lunedì 26 maggio 2025

Recensione "Dove non può trovarti" di Darcy Coates

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi torniamo a parlare di paranormale, un genere che apprezzo sempre moltissimo, con l'ultimo libro di Darcy Coates, "Dove non può trovarti". Vi ho già parlato di lei QUI in occasione dell'uscita de "I fantasmi di Ashburn House", sempre edito da Fanucci.

Buona lettura!



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Pagine 320

Abby Ward vive in una città maledetta in cui le persone scompaiono, e quando i loro corpi vengono ritrovati sono sempre smembrati e ricuciti insieme in modo innaturale. È opera di un assassino umano o di qualcosa di molto più oscuro? Lei e la sorella minore Hope vivono rispettando una serie di regole molto rigide, ideate per tenerle al sicuro, e per questo quando Hope viene rapita è uno shock. Disperata e ansiosa di ritrovarla prima che sia troppo tardi, Abby racconta tutto ciò che sa alla polizia, ma le forze dell’ordine sostengono di avere le mani legate. Non possono fare nulla. Ogni ora è preziosa, ed Abby e i suoi amici finiscono coinvolti in un angosciante gioco del gatto e del topo. Devono riportare indietro Hope, e in fretta, prima che di lei non rimanga più nulla. E prima che tutto ciò a cui tengono venga inghiottito dall’oscurità che li attende nei tunnel sotto la città che credevano di conoscere.

Darcy Coates è una vera maestra del brivido e in "Dove non può trovarti" la sua capacità di provocare paura e terrore è ancora più evidente rispetto al libro precedente, "I fantasmi di Ashburn House".

Doubtful non è un posto sicuro.

Le persone... qui scompaiono, a volte.

La gente... muore.

Siamo in una piccola cittadina in cui succedono cose strane: a Doubtful, infatti, le persone scompaiono silenziosamente e improvvisamente. Quelli che restano sembrano accettare passivamente la situazione perché nessuno può mettersi contro 'il Cucitore'.

Questo personaggio rappresenta probabilmente tutta la genialità e il terrore della storia. Nessuno sa chi o cosa sia ma, vi assicuro, ho avuto il terrore di incontrarlo anche se solo su carta.

C'è qualcuno, però, che non ha intenzione di subire le sue azioni ma che ha tutte le intenzione di contrattaccare. Le lepri è il soprannome che Abby e i suoi amici hanno assunto perché descrive perfettamente il modo in cui sono costretti a vivere: sempre all'erta e sempre pronti alla fuga. Il gruppo sembra immune all'omertà in cui vivono tutti gli adulti della città. Hanno un loro codice, i loro sogni e la voglia di tagliare le corde invisibili che li tengono legati alla città.

Ho amato moltissimo tutti loro e rappresentano un contrasto forte rispetto agli adulti che dovrebbero proteggerli e invece si limitano semplicemente a fargli rispettare un coprifuoco che si è dimostrato abbastanza inutile.

Abby si sentì gelare. Sapeva cosa aveva visto. Ma non per questo era più facile da assimilare. L'immagine era impressa nella sua mente, orribilmente chiara. 

Cinque dita, più grandi e più lunghe di quelle che avesse mai visto su un umano. La pelle era grigia e consumata come una pietra tombale. Era attraversata da linee dove la carne era stata aperta e poi ricucita con filo rosso.

Ho amato il clima soffocante che si respira sin dalle primissime pagine. I tasselli vanno al loro posto pian piano ma, nonostante l'autrice si prenda il suo tempo, è interessante scoprire la storia del Cucitore  dai racconti e dalle leggende del luogo. 

Mi ha ricordato moltissimo le atmosfere di 'It', anche se le due storie seguono filoni totalmente diversi. 

Il filo del Cucitore, rosso come il sangue di tutte le sue vittime, si stringe sempre più come una gigantesca ragnatela pronta a far cadere in trappola l'intera città. Un epilogo al cardiopalma e incerto fino alla fine è la conclusione perfetta di un libro carico di inquietudine e mistero.

