mercoledì 28 maggio 2025

Recensione "Il labirinto dei dieci sospetti" di C.B. Everett

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un libro che mi ha stupito, in positivo, edito da Newton Compton. Si tratta de "Il labirinto dei dieci sospetti" e porta la firma di C.B. Everett .

Buona lettura!



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Pagine 352

Dieci sconosciuti si svegliano prigionieri in una vecchia casa dalla quale è impossibile uscire, senza ricordare come ci siano arrivati. Per scappare, devono far luce sulla scomparsa di una giovane donna. Ma insieme a loro, nei corridoi dell’abitazione si aggira un assassino, e presto il numero dei cadaveri inizia a salire. Chi sono questi sconosciuti? Perché sono stati scelti? Perché qualcuno vorrebbe ucciderli? E chi, o cosa, è in agguato nella cantina? Dimentica quello che pensi di sapere. Perché mentre puoi fidarti di te stesso, puoi davvero fidarti anche degli altri?

"Il labirinto dei dieci sospetti" racchiude in sé diversi generi che si fondono insieme in una storia originale e pazzesca. Dieci personaggi si risvegliano privi di ricordi in una vecchia magione in un luogo imprecisato. Oltre all'assenza di ricordi, la cosa più inquietante è che sono, letteralmente, intrappolati nella casa: finestre sbarrate, porte chiuse a chiave e una moltitudine di stanze e spazi da esplorare per cercare di venire a capo del mistero.

Questa casa contiene dei segreti.

Questa casa è infestata dai fantasmi.

Questa casa pullula di mostri.

Questa casa è la morte.

L'obiettivo è quello di trovare e salvare una ragazza scomparsa così il gruppo male assortito si concentra sul compito nella speranza di porre fine a questa situazione paradossale. Tra i vari punti di vista, quelli che mi sono piaciuti di più sono stati quello de "La bestia in cantina" (sì, avete letto bene e vi assicuro che vi regalerà gioie!), Kyle e il capitano Jimmy Saint (anche lui un super personaggio che avrà una bellissima evoluzione all'interno della storia). 

Non fatevi spaventare dai molteplici personaggi, man mano che si prende confidenza con le loro storie diventa più facile seguire la narrazione che, nonostante il sovraffollamento, risulta insolitamente chiara. Sulla stessa linea anche la scrittura che si adatta perfettamente ai vari personaggi cambiando tono e registro a seconda dei casi.

Devo uscire dalla villa, devo fuggire più lontano che posso. Devo scappare da tutta questa morte. Ecco cos'è questa casa: è la morte.

Durante la lettura della parte centrale ho avuto l'impressione di non capire bene la direzione che stava prendendo la storia perché, pur avendo tutte le caratteristiche di un giallo a camera chiusa con annessi omicidi, la sensazione è stata comunque quella di avere davanti una storia assurda con un fine misterioso.

Il tutto ha acquistato un senso con un finale shockante che non avevo minimamente intuito ma che è stato un vero e proprio colpo da maestro di C.B. Everett. Assolutamente consigliato!



martedì 27 maggio 2025

Recensione "La tata" di Helena Echlin

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog,

oggi vi parlo di una delle ultime uscite di Editrice Nord, si tratta di un thriller domestico firmato da Helena Echlin e che si intitola "La tata".

Buona lettura!



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Pagine 420

Charlotte è consapevole che Stella non è come le altre bambine di nove anni, ma per lei è perfetta così: irrequieta, iperattiva, spesso intrattabile, eppure brillante, con un’intelligenza vivace, a volte anche geniale. È sua figlia, e questo le basta per amarla con tutto il cuore. E poi c’è la loro giovane tata armena ad aiutarla. Fin dal primo giorno, Blanka ha instaurato un ottimo rapporto con Stella, e con il suo atteggiamento tranquillo e rassicurante è l’unica che riesce a gestirla senza problemi. Tuttavia, proprio adesso che Charlotte sta affrontando una seconda gravidanza difficile e stressante, Blanka si licenzia senza preavviso e, qualche tempo dopo, viene trovata morta affogata in una piscina. Un tragico incidente o un gesto volontario? Charlotte quasi non ha tempo per elaborare il lutto. Con il marito spesso fuori casa per lavoro, tutto il peso della famiglia ora ricade su di lei. Fortunatamente, ogni giorno che passa Stella sembra più pacata del solito. All’inizio Charlotte non può che esserne felice, ma ben presto ai suoi occhi il cambiamento della figlia appare sempre più strano. Stella comincia a replicare i gesti che erano tipici di Blanka, la sera prima di addormentarsi sussurra frasi in una lingua incomprensibile, spesso chiede di mangiare piatti dai nomi mai sentiti prima. E poi Charlotte fa la scoperta più inquietante: ogni notte, nel suo diario segreto, Stella scrive intere pagine in armeno… È lei che sta perdendo il contatto con la realtà o è la realtà che si è trasformata in un incubo? Mentre suo marito continua a ripeterle che si sta inventando tutto, Charlotte invece è convinta che Stella sia in pericolo e che solo lei possa salvarla…

"La tata" è il titolo perfetto se state cercando un thriller domestico con un tocco originale. La storia di Charlotte è permeata da un senso di inquietudine e paranoia: è convinta che sua figlia Stella sia diversa e i comportamenti esuberanti e particolari della bambina sembrano confermare questa teoria. 

