mercoledì 14 febbraio 2018

Recensione "Il tatuatore di Auschwitz" di Heather Morris

Buongiorno lettori,
nel giorno più romantico dell'anno ho deciso di parlarvi di una storia particolare in cui molte forme di amore si intrecciano insieme sfidando la paura, il dolore e la morte stessa.
Si tratta de "Il tatuatore di Auschwitz", di Heather Morris, ed è un libro che mi rimarrà per sempre impresso nel cuore.
Buona lettura!


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Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento in poi sarà solo una sequenza inanimata di numeri tatuata sul braccio. Ad Auschwitz Lale, ebreo come loro, è l'artefice di quell'orrendo compito. Lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo. Quel giorno però Lale alza lo sguardo un solo istante. Ed è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non può più dimenticare. Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito. La ragazza racconta poco di sè, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno il passato. Eppure sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Ma dove sono rinchiusi non c'è posto per l'amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l'amore è un sogno ormai dimenticato. Non per Lale e Gita che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino vuole separarli nella gola rimangono strozzate quelle parole che hanno solo potuto sussurrare. Parole di un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle dire di nuovo. Dovranno crederci davvero per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.

Questo romanzo, tratto da una storia vera, è la dimostrazione che l'amore può compiere miracoli ed è in grado di sbocciare anche nelle situazioni più inconsuete e impensabili.
Lale è un personaggio e un uomo straordinario, la sua forza d'animo non vacilla nemmeno nei momenti più bui della sua permanenza ad Auschwitz. L'autrice ha ricostruito perfettamente le atmosfere cupe e terribili dei campi e lo ha fatto in maniera molto diretta e con pochi filtri.
Gita è l'oggetto dell'amore di Lale: è bastato uno sguardo e un lieve contatto per unirli in una storia d'amore unica, in grado di sfidare la paura e la crudeltà più grande che si possa immaginare.
Se dovessi definire Lale con una parola sarebbe, senza dubbio, EROE.
A suo rischio e pericolo. ha aiutato centinaia di prigionieri rendendo la prigionia ad Auschwitz , meno opprimente.

Non esiste luogo
in cui l'amore non possa vincere.

Mi sono piaciuti anche i vari personaggi secondari che sono stati assolutamente fondamentali per salvaguardare la vita di Lale e la sua missione di salvataggio disperata.
La prosa dell'autrice è molto delicata e accurata, non è facile trattare alcune tematiche in maniera neutra, obiettiva e dando il giusto significato ad una vicenda così seria e importante.
Ho provato una miriade di sensazioni ed emozioni diverse leggendo questo romanzo. Alcune pagine sono state dolorose, altre romantiche, per quanto sia difficile riuscire ad immaginare un qualcosa di dolce e tenero in un ambiente simile.
E' stato bello vedere anche il seguito di una storia che sembrava impossibile, è stato bello leggere la postfazione del figlio di Lale e Gita e le parole, colme d'emozione, dell'autrice.
Ho deciso di proporvi questo romanzo per San Valentino perché penso che ci sia più amore in questa storia che in molti libri rosa in circolazione.
Vi consiglio di regalarvi "Il tatuatore di Auschwitz" che promuovo a pieni voti.





martedì 13 febbraio 2018

Recensione "Davanti agli occhi" di Roberto Emanuelli

Buongiorno cuori librosi,
in questa settimana super romantica non posso non parlarvi di "Davanti agli occhi", il nuovo libro di Roberto Emanuelli, edito da Rizzoli.
Il libro è uscito da pochissimo ma è già ai vertici delle classifiche, personalmente l'ho trovato molto, molto carino e non vedo l'ora di raccontarvelo!


