Buongiorno, lettori.
Oggi ho il piacere di parlarvi di un giallo storico molto carino e ben fatto edito da Adriano Salani Editori, che ringrazio per la copia.
Si tratta de "Il peso dell'oro" di Barbara Bellomo.
Buona lettura!


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Per la giovane archeologa siciliana Isabella De Clio il lavoro è sempre stato tutto. Ma adesso sta cominciando a non bastarle più. La solitudine può diventare pesante, soprattutto se non si riesce a scordare chi un giorno ti ha rubato il cuore. Per fortuna un nuovo mistero è pronto a farle dimenticare la sua situazione sentimentale: una recente scoperta di papiri attribuibili ad Archimede, rinvenuti durante degli scavi, la spinge ad avvicinarsi all'importante codex rescriptus di età medievale, ritenuto per molto tempo solo un libro di preghiere che nasconde però molte sorprese... Isabella si troverà così a dover districare un intreccio che interseca passato e presente: da un lato il famoso scienziato impegnato alla difesa di Siracusa sotto l'assedio dei Romani, guidati dal console Claudio Marcello, dall'altro un tesoro dal valore inestimabile, morti misteriose e intrighi molto più grandi di lei. Sarà proprio grazie a questa nuova, azzardata, indagine, però, che Isabella scoprirà di non essere poi sola come credeva...

La serie di gialli storici, che ha come protagonista l'archeologa Isabella De Clio, è giunta al terzo capitolo. Mi preme specificare che si tratta di episodi autoconclusivi che possono essere letti anche in completa autonomia; ovviamente, se vi piace avere un quadro completo delle cose, vi consiglio di recuperare i capitoli precedenti: La ladra di ricordi e Il terzo relitto .
L'autrice ha un'ottima padronanza della materia trattata e riesce, a modo suo, a mescolare perfettamente episodi storici e misteri attuali. La prosa è, a dir poco, coinvolgente: il lettore resta incollato alle pagine, stimolato da una curiosità crescente e da una protagonista che non delude.
Isabella De Clio è un elemento chiave della storia, non siamo di fronte alla classica detective che indaga su inspiegabili omicidi, ma dobbiamo rapportarci con una donna molto intelligente e capace, in grado di incantare lo spettatore non tanto con il suo aspetto esteriore, ma con una mente brillante e acuta.

Niente di ciò che vedeva l'entusiasmava, ma il cuore cominciò lo stesso a batterle più forte.
Presto sarebbe stata davanti al Palinsesto di Archimede.

Mi sono divertita moltissimo a perdermi nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni. 
Ho apprezzato tanto i momenti in cui l'autrice ci ha regalato una versione più umana ed emotiva di lei, permettendo di avere una visione olistica del suo personaggio.
La trama è costruita alla perfezione, compreso il colpo di scena finale in cui tutte le carte vengono scoperte. Barbara Bellomo incarna alla perfezione i dettami del genere thriller/noir, regalandoci una storia deliziosa e per nulla sanguinosa, nonostante il tema e gli omicidi. E' un libro completo da ogni punto di vista, ideale per trascorrere un pomeriggio alla scoperta della Sicilia e di una parte poco nota della storia romana. Mi è piaciuto e lo consiglio!


Buongiorno lettori,
oggi ho il piacere di ospitare una tappa del blogtour dedicato ad un nuovo, e bellissimo, thriller edito da Giunti, che ringrazio per la copia e per l'opportunità (insieme alla bravissima Vale de Il colore dei libri, la vera mente dell'evento).
Si tratta del libro di Aimee Molloy, "La madre perfetta", un romanzo attuale e dai risvolti psicologici importanti. In questa tappa, affronteremo il tema del terrore tra le mura domestiche: quando una madre è colpevole? E quando è, invece, innocente?
Buona lettura!


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Si chiamano "May Mothers", perché tutte hanno avuto un figlio nel mese di maggio. Ogni settimana si incontrano in un parco a Brooklyn con carrozzine e biberon al seguito, per scambiarsi consigli e confidenze: Francie, ansiosa e zelante; Colette, dalla vita insopportabilmente perfetta; Nell, manager in carriera incline a qualche drink di troppo; e infine Winnie, sensuale e misteriosa, l'unica madre single del gruppo. Nel tentativo di staccare dalla sfiancante routine, Nell convince Winnie ad affidare per una sera il piccolo Midas a una babysitter di fiducia e a raggiungere le amiche in un locale alla moda. È il 4 luglio, fa un caldo infernale, il pub è affollato e scorrono fiumi di alcol. Ma qualcosa va terribilmente storto. Quando la babysitter chiama piangendo, per le giovani madri è l'inizio di un incubo: il bambino di Winnie è scomparso dalla culla, qualcuno si è introdotto in casa e l'ha rapito. E nel frattempo di Winnie si è persa ogni traccia: si è forse allontanata con quel bel ragazzo che le stava offrendo da bere? O c'è dell'altro dietro il suo strano comportamento? Inizia una corsa contro il tempo per ritrovare il piccolo Midas: 13 giorni in cui tutto viene messo in dubbio e nessuno è immune al sospetto. Perché ogni madre ha i suoi segreti. E ogni donna il suo lato oscuro.