Da leggere con la luce accesa 👀



venerdì 23 maggio 2025

Recensione "Lucia" di Bernard Minier

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo del nuovo titolo della collana 'I Lupi', curata da Baldini Castoldi, che porta la firma di un autore francese purtroppo ancora poco conosciuto da noi, Bernard Minier.

Il libro si intitola "Lucia" ed è il primo della serie dedicata alla tenente della Guardia Civil, Lucia Guerrero.

Buona lettura!



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Pagine 408

A Madrid è notte fonda, un temporale infuria sulla città. Su una collina, un uomo si guarda morire sulla croce a cui è stato incollato. Più tardi, mentre la pioggia lava via il sangue, la Scientifica è già al lavoro: quello non è un morto qualsiasi, quell’uomo è un agente della Guardia Civil. La tenente Lucia Guerrero – una guerriera coraggiosa e insofferente alle regole – arriva sul posto giusto in tempo per veder spirare il suo collega, Sergio Castillo Moreira. Chi può aver commesso un delitto così atroce? A Salamanca, un gruppo di studenti del laboratorio di Criminologia guidato dal professor Salomón Borges scopre l’esistenza di un serial killer passato inosservato per decenni e che compie i suoi crimini in modo da farli assomigliare a dipinti rinascimentali o barocchi. O meglio, ai dipinti che a loro volta si ispiravano alle Metamorfosi di Ovidio, carichi di tutta la violenza, della gelosia e della sete di vendetta degli dèi greci e romani. L’«assassino della colla» e quello delle «metamorfosi» sono la stessa persona? Lucia Guerrero si troverà a indagare tra arte e mitologia, tra incubi e perversioni, in un oscuro viaggio negli inferi, alla scoperta di insospettabili segreti, più terrificanti di qualsiasi mito.

"Lucia" è un libro che inizia in maniera shockante. Bernard Minier ci introduce immediatmente nel vivo dell'azione e ci fa capire subito di che pasta è fatto. Ci porta su una collina, vicino Madrid, dove è appena stato rinvenuto il corpo di un uomo letteralmente crocefisso. La situazione si scalda perché non si tratta di una vittima qualunque ma del compagno di squadra della protagonista, la tenente Lucia Guerrero.

Ho amato moltissimo la figura di Lucia, l'autore ce la descrive come una donna forte ma tormentata. Una professionista incredibile ma anche una donna fragile che si rimprovera molte scelte, tra cui quella di dedicarsi fin troppo al lavoro. Il caso la riguarda da vicino e si sviluppa intorno a lei, pagina dopo pagina. 

Molto interessante è anche la figura del co- protagonista, Salomòn Borges, si tratta di un criminologo che è riuscito ad ideare una sorta di software in grado trovare analogie tra i casi di omicidio: le modalità, la tipologia di vittime e i luoghi. Una parte assolutamente molto affascinante della storia e un tassello fondamentale per scovare l'identità del killer che sembra avere un legame speciale con Lucia.

Tu non sei qui per caso, Lucia. Uccidendo il tuo collega, ha voluto farti entrare nelle danze.

- Sono danze ben strane.

Si balla con il diavolo.

L'elemento psicologico è molto forte e presente all'interno della storia ma non è l'unico. "Lucia" è, infatti, un romanzo ricco di elementi e tematiche. C'è anche un bel richiamo alla letteratura e all'arte ma su questi vi lascerò in sospeso per permettervi di godere al meglio della lettura. 

Bernard Minier ci regala un polar straordinario come pochi. Vi ricordo che questo particolare genere letterario, infatti, è proprio della letteratura francese e che nasce dalla fusione del classico poliziesco con il noir. Tutti i lettori che amano questi generi, quindi, ameranno senz'altro questa storia.

Lei è una donna straordinaria, Lucia. Abbiamo molto più in comune di quello che immagina. Quando avrà scoperto ciò che abbiamo in comune, non sarà lontana dal trovarmi.

Ho iniziato la lettura con molta curiosità perché si parla sempre benissimo di Bernard Minier e ora posso capire il motivo del suo successo. E' un autore a trecentosessanta gradi, il suo stile è diretto, minuzioso, ricercato quando serve e anche molto versatile: la narrazione cambia ritmo e tono in maniera perfetta a seconda del momento e questa capacità di gestione è una dote rara.

