martedì 22 luglio 2025

Recensione "Un segreto di ghiaccio" di Mo Malo

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi porto in Groelandia con il nuovo libro di Mo Malo, edito da Piemme, che ha protagonista l'ispettore Qaanaaq Adriensen, "Un segreto di ghiaccio".

Buona lettura!



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Pagine 384

Dopo un soggiorno forzato in Danimarca, l'ispettore Qaanaaq Adriensen torna a Nuuk, la gelida capitale della Groenlandia, per riprendere il suo ruolo di capo della polizia. Provato dagli alti e bassi della vita, trova ad attenderlo un caso inquietante: il suicidio di una giovane donna sulla cui mano c'è uno strano tatuaggio che rimanda a un antico rituale sciamanico inuit. Il mistero si infittisce quando un pacco anonimo dal contenuto spaventoso viene inviato a Qaanaaq. E mentre nuovi suicidi scuotono la città, l'ispettore si ritrova intrappolato in una spirale sempre più oscura, in cui ogni indizio sembra avvicinarlo a una verità che non vuole affrontare. In un luogo dove la luce abbagliante dei ghiacci cela le ombre più profonde, Qaanaaq deve affrontare non solo il male che si nasconde dietro al caso, ma anche i demoni che lo perseguitano. Una corsa contro il tempo, contro l'oscurità e contro sé stesso.

Dopo aver fatto la conoscenza dell'ispettore Qaanaaq Adriensen ne La notte bianca, torniamo in Groelandia nel nuovo capitolo della serie firmata da Mo Malo, "Un segreto di ghiaccio". Mi preme sottolineare subito che l'autore ha inserito i richiami necessari per leggere il libro anche senza aver letto il precedente ma, come sempre in questi casi, vi consiglio di leggerli in ordine perché sono libri che meritano.

In questo nuovo capitolo, il focus è senza dubbio la tradizione inuit e le abitudini di questo antico popolo. Alla fine del libro, ho avuto la sensazione di aver compiuto un bellissimo viaggio da poltrona in questa terra selvaggia dove si può ancora morire risucchiati in un buco di ghiaccio o si può essere morsi da uno squalo se ci si avvicina incautamente all'acqua.

Essere poliziotto: quella meccanica dei gesti e delle procedure, sempre uguali.

Essere poliziotto: per non pensare al resto, antidoto perfetto a tutti i veleni dell'anima. Un'immersione nei drammi altrui che nascondeva i propri. 

Malati che curavano altri malati.

Qaanaaq è il classico poliziotto che si dedica anima e corpo alla sua professione, forse fin troppo. Ne "Il segreto di ghiaccio", l'autore ci regala ancora una volta una fetta della vita personale del poliziotto, che non è esente da drammi e problemi. La lotta costante tra il voler essere presente per la sua famiglia ma, allo stesso tempo, l'incapacità di lasciar andare e delegare, il richiamo delle indagini e la voglia di fare giustizia a suo rischio e pericolo. 

In questo caso, poi, viene personalmente preso di mira da un misterioso mittente che gli fa recapitare pezzi di un corpo umano in un nefasto invito a prendere parte ad un macabro gioco. Contemporaneamente una scia di suicidi sconvolge vari villaggi dell'isola. Le due situazioni sono collegate? Le risposte ai tanti interrogativi sono forse da ricercare nei misteriosi simboli che appaiono su dei particolari tatuaggi?

Nella cultura inuit, il non sentirsi più amati significava in qualche modo cessare di essere umani. Smettere di i esistere. Da lì a farla finita, il passo era breve.

Come vi accennavo inizialmente, Mo Malo si concentra moltissimo sulla cultura inuit e sul loro modo di vedere e percepire le cose: l'importanza dell'anima, il legame fortissimo con la natura, le tradizioni ancestrali che hanno permesso al loro popolo di evolversi. 

E' assolutamente affascinante seguire le storie e i miti di questo popolo, un'esperienza arricchente che raramente si verifica leggendo un thriller. L'ambientazione riveste un ruolo di primo piano, quindi, e partecipa attivamente alla scena. 