Al centro di tutta la prima parte del libro c'è, quindi, il rapporto simbiotico tra madre e figlia. Un legame esclusivo che subisce un primo scossone con la morte della tata, Blanka. Dopo l'evento traumatico cambiano tutti gli assetti e l'equilibrio familiare. Stella è diversa e pian piano inizia ad omologarsi alla massa causando la felicità del padre e l'inquietudine di Charlotte che sente di aver perso le attenzioni esclusive della figlia.

"Charlotte, non ho scelta. Mi si spezza il cuore."

Ma non aveva l'aria di uno con il cuore infranto. 

No, sembrava freddo e calcolatore.

La sensazione che qualcosa non vada si fa via via più evidente anche agli occhi del lettore che si domanda se Charlotte sia troppo apprensiva o se effettivamente il cambiamento della bambina sia dovuto a un qualcosa di anormale. 

La componente paranormale/psicologica è stata gestita perfettamente da Helena Echlin. Non è facile capire qual è la verità perché si hanno percezioni diverse a seconda dei momenti. 

La scrittura è coinvolgente e scorrevole, non si risente minimamente della mole di pagine. L'epilogo è un altro elemento che ho apprezzato moltissimo perché fa riflettere e dà tutta un'altra visione di quello che abbiamo letto fino a quel momento. 

"La tata" è un thriller domestico che supera le aspettative e che si differenzia dagli altri del suo genere per i temi trattati e un finale sconvolgente. 

Consigliato!



lunedì 26 maggio 2025

Recensione "Dove non può trovarti" di Darcy Coates

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi torniamo a parlare di paranormale, un genere che apprezzo sempre moltissimo, con l'ultimo libro di Darcy Coates, "Dove non può trovarti". Vi ho già parlato di lei QUI in occasione dell'uscita de "I fantasmi di Ashburn House", sempre edito da Fanucci.

Buona lettura!



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Pagine 320

Abby Ward vive in una città maledetta in cui le persone scompaiono, e quando i loro corpi vengono ritrovati sono sempre smembrati e ricuciti insieme in modo innaturale. È opera di un assassino umano o di qualcosa di molto più oscuro? Lei e la sorella minore Hope vivono rispettando una serie di regole molto rigide, ideate per tenerle al sicuro, e per questo quando Hope viene rapita è uno shock. Disperata e ansiosa di ritrovarla prima che sia troppo tardi, Abby racconta tutto ciò che sa alla polizia, ma le forze dell’ordine sostengono di avere le mani legate. Non possono fare nulla. Ogni ora è preziosa, ed Abby e i suoi amici finiscono coinvolti in un angosciante gioco del gatto e del topo. Devono riportare indietro Hope, e in fretta, prima che di lei non rimanga più nulla. E prima che tutto ciò a cui tengono venga inghiottito dall’oscurità che li attende nei tunnel sotto la città che credevano di conoscere.

Darcy Coates è una vera maestra del brivido e in "Dove non può trovarti" la sua capacità di provocare paura e terrore è ancora più evidente rispetto al libro precedente, "I fantasmi di Ashburn House".

Doubtful non è un posto sicuro.

Le persone... qui scompaiono, a volte.

La gente... muore.

Siamo in una piccola cittadina in cui succedono cose strane: a Doubtful, infatti, le persone scompaiono silenziosamente e improvvisamente. Quelli che restano sembrano accettare passivamente la situazione perché nessuno può mettersi contro 'il Cucitore'.

Questo personaggio rappresenta probabilmente tutta la genialità e il terrore della storia. Nessuno sa chi o cosa sia ma, vi assicuro, ho avuto il terrore di incontrarlo anche se solo su carta.

C'è qualcuno, però, che non ha intenzione di subire le sue azioni ma che ha tutte le intenzione di contrattaccare. Le lepri è il soprannome che Abby e i suoi amici hanno assunto perché descrive perfettamente il modo in cui sono costretti a vivere: sempre all'erta e sempre pronti alla fuga. Il gruppo sembra immune all'omertà in cui vivono tutti gli adulti della città. Hanno un loro codice, i loro sogni e la voglia di tagliare le corde invisibili che li tengono legati alla città.

Ho amato moltissimo tutti loro e rappresentano un contrasto forte rispetto agli adulti che dovrebbero proteggerli e invece si limitano semplicemente a fargli rispettare un coprifuoco che si è dimostrato abbastanza inutile.

