Buongiorno lettori,

il libro di cui vi parlerò oggi è un true crime firmato da Rebecca Godfrey dal titolo "La notte rossa", pubblicato da NN Editore. 

Buona lettura!




Il 14 novembre 1997, nei dintorni di Victoria, in Canada, la quattordicenne Reena Virk scompare. Passeranno otto giorni prima che il suo corpo venga ritrovato senza vita sotto un ponte: la sua morte sconvolge la comunità e l’intera nazione, perché Reena e` stata uccisa da un gruppo di suoi coetanei, alcuni dei quali neanche la conoscevano. Rebecca Godfrey, all’epoca scrittrice e artista ventinovenne, si appassiona al caso e indaga sulle circostanze e sui responsabili dell’orribile delitto: ragazzi e ragazze colpevoli di aver massacrato Reena quasi per gioco, con spietata incoscienza; giovani come tanti altri, travolti da un disagio esistenziale che si propaga prima di esplodere in un gesto di efferata violenza. In questo resoconto vivido e avvincente, arricchito da una nota dell’autrice e da una postfazione di Mary Gaitskill, Rebecca Godfrey ricostruisce la verità attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti. Entra nel loro cuore, ne mette a nudo il carattere, le fragilità, la disperazione. E con sguardo lucido e profondissima empatia racconta l’esperienza inevitabile e spaventosa del crescere, in una storia vera di emarginazione e bullismo, di accettazione e redenzione.


Oggi la violenza giovanile è più che mai radicata, crudele e letale.

Vorrei partire da questo assunto della Godfrey in quanto si tratta di una frase emblematica per l'intero romanzo. Quello che si presenta agli occhi del lettore è uno scenario talmente ordinario che potrebbe far parte del quotidiano di tutti noi, o meglio, della quotidianità del nostro periodo adolescenziale. Siamo in un paesino del Canada nel quale la criminalità è pari a zero, gruppi di adolescenti escono, organizzano feste, sperimentano i primi amori, le prime delusioni, si prendono in giro tra loro, bullizzano i più deboli. Nulla di trascendentale.

Certamente nessuno sospettava la violenza e la rabbia devastanti che una sera del 1997, sotto un ponte, hanno portato al pestaggio e al successivo omicidio per annegamento di una giovane quattordicenne, Reena Virk.

Il branco, composto da alcune compagne di scuola ma anche da perfetti sconosciuti che si trovavano lì per caso, non ha avuto pietà per lei e nemmeno un timido accenno di rimorso. Ma non sono certo gli unici sui quali puntare il dito. La Godfrey ci regala una panoramica ben definita di ciò che accadde: dell'inconpetenza delle forze dell'ordine che con un verbale di sparizione e voci insistenti su un omicidio ci misero la bellezza di otto giorni per mettersi in moto; dei genitori dei carnefici che, come spesso accade, hanno difeso e coperto le malefatte dei figli; dell'intera macchina giudiziaria che è stata fin troppo indulgente e permissiva nei confronti degli imputati. 

Non dà l'impressione che le dispiaccia. Voleva soltanto farlo. Si è organizzata e l'ha fatto. Credo che dovrebbe essere punita, che non dovrebbe farla franca. Deve pagare. Perché è sbagliato. È sbagliato. Uccidere è sbagliato. 

Sono pagine difficili da digerire e metabolizzare, la vicenda che va in scena davanti ai nostri occhi è talmente crudele e assurda da sembrare surreale. Lo stile dell'autrice, che ha inserito dialoghi originali e materiale inediti sul caso, è l'esempio perfetto di come dovrebbe essere un libro true crime: accurato e dettagliato ma anche delicato e obiettivo nonostante sia semplice, in questi casi, trascendere la situazione in virtù delle emozioni che suscita una tale e ingiustificata violenza.

Non è un libro da leggere a cuor leggero, fa male vedere quanto sia grave la situazione delle nuove generazioni divise tra una superficialità estrema e dalla totale mancanza di empatia verso il prossimo. Nonostante la tematica e le difficoltà di approccio con una realtà del genere, è stata una lettura che mi ha rapita e che ho apprezzato in ogni sua parte.

Se amate questo genere letterario è un libro da non perdere!



 Buongiorno lettori, 

oggi vi parlo del libro "Tienilo per te", un mistery YA firmato da Tom Ryan e pubblicato da TimeCrime.

Buona lettura!


