venerdì 7 giugno 2019

Recensione "La guerra degli scrittori" di Kempes Astolfi


Buongiorno,  lettori.
Oggi proverò a raccontarvi, senza, spoiler, l'ultimo romanzo di Kempes Astolfi, edito da Prospettiva Editrice, "La guerra degli scrittori".
Buona lettura!



Consapevolezza. Ethan ha un potenziale enorme, è sveglio ma non si rende conto dell'immenso potere che ha per le mani. Sarebbe un peccato bruciarlo. D'altronde, a cosa serviamo noi vecchi se non ad aiutare a crescere queste promettenti anime?

La prima cosa che ho pensato dopo aver letto le prime pagine di questo libro? Che confusione! E non scherzo. La situazione è talmente ricca di personaggi, date e avvenimenti diversi e, apparentemente,  slegati tra loro che sono stata anche sul punto di abbandonare la storia perché non riuscivo a venirne a capo. Poi, così all'improvviso, tutto ha preso una piega inaspettata e coinvolgente tanto che, di lì a poco, mi sono ritrovata all'epilogo. Raramente un autore è riuscito a farmi cambiare idea dopo un primo impatto disastroso ma Astolfi è riuscito nell'impresa .

La sua è una storia nella storia che si snocciola in maniera molto dettagliata e complessa a tempo di musica. Proprio questo elemento, infatti, è imprescindibile nello sviluppo della trama, quasi al pari del tema centrale. La guerra degli scrittori, una gara che coinvolge i due autori più bravi del momento, è una sfida a colpi di genialità e arte. Improvvisazione, prove al cardiopalma sono solo alcuni degli step che dovranno attraversare i due rivali.
La cosa più interessante è che una storia "di guerra" , riuscirà a compiere un miracolo uguale e contrario per un'altra coppia di uomini che hanno svariati anni di differenza e un rapporto burrascoso.

Le incoerenze degli esseri umani a volte sono solo dentro noi e quando escono fuori, alla vista di tutti, è lì che diventa un casino. Tutto diventa ingestibile e le azioni, le scelte che prima pensavi fossero solo tue, diventano di tutti. E sei in balia delle onde, dei consigli altrui, non sai più decidere.

Lo stile dell'autore è ricercato, ma non troppo. La prosa è scorrevole e ricca di dettagli che rendono la lettura un'esperienza multisensoriale. Quello che vi consiglio è di gustarlo con calma, assaporando ogni momento e godendovi le tracce che Kempes Astolfi ha pensato per voi. "La guerra degli scrittori" si è rivelato un progetto interessante ed originale, come se ne incontrano pochi, in un panorama ormai saturo di libri. Per quanto mi riguarda,  non vedo l'ora di leggere la prossima storia! 


mercoledì 5 giugno 2019

Recensione "Alla fine del viaggio" di Antonio Fusco

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo di un breve noir, firmato da Antonio Fusco, "Alla fine del viaggio".
Buona lettura!



Per tutti gli amanti del genere, lo stile e la penna di Antonio Fusco sono inconfondibili. Anche il commissario Casabona, protagonista del romanzo, non è un volto nuovo ma un personaggio che si ritrova sempre con piacere.
In questo capitolo della serie, carriera e vita privata prendono (forse definitivamente) due strade diverse ma, come sempre, il povero commissario non ha nemmeno il tempo di rendersi conto del cambiamento perché viene subito coinvolto in un nuovo e scottante caso.
È proprio vero che il passato può sconvolgere il presente, quando vi nascondiamo degli scheletri, e le vittime lo impareranno a caro prezzo!

Restituirò tutto alla fine del viaggio, gli sguardi distratti che si lasciarono sfuggire l'essenza delle cose, le parole taciute che non diventeranno mai un ricordo.
Restituirò l'orgoglio  che mi impedì di tornare e la coerenza che nascose tutte le altre strade che avrei potuto percorrere.
Restituirò  le opportunità mancate come biglietti non spesi e non ci sarà rimborso perché tutto va sempre in pari alla fine del viaggio.

Le atmosfere cupe, un percorso catartico e liberatorio e una storia intricata- tutta da scoprire- sono gli ingredienti vincenti di un giallo che coinvolge e appassiona. Il numero esiguo di pagine rende la lettura scorrevole e molto veloce, non ci sono momenti statici o momenti narrativi superflui e tediosi. L'epilogo,  poi, è pazzesco e inaspettato e costituisce la chiusura perfetta per questo libro. 
Lo stile dell'autore è sintetico ma non scontato, molto diretto e realistico nei concetti e nei contenuti. È sempre un piacere trovare storie in cui immedesimarsi e che non siano eccessivamente romanzate. 
Com'è che dice il detto? Breve, ma intenso. Ed è così che riassumerei "Alla fine del viaggio", la lettura perfetta per tutti gli amanti dei polizieschi e dei noir.


lunedì 3 giugno 2019

Recensione "Mi facevi sentire Dostoevskij" di Valentina Fortichiari

Buongiorno, lettori.
Oggi ho il piacere di parlarvi di un romanzo/memoir firmato da Valentina Fortichiari, una vera pietra miliare quandi si parla di comunicazione e di agenzie di stampa.
Buona lettura!