Abby si sentì gelare. Sapeva cosa aveva visto. Ma non per questo era più facile da assimilare. L'immagine era impressa nella sua mente, orribilmente chiara. 

Cinque dita, più grandi e più lunghe di quelle che avesse mai visto su un umano. La pelle era grigia e consumata come una pietra tombale. Era attraversata da linee dove la carne era stata aperta e poi ricucita con filo rosso.

Ho amato il clima soffocante che si respira sin dalle primissime pagine. I tasselli vanno al loro posto pian piano ma, nonostante l'autrice si prenda il suo tempo, è interessante scoprire la storia del Cucitore  dai racconti e dalle leggende del luogo. 

Mi ha ricordato moltissimo le atmosfere di 'It', anche se le due storie seguono filoni totalmente diversi. 

Il filo del Cucitore, rosso come il sangue di tutte le sue vittime, si stringe sempre più come una gigantesca ragnatela pronta a far cadere in trappola l'intera città. Un epilogo al cardiopalma e incerto fino alla fine è la conclusione perfetta di un libro carico di inquietudine e mistero.

Da leggere con la luce accesa 👀



venerdì 23 maggio 2025

Recensione "Lucia" di Bernard Minier

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo del nuovo titolo della collana 'I Lupi', curata da Baldini Castoldi, che porta la firma di un autore francese purtroppo ancora poco conosciuto da noi, Bernard Minier.

Il libro si intitola "Lucia" ed è il primo della serie dedicata alla tenente della Guardia Civil, Lucia Guerrero.

Buona lettura!



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Pagine 408

A Madrid è notte fonda, un temporale infuria sulla città. Su una collina, un uomo si guarda morire sulla croce a cui è stato incollato. Più tardi, mentre la pioggia lava via il sangue, la Scientifica è già al lavoro: quello non è un morto qualsiasi, quell’uomo è un agente della Guardia Civil. La tenente Lucia Guerrero – una guerriera coraggiosa e insofferente alle regole – arriva sul posto giusto in tempo per veder spirare il suo collega, Sergio Castillo Moreira. Chi può aver commesso un delitto così atroce? A Salamanca, un gruppo di studenti del laboratorio di Criminologia guidato dal professor Salomón Borges scopre l’esistenza di un serial killer passato inosservato per decenni e che compie i suoi crimini in modo da farli assomigliare a dipinti rinascimentali o barocchi. O meglio, ai dipinti che a loro volta si ispiravano alle Metamorfosi di Ovidio, carichi di tutta la violenza, della gelosia e della sete di vendetta degli dèi greci e romani. L’«assassino della colla» e quello delle «metamorfosi» sono la stessa persona? Lucia Guerrero si troverà a indagare tra arte e mitologia, tra incubi e perversioni, in un oscuro viaggio negli inferi, alla scoperta di insospettabili segreti, più terrificanti di qualsiasi mito.

"Lucia" è un libro che inizia in maniera shockante. Bernard Minier ci introduce immediatmente nel vivo dell'azione e ci fa capire subito di che pasta è fatto. Ci porta su una collina, vicino Madrid, dove è appena stato rinvenuto il corpo di un uomo letteralmente crocefisso. La situazione si scalda perché non si tratta di una vittima qualunque ma del compagno di squadra della protagonista, la tenente Lucia Guerrero.

Ho amato moltissimo la figura di Lucia, l'autore ce la descrive come una donna forte ma tormentata. Una professionista incredibile ma anche una donna fragile che si rimprovera molte scelte, tra cui quella di dedicarsi fin troppo al lavoro. Il caso la riguarda da vicino e si sviluppa intorno a lei, pagina dopo pagina. 

Molto interessante è anche la figura del co- protagonista, Salomòn Borges, si tratta di un criminologo che è riuscito ad ideare una sorta di software in grado trovare analogie tra i casi di omicidio: le modalità, la tipologia di vittime e i luoghi. Una parte assolutamente molto affascinante della storia e un tassello fondamentale per scovare l'identità del killer che sembra avere un legame speciale con Lucia.

Tu non sei qui per caso, Lucia. Uccidendo il tuo collega, ha voluto farti entrare nelle danze.

- Sono danze ben strane.

Si balla con il diavolo.

L'elemento psicologico è molto forte e presente all'interno della storia ma non è l'unico. "Lucia" è, infatti, un romanzo ricco di elementi e tematiche. C'è anche un bel richiamo alla letteratura e all'arte ma su questi vi lascerò in sospeso per permettervi di godere al meglio della lettura. 

Bernard Minier ci regala un polar straordinario come pochi. Vi ricordo che questo particolare genere letterario, infatti, è proprio della letteratura francese e che nasce dalla fusione del classico poliziesco con il noir. Tutti i lettori che amano questi generi, quindi, ameranno senz'altro questa storia.

