sabato 12 luglio 2025

Recensione "I sei delitti di Daphne St. Clair" di Mackenzie Common

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Anche oggi parliamo di una lettura che ho apprezzato moltissimo e che non vedevo l'ora di recuperare. Si tratta de "I sei delitti di Daphne St. Clair", scritto da Mackenzie Common, pubblicato da Longanesi.

Buona lettura!

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Pagine 336 

Daphne St. Clair è una vigile novantenne che vive in una lussuosa casa di riposo in Florida, dove ha trovato amici, divertimento e persino un fidanzato. Un fidanzato che, una mattina, viene trovato nel suo letto senza vita. Un decesso nel sonno, non certo una sorpresa a quell’età. Ma a sorprendere tutti è Daphne, che telefona alla polizia e dichiara di averlo ucciso. E di aver ucciso altre volte nel corso della sua vita. Molte altre volte.

La notizia fa impazzire i media e i social. Tutti parlano della serial killer novantenne, tutti vogliono intervistarla.

Diffidente per natura e deliziosamente altezzosa, Daphne si nega ai più ma trova nella giovane e inesperta aspirante podcaster Ruth Robinson la voce a cui affidare il racconto della sua incredibile e rocambolesca esistenza. E Ruth, dal canto suo, ha più di un motivo per voler intervistare Daphne.

Puntata dopo puntata, dalle umili origini in Canada alla vita sfavillante nella New York anni Settanta, il pubblico affamato di true crime adora la storia della serial killer più sensazionale di sempre. Chi è davvero Daphne St. Clair: una spietata criminale? O un’icona femminista che si vendica degli uomini violenti?

Ma il vero enigma è un altro: Daphne sta raccontando la verità a una Ruth del tutto onesta? Chi delle due sta pilotando la narrazione?

Oserei definire questo libro come la versione thriller (ed emotivamente meno impegnativa) de "I sette mariti di Evelyn Hugo". Due donne bellissime, rapporti intensi e burrascosi e una verità del tutto inaspettata dietro la facciata elegante.

Oggi un uomo di nome Warren Ackerman è stato trovato morto nella residenza per anziani Coconut Grove. Danno tutti per scontato che sia morto di vecchiaia, ma in realtà è stato assassinato. L'ho ucciso io. E non è stato il primo. Di persone ne ho ammazzate parecchie...

Inizia così la storia di Daphne St. Clair che, arrivata alla veneranda età dei novanta anni, decide di dare uno scossone - e che scossone!! - a quello che resta della sua vita.Ritiratasi in una clinica di lusso, decide di autodenunciarsi alla polizia per l'omicidio del suo ultimo "fidanzato" e, non contenta, rivela che non è che l'ultimo di una serie di omicidi per i quali non è stata mai incriminata.

Inutile dire che lo scandalo provocato da queste affermazioni scatena il mondo del giornalismo, tutti vogliono avere la possibilità di raccontare questa vicenda ma la scelta di Daphne ricade su Ruth, una giornalista che le propone di realizzare un podcast in cui raccontare la sua vita e gli omicidi commessi. 

Non avevo istruzione, però ho studiato a fondo gli uomini. È questa la mia laurea. Ho imparato a usarli per creare opportunità per me e i miei figli.

-E ti sembra bello?

No, ma era meglio di niente.

Puntata dopo puntata, ci immergiamo nella vita di questa autentica vedova nera che racconta la sua travagliata, a tratti tragica, esistenza. Nata povera, con la voglia costante di riscatto, compie scelte audaci e prive di qualsiasi morale per cambiare la sua condizione. Gli uomini non sono altro che un mezzo per ottenere qualcosa e lascia di stucco la freddezza con la quale la protagonista riesce a liberarsi dei "pesi morti".

A seconda delle parti della storia che affrontiamo, cambia la percezione che abbiamo di Daphne e, contemporaneamente, ci rendiamo conto che Ruth nasconde qualcosa che sembra legarla a questa vecchia signora e no, non è solo perché le sta regalando una celebrità insperata.