Il tema di questo libro è molto delicato e, a mio avviso, si tratta di un argomento affrontato sempre con troppa leggerezza: come, una neomamma, affronta il periodo difficile del post-partum?
E' una situazione, fisica e mentale, del tutto nuova per la donna: sbalzi ormonali, un neonato dai mille bisogni da gestire e un corpo diverso con cui rapportarsi, possono portare una madre a vivere in un limbo emozionale che può cambiare per sempre la sua personalità.


Fonte: https://formazionecontinuainpsicologia.it/correlazione-tra-vitamina-d-e-depressione-post-partum/

Il mondo si aspetta la mamma perfetta, padrona della situazione e che riesca subito a rientrare in gioco ma non è semplice. Una neo mamma è sottoposta a livelli di stress altissimi e ai giudizi (spesso non richiesti) della società intera! 
Sei 'trasandata', se non riesci subito a tornare in forma; sei 'depressa', se non sprizzi gioia da tutti i pori in ogni istante della giornata; sei una madre 'snaturata' se magari, nonostante la gioia della maternità, non perdi di vista te stessa e la carriera lavorativa.

Fonte: http://www.mammeoggi.it/depressione-post-partum/10207/

Ne "La madre perfetta", troviamo rappresentate tutte le categorie, in maniera molto esaustiva, e questo ci permette di capire che, spesso, quello che vediamo è molto diverso da ciò che realmente accade dietro le mura domestiche.
Ogni volta che sentiamo parlare di incidenti domestici o infanticidi, è facile puntare il dito sulla figura materna. E', invece, difficile soffermarsi sul tutto il contesto e le problematiche che, a mio avviso, costituiscono delle 'attenuanti'.
Perché nessuno sta vicino a queste donne? Perché non c'è la minima traccia di un supporto psicologico, oltre che familiare? Perché è così difficile pensare che la maternità, non sia necessariamente, e per tutte, un evento fantastico e da sogno?

Fonte: https://www.letteradonna.it/it/articoli/mamme/2017/12/05/depressione-post-partum-fumetto/24882/

Come in tutte le cose, credo che ci siano delle zone d'ombra in cui è impossibile giudicare le persone al cento per cento. Quello che mi sento di dire, è dare pareri affrettati sulle mamme e di fare il possibile per rendere la loro vita, e il loro ruolo, più semplice.
Andiamo oltre le apparenze, non emettiamo sentenze senza appello e preoccupiamoci, oltre che del bene del bambino, anche del benessere della sua genitrice.


Se avete curiosità e dubbi sulle May Mothers e questo libro, vi invito a seguire il tour che domani farà tappa sul blog "Il colore dei libri".





Buongiorno cuori librosi,
oggi sul blog vi parlo del romanzo di Barbara Villa, "Palazzamore", edito da Bookabook.
Si tratta di una storia nella storia, fatta di racconti di vita dei vari abitanti di un palazzo milanese.
Buona lettura!



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Un condominio qualunque a Milano abitato da persone normali, le cui vite si sfiorano, si incrociano, si intrecciano, senza sovrapporsi. Ognuno resta infatti al proprio piano, immerso nel proprio quotidiano. Ma la realtà di tutti i giorni non è mai scontata, perché è fatta di sguardi, di emozioni, di cuori che palpitano e proiettano in cielo sogni e dolori. Così il palazzo diventa un luogo che racchiude in sé la vita in tutte le sue sfaccettature. Diventa un luogo dove non si ha paura di esprimere i desideri, rimpianti, segreti, gioie. E ogni piano del condominio regala un'istantanea di vita.


Sono stata subito attratta dalla copertina e dal titolo di questo romanzo. La trama, poi, mi ha incuriosito ancora di più e ho divorato l'esiguo numero di pagine nel giro di un paio d'ore scarse. In questo libro ho incontrato moltissimi personaggi, dalle personalità e dalle storie più svariate.
Ognuno di loro, oltre alla propria vicenda da raccontare, ha un messaggio che arriva dritto al cuore del lettore. Amore, fedeltà, amicizia, problemi lavorativi e sentimentali fanno da cornice alla vita di cittadini qualunque che, una volta chiusa la porta di casa, si ritrovano a fare i conti con sé stessi.