La nota dolente, se così vogliamo definirla, è la lunga lista dei personaggi coinvolti nel caso e i loro nomi decisamente complicati da ricordare in quanto si somigliano molto gli uni con altri e si confondono anche con quelli dei luoghi citati. Vi consiglio, per questo, di tenere sempre a portata di mano la provvidenziale lista riassuntiva dei personaggi a fine libro.

Il caso in sé è interessante pur trattando una tematica che non amo moltissimo che però è stata trattata in maniera abbastanza sobria e non eccessivamente disturbante. Nell'epilogo arriva la notizia che tutti aspettavamo, una sorta di promessa di poter leggere ancora di Qaanaaq e gli altri. 



giovedì 17 luglio 2025

Recensione "Il tradimento di Thomas True" di A.J. West

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi vi parlo di un libro con cui ho avuto una storia complessa ma che, alla fine, mi ha devastata in un modo che non credevo possibile.

Si tratta del nuovo romanzo di A.J. West, "Il tradimento di Thomas True", edito da Neri Pozza.

Buona lettura!

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Pagine 416

1710: la Londra georgiana sopravvissuta al Grande Incendio è una città in fermento, piena di cantieri che non dormono mai. Lì dove c’era il legno ora si ricostruisce in pietra, ma accanto alla nuova cattedrale di St Paul c’è il lugubre manicomio di Bedlam, accanto al London Bridge con le sue graziose botteghe ci sono ladri, marinai, mendicanti e prostitute. E poi c’è Thomas True, scappato in città dalla campagna e dalla durezza del padre, integerrimo pastore protestante. In alto, sui ponteggi, lavora invece Gabriel Griffin, quando non si occupa di ripescare dal fiume i corpi degli annegati. Entrambi si ritroveranno quella sera da Madre Clap, un locale per soli uomini dove gli avventori perdono la propria identità pubblica per assumerne una femminile: le chiamano molly, non possono dichiarare a nessuno chi sono, cosa provano, chi amano. E Gabriel, lo sa fin dal primo istante in cui lo vede, ama Thomas. Eppure, nonostante vivano esistenze rigorosamente nascoste, le molly non sono al sicuro: c’è una spia fra di loro, che le sta uccidendo una per una. Se Gabriel vuole salvarsi, salvare Thomas, dovrà scoprire chi sta vendendo i loro nomi alla Society for Reformation of Manners. Prima che i giudici Grimp e Myre arrivino in città e ordinino, come da consuetudine, di impiccarle tutte. Gabriel si trova così a vagare per una Londra notturna e insidiosa, costretto a mettere in discussione le vite e i legami della sua piccola comunità. Fra travestimenti, messaggi in codice, gang di orfani, esplosioni, lingue mozzate e testimoni sbranati da leoni, Gabriel scoprirà che il modo migliore per nascondere qualcosa è proprio sotto gli occhi di chi guarda. E che l’altra faccia della verità si chiama tradimento.

Quando ho iniziato la lettura de "Il tradimento di Thomas True" non sapevo bene cosa aspettarmi  trattando argomenti totalmente diversi rispetto a "La meccanica degli spiriti". 

Se nel precedente romanzo, infatti, troviamo richiami chiari al genere gotico vittoriano intriso di occultismo, in questo libro ci troviamo in un periodo storico totalmente diverso. Siamo agli inizi del 1700, l'ambientazione londinese viene sapientemente descritta portando alla luce le atmosfere dell'epoca e un fenomeno probabilmente sconosciuto ai più: il movimento delle 'molly'.

Non sono belle ma non pensare che non abbiano una loro dignità. Ce l'hanno! Anche la più infima delle candele di sego può donare luce alla fiamma morente di un uomo.

Venivano definite 'molly' gli uomini che, di sera, abbandonavano le loro identità per assumerne una femminile. Inutile sottolineare che questo comportamento veniva pubblicamente condannato e che venivano perseguitate attraverso i mezzi più biechi.

In questo scenario facciamo la conoscenza dei nostri due protagonisti: Gabriel, muratore di Londra, e Thomas, sfuggito dalla campagna e da un padre intransigente.