Spero di essere riuscita a suscitare il vostro interesse, personalmente ho adorato questa storia che mi ha completamente rapita per un paio di giorni perciò non posso che consigliarne la lettura!


Qui trovate le recensioni degli altri libri letti della collana 'I lupi':

Tutti innocenti (che ho recensito per il sito di Thrille Life)






giovedì 22 maggio 2025

Recensione "La città delle anime sepolte" di Sara Di Furia

 Buon pomeriggio e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di una delle ultime uscite di Newton Compton, che ringrazio per la copia.

Si tratta de "La città delle anime sepolte", di Sara Di Furia, un thriller che ci porta direttamente indietro nel tempo nella Napoli di metà '700.

Buona lettura!



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Pagine 288

Napoli, inverno 1769. La città viene scossa da un evento senza precedenti a memoria d’uomo: le tombe e le fosse comuni sono vuote, i cadaveri giacciono decomposti all’aperto, ma alcuni sono stati visti camminare per i vicoli. La follia dilaga e sfocia nella paura per l’imminente fine del mondo e il giudizio universale. Ad alimentare il clima di terrore, uno spietato assassino uccide le sue vittime strappando loro il cuore e lasciando al suo posto una pedina della tombola. Qual è il filo conduttore che guida la sua mano? Per porre fine all’incubo, re Ferdinando IV affida il caso al funzionario Guido Tucci, che decide di avvalersi dell’ingegno e dell’amicizia di Bastiano, un frate Bianco della Giustizia affetto da nanismo, e del suo scaltro novizio Michele. Insieme condurranno le indagini che li porteranno ad avventurarsi in un labirinto di superstizione, fede, scienza e miserie umane. La terra ha davvero ridato vita alle ombre? Riuscirà l’improbabile trio a fermare il dilagare del male?

Sara Di Furia ci regala una storia molto particolare che si muove tra diversi generi letterari. Ne "La città delle anime sepolte" siamo a Napoli, è inverno e ci troviamo in un momento storico in cui la religione e le superstizioni hanno un peso importantissimo nella vita di tutti i giorni. 

Il clima si fa, da subito, surreale: le tombe dei cimiteri vengono aperte e i cadaveri non sono più al loro interno abbandonati per le strade o, addirittura, di nuovo in grado di muoversi nel mondo dei vivi. L'isteria è quasi immediata perché è difficile spiegare un fenomeno del genere e, soprattutto, fa paura pensare al motivo per il quale stia accadendo questa specie di resurrezione di massa. C'è chi pensa all'Apocalisse e chi, invece, cerca delle possibili spiegazioni nella scienza e nel raziocinio. 

Ho amato moltissimo i personaggi, in particolare il duo composto dai frati Bastiano e Michele. Trattandosi di una categoria particolare, ho apprezzato il modo di condurre le indagini e i dubbi esistenziali davanti ad una situazione davvero particolare. 

La parte centrale del libro è quella che ho apprezzato meno, mi è sembrata molto dispersiva e lenta rispetto ad un inizio esplosivo e un finale con un bel colpo di scena. Molto bene lo stile e la prosa di Sara Di Furia che è perfettamente consono al periodo storico, così come la ricostruzione di usi e costumi dell'epoca. 

Mi è piaciuta molto anche l'ambientazione nella città di Napoli: il luogo perfetto rappresentare il forte contrasto tra la fede e tutte le credenze e superstizioni che da sempre rendono questo luogo molto caratteristico.

"La città delle anime sepolte" si è rivelato un buon thriller storico, soprattutto considerando che si tratta di un libro di esordio. Probabilmente con una gestione migliore del ritmo narrativo il risultato sarebbe stato ancora migliore. 

⭐⭐⭐,5

mercoledì 21 maggio 2025

Recensione "Una parola per non morire" di Sandra Bonzi

 Buon pomeriggio e ben ritrovati,

oggi parliamo del terzo capitolo della serie cozy crime dedicata alla giornalista Elena Donati. Dopo i primi due libri, Nove giorni e mezzo e Il mio nome è due di picche, Sandra Bonzi riporta sugli scaffali una delle protagoniste più amate nel panorama del giallo italiano.