Ci sono state storie che mi hanno colpito più di altre, come quella della portinaia o di una madre single che incontra un angelo custode che le darà un nuovo punto di vista sulla vita. Barbara Villa è riuscita nell'impresa di rendere interessante la normalità, tematiche quotidiane in cui molti lettori riusciranno di sicuro ad identificarsi. Non ci sono vicende irreali ed esagerate, ma solo storie 'normali', con personaggi assolutamente veri e reali con i quali è facile entrare in empatia.

Meno tre, due, uno. Auguri.
Tutti si baciano e si augurano il meglio, si sentono botti in lontananza e intanto è tornata la luce. Ballano, cantano e non pensano più a niente. Io li guardo per un po' e poi mi appisolo appesa ai loro sogni. Perché le storie finiscono, ma l'amore non finisce mai.

Circa centoventi pagine di mini storie che vi conquisteranno grazie ad una scrittura fluida e una prosa coinvolgente. Ideale per farvi compagnia dopo una lunga giornata di lavoro/studio. La linea comune di 'Palazzamore'? L'amore, per l'appunto. L'amore, che nelle sue varie accezioni, riesce a risolvere moltissime situazioni critiche e problematiche. Lasciatevi conquistare da questo carinissimo concentrato di quotidianità, sono certa che lo apprezzerete.


Buongiorno lettori e buon inizio settimana.
Oggi, sul blog, vi parlo del nuovo romanzo di Silvia Zucca, autrice che avevo già avuto modo di apprezzare con il libro esilarante, Guida astrologica per cuori infranti. Si tratta di una storia più matura e con toni decisamente diversi rispetto al primo romanzo, ma l'ho trovato ugualmente bello e, soprattutto, molto emozionante.
Buona lettura!


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Alberto, il padre di Miranda, è scomparso. Da dodici anni lei non ha contatti con la famiglia e quella notizia è come un fulmine in un cielo che si è sempre rifiutata di guardare e che, adesso, la chiama a sé con prepotenza. Così, frugando tra le carte del padre, trova una lettera datata 18 novembre 1944: è una lettera d'amore destinata alla nonna, Gemma. Ma chi è l'uomo che promette a Gemma di tornare da lei e da Alberto? Possibile che quel mistero sia collegato all'improvvisa scomparsa del padre? C'è solo un modo per scoprirlo: andare a Sant'Egidio dei Gelsi, il paese in cui lui e Gemma si erano rifugiati durante la guerra. E, sotto il cielo idilliaco della campagna piemontese, Miranda raccoglierà i frammenti di una storia solo apparentemente dimenticata; la storia di un ragazzino senza padre, costretto a crescere troppo in fretta, e di una donna obbligata a prendere una decisione terribile, che segnerà la sua vita per sempre. Una storia che la condurrà infine da Alberto, ma che soprattutto le permetterà di alzare gli occhi e capire che il futuro – il cielo dopo di noi – si rasserena solo se si ha il coraggio di cancellare le nubi del passato e di aprirsi all’amore.

Come vi ho accennato qualche rigo sopra, nel libro troverete poco e niente dell'autrice spumeggiante e briosa di 'Guida astrologica per cuori infranti' ma, devo dire, che ho apprezzato moltissimo anche la versione più 'adulta', seria e matura di Silvia Zucca. Questo romanzo è una storia profonda e toccante, una storia a cavallo tra passato e presente in cui ogni singolo protagonista lotta contro se stesso, i propri ricordi e la propria coscienza. Alberto e Miranda, padre e figlia, sono i personaggi principali di una vicenda che si rivela molto più complessa di quanto possa sembrare ad una prima occhiata. Miranda non ha più rapporti, né con lui né con la sua famiglia, da anni ma quando suo padre scompare non può proprio tirarsi indietro. Un misto di curiosità e un ritrovato affetto per il genitore, la spingono a buttarsi a capofitto nella ricerca in un paesaggio idilliaco rappresentato dal paesino, Sant'Egidio dei Gelsi. Qui, ogni angolo è intriso di storia e di racconti sussurrati che ancora serpeggiano tra gli abitanti del paese. Lo spettro della guerra torna ancora a tormentare tutti loro, in particolare Alberto deciso a far luce su alcuni ricordi e un segreto sepolto nel passato. 

Alzò il viso verso il cielo. 
Quant'è facile, penso.
Quant'è facile che le cose si rompano, anche quelle che sembrano più solide, come l'amore di un padre. Alle volte basta un soffio, un gesto sbadato, del quale non hai considerato le conseguenze.
E' così che è successo tra noi, come per quei vasi che urti col gomito e prima che te ne accorga finiscono in mille pezzi sul pavimento.