Thomas si fermò, osservando da lontano la porta sormontata da un'insegna: niente nomi, solo il disegno di un pavone con la coda spalancata, al di sopra di una finestrella rosa.

"Madre Clap. Ti ho trovato."

Il locale di Madre Clap, ritrovo famosissimo tra le molly della città, diventa un perno centrale all'interno della narrazione: in primo luogo perché è qui che si incrociano i destini dei due protagonisti; ed è sempre tra le mura di questo club che le vite di tutti i personaggi verranno stravolte. C'è una spia tra loro che lavora per la Society: 'il sorcio' rivela le identità delle molly condannandole a morte certa.

Gabriel è più che mai deciso a individuare la talpa per salvare sé stesso e Thomas, l'uomo che sente di amare fin dal primo momento in cui i loro occhi si incrociano. In un susseguirsi di colpi di scena, tradimenti e momenti in cui tutto sembra perduto, A.J. West ci regala un finale dolorosamente meraviglioso.

Chiunque amiate, chiunque siate, qui non sarete mai sbagliate... Sarete sempre libere e sempre insieme!

Vi dirò la verità, per tutta la prima parte del libro ho faticato ad ingranare. Mi trascinavo per inerzia, l'attenzione che calava costantemente per una narrazione che mi appariva come ripetitiva e ridondante. Non so in quale preciso momento mi sia appassionata alla storia di Gabriel e Thomas, ma posso dirvi che ne sono uscita devastata e in lacrime.

Raramente mi è capitato di cambiare idea e giudizio su un libro in modo così radicale, ma è successo e sono felice di non aver mollato anzi tempo. La storia di A.J. West ci mostra un passato che, in realtà, è più attuale che mai. Una società in cui il giudizio, la paura, la lotta contro ciò che ognuno di noi sente di essere non è finita con la rivolta delle molly. Ancora oggi il movimento LGBTQ+ lotta ogni giorno per diritti che a noi sembrano insindacabili. È assurdo pensare che nonostante sia passato così tanto tempo, la storia di Gabriel e Thomas potrebbe essere ambientata anche ai giorni nostri.. magari senza esecuzioni e impiccagioni se proprio vogliamo trovare un lato positivo.

Una volta girata l'ultima pagina, ho sentito un moto di nostalgia verso tutto il contesto che per giorni mi ha accompagnato, ho continuato a rimuginare sul finale e ho rivalutato l'intera lettura apprezzandone anche sfumature che prima non avevo colto. La prosa elegantissima dell'autore, la purezza dei sentimenti descritti, la denuncia contro le ingiustizie di genere, la volontà di far conoscere questa realtà che pochissimi conoscevano per non dimenticarle... Perché anche se si tratta di un'opera di finzione, è importante ricordare il sacrificio e il coraggio di tutti coloro che hanno lottato per essere come volevano e non come la società voleva che fossero.




martedì 15 luglio 2025

Recensione "Le escluse" di Nicolas Feuz

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo del nuovo libro di Nicolas Feuz, edito da Baldini Castoldi, che si intitola "Le escluse".

Buona lettura!


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Pagine 384

Svizzera, cantone di Neuchâtel. Una dodicenne vittima di bullismo si suicida. Lo stesso giorno Justine, la sua unica amica, scompare. In una prigione del Vaud, sei detenute subiscono le spietate regole di un’agente di custodia. Sono delle escluse, anime dimenticate alle porte dell’inferno, donne bandite dalla società, dai destini spezzati. Fra di loro, la madre di Justine, accusata di averla rapita per sottrarla al padre, che si rifiuta di confessare dove l’ha nascosta mettendo così in pericolo la sua vita. Ma perché queste donne sono le uniche detenute dell’unità 3? E qual è il misterioso legame che le unisce? Nicolas Feuz ci immerge in un page-turner adrenalinico, lasciandoci avvinghiati a un’indagine dal ritmo serrato e a un racconto della vita in carcere vivido, duro, profondamente umano.