Buona lettura!



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Pagine 352

Una ragazzina è scomparsa da casa e non se ne hanno più notizie. Milano, attonita e ferita, si è stretta in silenzio attorno ai genitori che da quel momento hanno smesso di vivere. Elena non può proprio fare a meno di assecondare la sua anima da detective e si immerge in un caso che le è più vicino di quanto possa sospettare. Ma come sempre la sua famiglia non le dà tregua: i genitori ottantenni, separati di fresco, sono in pieno rigurgito adolescenziale e il marito la assilla con proposte di vita bucolica e faticose escursioni su due ruote. Per non parlare dei figli, che saccheggiano frigoriferi e pianificano vite spericolate che non la lasciano dormire tranquilla. Forse dovrebbe dare retta alla sua amica Claudia, mollare tutto e tutti e partire con lei, come quando erano ragazze, per un viaggio all’insegna del piacere e dell’avventura. Ma ci sono casi che toccano corde profonde. Storie che non si possono lasciar perdere. Tornano Elena Donati e la sua irresistibile combriccola che, per questa nuova avventura, stabiliscono il proprio quartier generale nel piacevole bistrot-libreria aperto dal padre e dalla sua compagna. Ma è davvero il luogo tranquillo che tutti pensano? O anche tra quegli scaffali si nascondono segreti e misteri? La letteratura ne è piena e, Elena ormai lo sa, anche la vita vera. 

Sarà lo stile semplice e accogliente o, semplicemente, il fatto di essere arrivati al terzo libro della serie ma aprendo le pagine di "Una parola per non morire" ci si sente a casa. Ci pare quasi di vedere Ettore in poltrona o sentire squillare il telefono all'alba per l'ennesima telefonata di Mario. Tutti i personaggi che abbiamo conosciuto in questi anni ci sembrano dei vecchi amici che è bello ritrovare. E, in primis, è bello ritrovare Elena e scoprire che non è mai cambiata: con le sue ansie da "drema", le citazioni di Vasco, la voglia di fare scomparire l'odioso Scotti dalla faccia della terra. È confortante questo senso di continuità che c'è tra un libro e l'altro.

Il caso trattato è molto interessante e ho apprezzato il modo in cui è stato inserito nel contesto del libro: alternando capitoli tragicomici della vita di Elena, Sandra Bonzi inserisce i pensieri della ragazzina rapita che si fanno sempre più inquietanti e preoccupanti man mano che la narrazione prosegue. Credo che questa scelta rappresenti un po' il focus dell'intera vicenda ovvero che il male può nascondersi anche nei luoghi che riteniamo più sicuri e tranquilli.

Sempre molto ben tratteggiata e definita è l'ambientazione milanese che regala dei veri e propri spaccati di vita quotidiana e attualità, contribuendo a spezzare un po' la serietà delle parti dedicate alle indagini, riportando tutto su un piano più brioso e frivolo che meglio caratterizza il genere cozy crime.

Mi piace sempre moltissimo lo stile sagace e fresco dell'autrice, rende la lettura scorrevole, dinamica e mai noiosa. Probabilmente l'unico appunto che ho sul libro è il fatto di aver dedicato poco spazio al caso in sé per concentrarsi maggiormente sulle vicende personali della protagonista - cosa che non mi aveva fatto impazzire nemmeno nel primo libro.

Nel complesso, ritengo che sia comunque un'ottima performance per Sandra Bonzi e una delle migliori serie cozy crime attualmente presenti in Italia, se amate il mistero, gli intrighi, la leggerezza e l'ironia dovete assolutamente recuperare le avventure di Elena Donati.




martedì 20 maggio 2025

Recensione "Lascia stare i morti" di Claudio Panzavolta

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

La lettura di oggi è gentilmente offerta dalla casa editrice Ponte alle Grazie che mi ha proposto un romanzo hard boiled che ho adorato!

Si tratta del libro di Claudio Panzavolta, "Lascia stare i morti".

Buona lettura!