Lei è una donna straordinaria, Lucia. Abbiamo molto più in comune di quello che immagina. Quando avrà scoperto ciò che abbiamo in comune, non sarà lontana dal trovarmi.

Ho iniziato la lettura con molta curiosità perché si parla sempre benissimo di Bernard Minier e ora posso capire il motivo del suo successo. E' un autore a trecentosessanta gradi, il suo stile è diretto, minuzioso, ricercato quando serve e anche molto versatile: la narrazione cambia ritmo e tono in maniera perfetta a seconda del momento e questa capacità di gestione è una dote rara.

Spero di essere riuscita a suscitare il vostro interesse, personalmente ho adorato questa storia che mi ha completamente rapita per un paio di giorni perciò non posso che consigliarne la lettura!


Qui trovate le recensioni degli altri libri letti della collana 'I lupi':

Tutti innocenti (che ho recensito per il sito di Thrille Life)






giovedì 22 maggio 2025

Recensione "La città delle anime sepolte" di Sara Di Furia

 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di una delle ultime uscite di Newton Compton, che ringrazio per la copia.

Si tratta de "La città delle anime sepolte", di Sara Di Furia, un thriller che ci porta direttamente indietro nel tempo nella Napoli di metà '700.

Buona lettura!



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Pagine 288

Napoli, inverno 1769. La città viene scossa da un evento senza precedenti a memoria d’uomo: le tombe e le fosse comuni sono vuote, i cadaveri giacciono decomposti all’aperto, ma alcuni sono stati visti camminare per i vicoli. La follia dilaga e sfocia nella paura per l’imminente fine del mondo e il giudizio universale. Ad alimentare il clima di terrore, uno spietato assassino uccide le sue vittime strappando loro il cuore e lasciando al suo posto una pedina della tombola. Qual è il filo conduttore che guida la sua mano? Per porre fine all’incubo, re Ferdinando IV affida il caso al funzionario Guido Tucci, che decide di avvalersi dell’ingegno e dell’amicizia di Bastiano, un frate Bianco della Giustizia affetto da nanismo, e del suo scaltro novizio Michele. Insieme condurranno le indagini che li porteranno ad avventurarsi in un labirinto di superstizione, fede, scienza e miserie umane. La terra ha davvero ridato vita alle ombre? Riuscirà l’improbabile trio a fermare il dilagare del male?

Sara Di Furia ci regala una storia molto particolare che si muove tra diversi generi letterari. Ne "La città delle anime sepolte" siamo a Napoli, è inverno e ci troviamo in un momento storico in cui la religione e le superstizioni hanno un peso importantissimo nella vita di tutti i giorni. 

Il clima si fa, da subito, surreale: le tombe dei cimiteri vengono aperte e i cadaveri non sono più al loro interno abbandonati per le strade o, addirittura, di nuovo in grado di muoversi nel mondo dei vivi. L'isteria è quasi immediata perché è difficile spiegare un fenomeno del genere e, soprattutto, fa paura pensare al motivo per il quale stia accadendo questa specie di resurrezione di massa. C'è chi pensa all'Apocalisse e chi, invece, cerca delle possibili spiegazioni nella scienza e nel raziocinio. 

Ho amato moltissimo i personaggi, in particolare il duo composto dai frati Bastiano e Michele. Trattandosi di una categoria particolare, ho apprezzato il modo di condurre le indagini e i dubbi esistenziali davanti ad una situazione davvero particolare. 

La parte centrale del libro è quella che ho apprezzato meno, mi è sembrata molto dispersiva e lenta rispetto ad un inizio esplosivo e un finale con un bel colpo di scena. Molto bene lo stile e la prosa di Sara Di Furia che è perfettamente consono al periodo storico, così come la ricostruzione di usi e costumi dell'epoca. 

Mi è piaciuta molto anche l'ambientazione nella città di Napoli: il luogo perfetto rappresentare il forte contrasto tra la fede e tutte le credenze e superstizioni che da sempre rendono questo luogo molto caratteristico.

"La città delle anime sepolte" si è rivelato un buon thriller storico, soprattutto considerando che si tratta di un libro di esordio. Probabilmente con una gestione migliore del ritmo narrativo il risultato sarebbe stato ancora migliore. 

⭐⭐⭐,5

mercoledì 21 maggio 2025

Recensione "Una parola per non morire" di Sandra Bonzi

 Buon pomeriggio e ben ritrovati,

oggi parliamo del terzo capitolo della serie cozy crime dedicata alla giornalista Elena Donati. Dopo i primi due libri, Nove giorni e mezzo e Il mio nome è due di picche, Sandra Bonzi riporta sugli scaffali una delle protagoniste più amate nel panorama del giallo italiano.

Buona lettura!



