martedì 8 maggio 2018

Recensione "Storia di una famiglia perbene" di Rosa Ventrella

Buongiorno lettori,
voglio parlarvi di un romanzo familiare che mi ha fatto compagnia durante questi giorni di festa. Si tratta del libro di Rosa Ventrella, "Storia di una famiglia perbene", edito da Newton Compton.
Buona lettura!


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Anni Ottanta. Le estati a Bari vecchia trascorrono tra i vicoli di "chianch" bianche, dove i ragazzini si rincorrono nei dedali di viuzze, in mezzo ai profumi delle lenzuola stese e dei sughi saporiti. Maria cresce insieme ai due fratelli più grandi, Giuseppe e Vincenzo. È una bambina piccola e bruna con tratti selvaggi che la rendono diversa: una bocca grande e due occhi quasi orientali che brillano come punte di spillo. Ha un modo di fare astioso e insolente che le ha procurato il soprannome di Malacarne. Vive immersa in una terra senza tempo, in un rione fatto di soprusi subìti e inferti, in cui è difficilissimo venire a patti con la vita. L'unico punto fermo nella sua vita è Michele, figlio della famiglia più disgraziata di Bari vecchia. La complessa amicizia tra i due si salda e rinforza attraverso i momenti salienti della loro esistenza. Fino a quando, diventati adulti, scopriranno che a legarli è ben più che un sentimento fraterno. Un amore che, anche se impossibile, li preserva dal rancore verso il resto del mondo e dalla decadenza che li circonda.

Da piccola ho trascorso parecchie estati in Puglia e, anche se non sono mai stata a Bari, non ho fatto fatica ad immaginare i personaggi in questa città, le sue stradine, le comari fuori l'uscio di ogni abitazione, i paesani che sanno tutto, di tutti, e un clima chiuso e poco avvezzo ai cambiamenti. La scelta di ambientare la storia negli anni Ottanta, poi, ha rafforzato il clima di repressione e attaccamento alle tradizioni che ritroviamo nella vicenda. Maria è decisamente fuori contesto sia per quanto riguarda la sua famiglia, che per quel che concerne il suo quartiere, situato nel cuore di Bari vecchia. E' una ragazza indomabile, una che non si accontenta di vivere la vita 'come viene'. I suoi atteggiamenti non le rendono le cose facili ma la sua condotta non è condannabile. E' prigioniera di un mondo di apparenze e dogmi stabiliti da altri prima di lei, un mondo in cui nulla può cambiare e tutti sono destinati ad interpretare lo stesso ruolo, senza possibilità di scelta. 

La Malacarne. Ma che significa?

-La barca è mia, Maria. L'ho rimessa a nuovo con le mie mani e l'ho chiamata così perché mi ricorda la nostra infanzia. Cosa ne dici? Con questa possiamo andare insieme a vedere com'è dall'altra parte del mare?

Anche Michele, a modo suo, è un personaggio che si fa strada tra mille limiti non decisi, né voluti, da lui. Purtroppo, la sua sfortuna è quella di essere nato in una famiglia poco raccomandabile e, ovunque lui vada, la sua nomina lo precede. Non importa se, in realtà, è un dolcissimo ragazzo dal cuore immenso, non importa se lui stesso è il primo a condannare l'operato della sua famiglia, è colpevole per il solo fatto di condividere con loro lo stesso sangue. Il rapporto tra i due protagonisti è un crescendo altalenante di sensazioni e consapevolezze fino ad un epilogo inaspettato che arriva forte e brutale come un pugno nello stomaco. Solo alla fine, ho capito di essermi affezionata a loro. Ho capito che, troppo spesso, è facile giudicare l'apparenza e che è sbagliato fare processi alle intenzioni. Tutti possono cambiare ed elevarsi dalla misera condizione in cui sono nati, a volte basta solo crederci.

Questo è un libro che conquista in maniera del tutto inconsapevole e lenta. Vi sembrerà di leggere un reportage di una storia, nemmeno troppo avvincente, del solito amore contrastato in un piccolo paesino retrogrado del Sud d'Italia ma vi assicuro che Maria e Michele vi arriveranno dritti al cuore.
L'autrice ha curato moltissimo la sua ambientazione e i personaggi, ha inserito elementi semplici ed espressioni dialettali nei dialoghi rendendo la storia più credibile e reale. L'elemento romanzato si nota pochissimo, mi sono appassionata molto alla storia e ai luoghi del libro. Ho amato il fatto che la Ventrella racconti l'amore senza cliché o esasperazioni ma, allo stesso tempo, in modo consapevole e vero. Questa storia è proprio un omaggio all'amore, quello folle, quello ostacolato che si concretizza nel buio di una stanza, quello appena sussurrato per paura di essere scoperti, quell'amore talmente forte che ci porta a sacrificare tutto per il bene superiore e assoluto dell'altro. 
Non è una lettura adatta a tutti ma è, senza dubbio, una storia che conquista ed emoziona.
La consiglio!



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