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Pagine 368

Faenza, 1980. Ciparisso Briganti, partigiano da giovanissimo, ex poliziotto, oggi è un investigatore privato che si divide tra pedinamenti e raccolte di prove, la passione per il gioco delle bocce, il jazz e una famiglia sgangherata. Una mattina di settembre, una donna gli recapita un biglietto, e con un pugno di parole il passato torna a bussare alla sua porta: il fornaio Federico Ronconi, reo confesso condannato all'ergastolo per il brutale omicidio di quattro bambini, è morto, ma prima di andarsene ci ha tenuto a fargli sapere che in realtà con quelle uccisioni lui non c'entrava nulla. L'inaspettata dichiarazione d'innocenza lo spinge a riprendere in mano quell'indagine scomoda e bollente che quattro anni prima gli è costata la carriera, ma nel dare la caccia al vero assassino, scavando nel torbido di una città in cui colpe taciute e insabbiamenti si mescolano a recrudescenze fasciste, dovrà guardarsi le spalle per non mettere in pericolo le persone che ama.

In una provincia stretta alla gola dalla coda degli anni di piombo, mentre gli anni Ottanta effondono false promesse di spensieratezza, investigando sulla morte dei bambini – e sulla misteriosa scomparsa della sorella dell'ultimo – Briganti si troverà a fare i conti con i peccati originali della prima repubblica, tra epurazioni mancate e strambe sedute spiritiche volte a evocare il fantasma di Mussolini, per scoprire che il male, spesso, si annida proprio in quella che dovrebbe essere la tana del suo avversario.

"Lascia stare i morti" è il nuovo libro di Claudio Panzavolta, editor e scrittore di successo, che possiamo inserire in un genere poco diffuso nel panorama editoriale italiano. Sto parlando dell'hard boiled, un sottogenere del poliziesco che celebra la figura di un investigatore che si presenta come rude, diffidente e con una forte propensione all'azione in solitaria.

Sono pur sempre un investigatore privato, un ex poliziotto. Non si può chiedere a un bracco di rinunciare al suo fiuto: un bracco annusa l'aria, facendosi guidare dall'istinto.

L'indagine e il ruolo di Ciparisso Briganti, per gli amici Briga, rientra a pieno titolo in questa descrizione. Il protagonista di "Lascia stare i morti" è stato un partigiano e un ex poliziotto, attualmente lavora come investigatore privato e questo enorme bagaglio di esperienze lo rende una figura molto complessa e con una personalità dura come l'acciaio. È un uomo che ha un proprio ideale e non ha paura di difenderlo, qualsiasi siano le conseguenze e anche le eventuali ripercussioni. Briga è un personaggio dalle mille sfumature, capace di conquistare il cuore di chi legge. 

Più si scava, più cose si scoprono, e più cose si scoprono, più tocca rimboccarsi le maniche per tornare a scavare, ancora e ancora - finché è necessario, finché ce n'è.

Ma non è di certo l'unico personaggio di spessore presente nel romanzo, ho apprezzato molto anche la figura di Sabrina, compagna di Briga, una donna estremamente coraggiosa e con una grande forza di volontà che le ha permesso di superare delle sfide importanti. Il rapporto con Briga ci permette di notare una sfumatura totalmente inedita del personaggio che con lei non riesce ad essere burbero e scostante. La loro dinamica di coppia dona un po' di leggerezza ad una storia che, di fondo, affronta delle tematiche importanti.

Claudio Panzavolta ci regala uno spaccato della storia italiana degli anni '80 ma con un sguardo ad un passato ancora più importante in cui si è formato lo spirito del protagonista, in piena Resistenza. La storia riveste, quindi, un ruolo importante nello sviluppo della trama e dei personaggi ma funge anche come un memoriale per non dimenticare ciò che è stato. 

Il nero, dico. La sua natura deriva dall'assenza di colore, ovvero di luce.

Il nero non esiste, signor Briganti. Non esiste, eppure ci fa paura.

È un racconto "nero" in cui c'è poco spazio per i sentimenti positivi ma che ci trascina in una indagine coinvolgente e appassionante che riserva non pochi colpi di scena. La "voce" di Claudio Panzavolta risulta veritiera e autentica rispecchiando completamente lo stile del romanzo.

Consigliato a tutti gli amanti del noir e dell'hard boiled, vi stupirà!