Buongiorno cuori librosi,
oggi sul blog vi parlo del romanzo di Barbara Villa, "Palazzamore", edito da Bookabook.
Si tratta di una storia nella storia, fatta di racconti di vita dei vari abitanti di un palazzo milanese.
Buona lettura!



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Un condominio qualunque a Milano abitato da persone normali, le cui vite si sfiorano, si incrociano, si intrecciano, senza sovrapporsi. Ognuno resta infatti al proprio piano, immerso nel proprio quotidiano. Ma la realtà di tutti i giorni non è mai scontata, perché è fatta di sguardi, di emozioni, di cuori che palpitano e proiettano in cielo sogni e dolori. Così il palazzo diventa un luogo che racchiude in sé la vita in tutte le sue sfaccettature. Diventa un luogo dove non si ha paura di esprimere i desideri, rimpianti, segreti, gioie. E ogni piano del condominio regala un'istantanea di vita.


Sono stata subito attratta dalla copertina e dal titolo di questo romanzo. La trama, poi, mi ha incuriosito ancora di più e ho divorato l'esiguo numero di pagine nel giro di un paio d'ore scarse. In questo libro ho incontrato moltissimi personaggi, dalle personalità e dalle storie più svariate.
Ognuno di loro, oltre alla propria vicenda da raccontare, ha un messaggio che arriva dritto al cuore del lettore. Amore, fedeltà, amicizia, problemi lavorativi e sentimentali fanno da cornice alla vita di cittadini qualunque che, una volta chiusa la porta di casa, si ritrovano a fare i conti con sé stessi.

Ci sono state storie che mi hanno colpito più di altre, come quella della portinaia o di una madre single che incontra un angelo custode che le darà un nuovo punto di vista sulla vita. Barbara Villa è riuscita nell'impresa di rendere interessante la normalità, tematiche quotidiane in cui molti lettori riusciranno di sicuro ad identificarsi. Non ci sono vicende irreali ed esagerate, ma solo storie 'normali', con personaggi assolutamente veri e reali con i quali è facile entrare in empatia.

Meno tre, due, uno. Auguri.
Tutti si baciano e si augurano il meglio, si sentono botti in lontananza e intanto è tornata la luce. Ballano, cantano e non pensano più a niente. Io li guardo per un po' e poi mi appisolo appesa ai loro sogni. Perché le storie finiscono, ma l'amore non finisce mai.

Circa centoventi pagine di mini storie che vi conquisteranno grazie ad una scrittura fluida e una prosa coinvolgente. Ideale per farvi compagnia dopo una lunga giornata di lavoro/studio. La linea comune di 'Palazzamore'? L'amore, per l'appunto. L'amore, che nelle sue varie accezioni, riesce a risolvere moltissime situazioni critiche e problematiche. Lasciatevi conquistare da questo carinissimo concentrato di quotidianità, sono certa che lo apprezzerete.


Buongiorno lettori e buon inizio settimana.
Oggi, sul blog, vi parlo del nuovo romanzo di Silvia Zucca, autrice che avevo già avuto modo di apprezzare con il libro esilarante, Guida astrologica per cuori infranti. Si tratta di una storia più matura e con toni decisamente diversi rispetto al primo romanzo, ma l'ho trovato ugualmente bello e, soprattutto, molto emozionante.
Buona lettura!


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Alberto, il padre di Miranda, è scomparso. Da dodici anni lei non ha contatti con la famiglia e quella notizia è come un fulmine in un cielo che si è sempre rifiutata di guardare e che, adesso, la chiama a sé con prepotenza. Così, frugando tra le carte del padre, trova una lettera datata 18 novembre 1944: è una lettera d'amore destinata alla nonna, Gemma. Ma chi è l'uomo che promette a Gemma di tornare da lei e da Alberto? Possibile che quel mistero sia collegato all'improvvisa scomparsa del padre? C'è solo un modo per scoprirlo: andare a Sant'Egidio dei Gelsi, il paese in cui lui e Gemma si erano rifugiati durante la guerra. E, sotto il cielo idilliaco della campagna piemontese, Miranda raccoglierà i frammenti di una storia solo apparentemente dimenticata; la storia di un ragazzino senza padre, costretto a crescere troppo in fretta, e di una donna obbligata a prendere una decisione terribile, che segnerà la sua vita per sempre. Una storia che la condurrà infine da Alberto, ma che soprattutto le permetterà di alzare gli occhi e capire che il futuro – il cielo dopo di noi – si rasserena solo se si ha il coraggio di cancellare le nubi del passato e di aprirsi all’amore.