L'importante è mantenere l'autocontrollo quando si è certi di essere nel giusto, anzi tanto più,  è non superare mai il limite dell'arroganza fine a se stessa.
Ho sempre preferito la linea della discrezione.

Come blogger, conosco abbastanza bene il modo degli uffici stampa dato che,  quasi sempre, sono i nostri interlocutori per eccellenza e ho sempre avuto la curiosità di scoprire cosa si celasse tra le scrivanie e le agende delle mie carissime addette stampa. Se, anche voi, vi siete sempre chiesti cosa fa e come lavora un ufficio stampa, in questo libro troverete quasi tutte le risposte alle vostre domande.

Valentina Fortichiari ha lavorato per anni in Longanesi ed è,  oggi, un brillante insegnante universitaria nel campo della comunicazione: leggere questo diario di ricordi è stato illuminante e formativo. È incredibile quanto lavoro ci sia dietro ogni libro è, soprattutto,  quanto sia cruciale il ruolo del responsabile dell'ufficio stampa.

Alla direzione dell'ufficio stampa si richiede senso della regia, capacità di agire come il maestro di musica abile nell'armonizzare ogni nota, nel dar vita a una sinfonia compatta, fluente, dove ogni strumento fa la sua parte senza stonature, attenendosi al tempo imposto da chi tiene in mano la bacchetta.

Tra le pagine del libro, ci sono gli episodi cruciali di una carriera: i momenti iniziali, accompagnati dall'insicurezza e dalla paura di non essere all'altezza; gli incontri con autori straordinari in cui tremano le gambe sembra di sognare; i momenti critici, quando nonostante un'organizzazione maniacale qualcosa va storto e si deve correre ai ripari. Faccio fatica solo ad immaginare come si possa  vivere così sotto pressione costante e con così tante responsabilità.  Si tratta di un ruolo in cui l'autocontrollo, la genialità e la determinazione sono, spesso, più importanti e determinanti di un titolo di studio.

《Mi facevi sentire Dostoevskij》
È la confidenza che in un giorno di amarcord  mi fece scherzosamente un autore. Che cosa voleva dire,  al di là della battuta? Che un ufficio stampa dovrebbe trattare ogni singolo autore come fosse 《unico》, il migliore, il più grande del suo genere, o comunque facendolo sentire tale.

Questo romanzo è una vera delizia per tutti gli addetti ai lavori ma anche per i lettori che hanno vogli di scoprire cosa si nasconde dietro il lancio di un libro e quanto sia fondamentale saper comunicare con il pubblico. Ho apprezzato ogni riga del libro e ho amato lo stile molto diretto e scorrevole dell'autrice. Ho trascorso dei momenti piacevoli immersa nella lettura, e nei ricordi, della Fortichiari e vi consiglio di recuperarlo al più presto!


giovedì 30 maggio 2019

Recensione "La malalegna" di Rosa Ventrella

Buon pomeriggio, lettori.
Ho il piacere di parlarvi del nuovo romanzo di Rosa Ventrella, edito da Mondadori.
Buona lettura!


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Teresa e Angelina sono sorelle diverse in tutto: tanto delicata, schiva e silenziosa è Teresa, la voce narrante di questa storia, quanto vitale, curiosa e impertinente è Angelina, la sorella più piccola. Siamo all'inizio degli anni Quaranta a Copertino, nelle Terre d'Arneo, un'immensa distesa di campi coltivati nel cuore della Puglia. Qui, Teresa e Angelina crescono in una famiglia di braccianti, povera ma allegra e piena di risorse: i nonni sono dei grandi narratori, briganti, lupi e masciare diventano vivi nei loro racconti davanti al camino, mentre la madre Caterina ha ricevuto in sorte una bellezza moresca, fiera, che cattura gli sguardi di tutti gli uomini, compreso quello del barone Personè, il latifondista più potente del paese. "La tua bellezza è una condanna" le dice sempre nonna Assunta. Una bellezza - e una condanna - che sono toccate in eredità ad Angelina. Quando il padre parte per la guerra lasciando sole le tre donne, Caterina per mantenere le figlie non ha altre armi se non quella bellezza, ed è costretta a cedere a un terribile compromesso. O, forse, a un inconfessabile desiderio. È qui che comincia a essere braccata dalla malalegna , il chiacchiericcio velenoso delle malelingue, un concerto di bisbigli che serpeggia da un uscio all'altro e la segue ovunque. Questa vergogna, che infetta tutta la famiglia, avrà su Angelina l'effetto opposto: lei, che non sopporta di vivere nella miseria, inseguirà sfacciatamente l'amore delle favole. Anche a costo di rimanerne vittima. Sono la nostalgia e il rimpianto a muovere con passo delicato la voce di Teresa, che, ricostruendo la parabola di una famiglia, ci riconsegna un capitolo di storia italiana, dalla Seconda guerra mondiale alle lotte dei contadini salentini per strappare le terre ai padroni nel 1950.