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Pagine 352

Una ragazzina è scomparsa da casa e non se ne hanno più notizie. Milano, attonita e ferita, si è stretta in silenzio attorno ai genitori che da quel momento hanno smesso di vivere. Elena non può proprio fare a meno di assecondare la sua anima da detective e si immerge in un caso che le è più vicino di quanto possa sospettare. Ma come sempre la sua famiglia non le dà tregua: i genitori ottantenni, separati di fresco, sono in pieno rigurgito adolescenziale e il marito la assilla con proposte di vita bucolica e faticose escursioni su due ruote. Per non parlare dei figli, che saccheggiano frigoriferi e pianificano vite spericolate che non la lasciano dormire tranquilla. Forse dovrebbe dare retta alla sua amica Claudia, mollare tutto e tutti e partire con lei, come quando erano ragazze, per un viaggio all’insegna del piacere e dell’avventura. Ma ci sono casi che toccano corde profonde. Storie che non si possono lasciar perdere. Tornano Elena Donati e la sua irresistibile combriccola che, per questa nuova avventura, stabiliscono il proprio quartier generale nel piacevole bistrot-libreria aperto dal padre e dalla sua compagna. Ma è davvero il luogo tranquillo che tutti pensano? O anche tra quegli scaffali si nascondono segreti e misteri? La letteratura ne è piena e, Elena ormai lo sa, anche la vita vera. 

Sarà lo stile semplice e accogliente o, semplicemente, il fatto di essere arrivati al terzo libro della serie ma aprendo le pagine di "Una parola per non morire" ci si sente a casa. Ci pare quasi di vedere Ettore in poltrona o sentire squillare il telefono all'alba per l'ennesima telefonata di Mario. Tutti i personaggi che abbiamo conosciuto in questi anni ci sembrano dei vecchi amici che è bello ritrovare. E, in primis, è bello ritrovare Elena e scoprire che non è mai cambiata: con le sue ansie da "drema", le citazioni di Vasco, la voglia di fare scomparire l'odioso Scotti dalla faccia della terra. È confortante questo senso di continuità che c'è tra un libro e l'altro.

Il caso trattato è molto interessante e ho apprezzato il modo in cui è stato inserito nel contesto del libro: alternando capitoli tragicomici della vita di Elena, Sandra Bonzi inserisce i pensieri della ragazzina rapita che si fanno sempre più inquietanti e preoccupanti man mano che la narrazione prosegue. Credo che questa scelta rappresenti un po' il focus dell'intera vicenda ovvero che il male può nascondersi anche nei luoghi che riteniamo più sicuri e tranquilli.

Sempre molto ben tratteggiata e definita è l'ambientazione milanese che regala dei veri e propri spaccati di vita quotidiana e attualità, contribuendo a spezzare un po' la serietà delle parti dedicate alle indagini, riportando tutto su un piano più brioso e frivolo che meglio caratterizza il genere cozy crime.

Mi piace sempre moltissimo lo stile sagace e fresco dell'autrice, rende la lettura scorrevole, dinamica e mai noiosa. Probabilmente l'unico appunto che ho sul libro è il fatto di aver dedicato poco spazio al caso in sé per concentrarsi maggiormente sulle vicende personali della protagonista - cosa che non mi aveva fatto impazzire nemmeno nel primo libro.

Nel complesso, ritengo che sia comunque un'ottima performance per Sandra Bonzi e una delle migliori serie cozy crime attualmente presenti in Italia, se amate il mistero, gli intrighi, la leggerezza e l'ironia dovete assolutamente recuperare le avventure di Elena Donati.




martedì 20 maggio 2025

Recensione "Lascia stare i morti" di Claudio Panzavolta

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

La lettura di oggi è gentilmente offerta dalla casa editrice Ponte alle Grazie che mi ha proposto un romanzo hard boiled che ho adorato!

Si tratta del libro di Claudio Panzavolta, "Lascia stare i morti".

Buona lettura!



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Pagine 368

Faenza, 1980. Ciparisso Briganti, partigiano da giovanissimo, ex poliziotto, oggi è un investigatore privato che si divide tra pedinamenti e raccolte di prove, la passione per il gioco delle bocce, il jazz e una famiglia sgangherata. Una mattina di settembre, una donna gli recapita un biglietto, e con un pugno di parole il passato torna a bussare alla sua porta: il fornaio Federico Ronconi, reo confesso condannato all'ergastolo per il brutale omicidio di quattro bambini, è morto, ma prima di andarsene ci ha tenuto a fargli sapere che in realtà con quelle uccisioni lui non c'entrava nulla. L'inaspettata dichiarazione d'innocenza lo spinge a riprendere in mano quell'indagine scomoda e bollente che quattro anni prima gli è costata la carriera, ma nel dare la caccia al vero assassino, scavando nel torbido di una città in cui colpe taciute e insabbiamenti si mescolano a recrudescenze fasciste, dovrà guardarsi le spalle per non mettere in pericolo le persone che ama.