"Le escluse" è il secondo libro della serie dedicata al procuratore Jemsen e la sua squadra. Abbiamo conosciuto molti di loro nel caso de Il filatelista ( di cui vi ho parlato QUI) e che ho ritrovato con piacere in questo nuovo libro di Nicolas Feuz. 

A questo proposito mi preme farvi presente che pur trattando casi diversi, i libri hanno gli stessi personaggi e che non c'è un vero e proprio recap sulle loro storie, quindi consiglio di leggere le storie in ordine per non perdere pezzi e apprezzare meglio la vicenda.

Tornando al caso de "Le escluse", il libro si sviluppa sostanzialmente attraverso due filoni narrativi: quello del procuratore, alle prese con un caso di scomparsa di minore, e quello di un carcere femminile in cui si intrecciano diverse storie interessanti delle detenute. 

Nessun urlo è più terrificante di quello di un genitore che sopravvive al figlio. S'incolla ai timpani come l'odore del sangue alle narici. La memoria uditiva si rafforza con la medesima intensità della memoria olfattiva.

Il punto di vista delle "escluse" è stato in assoluto il mio preferito e quello che più mi ha incuriosito. Man mano che si procede con la lettura, appare chiaro che c'è una sorta di filo conduttore tra tutte loro: sono madri. 

La tensione tra le mura del carcere va in crescendo, le rivelazioni si fanno sempre più scioccanti mentre diventa chiaro che c'è qualcosa che l'autore non ci sta dicendo. Ed è proprio questo mistero che spinge a macinare pagine su pagine perché la curiosità di sapere è tanta.

Un consiglio, Coralie, sta' lontana dai guai. Stattene tranquilla, confonditi con la massa delle detenute e fatti dimenticare. In un inferno come questo, solo le ombre non temono i raggi del sole.

Quando arriviamo al punto in cui le due parti del libro si fondono, inizia il vero colpo da maestro di Feuz che ci conduce ad un epilogo inaspettato. 

Cosa poteva fare meglio? Sicuramente evitare di inserire nella narrazione qualcosa come un migliaio di sigle militari varie; regalare un recap veloce sui personaggi principali e di quello che è accaduto loro ne "Il filatelista" .

Senza dubbio Nicolas Feuz si conferma un autore bravissimo in questo genere e, sbirciando le trame dei prossimi romanzi, sono certa che ci regalerà ancora tantissimi momenti al cardiopalma!!!



domenica 13 luglio 2025

*True Crime* - La storia di Ed Gein raccontata in"Monster Psycho Killer" di Harold Schechter

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Oggi parliamo di un libro, e di una vicenda, allucinante. Si tratta di "Monster Psycho Killer", scritto da Harold Schechter, che racconta il caso true crime di Ed Gein, il macellaio di Plainfield.

Buona lettura!



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Pagine 304

Nel 1957 la vita scorreva tranquilla a Plainfield, una placida cittadina nel cuore degli Stati Uniti. Ma quell'apparente serenità venne infranta quando una donna fu assassinata da Ed Gein, un esile e schivo contadino della zona. Ancor più dell'omicidio, fu quello che trovarono nella sua fattoria a sconvolgere per sempre la coscienza del Paese e, per certi versi, del mondo intero. Nessuno, infatti, avrebbe potuto immaginare l'orrore che si celava in quella casa. Rimasto solo al mondo dopo la morte dell'amatissima madre, il famigerato «macellaio di Plainfield» aveva cominciato a raccogliere resti umani profanando i cimiteri locali per mettere insieme una raccapricciante collezione di cimeli. E non ci era voluto molto prima che iniziasse a uccidere per dare sfogo alle proprie macabre ossessioni.

La sua storia viene qui raccontata con rigore e inquietante precisione da Harold Schechter, acclamato autore di true crime, che ha saputo ricreare in queste pagine il senso di terrore e sconvolgimento causato dai crimini di Ed Gein. Una figura che ha avuto un impatto indelebile sull'immaginario collettivo, diventando fonte di ispirazione per gli iconici protagonisti di tre capolavori del cinema come Psyco, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti.


Harold Schechter colma un vuoto nel panorama dei libri true crime, regalandoci una ricostruzione minuziosa e approfondita sulla storia di Ed Gein, passato alla storia come "il macellaio di Plainfield".