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Succede e basta. Senza sapere perché, senza sapere quando. È una frazione di secondo, come quando inizia a piovere o a nevicare. Le cose belle si presentano così, all'improvviso. Basta un attimo, uno solo, ed ecco che la vita ti travolge, anche se ormai non ci credevi più. Come Luca, che a trent'anni ha già fatto un voltafaccia a se stesso rinunciando al sogno di diventare scrittore per inseguire soldi e successo: ora le giornate gli sembrano tutte uguali, note di una melodia suonata senza passione. Chiuso nel suo ufficio da broker, sente di aver nascosto la parte più importante di sé, quella che non ha paura di ascoltare il cuore. Ma come puoi ascoltare il cuore se non gli permetti di tirar fuori la voce? Come puoi inseguire i sogni, se non sai più riconoscerli? È proprio in questi momenti, quando tutto sembra perduto, che ci capitano le cose migliori. E appena incontra Mary, Luca non ha dubbi: lei è la sua cosa migliore. Bellissima, irraggiungibile, inafferrabile come il colore dei suoi occhi, Mary richiede impegno per essere conquistata, perché è questo che fanno i veri tesori. Adesso, finalmente, Luca sa cosa vuole: vuole mettersi in gioco, vuole sbagliare, lasciare che le emozioni lo investano come un treno in corsa. Vuole innamorarsi. Vuole Mary. Perché rinnegare la propria natura non è mai una buona idea. E non è mai troppo tardi per ballare al ritmo del cuore.

Non conoscevo l'autore ma sono rimasta subito incantata dalla deliziosa copertina e dalla frase 'Siamo solo per pochi'. Luca, il protagonista del romanzo, fa sua questa grande verità e si convince di aver trovato la donna della sua vita quando conosce la sfuggente Mary, una donna misteriosa e inafferrabile. Ho amato tantissimo Luca, un uomo profondo ed emotivo, un uomo che ha perso se stesso per inseguire i sogni di un mondo che lo ha deluso sotto più aspetti, privandolo della cosa migliore di lui, il suo animo sognatore.
Ho adorato ogni singola riga del libro, ogni parola, ogni emozione. 
La missione di Luca, che si lancia anima e corpo alla conquista di Mary, è un viaggio interessante attraverso riflessioni e sentimenti, si tratta di concetti semplici ma profondi. Il diario di una vita scorre davanti ai nostri occhi alternando momenti ironici ad altri più seri. 
L'autore costruisce molto bene i suoi personaggi, caratterizzandoli al meglio soprattutto a livello psicologico. Mi è piaciuta molto anche la breve parentesi epistolare presente all'interno del filone principale della storia, è stato un ottimo diversivo dal monologo di Luca.
La prosa dell'autore è molto semplice, ma regala immagini e parole in cui è facile rispecchiarsi e ritrovarsi. Avrei sottolineato tutto il libro perché molti sono i passaggi importanti, le frasi da leggere e rileggere quando ci si sente giù, quando ci si sente sbagliati, quando sembra che tutto sia contro di noi. Luca ci insegna che non importa quanto i nostri sogni e le nostre convinzioni siano impossibili o difficili da raggiungere, bisogna lottare per raggiungere i nostri obiettivi sempre e comunque.
Mi è piaciuto moltissimo l'epilogo, degna conclusione di questa magnifica storia.
Sono rimasta piacevolmente stupita dall'autore e dal racconto dolce, simpatico e appassionante che mi ha regalato. Ho fatto mio il suo motto e non posso che consigliarvi la lettura di questo libro.
Sono certa che vi conquisterà!



lunedì 12 febbraio 2018

Recensione "La ragazza delle perle" di Lucinda Riley

Buongiorno lettori,
iniziamo la settimana con la recensione de "La ragazza delle perle", il nuovo e bellissimo capitolo della serie de "Le sette sorelle", di Lucinda Riley. Siamo arrivati al quarto capitolo in cui conosciamo meglio CeCe, forse la più anonima tra le sorelle... finora.
Buona lettura!


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Da quando Star ha trovato la sua vera famiglia e un nuovo amore, CeCe si sente sola, vulnerabile e inadeguata. Ha ormai perso tutto: il rapporto speciale che aveva con la sorella, e anche l'ispirazione per i suoi quadri. In fuga da una vita in cui non si riconosce più, si ritrova in volo per l'Australia, sulle tracce che il padre le ha lasciato prima di morire: una foto in bianco e nero e il nome di una donna sconosciuta. Ma quello che doveva essere lo scalo di una notte a Bangkok si trasforma nella prima tappa di un viaggio eccitante e avventuroso. Sulle meravigliose spiagge di Krabi, CeCe incontra Ace, un giovane affascinante, solitario e alquanto misterioso. Tra un bagno nelle acque cristalline e una cena romantica, Ace l'aiuta a scoprire la storia della sua antenata Kitty McBride, donna forte e coraggiosa, emigrata in Australia agli inizi del Novecento: sulla scia fatale di una rarissima perla rosata, Kitty si ritrova divisa tra l'amore di due fratelli rivali, e al centro delle trame di una famiglia che possiede un vero e proprio impero... Quando infine CeCe arriva nel caldo feroce del deserto australiano, la sua creatività si risveglia all'improvviso: forse questo continente immenso e selvaggio è davvero casa.