Forse, quando il mondo avesse smesso di pretendere tanto dalle donne, rinunciando a tenerle in riga con un carosello infinito di violenza, e giudizio, e distorsioni cognitive, allora non ci sarebbe più stato bisogno di donne come Daphne St Claire.

Ciò che colpisce della storia elaborata da Mackenzie Common, è che ha scelto di rappresentare due donne impossibili da catalogare in qualche cliché narrativo. Entrambe fuori dagli schemi, spesso disposte a oltrepassare il limite della morale e dell'etica per arrivare al proprio scopo, entrambe autonome e indipendenti, fin troppo spesso deluse dagli uomini che fanno parte delle loro vite. 

Una è una madre sopra le righe, l'altra una figlia rinnegata. L'una di fronte all'altra saranno costrette ad affrontare verità scomode e le conseguenze di scelte azzardate in un sali scendi di emozioni e rese dei conti.

Sicuramente una storia originale e che intrattiene, un giallo perfetto per questo periodo, ambientato nella scintillante New York di cinquant'anni fa: elegante come Daphne e spietata come Ruth. 



venerdì 11 luglio 2025

Recensione "Confessioni" di Minato Kanae

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un thriller giapponese molto particolare che ha superato ogni mia aspettativa. Si tratta di "Confessioni", di Minato Kanae, edito da Atmosphere Libri.

Buona lettura!

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Pagine 280

Moriguchi Yuko, giovane insegnante di scuola media, rivela alla classe l’intento di lasciare per sempre l’insegnamento. La figlia di appena quattro anni è annegata misteriosamente in piscina, ma in realtà Moriguchi ha scoperto che si tratta di un omicidio, commesso da due alunni! Nel corso della drammatica rivelazione, dichiara apertamente che i due assassini sono presenti in aula, facendo capire di chi si tratta e affermando che non ha in mente di denunciarli alla polizia. Come è possibile? Perché? Attraverso tre drammatici diari, di cui sono rispettivamente autori i due giovani assassini, Shuya e Nao, e la madre di quest’ultimo, si apprende a poco a poco l’atroce verità. E l’insegnante, che si finge indulgente ma in realtà nutre sete di vendetta, ha intenzione di far soffrire i due studenti fino alla follia, ponendoli quotidianamente al cospetto del terrore della morte… La confessione è un folle e lucido romanzo sulle perversioni non solo degli adolescenti di oggi, ma anche su quelle dei genitori e degli educatori.

Questo romanzo stazionava nella mia wishlist da un po' e 'FINALMENTE' mi sono decisa a recuperarlo. Avevo delle aspettative altissime che sono state ampiamente superate. Non sapevo cosa aspettarmi dall'opera di Minato Kanae ma ho trovato una storia veramente pazzesca che mi ha tenuta incollata alle pagine dall'inizio alla fine.

Vi starete chiedendo perché sono giunta a questa decisione? Perché Manami non è morta accidentalmente, ma è stata uccisa da qualcuno di voi.

Inizia così un lungo monologo di una professoressa che annuncia ai suoi alunni la decisione di smettere di insegnare. Decisione arrivata in seguito alla tragica perdita della figlioletta di quattro anni, morta proprio tra quelle mura in circostanze poco chiare.

L'indagine sembra confermare un fortuito incidente: la bambina è finita nella piscina della scuola ed è annegata. Ma la professoressa Yuko nota subito degli elementi che stonano e indagando a fondo scopre la peggiore delle verità... La bambina è stata uccisa volontariamente da due alunni.

A questo punto vi aspetterete una denuncia alla polizia con conseguente condanna dei colpevoli e invece non è così che andrà. Inizia un viaggio raccontato da più narratori di ciò che accade prima, durante e dopo. Un incrocio di vite, destini e scelte sbagliate che porteranno conseguenze disastrose per quasi tutti i personaggi chiamati in causa.

Forse non è riuscita a comprendere che l'ho fatto intenzionalmente, ma questo è solo un dettaglio ininfluente. La verità, che niente e nessuno potrà mai cambiare, è che ad ammazzare quella bambina sono stato io.