Siamo in una piccola cittadina del Wisconsin, la famiglia Gein cerca di sopravvivere come può tra un lavoro saltuario e l'altro. Ed Gein è la classica persona "tranquilla", che non fa paura a nessuno e che non sembra nemmeno particolarmente sveglia.

Saccheggiatore di tombe, macellaio di corpi femminili, omicida che non si limitava a indossare i panni delle proprie vittime, ma ne indossava la pelle stessa, quell'uomo compì le sue indicibili azioni per anni, prima di venire scoperto. E quando le sue atrocità vennero infine svelate, la nazione cadde in preda a uno shock la cui onda d'urto si avverte ancora oggi.

Quando iniziano a diffondersi voci inquietanti sulla fattoria dei Gein, a proposito di maschere strane e presenze inspiegabili, l'opinione pubblica di Plainfield si divide tra chi è incredulo e chi inizia a riflettere su alcuni atteggiamenti e frasi pronunciate da Ed al quale nessuno ha mai dato la minima importanza in quanto considerato una sorta di "scemo del villaggio". 

L'autore sottolinea, diverse volte, il legame morboso di Ed Gein con la madre. Un legame che rasentava l'ossessione e che ha ispirato il personaggio di Norman Bates nel celebre "Psyco". 

Se Augusta aveva qualche difetto, il figlio minore non lo vedeva. Per Eddie, la madre era infallibile quanto Dio. Pensarlo aveva un che di sacrilego, se ne rendeva conto, ma per lui era così.

Dopo una prima parte in cui si ricostruisce al meglio dove è come si è formata la personalità di Gein, si entra nel vivo del suo sanguinoso "operato". Se non conoscete il caso del macellaio di Plainfield, potreste rimanere turbati dalla vicenda, anche se viene trattata in maniera piuttosto "delicata" considerando la realtà dei fatti. 

Una storia sanguinosa, un quadro psicologico complesso, una società che tende a nascondere i problemi sotto la sabbia senza intervenire o tamponare situazioni borderline.

Escluso da ogni contatto sociale, completamente avulso dalla vita della comunità e condannato a un'esistenza di schiacciante povertà in una regione remota e desolata, Eddie- un ragazzo dalla personalità fragile- si ritirò sempre più nel suo mondo di fantasia. La fattoria dei Gein poteva non essere produttiva per il raccolto, ma si rivelò un terreno molto fertile per la follia.

Sicuramente la riflessione più eclatante, alla luce del fatto che "Psyco" e "Il silenzio degli innocenti" sono basati proprio sul caso di Ed Gein, è che la realtà può essere molto peggio della finzione!

Consigliato a tutti gli amanti del genere true crime. L'opera di Harold Schechter risulta una ricostruzione estremamente lucida e precisa di tutta la vita di Ed Gein senza pilotare il pensiero del lettore. Attraverso il resoconto accurato dei fatti, ognuno riuscirà ad avere una sua opinione su una delle vicende più sanguinose nella storia del true crime.




sabato 12 luglio 2025

Recensione "I sei delitti di Daphne St. Clair" di Mackenzie Common

 Buongiorno e ben ritrovati sul blog.

Anche oggi parliamo di una lettura che ho apprezzato moltissimo e che non vedevo l'ora di recuperare. Si tratta de "I sei delitti di Daphne St. Clair", scritto da Mackenzie Common, pubblicato da Longanesi.

Buona lettura!

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Pagine 336 

Daphne St. Clair è una vigile novantenne che vive in una lussuosa casa di riposo in Florida, dove ha trovato amici, divertimento e persino un fidanzato. Un fidanzato che, una mattina, viene trovato nel suo letto senza vita. Un decesso nel sonno, non certo una sorpresa a quell’età. Ma a sorprendere tutti è Daphne, che telefona alla polizia e dichiara di averlo ucciso. E di aver ucciso altre volte nel corso della sua vita. Molte altre volte.

La notizia fa impazzire i media e i social. Tutti parlano della serial killer novantenne, tutti vogliono intervistarla.