Sono arrivata al quarto capitolo di una serie geniale ed emozionante. Sinceramente non sapevo cosa aspettarmi dalla storia di CeCe, la sorella che mi incuriosiva meno e che, anzi, ritenevo anche un tantino antipatica. La magia di Lucinda Riley ha fatto effetto anche questa volta perché mi sono perdutamente innamorata dell'Australia e del personaggio di Celaeno. 
CeCe ha una personalità profondamente insicura e particolare, sta cercando il suo posto nel mondo ora che le sue certezze sono miseramente crollate. Il suo viaggio è, forse, quello più avventuroso rispetto ai tre capitoli precedenti. Ho amato profondamente i paesaggi e le meravigliose ambientazioni che ci ha regalato l'autrice, ogni cosa all'interno del libro è curatissima e non lasciata al caso. CeCe e Kitty sono le protagoniste assolute, legate nel tempo e nello spazio da un passato che si riflette in maniera prepotente sul presente della ragazza. 
L'Australia è la terra delle opportunità ma, allo stesso tempo, è una terra inospitale e spietata. CeCe sente un legame fortissimo con questa terra rossa e con il clima torrido, per la prima volta in vita sua sente di appartenere a qualcosa. La storia di Kitty è avvincente e conquista l'attenzione di Celaeno e del lettore, è quasi impossibile staccarsi dalle pagine.
Ho acquisito qualche informazione in più sul mito de "Le sette sorelle" e ne sono sempre più affascinata. La curiosità su Pa' Salt e il suo disegno immenso dietro le sue sei figlie, cresce sempre di più. Già non vedo l'ora di leggere il prossimo libro.
La prosa della Riley si conferma molto elegante, ricercata e scorrevole. La narrazione, divisa in due tempi, rende la lettura accattivante e coinvolgente. E' una storia piena di magia e di scenari eccezionali. Per qualche giorno ho viaggiato con la mente e ho sognato posti da mille e una notte.
Carinissimo e interessante anche il tema delle perle e della loro produzione. Si nota il grande lavoro di ricerca che c'è dietro l'argomento, è stato interessantissimo da leggere.
Lucinda Riley è una delle poche autrici che riesce a catapultarmi, anima e corpo, all'interno delle sue storie. 'La ragazza delle perle' è l'ennesimo successo della sua geniale penna, un altro tassello di una saga appassionante e originale. E' una lettura che consiglio ad occhi chiusi, così come i libri precedenti. Promossa a pieni voti!



sabato 10 febbraio 2018

[Blogtour] "Night Whispers" di J.D. Greene


Buongiorno lettori,
oggi ho il piacere di ospitare una tappa del tour dedicato a "Night Whispers" di J.D. Greene.
Il romanzo fa parte della serie che ruota attorno al personaggio di Candance Brewer, iniziata con il libro "The dark rose".
Il mio compito sarà quello di parlarvi degli Alfa, una categoria di persone molto particolare alla quale appartengono tutti i protagonisti del libro.
Buona lettura!