Come vi ho accennato qualche rigo sopra, nel libro troverete poco e niente dell'autrice spumeggiante e briosa di 'Guida astrologica per cuori infranti' ma, devo dire, che ho apprezzato moltissimo anche la versione più 'adulta', seria e matura di Silvia Zucca. Questo romanzo è una storia profonda e toccante, una storia a cavallo tra passato e presente in cui ogni singolo protagonista lotta contro se stesso, i propri ricordi e la propria coscienza. Alberto e Miranda, padre e figlia, sono i personaggi principali di una vicenda che si rivela molto più complessa di quanto possa sembrare ad una prima occhiata. Miranda non ha più rapporti, né con lui né con la sua famiglia, da anni ma quando suo padre scompare non può proprio tirarsi indietro. Un misto di curiosità e un ritrovato affetto per il genitore, la spingono a buttarsi a capofitto nella ricerca in un paesaggio idilliaco rappresentato dal paesino, Sant'Egidio dei Gelsi. Qui, ogni angolo è intriso di storia e di racconti sussurrati che ancora serpeggiano tra gli abitanti del paese. Lo spettro della guerra torna ancora a tormentare tutti loro, in particolare Alberto deciso a far luce su alcuni ricordi e un segreto sepolto nel passato. 

Alzò il viso verso il cielo. 
Quant'è facile, penso.
Quant'è facile che le cose si rompano, anche quelle che sembrano più solide, come l'amore di un padre. Alle volte basta un soffio, un gesto sbadato, del quale non hai considerato le conseguenze.
E' così che è successo tra noi, come per quei vasi che urti col gomito e prima che te ne accorga finiscono in mille pezzi sul pavimento.

Tra le valli piemontesi prende vita una storia intensa e dolorosa, una storia di scelte e segreti che non vogliono più restare nascosti, si cerca un riscatto o un perdono per gli errori commessi. Contemporaneamente, si ricuciono rapporti e se ne creano di nuovi in un meraviglioso viaggio nella storia e nei sentimenti. L'autrice intesse una trama eccezionale capace di catturare il lettore con una storia semplice ma, allo stesso tempo, ricca di significato. Ho apprezzato ogni singola pagina del libro, che ho divorato nel giro di una soleggiata mattinata, l'autrice ha una scrittura molto evocativa e dettagliata. Mi ha completamente coinvolta nella sua storia, sono entrata in sintonia con i personaggi e con l'ambientazione. Ho adorato lo stile elegante e ricercato di Silvia Zucca e ho adorato la vicenda e tutti i suoi protagonisti, chi più chi meno. C'è spazio per una miriade di emozioni differenti ma vi assicuro che merita un'occasione. Consigliato a tutti coloro che amano i romanzi familiari intrisi di storia e sentimenti, lo apprezzerete senz'altro.


Buongiorno lettori,
oggi vi parlo di un'altra lettura edita da Fandango Libri, "La casa dei naufraghi", di Guillermo Rosales, uno dei pochi romanzi considerati 'classici' della letteratura cubana.
Buona lettura!


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"Sono scappato dall'isola e da tutto ciò che le appartiene. Non sono un esiliato politico. Sono un esiliato totale." William Figueras è un uomo in fuga. Dalla cultura, dalla musica, dalla letteratura, dalla televisione, dalla storia e dalla filosofia di Cuba. È arrivato a Miami con in tasca nient'altro che le edizioni rilegate dei Romantici inglesi e l'illusione, coltivata al buio della sua mente, che nella Grande America riuscirà a scrivere senza paura delle persecuzioni. Ma William è malato di nervi e dopo il confino le voci che sente rimbombano forte nella testa. Talmente tanto che la zia che lo ospita deve arrendersi: "Non si poteva fare di più, lui avrebbe capito". La casa in cui viene deportato è una clinica ai limiti della realtà, un rifugio disumano dalle atmosfere asfissianti in cui i matti sono vittime condannate a una quotidianità primitiva. Non c'è salvezza, via di scampo, anche se la libertà urla al di là di quelle porte. Un giorno la pallida Francis arriva tra gli Idioti e con lei il ricordo in carne e ossa dell'amore. La speranza scioglierà per poco il gelo di quell'ultimo passaggio nella casa, e la vita riprenderà a scorrere come non aveva mai fatto prima.

Il romanzo di Guillermo Rosales è una brutale denuncia autobiografica sul sistema in cui finiscono i cubani che tentano di fuggire dalla loro terra. Al di là dei muri, del filo spinato e delle notizie rosicchiate qui e là e sapientemente montate dai media, c'è una situazione grave e tremenda in cui si ritrovano invischiati poveri innocenti alla ricerca della libertà e di una vita migliore. Tra loro c'è lo scrittore William Figueras, considerato folle, oltre che clandestino. Per le persone come lui, quelle ai margini della società, non c'è speranza. La macchina burocratica le ingloba e le distrugge tra un protocollo e una struttura fatiscente.