In una provincia stretta alla gola dalla coda degli anni di piombo, mentre gli anni Ottanta effondono false promesse di spensieratezza, investigando sulla morte dei bambini – e sulla misteriosa scomparsa della sorella dell'ultimo – Briganti si troverà a fare i conti con i peccati originali della prima repubblica, tra epurazioni mancate e strambe sedute spiritiche volte a evocare il fantasma di Mussolini, per scoprire che il male, spesso, si annida proprio in quella che dovrebbe essere la tana del suo avversario.

"Lascia stare i morti" è il nuovo libro di Claudio Panzavolta, editor e scrittore di successo, che possiamo inserire in un genere poco diffuso nel panorama editoriale italiano. Sto parlando dell'hard boiled, un sottogenere del poliziesco che celebra la figura di un investigatore che si presenta come rude, diffidente e con una forte propensione all'azione in solitaria.

Sono pur sempre un investigatore privato, un ex poliziotto. Non si può chiedere a un bracco di rinunciare al suo fiuto: un bracco annusa l'aria, facendosi guidare dall'istinto.

L'indagine e il ruolo di Ciparisso Briganti, per gli amici Briga, rientra a pieno titolo in questa descrizione. Il protagonista di "Lascia stare i morti" è stato un partigiano e un ex poliziotto, attualmente lavora come investigatore privato e questo enorme bagaglio di esperienze lo rende una figura molto complessa e con una personalità dura come l'acciaio. È un uomo che ha un proprio ideale e non ha paura di difenderlo, qualsiasi siano le conseguenze e anche le eventuali ripercussioni. Briga è un personaggio dalle mille sfumature, capace di conquistare il cuore di chi legge. 

Più si scava, più cose si scoprono, e più cose si scoprono, più tocca rimboccarsi le maniche per tornare a scavare, ancora e ancora - finché è necessario, finché ce n'è.

Ma non è di certo l'unico personaggio di spessore presente nel romanzo, ho apprezzato molto anche la figura di Sabrina, compagna di Briga, una donna estremamente coraggiosa e con una grande forza di volontà che le ha permesso di superare delle sfide importanti. Il rapporto con Briga ci permette di notare una sfumatura totalmente inedita del personaggio che con lei non riesce ad essere burbero e scostante. La loro dinamica di coppia dona un po' di leggerezza ad una storia che, di fondo, affronta delle tematiche importanti.

Claudio Panzavolta ci regala uno spaccato della storia italiana degli anni '80 ma con un sguardo ad un passato ancora più importante in cui si è formato lo spirito del protagonista, in piena Resistenza. La storia riveste, quindi, un ruolo importante nello sviluppo della trama e dei personaggi ma funge anche come un memoriale per non dimenticare ciò che è stato. 

Il nero, dico. La sua natura deriva dall'assenza di colore, ovvero di luce.

Il nero non esiste, signor Briganti. Non esiste, eppure ci fa paura.

È un racconto "nero" in cui c'è poco spazio per i sentimenti positivi ma che ci trascina in una indagine coinvolgente e appassionante che riserva non pochi colpi di scena. La "voce" di Claudio Panzavolta risulta veritiera e autentica rispecchiando completamente lo stile del romanzo.

Consigliato a tutti gli amanti del noir e dell'hard boiled, vi stupirà! 



lunedì 12 maggio 2025

Recensione "La pazienza del diavolo" di Maxime Chattam

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo del nuovo libro di Maxime Chattam, "La pazienza del diavolo", edito da Salani Editore che ringrazio per la copia.

Si tratta del secondo capitolo della serie dedicata alla gendarme Ludivine Vancker, vi avevo già parlato di lei QUI.

Buona lettura!


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Pagine 544

Cinquantotto corpi. All’Istituto di medicina legale di Parigi non se ne erano mai visti tanti tutti insieme. Quella mattina, due amici sono saliti a bordo di un treno dell’alta velocità, hanno tirato fuori due fucili a canne mozze e hanno dato il via al massacro, prima di togliersi la vita. Movente: in apparenza, nessuno. Poche ore più tardi, Ludivine Vancker, tenente della Sezione Ricerche, accetta di partecipare a una rischiosa operazione: intercettare un carico di droga in autostrada. Li chiamano go-fast, sono convogli di macchine che viaggiano di notte, a duecento chilometri all’ora, e trasportano grosse quantità di stupefacenti. Ma quando Ludivine apre il borsone sequestrato al corriere, ciò che trova va oltre ogni immaginazione… Cosa unisce questi due terribili episodi? E come mai cominciano a comparire ovunque croci rovesciate e altri simboli satanici? È possibile che l’inferno abbia davvero aperto le sue porte e che le sue fiamme ardenti siano uscite dall’oscurità?