Avete presente l’amica bellissima a cui tutto sembra riuscire perfettamente, quella che tutti amano e seguono incondizionatamente? Il capo che vi mette in soggezione, che conduce i suoi affari in modo implacabile, e fareste di tutto per soddisfare?
Queste sono le caratteristiche essenziali di un alfa. Ma c’è molto, molto, di più.
In un’epoca che si perde agli albori della comparsa dell’uomo, gli istinti avevano ancora una forte connotazione animale e i primi gruppi si associavano intorno a dei capi naturali, come avviene tra i lupi in un branco.
I loro tratti più caratteristici erano, e sono rimasti, l’associazione della loro presenza a un colore, riconducibile soprattutto a quello dei metalli (l’acciaio per Lucien e l’oro per Candance, ad esempio) e le sensazioni in cui il loro potere si traduce nelle menti delle persone che plagiano (sempre nel caso di Lucien e Candance, abbiamo rispettivamente il buio/il baratro e la luce intensa, in cui tutto si dissolve).
Riconoscendo questo vantaggio i primi alfa lo hanno consolidato costruendo delle stirpi, che hanno rafforzato accoppiandosi con individui aventi la stessa caratteristica. Non hanno patria, non fanno distinzioni di sesso (ad esempio nella trasmissione del potere alla discendenza), non sono affezionati a un simbolo o a un cognome: il loro unico scopo è quello di perpetrare il dominio e sono consapevoli di quanto tutto il resto non conti nulla, contrariamente a quanto avviene per gli altri esseri umani, le cui lotte in nome di patria, diritti di successione, vessilli e idee loro manipolano con sapienza.
Mentre nel resto degli esseri umani l’istinto animale si è sopito, lasciando solo la capacità di percepire in modo inquietante la presenza di un alfa, loro hanno affinato le proprie capacità di controllo e comando, costruendo degli imperi, privi di contorni geografici definiti, che hanno determinato il corso della storia così come lo conosciamo. Non leggeremo mai i loro nomi in un libro o sui giornali, ma tutte le vicende umane sono piegate ai loro interessi.
Epppure sono degli esseri umani come noi. Per giustificare il dominio dell’uomo sull’uomo, chi subiva le nefaste influenze di un alfa ha inventato figure mitologiche e leggendarie: divinità, elfi, vampiri e via dicendo, sono tutte trascrizioni letterarie dei poteri degli alfa. E loro hanno lasciato che la fantasia coprisse le tracce e confondesse le acque sulle proprie vicende, così come hanno permesso accadesse per quanto riguarda i più antichi circoli massonici, con il loro simbolismo, e le attuali teorie complottistiche sul dominio del mondo.
In Night Whispers scopriremo che, se manca una bibliografia che ne attesti l’esistenza, loro hanno consistenti fonti letterarie nelle cronache che ogni membro di ciascuna famiglia trasmette agli eredi. Diari in cui appuntano ogni trama, ogni piano, ogni vicenda in modo che, chi succederà loro possa portarli a compimento o trarne ispirazione. Sono soprattutto i segreti a permettere loro di esplicare il proprio dominio e di manipolare le proprie vittime.
Diari e cronache sono stati il bottino agognato in ogni guerra tra famiglie di alfa, nel corso dei millenni. Protetti e difesi, quindi, come l’unico, vero, tesoro di famiglia.
In epoche precedenti alla fine del Medio Evo, infatti, le famiglie erano molte di più. Le condizioni createsi con la scoperta delle Americhe, le nuove scoperte geografiche e i progressi scientifici, hanno creato le condizioni perché alcune famiglie avessero il sopravvento sulle altre e le sconfiggessero, attuando nei loro confronti una pulizia etnica che eliminasse ogni potenziale minaccia da parte dei superstiti. Una sorte a cui si potevano sottrarre solo i figli illegittimi, di cui non era conosciuta l’esistenza.
È, ad esempio, quanto avvenuto alla famiglia da cui discende la stessa Candance, i Lumismann: soppressi per merito dell’allora clan Roddrik, antico nome della famiglia Rosebelt, se ne è salvato solo un membro bastardo che ha permesso di continuare la trasmissione del gene attraverso generazioni ignorate dalla storia.