Tra le valli piemontesi prende vita una storia intensa e dolorosa, una storia di scelte e segreti che non vogliono più restare nascosti, si cerca un riscatto o un perdono per gli errori commessi. Contemporaneamente, si ricuciono rapporti e se ne creano di nuovi in un meraviglioso viaggio nella storia e nei sentimenti. L'autrice intesse una trama eccezionale capace di catturare il lettore con una storia semplice ma, allo stesso tempo, ricca di significato. Ho apprezzato ogni singola pagina del libro, che ho divorato nel giro di una soleggiata mattinata, l'autrice ha una scrittura molto evocativa e dettagliata. Mi ha completamente coinvolta nella sua storia, sono entrata in sintonia con i personaggi e con l'ambientazione. Ho adorato lo stile elegante e ricercato di Silvia Zucca e ho adorato la vicenda e tutti i suoi protagonisti, chi più chi meno. C'è spazio per una miriade di emozioni differenti ma vi assicuro che merita un'occasione. Consigliato a tutti coloro che amano i romanzi familiari intrisi di storia e sentimenti, lo apprezzerete senz'altro.


Buongiorno lettori,
oggi vi parlo di un'altra lettura edita da Fandango Libri, "La casa dei naufraghi", di Guillermo Rosales, uno dei pochi romanzi considerati 'classici' della letteratura cubana.
Buona lettura!


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"Sono scappato dall'isola e da tutto ciò che le appartiene. Non sono un esiliato politico. Sono un esiliato totale." William Figueras è un uomo in fuga. Dalla cultura, dalla musica, dalla letteratura, dalla televisione, dalla storia e dalla filosofia di Cuba. È arrivato a Miami con in tasca nient'altro che le edizioni rilegate dei Romantici inglesi e l'illusione, coltivata al buio della sua mente, che nella Grande America riuscirà a scrivere senza paura delle persecuzioni. Ma William è malato di nervi e dopo il confino le voci che sente rimbombano forte nella testa. Talmente tanto che la zia che lo ospita deve arrendersi: "Non si poteva fare di più, lui avrebbe capito". La casa in cui viene deportato è una clinica ai limiti della realtà, un rifugio disumano dalle atmosfere asfissianti in cui i matti sono vittime condannate a una quotidianità primitiva. Non c'è salvezza, via di scampo, anche se la libertà urla al di là di quelle porte. Un giorno la pallida Francis arriva tra gli Idioti e con lei il ricordo in carne e ossa dell'amore. La speranza scioglierà per poco il gelo di quell'ultimo passaggio nella casa, e la vita riprenderà a scorrere come non aveva mai fatto prima.

Il romanzo di Guillermo Rosales è una brutale denuncia autobiografica sul sistema in cui finiscono i cubani che tentano di fuggire dalla loro terra. Al di là dei muri, del filo spinato e delle notizie rosicchiate qui e là e sapientemente montate dai media, c'è una situazione grave e tremenda in cui si ritrovano invischiati poveri innocenti alla ricerca della libertà e di una vita migliore. Tra loro c'è lo scrittore William Figueras, considerato folle, oltre che clandestino. Per le persone come lui, quelle ai margini della società, non c'è speranza. La macchina burocratica le ingloba e le distrugge tra un protocollo e una struttura fatiscente.

La casa dei naufraghi è l'ultima spiaggia di uomini e donne disperati, non un porto sicuro per i sopravvissuti. Se c'è una cosa che non manca, in questo libro, è un realismo disarmante che non lascia spazio all'immaginazione ma che regala dei flash molto vividi della situazione e, vi assicuro, che non si tratta di luoghi bucolici. L'unica, timida, luce in questo inferno sulla terra, è il rapporto umano tra i malcapitati di turno: amore e amicizia sono gli unici valori concessi e che riescono a nobilitare l'esistenza di questi poveri disperati. Un plauso speciale alla capacità brillante, seppur molto cupa e negativa, con la quale l'autore è riuscito ad elaborare la sua opera.
Nella sua brevità, Guillermo Rosales, si assicura di lanciare il suo messaggio in maniera forte e chiara. E' evidente l'impronta autobiografica della storia, il libro è una sorta di rivalsa sui torti subiti, uno sfogo per le ingiustizie di cui William e gli altri Idioti sono state vittime. L'uomo sa essere crudele e spietato e, in questo romanzo, non c'è redenzione. La cosa che, forse, ho apprezzato meno è proprio la negatività che regna sovrana nella storia. Sono pagine opprimenti, a tratti, che non hanno altro scopo se non quello di denunciare una situazione umanamente insostenibile. Non è una lettura da affrontare a cuor leggero e, di sicuro, non è adatta a tutti. 


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