La casa dei naufraghi è l'ultima spiaggia di uomini e donne disperati, non un porto sicuro per i sopravvissuti. Se c'è una cosa che non manca, in questo libro, è un realismo disarmante che non lascia spazio all'immaginazione ma che regala dei flash molto vividi della situazione e, vi assicuro, che non si tratta di luoghi bucolici. L'unica, timida, luce in questo inferno sulla terra, è il rapporto umano tra i malcapitati di turno: amore e amicizia sono gli unici valori concessi e che riescono a nobilitare l'esistenza di questi poveri disperati. Un plauso speciale alla capacità brillante, seppur molto cupa e negativa, con la quale l'autore è riuscito ad elaborare la sua opera.
Nella sua brevità, Guillermo Rosales, si assicura di lanciare il suo messaggio in maniera forte e chiara. E' evidente l'impronta autobiografica della storia, il libro è una sorta di rivalsa sui torti subiti, uno sfogo per le ingiustizie di cui William e gli altri Idioti sono state vittime. L'uomo sa essere crudele e spietato e, in questo romanzo, non c'è redenzione. La cosa che, forse, ho apprezzato meno è proprio la negatività che regna sovrana nella storia. Sono pagine opprimenti, a tratti, che non hanno altro scopo se non quello di denunciare una situazione umanamente insostenibile. Non è una lettura da affrontare a cuor leggero e, di sicuro, non è adatta a tutti. 


Buongiorno cuori librosi e buon sabato!
Oggi voglio parlarvi di una storia che mi ha spezzato il cuore e che, ancora, faccio fatica a digerire.
Si tratta del romanzo di Philippe Forest, edito da Fandango Libri, "Tutti i bambini tranne uno".
Buona lettura!


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"Il lungo anno in cui morì nostra figlia fu il più bello della mia vita." Una frase così, la può dire solo un padre: un padre sfacciatamente innamorato, arrogante, disperato, esibizionista, inerme, sarcastico, corazzato di tutta l'eloquenza della lingua francese. Philippe Forest ci racconta la vita e la morte di Pauline dal primo all'ultimo giorno. Pauline è una bambina di tre anni che ha un lieve dolore al braccio sinistro. Il pediatra, un po' preoccupato, le prescrive una serie di analisi. Si tratta di un cancro rarissimo che si diffonde rapidamente e le fa gonfiare l'arto. I genitori, Alice e Philippe, seguono costernati l'ingranaggio clinico. Dopata di morfina, la bimba subirà un'operazione... è un successo di breve durata, la "pallina" torna e con essa il dolore. Dopo il calvario di più ospedalizzazioni risulta che il male ha raggiunto un polmone. Una seconda operazione riesce, ancora una volta, a sopprimere il tumore e tuttavia "il cancro era come una fiamma che correva su un grande foglio di carta". Si estende all'altro polmone, impedisce alla bimba di respirare. Stavolta è veramente la fine, è soltanto una questione di ore, di minuti. I genitori assistono alla morte della loro unica figlia. Questa la trama, fredda, spietata. Philippe Forest non lo è. Con una scrittura vibrante e poetica racconta le giornate di vacanza con Pauline, i suoi giocattoli preferiti, le fiabe condivise, la pazienza e il coraggio di quella creatura, la sua maturità di fronte al dolore e all'impensabile. Intreccia e fonde questa storia con la storia della letteratura, lascia che venga sbranata dalla letteratura proprio perché ha imparato che i corpi amati scompaiono, mentre le parole che verranno fabbricate dopo la morte non salvano e non abbelliscono nulla.

Quando mi è stata proposta la lettura di questo libro, ho analizzato la proposta come faccio sempre: ho guardato la copertina, che ho trovato coloratissima ed originale; ho apprezzato il titolo e quando sono arrivata alla trama il mio cuore ha perso un battito. Ho passato circa una mezz'ora a ragionare sulla vicenda e su quanto sarebbe stata ipoteticamente, e tremendamente, devastante per me. Sapete che sono sensibilissima su storie del genere e, nonostante la paura, ho voluto concedere un'occasione alla storia di Philippe Forest. Il libro mi ha preso da subito, frase dopo frase sono entrata in sintonia con l'autore e con il suo modo particolare di raccontare la malattia, il dolore, la sofferenza e, persino, la morte. Le sue parole sono una tenera carezza ma ugualmente devastanti da leggere.