I temi e gli argomenti che incontreremo nei vari monologhi sono svariati e mettono in mostra i limiti dei genitori, la superficialità estrema degli adolescenti in certe situazioni, il bullismo, il fenomeno degli hikikomori, l'incapacità di gestire la frustrazione e il rifiuto.

Una componente antropologica non indifferente, quindi, fa da spalla ad una indagine che non risparmia colpi di scena e scomode verità. Non c'è possibilità di redenzione, solo un viaggio nei meandri più biechi dell'animo umano.

Ho amato ogni rigo e ogni pagina, è stata un'esperienza emotivamente impegnativa che mi ha fatto interrogare più volte su molti aspetti etici e morali. Le "confessioni" sono tutte più o meno spiazzanti e portano alla luce i limiti di comunicazione che spesso causano situazioni gravissime. 

L'autrice tratteggia uno spaccato lucido della realtà giapponese, una realtà diversa dalla nostra ma in cui sono presenti delle criticità simili. 

L'epilogo è la ciliegina sulla torta di una storia che inizia e finisce con un argomento ben chiaro: la vendetta. Un aggettivo per descrivere questo libro? Cattivo.



giovedì 10 luglio 2025

Recensione "Moxyland" di Lauren Beukes

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo di una romanzo che definire "particolare" sarebbe riduttivo. Si tratta di una delle ultime uscite del catalogo Fanucci, si intitola "Moxyland" e porta la firma di Lauren Beukes.

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Pagine 256

Una favola high-tech convincente in modo spaventoso, "Moxyland. O giochi o muori" segue quattro narratori che vivono in un futuro prossimo distopico così vicino a noi da sembrare realtà. In una Cape Town distopica e futuristica, Kendra, dopo aver abbandonato la scuola d’arte, si fa notare per un progetto di marketing nel settore della nanotecnologia; Lerato, un’ambiziosa orfana nata da genitori malati di Aids, trama per cambiare azienda; Tendeka, un attivista dalla testa calda, sta diventando sempre più rabbioso; Toby, un blogger spregiudicato, scopre che i videogiochi a cui si dedica per denaro nascondono molto di più. Oltre alla folle avventura che cambierà per sempre le loro vite, questa storia è ricca di idee audaci e contagiose e mette insieme uno spietato governo di apartheid aziendale, videogiochi, cani da guerra biotecnologici, identità online sfuggenti, un club di calcio di periferia, un marchio che crea dipendenza e arte geneticamente modificata. Portando le tendenze edonistiche della società alle loro estreme conseguenze, "Moxyland. O giochi o muori" mina in modo satirico l’idea che il progresso sia il principe azzurro in sella a un cavallo bianco venuto a salvare la nostra società.

"Moxyland" è un romanzo distopico, firmato dalla penna di Lauren Beukes, che ci mostra uno scenario futuristico che non si discosta molto dalla realtà e su ciò che l'uso smodato della tecnologia potrebbe effettivamente provocare nelle nostre vite.

A raccontarci la vicenda, ambientata in Sudafrica, ci sono quattro protagonisti che si esprimono attraverso altrettanti punti di vista. Kendra, Lerato, Tendeka e Toby sono dei personaggi diversissimi tra loro, che si confrontano con una società ai limiti del paradosso in cui la tecnologia è in grado di controllare, in un modo che rasenta la coercizione, tutta la popolazione piegandola alla volontà di pochi.

Quella merda di Moxyland? Omicidi e violenza. Li addestra a essere spietati, non credi? Non si tratta di fare amicizia con altri bambini da tutto il mondo, si tratta di superarli. Di batterli.

Quella che ci si presenta sotto gli occhi è una società crudele, spietata e senza scrupoli che non risparmia nessuno. La tecnologia, che dovrebbe facilitare la vita o migliorarla anche a livello fisico, in realtà non è altro che un metodo per controllare. Fa riflettere moltissimo l'utilizzo di una sorta di "interruttore" , da parte delle forze dell'ordine, per spegnere le proteste e neutralizzare i dissidenti senza possibilità di difesa. 