La feroce rincorsa alla supremazia ha portato il progresso scientifico di cui gli uomini hanno beneficiato (lo stesso Lucien possiede strumenti le cui capacità sono oltre quanto può essere considerato all’avanguardia) e alla costruzione degli arsenali che minacciano il pianeta.
Sotto quest’ultimo aspetto, un uomo in particolare ha avuto un peso importante, influenzando il corso del ‘900 in modo significativo: Lucien Rosebelt Sr, il nonno di Lucien e Francis.
Lucien Sr è una figura che ricorrerà, con la sua storia personale, in tutto il corso della saga. Ammirato profondamente dal nipote, che vuole superare col proprio dominio il suo, è stato l’artefice della supremazia dei Rosebelt sulle altre famiglie e la causa principale di quella che passerà alla storia come Guerra Fredda. Cosa c’è dietro l’evento che ha condizionato tutta la seconda metà del secolo e che ancora influenza il nuovo millennio? Una vendetta per amore, la cui storia emergerà in seguito...
Sarà Pierce Rosebelt, il figlio di Lucien Sr e quindi il padre di Lucien e Francis, a scendere a patti con le altre tre famiglie superstiti per far terminare le ostilità, perdendo buona parte del potere che la famiglia Rosebelt aveva conquistato. Questo sarà il motivo per cui Lucien non nutrirà mai grande stima per il proprio padre, colpevole di essersi mostrato debole e non aver perseguito l’egemonia totale.
Il grande disegno di rimanere l’unica famiglia di alfa a dominare il mondo è, comunque, un progetto che comporta una grave conseguenza per tutti loro, tanto che nessuno dei capifamiglia ci si applica con particolare aggressività.
Infatti, il ridursi del numero delle famiglie, e le persecuzioni perpetrate ai danni dei loro membri superstiti, ha ridotto significativamente il numero di individui con il gene dell’alfa. Questo ha comportato una riduzione delle possibilità di accoppiamento al di fuori delle strette cerchie di consanguinei, indebolendo la salute delle famiglie superstiti. Un risvolto emerso in tutta la sua gravità solo nelle ultime generazioni e che ha portato a riconsiderare il valore delle famiglie estinte, di ciò che è sopravvissuto dei loro rami collaterali o dei discendenti dei figli illegittimi, tra cui affiora occasionalmente un alfa puro.
Al primo caso appartiene il matrimonio tra Pierce Rosebelt e la madre di Lucien e Francis, Charléne, che pur non trattandosi di una alfa era una buona candidata al matrimonio con Pierce, perché ritenuta portatrice del gene recessivo con ottime possibilità di successo. La valutazione degli individui più idonei all’accoppiamento è la ragione che ha spinto in avanti la ricerca scientifica sul genoma umano negli ultimi decenni.
Al secondo caso, invece, appartiene Candance. Lei è una alfa pura e, per giunta, dal potere molto intenso, slegata da qualsiasi famiglia: un giocatore libero la cui esistenza interesserà molti sotto questo punto di vista. E sarà molto interessante scoprire a cosa saranno disposte le altre famiglie pur di averla e come questo impegnerà Francis, ma soprattutto Lucien, nel proteggerla dalle mire degli altri capifamiglia.
Un’ultima nota caratteristica degli alfa è il loro circondarsi di una ristretta cerchia di guardie armate. In The Dark Rose abbiamo già conosciuto K e Y, le due guardie del corpo di Lucien. In Night Whispers sarà lui stesso a spiegarci la loro funzione: gli alfa hanno scoperto che il lungo contatto con individui la cui mentalità sia fortemente improntata alla vita militare (tradizionalmente orientata a una ferrea disciplina, alla rigida obbedienza al vertice e a un cameratismo tipico del branco) ne annulla completamente la volontà.
Questi individui saranno sempre disposti a tutto pur di obbedire agli ordini del proprio alfa di riferimento, restando immuni anche alla volontà di altri alfa. Un asservimento completo che perdura nonostante la distanza con il proprio capo e che, quindi, li rende idonei a svolgere le missioni più delicate per suo conto. Missioni che, molto spesso, si rivelano essere mortali e che implicano, di conseguenza, un rapido ricambio di persone in quel ruolo. Per questo motivo, Lucien chiama i suoi due uomini di fiducia K e Y, ostinandosi a ignorarne i veri nomi.