Quando si ha un precedente come "Loro", primo libro della serie, il rischio di non riuscire a raggiungere il livello di quel successo è enorme. Ma da quel poco che abbiamo capito di Chattam c'è sicuramente il fatto che non è un autore che ha paura ma che, al massimo, la fa provare a chi legge le sue opere.

Ne "La pazienza del diavolo", Ludivine si ritrova nel gravoso ruolo di protagonista principale e unica del libro, mentre nella storia precedente poteva contare su Alexis e Mikelis che sono stati un sostegno fondamentale, qui si ritrova fondamentalmente sola con i suoi demoni e i ricordi che fanno ancora male.

Lei ha una brutta aura, signorina. Mi dispiace dirglielo, ma ha addosso il malocchio.

Probabilmente la sua personalità è la cosa che ho apprezzato meno: troppo impulsiva, troppo sconsiderata, si è mossa tra queste pagine, e nell'indagine, come se fosse improvvisamente posseduta dallo spirito di John Rambo ai tempi della guerra in Vietnam... Anche meno, Ludivine.

È un simbolo esoterico, il pentacolo. Una stella a cinque punte rovesciata: brutto segno.

Ci muoviamo nell'ambito dell'esoterismo ma, anche stavolta, il focus della trama è il Male e il fatto che sembri una specie di veleno che si diffonde come un'epidemia. Stragi improvvise scuotono la Francia e sembrano avere come unico filo conduttore il diavolo che si manifesta ai folli di turno incitandoli ad abbandonare ogni freno inibitorio.

Nella seconda parte del libro, quella in cui le tessere del puzzle iniziano a trovare una collocazione, Ludivine/Rambo migliora un po' e inizia a mostrare la grinta giusta per il caso anche se l'avversario che deve fronteggiare è ad un livello altissimo e non sarà facile da neutralizzare.

Il diavolo esiste. Tutti credono che sia una leggenda, una balla per spaventare i bambini, e invece no: è proprio questa la sua forza, essere riuscito a farsi dimenticare! Per seminare il caos...

E ci siamo quasi.

Fra non molto salirà sul trono, manca poco...

Vi avviso che lo stile è sempre decisamente splatter e particolareggiato in maniera disturbante per chi è debole di stomaco. 

L'epilogo è, probabilmente, la parte che ho preferito un po' perché il villain della storia è un personaggio che ho amato tantissimo e anche perché ho avuto l'impressione che non sia finita qui.......... 

In ogni caso, super promosso!

Se amate storie piene di gente che ha "dei seri problemi", qui vi sentirete a casa. 🤣



venerdì 9 maggio 2025

Recensione "La paziente senza passato" di Leslie Wolfe

 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Anche oggi parliamo di una novità uscita da poco per Newton Compton. Si tratta del nuovo libro di Leslie Wolfe, vi ho già parlato di lei e del suo libro precedente QUI, e non vedo l'ora di raccontarvi come è andata con "La paziente senza passato".

Buona lettura!



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Pagine 320

Quando sbatto le palpebre, le ciglia sfiorano un tessuto ruvido. Le mie dita si contraggono, intorpidite e distanti. In lontananza, si sentono le sirene a ripetizione. Sono in ospedale. Dovrei essere al sicuro qui, ma so che non lo sono. L’ultima cosa che ricordo è che stavo correndo, e poi un braccio alzato per colpire... Perché qualcuno vorrebbe uccidermi? Disperatamente, rimetto insieme i miei ricordi frammentati. Sono in piedi con mio marito sulla sabbia bianca come lo zucchero, i nostri anelli luccicano alla luce del sole. Guarirò e tornerò a casa da lui, e lui mi proteggerà. Ma quando viene a trovarmi, c’è la sua nuova ragazza al suo fianco. Mi racconta che abbiamo divorziato tre anni fa, e il mio mondo crolla. Cos’altro ho dimenticato? L’unico modo in cui posso proteggermi è scoprire le risposte sepolte in profondità nella mia mente. Ma mentre parlo con le persone che vengono a farmi visita e ascolto le parole gentili dei dottori e degli infermieri, grata per le attenzioni di famigliari e amici, inizio a vedere le bugie che contraddicono ciò che ricordo della mia vita. Dicono che è solo la mia memoria spezzata. Ma io so qual è la sconvolgente verità: non posso fidarmi di nessuno...

Ne "La paziente senza passato", Leslie Wolfe torna a muoversi nella sua comfort zone in cui il genere del thriller domestico si mescola con quello medical dando vita ad una storia molto interessante. 

Quando mi sveglio, so tre cose.
Mi chiamo Emma. Qualcuno ha cercato di uccidermi. Non ricordo chi.