Uno scenario assurdo in cui si sente l'influenza degli elementi hi-tech e del gaming, argomenti predominanti che rendono la lettura complicata e, in alcuni tratti, complessa. Non è semplicissimo entrare nella storia un po' per gli argomenti, quindi, ma anche per la narrazione molto frammentaria che si esprime, perlopiù, come un flusso di coscienza disordinato dei vari personaggi. 

Ha perfettamente senso. Il processo deve essere regolato. La paura deve essere regolata. Deve essere controllata. Come le persone.

Dando una buona dose di fiducia al libro che, come vi dicevo, stenta a prendere il via si arriva al fulcro della storia e a diversi spunti di riflessione molto interessanti. Sicuramente la parte finale è quella che ho preferito e che si lascia leggere più facilmente. 

Lauren Beukes ci regala, quindi, un romanzo distopico complesso ma in cui, sostanzialmente, ritroviamo tutti i punti fermi del genere. Lo consiglio a tutti gli amanti dei temi tecnologici e cyber punk. 

⭐⭐⭐,5 

mercoledì 9 luglio 2025

L'incredibile storia vera della famiglia Galvin

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog, 

nel post di oggi parliamo di uno straordinario saggio psicologico firmato dalla penna di Robert Kolker e che si intitola "Hidden Valley Road".

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Pagine 448


Hidden Valley Road è il luogo principale in cui si è sviluppata la disastrosa spirale discendente che sconvolse la vita di una famiglia apparentemente perfetta, i Galvin.

Essere un membro della famiglia Galvin significa non smettere mai di calpestare delle mine di storia familiare interrate in posti strani, nascoste per vergogna.

La famiglia Galvin era composta da Don e Mimi e i loro dodici figli: dieci maschi e due femmine. Sulle due figure genitoriali emerge un quadro preoccupante e che, probabilmente, ha influito sul destino della loro prole. Entrambi concentrati su se stessi e sul modo in cui volevano essere visti dalla società, hanno ignorato per anni i segnali sempre più preoccupanti lanciati dai figli.

Sei dei fratelli Galvin si ammalarono in un'epoca in cui si sapeva così poco della schizofrenia e in cui circolavano così tante teorie diverse che la ricerca di una spiegazione adombrò ogni altro aspetto delle loro vite.

L'autore descrive molto bene il clima folle e opprimente che si respirava nella grande casa di Hidden Valley Road: man mano che sei dei fratelli Galvin iniziano a sviluppare i sintomi della schizofrenia, si sgretola l'immagine di famiglia perfetta a cui tanto tenevano Don e Mimi.


Per una famiglia, la schizofrenia è innanzitutto un'esperienza emotiva, come se le fondamenta della famiglia stessa s'inclinassero per sempre nella direzione del parente malato.

Per intervallare la narrazione della vita quotidiana dei Galvin, Robert Kolker fa un quadro completo della società dell'epoca e dell'evoluzione sugli studi in ambito di malattia mentale. L'unione e la sincronia tra le due parti crea un risultato stupefacente ed estremamente interessante su un caso che non ha precedenti.

Sei sopravvissuta a queste cose?

Ma qual era l'alternativa? Soccombere? Diventare eroinomane? Non lo so. Da bambina e anche quando sono diventata più grande, speravo davvero che i miei fratelli malati di mente morissero e basta. Ma era un desiderio straziante. Mi dilaniava.

Le parti emotivamente più devastanti per me sono stati i racconti delle due sorelle Mary (Lindsay) e Margaret, entrambe sane, di tutto ciò che furono costrette a subire. In particolare, la storia di Lindsay mi ha colpito profondamente soprattutto perché, nonostante i traumi vissuti, cercò di sostenere in ogni modo la sua famiglia, senza rinnegarla mai.

E' un libro, e una vicenda in generale, che non lascia indifferenti. 



martedì 8 luglio 2025

Il re del thriller tedesco torna in libreria: arriva "Mimica" di Sebastian Fitzek

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Esce oggi, per Fazi Editore, il nuovo libro di Sebastian Fitzek che ho avuto il piacere di leggere in anteprima per voi.