Curiosi di scoprire la storia di Candace, Lucien e Francis?
Non vi resta che regalarvi i libri di questa serie misteriosa e romantica.

Continuate a seguire il tour per saperne di più su "Night Whispers".


venerdì 9 febbraio 2018

Recensione "Nostalgia del sangue" di Dario Correnti

Buon pomeriggio lettori,
mi avete accompagnata tutta la settimana con cinque appuntamenti dedicati al thriller "Nostalgia del sangue", di Dario Correnti. Ora è arrivato il momento di dirvi cosa ne penso e non vedo l'ora di farlo.
Buona lettura!


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Certe mostruosità possono maturare solo in posti così: una provincia del nord Italia, dove soltanto pochi metri separano un gregge di pecore da un centro commerciale con sala slot e fitness, dove la gente abita in villette a schiera con giardino, tavernetta e vetrina con i ninnoli in cristallo, dove riservatezza è il nome che si attribuisce a un'omertà che non ha niente da invidiare a quella dei paesi dove comanda la mafia. Gli stessi luoghi che più di cento anni fa, infestati dalla miseria, dalla denutrizione e dalla pellagra, videro gli spaventosi delitti di Vincenzo Verzeni, il "vampiro di Bottanuco", il primo serial killer italiano, studiato da Lombroso con la minuzia farneticante che caratterizzava la scienza di fine Ottocento e aggiungeva orrore all'orrore. Il serial killer che sembra citare il modus operandi di quel primo assassino non è però un giovane campagnolo con avi "cretinosi", è una mente lucidissima, affilata, che uccide con rabbia ma poi quasi si diletta, si prende gioco degli inquirenti. A raccontare ai lettori le sue imprese e, a un certo punto, a tentare in prima persona di dargli la caccia, la coppia più bella mai creata dal noir italiano: Marco Besana, un giornalista di nera alle soglie del prepensionamento, disilluso, etico e amaro come molte classiche figure della narrativa d'azione, e una giovane stagista, la ventiseienne Ilaria Piatti, detta "Piattola". Goffa, malvestita, senza neppure un corteggiatore, priva di protezioni, traumatizzata da un dolore che l'ha segnata nell'infanzia e non potrà abbandonarla mai, eppure intelligentissima, intuitiva, veramente dotata per un mestiere in cui molti vanno avanti con tutt'altri mezzi, Ilaria è il personaggio del quale ogni lettrice e lettore si innamorerà. Un uomo anziano e una ragazza rappresentanti emblematici delle due categorie più deboli della società italiana di oggi, uniscono la loro fragilità e le loro impensabili risorse per raccogliere la sfida lanciata dal male.

Questa lettura è stata una delle migliori di questo anno, finora. Devo ammettere che non avrei mai scommesso sulla coppia improbabile protagonista della storia ma, ora, a lettura finita, già ne sento una terribile mancanza. Besana è un uomo fatto e finito, consumato dal suo lavoro e dalla passione per la cronaca nera. Ilaria Piatti è il suo opposto, ha appena iniziato la sua carriera, è sprovveduta e bisognosa più che mai di aiuto per sopravvivere in un mare di squali. Insieme affrontano un caso senza precedenti, un killer spietato e crudele oltre ogni limite. A livello psicologico, la situazione diventa, spesso, fin troppo insostenibile ma l'autore non ha espresso proprio bene la cosa e la suspense, che tutti si aspettano da un libro di questo tipo, tarda ad arrivare. 
La narrazione mette in mostra parecchi aspetti di Ilaria e un po' meno quelli del burbero Besana, un Brontolo della situazione in carne ed ossa. 

Io devo continuare a girare per quei posti tranquilli e infernali.
E sai perché? Perché è il mio mondo.
E anche se ormai lo conosco fin troppo bene, 
non smetterà mai di sorprendermi.

All'interno di questo libro, troverete una miriade di personaggi diversi, alcuni utili ai fini della trama, altri inseriti solo per dare fumo negli occhi. In effetti, in qualche punto, sono entrata un po' in confusione con i nomi, ma nulla di irreparabile. Mi è piaciuta tantissimo l'idea di base e la storia del primo serial killer italiano, ha dato spessore all'intero romanzo e ha contribuito ad accrescere la mia curiosità. Dietro lo pseudonimo di Dario Correnti, si nascondono due autori, ma la prosa è omogenea e compatta, non si notano differenze di stile o di logica spazio/temporale.
Alcune scene sono molto crude e brutali perciò se siete dei lettori suscettibili, vi sconsiglio di approcciarvi ad una lettura del genere. Carinissimi gli sketch culinari, ho avuto una gran fame per gran parte della lettura e non so se sia stato per colpa della dieta o di Besana, altrimenti noto come 'pozzo senza fondo'. I momenti dedicati al cibo sono carini, ironici e necessari per staccare dai momenti più cupi e pesanti. 
L'epilogo è molto carino, nonostante i presupposti nefasti. Non è il classico thriller e mi è piaciuto davvero molto. Ne consiglio la lettura!


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