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È passato un anno da quando il cosiddetto “killer della pagina” ha disseminato il terrore nella sonnolenta cittadina balneare di Camera Cove, uccidendo quattro persone prima di scomparire nel nulla. Come tutti in città, il diciottenne Mac Bell sta cercando di lasciarsi alle spalle quell’orribile estate: più facile a dirsi che a farsi, visto che Connor, il suo migliore amico, è stato l’ultima vittima dell’assassino. Ma quando scopre un messaggio criptico lasciato da Connor, viene risucchiato nuovamente nella ricerca del killer che potrebbe non essere un semplice vagabondo come tutti sostenevano. Ora chiunque è un sospettato. Con la costante sensazione che qualcuno osservi ogni sua mossa, Mac lotta per venire a patti con i suoi veri sentimenti, mentre si affanna per portare alla luce la verità.

Questo mistery YA di Tom Ryan mi ha confermato quanto ami profondamente questa variante del genere crime che mescola omicidi e delitti con i drammi tipici dell'adolescenza. 

Ci troviamo in un piccolo paesino, Camera Cove, costituito da un insieme di casupole, una scuola e qualche locale circoscritto da scogliere a picco sul mare. È il classico ambiente in cui tutti si conoscono e dove "non succede mai niente" finché le esistenze di tutti non vengono sconvolte dell'operato di un pericoloso serial killer. 

Lo stile dell'autore, fresco e coinvolgente, ci racconta la storia di un gruppo di amici adolescenti che si conoscono da sempre, hanno da poco perso un componente fondamentale della banda, Connor, un ragazzo brillante capace di unirli nonostante le diversità. Ognuno di loro affronta il lutto a modo suo ma, mentre la maggior parte cerca di andare avanti, c'è qualcuno che non può e che non ci riesce.

Il personaggio principale, Mac Bell, è quello con il quale siamo più connessi in quanto è lui il narratore dell'intera vicenda e la persona più coinvolta e toccata dell'omicidio di Connor, ultima vittima del killer della pagina e migliore amico di Mac.

Su Connor i vari protagonisti esprimono opinioni contrastanti, l'unica cosa certa è che probabilmente conosceva l'identità del killer ed è per questo che ha perso la vita. È con questa consapevolezza che Mac inizia ad indagare. Un'indagine che porta subito alla luce elementi nuovi che non sono stati presi in considerazione dalla polizia.

Man mano che apprende informazioni e crea collegamenti tra le vittime e i potenziali sospettati, Mac si avvicina pericolosamente alla scoperta della verità mettendo in pericolo la sua stessa incolumità. 

Mi ha ricordato molto lo stile di "Come uccidono le brave ragazze" anche se il libro e la vicenda è decisamente meno ricca di elementi e più snella. Ciò lo rende perfetto come lettura estiva.

A metà tra un giallo e un mistery, "Tienilo per te" mi ha completamente rapita per due giorni nonostante abbia intuito con largo anticipo l'epilogo, l'ho apprezzato moltissimo. Di sicuro mi procurerò presto "Spero che tu stia ascoltando", il libro precedente di questo autore sorprendente. 




 Buongiorno lettori, 

nella recensione di oggi vi parlo del nuovo libro di Megan Nolan, "Piccole umane debolezze", edito da NN Editore. 

Buona lettura!


Londra, anni Novanta. Tom Hargreaves è un giovane giornalista in un tabloid della città, disposto a tutto per la carriera. Il destino sembra ascoltarlo quando, una sera, si imbatte in uno scoop: in un complesso residenziale in periferia, Mia Enright, una bambina di tre anni, viene ritrovata morta. Subito i sospetti cadono su Lucy Green, la ragazzina della famiglia “sbagliata”, arrivata anni prima dall’Irlanda. Gli uomini di casa sono disoccupati e schiavi dell’alcol, e Carmel, la giovane e bellissima madre di Lucy, non si è mai occupata della figlia e non è benvista dai vicini. Così Tom, convinto di avere per le mani la sua grande occasione, convince i Green a rifugiarsi in un albergo a spese del giornale, in cambio di interviste esclusive. Ma i racconti della famiglia rivelano una storia molto meno torbida di quanto credesse, una storia di speranze e fallimenti, di felicità negate e debolezze umane.


Dopo una prima parte iniziale poco coinvolgente e un po' statica, ho iniziato a macinare pagine su pagine di questo nuovo romanzo che porta la firma di Megan Nolan. Probabilmente questo nome non vi suona nuovo in quanto ha occupato per mesi gli scaffali delle librerie con "Atti di sottomissione",suo romanzo d’esordio e candidato al Premio Strega Europeo nel 2022. Se c'è una cosa di cui sono sicura è che questo libro, e la storia che porta con sé, è decisamente più matura rispetto a quella precedente. 

Ci troviamo in un quartiere londinese, negli anni '90, e il cadavere di una bambina di tre anni è stato appena ritrovato in cortile. La vittima è la figlia di una famiglia "normale" e perbene, mentre la principale indiziata è una bambina di una famiglia mal vista. Il cliché sugli irlandesi immigrati entra subito a far parte del quadro, soprattutto perché gli uomini di famiglia sono alcolisti disoccupati e la madre della bambina e insopportabilmente bella e poco partecipe della vita della figlia. 

Per quanto riguarda il nostro protagonista, un giornalista di nome Tom, attraversa un bel percorso di crescita nel libro. Inizialmente si comporta da "avvoltoio", a costo di avere uno scoop si avvicina in modo subdolo alla famiglia dell'imputata per avere interviste esclusive. Nel corso di queste ultime, però,  si rende conto delle difficoltà vissute dai vari personaggi, della loro sofferenza, dei traumi subiti e della voglia di fare comunque del proprio meglio, nei limiti delle loro possibilità. 

"A chi importava di una famiglia come la loro? Le loro non erano che piccole umane debolezze, tragedie troppo ordinarie per essere degne di nota".

Sono personaggi estremamente umani, l'autrice li mette totalmente a nudo davanti al lettore, mostrandone ogni sfaccettatura anche quelle più negative. Ci sono stati dei momenti estremamente delicati ed intimi. Il lettore, insieme a Tom, si rende sempre più conto di non aver a che fare con dei mostri ma con delle persone alle quali la vita non ha mai sorriso. 

Niente è veramente come sembra, così le indagini continuano e portano ad una soluzione inaspettata. 

"Piccole umane debolezze" è una storia che racchiude nel titolo tutto ciò che l'autrice voleva raccontare. Il suo stile arriva dritto al punto, senza filosofiche metafore o altri elementi artefatti. La verità e la normalità sono gli elementi imprescindibili di questo romanzo che mi ha conquistata con la sua delicatezza e con i suoi personaggi. 

Assolutamente consigliato anche a chi non ama i thriller, è l'elemento meno predominante nel libro. 



 Buongiorno lettori,

oggi vi parlo di una nuova realtà editoriale che si occupa di gialli e thriller. Ho avuto il piacere di leggere "La bottega delle illusioni", firmato dalla penna di Igor Cipollina, che fa parte della scuderia "Sette chiavi". È stato un incontro pazzesco che mi ha convinta al cento per cento. Vediamo insieme di cosa si tratta, buona lettura!



Il ragioniere Alfonso Brucculeri viene trovato morto nella più classica delle situazioni di genere: in uno spazio chiuso, con le uscite sbarrate. Ma La bottega delle illusioni non ricalca i classici, la tinta gialla è un pretesto per raccontare delle pulsioni e del sentire degli abitanti dell’Isola in cui è ambientata la vicenda. A condurre le indagini è Michele Lombardo, maresciallo dall’identità sospesa, in bilico tra le nebbie del nord (per parte di madre) e il fuoco del sud (per sangue di padre), straniero a se stesso e all’Isola, come il barbiere Ernesto Treppiedi è estraneo al paese, nel quale è atterrato da un “pianeta” distante cinque campanili. È arrivato per piantare i semi di una nuova esistenza insieme alla sua Mariausilia. Presto scippato dell’indagine ufficiale, che subito cattura l’attenzione dei media, il maresciallo Lombardo si ostina nella sua inchiesta personale, infilandosi nelle pieghe dell’Isola e nelle esistenze della sua gente. A guidarlo in questo viaggio è Peppino Giarratana, un impiegato zoppo che è riuscito a fare del suo difetto fisico uno scudo per rendersi invisibile e spiare le vite degli altri, con dedizione da entomologo. Una pagina dopo l’altra si scopre che tutti avrebbero avuto motivo per farsi assassini ed eliminare il ragioniere, in un mondo nel quale ogni esistenza appare sgualcita, di seconda mano. Ma chi ha ucciso veramente? Ed è davvero così importante saperlo?


Con "La bottega delle illusioni" è stato amore a primo rigo. Si tratta di un giallo molto breve ambientato su un'isola del sud d'Italia che inizia direttamente sulla scena del crimine: la bottega del barbiere Ernesto Treppiedi. L'indagine cattura subito l'attenzione in quanto Cipollina si serve del celebre schema del delitto a camera chiusa. La vittima, infatti, si trova in una stanza chiusa dall'interno e nella quale non ci sono segni di effrazione. I sospetti ricadono, ben presto, sul povero Ernesto ma nonostante logica lo voglia come maggiore indiziato, si fa davvero fatica a vederlo come un pericoloso omicida e non è solo una sensazione del lettore ma anche quella del maresciallo Lombardo, chiamato ad investigare sul caso.

I personaggi sono uno dei punti più convincenti del libro: molto originali, con dei vissuti importanti e che sono accumunati dalla paura del giudizio degli altri. Paura che ognuno di loro affronta a modo suo. Sono protagonisti che restano impressi e che riescono a conquistare il cuore di chi legge, soprattutto il caro Ernesto. 

Pur svolgendosi in un numero molto limitato di pagine, la storia non ha elementi in sospeso. L'epilogo non è totalmente esplicativo ma lascia spazio all'immaginazione del lettore che ha tutti gli elementi per immaginare cosa ne sarà di tutti i nostri beniamini. Di sicuro la soluzione all'enigma non è scontata o prevedibile, lascia di stucco.

L'elemento che ho davvero amato è lo stile dell'autore: arguto, ironico, ricercato ma colloquiale. Una prosa che si lascia divorare e che è stata una coccola per gli occhi!



 Buongiorno lettori, 

oggi torno a parlarvi di romance con il libro di Alessia Di Palma, "Una goccia nell'anima", edito da S4M Edizioni.

Buona lettura!


Dicembre 2004. Luton Mess, un appassionato di fotografia, parte per una vacanza con i suoi amici Tyler Jones e Aida Skies. Destinazione: la Thailandia, terra paradisiaca dove il blu dell’oceano incontra il bianco delle spiagge e l’azzurro del cielo. Scenario perfetto per far sbocciare l’amore con una bellissima ragazza thailandese, Suyenne, che gli farà scoprire lati del suo carattere che non aveva mai saputo di avere. Ma qualcosa è in agguato, qualcosa che è fuori dal nostro controllo, qualcosa che mette in chiaro la nostra impotenza di fronte al destino e alla natura.

È passato molto tempo da quando ho letto il mio ultimo romance e, devo dire, che ero in astinenza da sentimenti e da quel genere di amore che induce a fare pazzie.

Il romanzo di Alessia Di Palma si contraddistingue per l'inserimento del tema dei disastri ambientali citando il famoso tsunami che distrusse buona parte della Thailandia nel 2004. Il libro, infatti, si divide tra l'ambientazione londinese e quella thailandese mentre ci racconta la storia di Luton Mess, un ragazzo che sogna di diventare un fotografo. 

Luton, e il suo gruppo di amici, decidono di lasciare il clima grigio e carico di incertezze di Londra alla ricerca di un po' di tranquillità nelle spiagge paradisiache del sud est asiatico. Quello che mi ha colpito, e lasciato perplessa, è la potenza dei sentimenti e la totale assenza di razionalità nei comportamenti dei personaggi. Da una parte penso sia una scelta dovuta all'età di questi ultimi ma, dall'altra, credo sia stata una mossa sbagliata enfatizzare così tanto questo lato caratteriale: parliamo di atteggiamenti infantili o ingiustificati come innamorarsi perdutamente a prima vista, prendere decisioni drastiche e poi cambiare idea repentinamente. È un lato del libro che non ho apprezzato per niente.

Molto meglio la seconda e la terza parte, quando la scena si sposta in Thailandia e nel post tsunami. Qui si nota una sorta di crescita del protagonista che abbandona il suo lato avventato a favore di quello più riflessivo e maturo. Mi è piaciuto molto di più il Luton di queste pagine che quello iniziale. L'autrice non entra troppo nel dettaglio della tragedia del 2004 ma si limita ad inserirla in maniera delicata nella sua storia rendendola più profonda e sentita rispetto all'inizio. 

La prosa di Alessia Di Palma risulta un po' acerba in alcuni passaggi ma dimostra un'ottima capacità descrittiva e, soprattutto, è in grado di coinvolgere perfettamente il lettore: ho letto il libro nel giro di un paio di giorni.

Un altro punto che ho apprezzato, anche se avrei preferito qualche pagina in più sull'argomento, è stato l'epilogo totalmente a sorpresa. Nel complesso gli elementi che mi sono piaciuti e quelli che non ho gradito si bilanciano perfettamente. 

Consigliato a tutti i lettori appassionati del genere!

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