di un omicidio, commesso da due alunni! Nel corso della drammatica rivelazione, dichiara apertamente che i due assassini sono presenti in aula, facendo capire di chi si tratta e affermando che non ha in mente di denunciarli alla polizia. Come è possibile? Perché? Attraverso tre drammatici diari, di cui sono rispettivamente autori i due giovani assassini, Shuya e Nao, e la madre di quest’ultimo, si apprende a poco a poco l’atroce verità. E l’insegnante, che si finge indulgente ma in realtà nutre sete di vendetta, ha intenzione di far soffrire i due studenti fino alla follia, ponendoli quotidianamente al cospetto del terrore della morte… La confessione è un folle e lucido romanzo sulle perversioni non solo degli adolescenti di oggi, ma anche su quelle dei genitori e degli educatori.

Questo romanzo stazionava nella mia wishlist da un po' e 'FINALMENTE' mi sono decisa a recuperarlo. Avevo delle aspettative altissime che sono state ampiamente superate. Non sapevo cosa aspettarmi dall'opera di Minato Kanae ma ho trovato una storia veramente pazzesca che mi ha tenuta incollata alle pagine dall'inizio alla fine.

Vi starete chiedendo perché sono giunta a questa decisione? Perché Manami non è morta accidentalmente, ma è stata uccisa da qualcuno di voi.

Inizia così un lungo monologo di una professoressa che annuncia ai suoi alunni la decisione di smettere di insegnare. Decisione arrivata in seguito alla tragica perdita della figlioletta di quattro anni, morta proprio tra quelle mura in circostanze poco chiare.

L'indagine sembra confermare un fortuito incidente: la bambina è finita nella piscina della scuola ed è annegata. Ma la professoressa Yuko nota subito degli elementi che stonano e indagando a fondo scopre la peggiore delle verità... La bambina è stata uccisa volontariamente da due alunni.

A questo punto vi aspetterete una denuncia alla polizia con conseguente condanna dei colpevoli e invece non è così che andrà. Inizia un viaggio raccontato da più narratori di ciò che accade prima, durante e dopo. Un incrocio di vite, destini e scelte sbagliate che porteranno conseguenze disastrose per quasi tutti i personaggi chiamati in causa.

Forse non è riuscita a comprendere che l'ho fatto intenzionalmente, ma questo è solo un dettaglio ininfluente. La verità, che niente e nessuno potrà mai cambiare, è che ad ammazzare quella bambina sono stato io.

I temi e gli argomenti che incontreremo nei vari monologhi sono svariati e mettono in mostra i limiti dei genitori, la superficialità estrema degli adolescenti in certe situazioni, il bullismo, il fenomeno degli hikikomori, l'incapacità di gestire la frustrazione e il rifiuto.

Una componente antropologica non indifferente, quindi, fa da spalla ad una indagine che non risparmia colpi di scena e scomode verità. Non c'è possibilità di redenzione, solo un viaggio nei meandri più biechi dell'animo umano.

Ho amato ogni rigo e ogni pagina, è stata un'esperienza emotivamente impegnativa che mi ha fatto interrogare più volte su molti aspetti etici e morali. Le "confessioni" sono tutte più o meno spiazzanti e portano alla luce i limiti di comunicazione che spesso causano situazioni gravissime. 

L'autrice tratteggia uno spaccato lucido della realtà giapponese, una realtà diversa dalla nostra ma in cui sono presenti delle criticità simili. 

L'epilogo è la ciliegina sulla torta di una storia che inizia e finisce con un argomento ben chiaro: la vendetta. Un aggettivo per descrivere questo libro? Cattivo.



giovedì 10 luglio 2025

Recensione "Moxyland" di Lauren Beukes

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo di una romanzo che definire "particolare" sarebbe riduttivo. Si tratta di una delle ultime uscite del catalogo Fanucci, si intitola "Moxyland" e porta la firma di Lauren Beukes.

Buona lettura!

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Pagine 256

Una favola high-tech convincente in modo spaventoso, "Moxyland. O giochi o muori" segue quattro narratori che vivono in un futuro prossimo distopico così vicino a noi da sembrare realtà. In una Cape Town distopica e futuristica, Kendra, dopo aver abbandonato la scuola d’arte, si fa notare per un progetto di marketing nel settore della nanotecnologia; Lerato, un’ambiziosa orfana nata da genitori malati di Aids, trama per cambiare azienda; Tendeka, un attivista dalla testa calda, sta diventando sempre più rabbioso; Toby, un blogger spregiudicato, scopre che i videogiochi a cui si dedica per denaro nascondono molto di più. Oltre alla folle avventura che cambierà per sempre le loro vite, questa storia è ricca di idee audaci e contagiose e mette insieme uno spietato governo di apartheid aziendale, videogiochi, cani da guerra biotecnologici, identità online sfuggenti, un club di calcio di periferia, un marchio che crea dipendenza e arte geneticamente modificata. Portando le tendenze edonistiche della società alle loro estreme conseguenze, "Moxyland. O giochi o muori" mina in modo satirico l’idea che il progresso sia il principe azzurro in sella a un cavallo bianco venuto a salvare la nostra società.

"Moxyland" è un romanzo distopico, firmato dalla penna di Lauren Beukes, che ci mostra uno scenario futuristico che non si discosta molto dalla realtà e su ciò che l'uso smodato della tecnologia potrebbe effettivamente provocare nelle nostre vite.

A raccontarci la vicenda, ambientata in Sudafrica, ci sono quattro protagonisti che si esprimono attraverso altrettanti punti di vista. Kendra, Lerato, Tendeka e Toby sono dei personaggi diversissimi tra loro, che si confrontano con una società ai limiti del paradosso in cui la tecnologia è in grado di controllare, in un modo che rasenta la coercizione, tutta la popolazione piegandola alla volontà di pochi.

Quella merda di Moxyland? Omicidi e violenza. Li addestra a essere spietati, non credi? Non si tratta di fare amicizia con altri bambini da tutto il mondo, si tratta di superarli. Di batterli.

Quella che ci si presenta sotto gli occhi è una società crudele, spietata e senza scrupoli che non risparmia nessuno. La tecnologia, che dovrebbe facilitare la vita o migliorarla anche a livello fisico, in realtà non è altro che un metodo per controllare. Fa riflettere moltissimo l'utilizzo di una sorta di "interruttore" , da parte delle forze dell'ordine, per spegnere le proteste e neutralizzare i dissidenti senza possibilità di difesa. 

Uno scenario assurdo in cui si sente l'influenza degli elementi hi-tech e del gaming, argomenti predominanti che rendono la lettura complicata e, in alcuni tratti, complessa. Non è semplicissimo entrare nella storia un po' per gli argomenti, quindi, ma anche per la narrazione molto frammentaria che si esprime, perlopiù, come un flusso di coscienza disordinato dei vari personaggi. 

Ha perfettamente senso. Il processo deve essere regolato. La paura deve essere regolata. Deve essere controllata. Come le persone.

Dando una buona dose di fiducia al libro che, come vi dicevo, stenta a prendere il via si arriva al fulcro della storia e a diversi spunti di riflessione molto interessanti. Sicuramente la parte finale è quella che ho preferito e che si lascia leggere più facilmente. 

Lauren Beukes ci regala, quindi, un romanzo distopico complesso ma in cui, sostanzialmente, ritroviamo tutti i punti fermi del genere. Lo consiglio a tutti gli amanti dei temi tecnologici e cyber punk. 

⭐⭐⭐,5