Ci sono cose impossibili da accettare, la malattia della piccola Pauline ne è l'esempio. Come si può superare una diagnosi di morte certa su una bambina così piccola? Come si può sperare in ogni terapia e studio, nonostante le continue delusioni e i limiti evidenti della scienza? Alcuni passaggi della storia vengono raccontati i maniera molto diretta e schietta, perché non c'è poesia nel dolore e nella morte. Non c'è una metafora consolatoria o una valvola di sfogo per superare una sofferenza così grande e devastante. Ho amato ogni protagonista del libro, Philippe e Alice hanno tutta la mia ammirazione; Pauline ha il mio cuore e ringrazio suo padre per averla donata a noi lettori, con il suo carattere allegro e, comunque, spensierato e molto maturo.

I libri belli, quelli che ti restano nel cuore, sono i libri che donano un'emozione. Questa storia mi ha fatto riflettere su una serie di tematiche e problemi che rendono futili tutte le nostre beghe quotidiane. Finché c'è vita, c'è speranza e non potrebbe esserci una verità più oggettiva. La vita è un dono e va vissuta a pieno, indipendentemente dalle sfide che ci ritroviamo ad affrontare ogni giorno. 
Forest ci ha regalato una testimonianza dal valore inestimabile: in queste righe troverete amore, rabbia, dolore e speranza. Troverete un uomo, e un padre, straordinario che non ringrazierò mai abbastanza per aver messo nero su bianco la storia di Pauline. "Tutti i bambini tranne uno", è la tragica storia di una famiglia comune, alle prese con un nemico imbattibile. Non è una lettura adatta a tutti ma vi assicuro che vi riempirà ogni angolo del cuore.
Promossa a pieni voti!


Buongiorno lettori,
ho il piacere di parlarvi del nuovo romanzo di Angela Marsons in uscita, oggi, per Newton Compton.
Buona lettura!


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Il laboratorio di Westerley non è un posto per i deboli di cuore. Si tratta di una struttura che studia i cadaveri in decomposizione. Ma quando la detective Kim Stone e la sua squadra scoprono proprio lì il corpo ancora fresco di una giovane donna, diventa chiaro che un assassino ha scoperto il posto perfetto per coprire i suoi delitti. Quanti dei corpi arrivati al laboratorio sono sue vittime? Mentre i sospetti di Kim si fanno inquietanti, una seconda ragazza viene aggredita e il suo corpo è ritrovato con la bocca riempita di terra. Non c'è più alcun dubbio: c'è un serial killer che va fermato prima possibile, o altre persone saranno uccise. Ma chi sarà la prossima vittima? Appena Tracy Frost, giornalista della zona, scompare improvvisamente, le ricerche si fanno frenetiche. Kim sa bene che la vita della donna è in grave pericolo e intende setacciarne il passato per trovare la chiave che la condurrà all'assassino. Riuscirà a decifrare i segreti di una mente contorta e spietata, pronta a uccidere ancora?

La carriera di Kim Stone è inarrestabile: il coraggio e un intuito fuori dal comune fanno di lei un detective coi fiocchi, nonostante un temperamento irascibile e poco incline a rispettare le regole. Il nuovo caso in cui viene coinvolta la sua squadra ha dell'incredibile: un pericoloso assassino prende di mira delle donne e, dopo averle uccise brutalmente, le abbandona in un luogo molto particolare, una fabbrica di corpi. Avete capito bene, a Westerley c'è un grazioso laboratorio in cui si trovano centinaia di corpi donati alla scienza per studiare i vari stadi della decomposizione. Personalmente, ho adorato quest'ambientazione e l'ho trovata a dir poco perfetta per l'indagine di Kim Stone.

In questo romanzo, si parla poco e niente della vita privata della detective, mentre si lascia molto spazio a quella delle vittime e alle personalità degli altri personaggi. Il bello delle indagini di Kim Stone è che sono sempre torbide e complesse: la verità sembra a portata di mano, i sospettati sono molti ma non ci sono abbastanza prove per inchiodare il killer. I retroscena dietro la mente del killer sono, a dir poco, pazzeschi: è bellissimo vedere l'enorme puzzle prendere forma sotto i nostri occhi. 

La trama è costruita perfettamente, ho visto finalmente la stessa Marsons di 'Urla nel silenzio' e ho adorato ogni singola pagina della storia. L'indagine è avvincente e concreta, l'elemento romanzato è quasi inesistente. La bravura dell'autrice sta proprio nel saper dirigere alla perfezione un'indagine di polizia senza sfociare nell'assurdo. Ho apprezzato ogni sfumatura del libro e l'ho divorato nel giro di una giornata. Lo stile di Angela Marsons è accurato e scorrevole, il ritmo è incalzante e coinvolgente; il finale è mozzafiato. Come tutti gli altri libri dell'autrice, è una vera chicca nell'ambito dei thriller. 
Assolutamente consigliato!


Gli altri libri:

- Urla nel silenzio: recensione

- Il gioco del male: recensione

- La ragazza del scomparsa: recensione


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