Diffidente per natura e deliziosamente altezzosa, Daphne si nega ai più ma trova nella giovane e inesperta aspirante podcaster Ruth Robinson la voce a cui affidare il racconto della sua incredibile e rocambolesca esistenza. E Ruth, dal canto suo, ha più di un motivo per voler intervistare Daphne.

Puntata dopo puntata, dalle umili origini in Canada alla vita sfavillante nella New York anni Settanta, il pubblico affamato di true crime adora la storia della serial killer più sensazionale di sempre. Chi è davvero Daphne St. Clair: una spietata criminale? O un’icona femminista che si vendica degli uomini violenti?

Ma il vero enigma è un altro: Daphne sta raccontando la verità a una Ruth del tutto onesta? Chi delle due sta pilotando la narrazione?

Oserei definire questo libro come la versione thriller (ed emotivamente meno impegnativa) de "I sette mariti di Evelyn Hugo". Due donne bellissime, rapporti intensi e burrascosi e una verità del tutto inaspettata dietro la facciata elegante.

Oggi un uomo di nome Warren Ackerman è stato trovato morto nella residenza per anziani Coconut Grove. Danno tutti per scontato che sia morto di vecchiaia, ma in realtà è stato assassinato. L'ho ucciso io. E non è stato il primo. Di persone ne ho ammazzate parecchie...

Inizia così la storia di Daphne St. Clair che, arrivata alla veneranda età dei novanta anni, decide di dare uno scossone - e che scossone!! - a quello che resta della sua vita.Ritiratasi in una clinica di lusso, decide di autodenunciarsi alla polizia per l'omicidio del suo ultimo "fidanzato" e, non contenta, rivela che non è che l'ultimo di una serie di omicidi per i quali non è stata mai incriminata.

Inutile dire che lo scandalo provocato da queste affermazioni scatena il mondo del giornalismo, tutti vogliono avere la possibilità di raccontare questa vicenda ma la scelta di Daphne ricade su Ruth, una giornalista che le propone di realizzare un podcast in cui raccontare la sua vita e gli omicidi commessi. 

Non avevo istruzione, però ho studiato a fondo gli uomini. È questa la mia laurea. Ho imparato a usarli per creare opportunità per me e i miei figli.

-E ti sembra bello?

No, ma era meglio di niente.

Puntata dopo puntata, ci immergiamo nella vita di questa autentica vedova nera che racconta la sua travagliata, a tratti tragica, esistenza. Nata povera, con la voglia costante di riscatto, compie scelte audaci e prive di qualsiasi morale per cambiare la sua condizione. Gli uomini non sono altro che un mezzo per ottenere qualcosa e lascia di stucco la freddezza con la quale la protagonista riesce a liberarsi dei "pesi morti".

A seconda delle parti della storia che affrontiamo, cambia la percezione che abbiamo di Daphne e, contemporaneamente, ci rendiamo conto che Ruth nasconde qualcosa che sembra legarla a questa vecchia signora e no, non è solo perché le sta regalando una celebrità insperata.

Forse, quando il mondo avesse smesso di pretendere tanto dalle donne, rinunciando a tenerle in riga con un carosello infinito di violenza, e giudizio, e distorsioni cognitive, allora non ci sarebbe più stato bisogno di donne come Daphne St Claire.

Ciò che colpisce della storia elaborata da Mackenzie Common, è che ha scelto di rappresentare due donne impossibili da catalogare in qualche cliché narrativo. Entrambe fuori dagli schemi, spesso disposte a oltrepassare il limite della morale e dell'etica per arrivare al proprio scopo, entrambe autonome e indipendenti, fin troppo spesso deluse dagli uomini che fanno parte delle loro vite. 

Una è una madre sopra le righe, l'altra una figlia rinnegata. L'una di fronte all'altra saranno costrette ad affrontare verità scomode e le conseguenze di scelte azzardate in un sali scendi di emozioni e rese dei conti.

Sicuramente una storia originale e che intrattiene, un giallo perfetto per questo periodo, ambientato nella scintillante New York di cinquant'anni fa: elegante come Daphne e spietata come Ruth.