Immaginate di svegliarvi e non vedere niente, non ricordare nulla se non un forte colpo ricevuto alla testa. I ricordi sono pochi e confusionari, l'odore del luogo in cui vi trovate non è familiare e un medico vi racconta una storia assurda su quel che è successo. Questa è la situazione di partenza del libro e l'atmosfera si fa subito intrigante in quanto Emma, la protagonista, non riesce a muoversi o a vedere a causa del trauma cranico, ricorda poco e niente della sua vita ed è sola in una stanza di ospedale.

Man mano che la narrazione prosegue, Leslie Wolfe aggiunge tasselli e personaggi dando vita ad un intreccio che incuriosisce moltissimo il lettore che non sa bene chi potrebbe celarsi dietro l'aggressione visto che ogni personaggio ha il suo movente. 

La scrittura è accattivante, così come lo svolgimento della trama, le dinamiche tra i personaggi portano fuori strada più di una volta ma l'epilogo non coglie proprio di sorpresa. Tra gli elementi che non ho apprezzato c'è senza dubbio il fatto di inserire elementi e personaggi inutili ai fini della trama e che non hanno nemmeno un proprio finale. Sembrano essere dimenticati tra le pagine, quasi per una svista.

Come vi accennavo, l'epilogo non è così sconvolgente, soprattutto per un lettore avvezzo al genere thriller ma, pur non avendo l'effetto sorpresa, è stato gestito bene. Alcune dinamiche mi sono sembrate un po' tirate e inverosimili ma nel complesso è un libro che intrattiene abbastanza bene e che ho preferito a "Il chirurgo".

⭐⭐⭐,5 

martedì 6 maggio 2025

Recensione "Morte nei fiordi" di Satu Rämö

 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi porto al fresco con un bel thriller nordico ambientato in Islanda. Il libro si intitola "Morte nei fiordi", di Satu Rämö, ed è appena uscito per Newton Compton che ringrazio per la copia.

Buona lettura!



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Pagine 320

Tutti fanno del loro meglio per sopravvivere tra i gelidi fiordi della remota Islanda. Hildur Rúnarsdóttir non è da meno e si dedica al surf nelle glaciali acque dell’Atlantico per cercare di dimenticare la sua infanzia traumatica e il peso dei casi che occupano la sua mente come capo dell’Unità bambini scomparsi della polizia di Ísafjörður. Quando Jakob Johanson, un apprendista poliziotto finlandese con l’hobby del lavoro a maglia, arriva in Islanda per affiancare Hildur e cercare di sfuggire alla sua complicata vita in patria, si rende conto che i pittoreschi fiordi nascondono anche lati oscuri tra gli emarginati, gli sfruttati e gli assetati di potere che li abitano. Hildur e Jakob si trovano a indagare su uno strano groviglio di crimini, mentre la nebbia che offusca segreti rimasti nell’ombra per decenni comincia gradualmente a sollevarsi. La vendetta può essere dolce in teoria, ma alla fine risolverà qualcosa?

"Morte nei fiordi" è il primo di una serie di quattro libri che hanno come protagonista ognuno un personaggio diverso della storia. Il primo capitolo è dedicato a Hildur, una poliziotta che lavora nell'Unità bambini scomparsi un po' per caso e un po' per vocazione. Quando era piccola, infatti, le sue sorelle sono scomparse nel nulla e da quel momento la vita della donna è stata condizionata da questo evento traumatico. Ad affiancarla, nel libro, c'è Jakob venuto dalla Finlandia per uno stage e provvisto anche lui di un bagaglio emotivo-familiare piuttosto importante.

Il caso in sé è molto interessante, così come la motivazione che spinge il killer ad agire. Probabilmente è la parte meglio riuscita della storia. La scrittura di Satu Rämö, invece, mi ha creato qualche difficoltà in quanto non è scorrevolissima. Anche i vari nominativi non sono semplicissimi da provare a leggere ma questa è una caratteristica che ritroviamo un po' in tutti i libri nordici.

Un altro elemento che non mi ha convinto è il fatto di lasciare molte faccende in sospeso: certamente, trattandosi di una serie, è stata una scelta voluta in previsione dei prossimi capitoli ma dopo aver accompagnato Hildur per tutta la storia, avrei voluto tantissimo arrivare ad una verità sulla sparizione delle sorelle dato che c'è un'intera storyline su di loro che affianca l'indagine principale del libro.

La paura è quella di non poter scoprire mai la verità e pregare che le pubblicazioni proseguano dato che difficilmente un lettore medio può avere la minima possibilità di leggere e capire l'islandese 😢. Ogni tanto vorrei che gli autori tenessero presente queste dinamiche prima di abbandonare un lettore curioso all'oblio più totale.

"Morte nei fiordi", è quindi un classico thriller nordico in tutto e per tutto. Nonostante le criticità riscontrate per lo stile e gli elementi in sospeso, spero di poter leggere presto il seguito che ha per protagoniste proprio le gemelle scomparse Rosa e Bjork! 

Per ora, quindi, promosso con riserva!

⭐⭐⭐,5 

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