Si intitola "Mimica" ed è un thriller psicologico veramente interessante. 

Buona lettura!


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Pagine 348

Un leggero tic all’angolo della bocca, il minimo movimento della palpebra, un involontario gesto della mano sono sufficienti a farle intravedere la vera essenza di una persona: Hannah Herbst è la più nota esperta tedesca di mimica facciale, una sorta di macchina della verità umana specializzata nei segreti del linguaggio del corpo. Vive a Berlino insieme al marito e ai figli e, in quanto consulente della polizia, ha già fatto condannare diversi criminali violenti. Un giorno, però, Hannah si risveglia in una stanza d’albergo, con le mani legate, senza alcun ricordo; ha subito un’operazione chirurgica che le ha causato la perdita della memoria, e si ritrova alla mercé di un uomo sospettato di essere un pericoloso killer... Ma il caso che dovrà risolvere è un altro, e sarà il più difficile della sua carriera. Una donna ha confessato di aver ucciso la propria famiglia in modo brutale. Solo il figlio più piccolo, Paul, è sopravvissuto. Una vicenda scioccante, che ha sconvolto la Germania intera. Dopo la confessione, la madre è riuscita a fuggire dal carcere. Sta forse cercando il figlio per completare la sua sanguinaria missione? Hannah Herbst ha a disposizione soltanto il breve video della confessione per incastrare la madre e salvare Paul. C’è soltanto un problema: l’assassina del video è Hannah stessa!


"Mimica" è il nuovo thriller psicologico firmato dalla penna di Sebastian Fitzek, il re del thriller tedesco. La storia che ci propone parte subito in quarta con la protagonista Hannah Herbst, esperta di mimica facciale, che si risveglia in una camera d'albergo senza avere la minima idea di come ci sia arrivata. Il fatto che sia legata le fa subito pensare che non ci sia finita per sua volontà. 

"Talento naturale", così dissero i miei insegnanti nel campo della ricerca sulla mimica facciale.

"Maledizione", la chiamo io a volte.

Il suo "rapitore" le mostra un video in cui lei stessa confessa di aver ucciso la sua famiglia, ad eccezione del figlio Paul che è riuscito a fuggire. Hannah è incredula e piena di domande. Non  ha assolutamente ricordi dell'accaduto ma qualcosa in lei grida "sono innocente!". Proprio la sua professione le fornirà l'assist perfetto per dimostrare la sua estraneità ai fatti: le espressioni del suo viso dicono che sta mentendo. Ma perché? E, se non è stata lei, chi è l'assassino che ha sterminato la sua famiglia?

Sei una creatura rara, Hannah. Hai troppo di ciò di cui il mondo avrebbe  bisogno per non perire. Ma troppo poco dell'antidoto di cui avresti bisogno per non farti schiacciare da questo potere.

La situazione si fa complessa perché c'è più di una sottotrama da tenere in considerazione man mano che si prosegue con la lettura. Difficile capire a chi e cosa credere, i fan di Sebastian Fitzek sanno che è un maestro nell'illusione e che tutto quello che rivela  bisogna prenderlo con le pinze, in questo "Mimica" non fa eccezione. I plot twist sono tanti e tutti più o  meno sconvolgenti. 

Hannah si rese conto di quanto ogni passo verso la consapevolezza la condanna sempre più a una situazione disperata e senza uscita. 

Nella seconda parte del libro il gioco si fa duro e la situazione precipita vorticosamente, è qui che, a mio avviso, l'autore ha perso un po' il controllo facendo intuire pericolosamente l'identità dell'assassino prima del dovuto e abbandonando, senza troppe spiegazioni, dei filoni di trama che sembravano determinanti nella storia. Poteva gestire decisamente meglio questa parte della trama che porta alla vera tematica sulla quale vuole far riflettere.

Epilogo agghiacciante, in senso positivo, che risolleva di nuovo il giudizio sulla storia. Nonostante qualche piccolo difetto, quindi, trovo che "Mimica" segni il ritorno in grande stile di Fitzek dopo la prova un po' deludente di "Portami a casa". 


Altri libri dell'autore: