Buongiorno, lettori.
Protagonista della recensione di oggi è un noir tutto italiano ambientato a Ferrara. Si tratta de "La ragazza che non c'era", di Cinzia Bomoll, edito da Ponte alle Grazie. Ho avuto la possibilità di leggerlo in anteprima e sono felice di dirvi la mia in occasione della sua uscita in libreria.
Buona lettura!
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La prima inchiesta di Nives Bonora, ispettrice coraggiosa e passionale. Una ragazza viene ritrovata morta per un'overdose nell'ospedale psichiatrico abbandonato di Aguscello, nella bassa ferrarese. Non si riesce a capire chi sia. Ma nelle quarantott'ore che passano fra il ritrovamento del corpo e l'inizio degli esami autoptici, la ragazza sparisce. Qualcuno l'ha vista allontanarsi sulle sue gambe: un raro caso di morte apparente. E così l'ispettrice Nives Bonora, figlia dell'Emilia più genuina – passionale e pragmatica, dolente e vitale – si trova ad affrontare il caso di una ragazza fantasma e una storia marcia, perversa, in cui la malavita dell'Europa dell'Est va a braccetto con la migliore borghesia di Ferrara. Il coraggio di Nives, la sua irruenza e una dose di follia la porteranno a osare troppo ma infine a risolvere il caso a modo suo, contro ogni attesa e ai confini della legge. Ma Nives dovrà anche affrontare i tanti «casini» della sua vita privata, dal rapporto col padre carabiniere in pensione a quello con la nonna che le ha fatto da madre, fino al commissario Brandi, suo capo ostile ma anche poco affidabile amante.
Se dovessi scegliere un solo aggettivo per descrivere questo noir di Cinzia Bomoll sarebbe: anomalo. A partire dal fatto che l'autrice sia una donna, in un genere che ha una forte presenza maschile, per finire alla scelta di una protagonista così sui generis come Nives Bonora.
Nonostante tutto, però, ho divorato il libro e non mi è dispiaciuto per niente: l'elemento che ho preferito è senz'altro la personalità di Nives, perennemente in bilico tra il senso del dovere e la forza dei suoi sentimenti, così intensi e travolgenti. In un certo senso, pur essendo intriso di black humour e criminalità ci sono anche dei sentimenti benevoli e positivi che riescono a creare un equilibrio perfetto; equilibrio che rende questa lettura perfetta anche per i lettori che non amano il genere solitamente.
L'indagine parte in un modo particolare, e anomalo anch'esso, con una vittima che si "risveglia" e sparisce dall'obitorio con le sue stesse gambe, anche se poco stabili.
"Sembrava morta, ovviamente. Quando l'abbiamo trovata, il suo battito era così rallentato che il metodo legale sul momento non ha potuto rilevarlo."
"Ma...come è stato possibile non accorgersene?"
"Sindrome di Lazzaro...succede raramente, ma succede".
L'ispettrice Bonora è chiamata a fare chiarezza ma non sospetta, nemmeno lontanamente, in quale malaffare si stia cacciando. Le tematiche trattante sono varie e interessanti, le indagine si incrociano inaspettatamente con un altro caso e la questione si ingigantisce a dismisura arrivando ad attaccate l'alta società di Ferrara e il fiorente mercato della prostituzione dall'est Europa.
In tutto questo, l'autrice ci regala un "triangolo" amoroso che è stata una piacevole distrazione alle indagini di polizia. Perfettamente calata nel genere, la Bomoll si serve di una prosa sintetica, precisa, dal gergo colorito che riesce a strappare più di un sorriso. Finale con colpo di scena che apre al futuro dell'ispettrice Bonora che non vedo l'ora di scoprire. Ci sono ancora tante cose da dire su di lei, ne sono certa!
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