Quando ho voglia di un romanzo familiare, ambientato in un passato non troppo remoto, Rosa Ventrella è una certezza. Con il suo nuovo libro, “La Malalegna”, mi ha conquistata con una storia dolorosa, piena di rancore, rimorsi e speranza. La Ventrella ci mostra il lato peggiore dell'animo umano e di un piccolo paesino in cui basta poco per restare vittime dei pettegolezzi più biechi e ingiusti. Dovete immaginare un piccolo centro abitato del sud agli inizi degli anni '40, un'epoca già difficile di per sé, e una famiglia di braccianti che si ritrova a fare i conti con la guerra, la povertà e a dover compiere delle scelte per sopravvivere che saranno solo l'inizio di una spirale discendente a base di 'malalegna'- un modo carino per definire i pettegolezzi dei maligni.

Teresa e Angelina sono le due protagoniste della storia, le due sorelle affronteranno in maniera del tutto opposta le cattiverie dei concittadini, dovute per lo più all'invidia per la bellezza della loro madre: Teresa in maniera responsabile e, a tratti rabbiosa, verso le ingiustizie che la vita ha posto sul suo cammino e su quello della sua famiglia; Angelina, bella quanto la madre, tenterà di cambiare la propria sorte grazie alla sua avvenenza con risultati discutibili.

E' doloroso per Teresa, e per il lettore, fare i conti con la verità e tanti retroscena che vengono rivelati pagina dopo pagina. La storia si rivela più profonda ed emozionante del previsto, regalando dei momenti di lettura unici. La prosa dell'autrice è coinvolgente ed evocativa, oltre che scorrevole e delicata. E' facilissimo perdersi tra le righe ed immaginare situazioni e personaggi. L'epilogo agrodolce, racchiude alla perfezione una storia che ha lo stesso sapore. Consigliata a tutti i lettori che amano le storie autentiche.


Altri libri dell'autrice:




mercoledì 29 maggio 2019

Recensione "Nel silenzio delle nostre parole" di Simona Sparaco

Buongiorno, lettori.
Oggi ho il piacere di parlarvi del nuovo romanzo di Simona Sparaco, vincitore del Premio Dea Planeta 2019, "Nel silenzio delle nostre parole".
Buona lettura!


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È quasi mezzanotte e una nebbia sottile avvolge la metropoli addormentata. In un palazzo di quattro piani, dentro un appartamento disabitato, un frigorifero va in cortocircuito. Le fiamme, lente e invisibili dall'esterno, iniziano a divorare ciò che trovano. Due piani più in alto, Alice scivola nel sonno mentre aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama con una passione per lei nuova e del quale non è ancora riuscita a parlare a sua madre, che abita lontano e vorrebbe sapere tutto di lei. Anche Bastien, il figlio della signora che occupa un altro degli interni, da troppi mesi ormai avrebbe qualcosa di cruciale da rivelare alla madre, ma sa che potrebbe spezzarle il cuore e non trova il coraggio. È un altro tipo di coraggio quello che invece manca a Polina, ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità, tantomeno il pianto incessante del suo bambino nella stanza accanto. Giù in strada, nel negozio di fronte, Hulya sta pensando proprio a lei, come capita sempre più spesso, senza averglielo mai confessato, ma con una voglia matta di farlo. Per tutti loro non c'è più tempo: un mostro di fuoco sta per stravolgere ogni prospettiva, costringendoli a scelte estreme per colmare quei silenzi, o per dare loro un nuovo significato. Simona Sparaco indaga i momenti terribili in cui la vita e la morte si sfiorano diventando quasi la stessa cosa, e in cui le distanze che ci separano dagli altri vengono abbattute dall'amore più assoluto, quello che non conosce condizioni.

Questo romanzo, liberamente ispirato al tragico incendio della Grenfell Tower di Londra, intreccia le storie di vari personaggi e delle loro famiglie, all'interno di un vecchio palazzo di periferia. Un palazzo come tanti, un palazzo animato dalle vite convulse e problematiche dei suoi abitanti che ancora non sospettano la portata della tragedia che sta per sconvolgere le loro vite.
Ognuno di loro, infatti, sta affrontando una battaglia con sé stesso e con la vita: c'è chi fa i conti con una maternità indesiderata che ha messo fine ai sogni gloria, chi si crogiola nel passato incapace di affrontare un trauma profondissimo, chi è alle prese con le gioie iniziali dell'innamoramento ma non ha il coraggio di confessarlo ai propri cari.

Cicatrici che sono come storie. 
La prova che abbiamo condiviso la stessa, irripetibile esperienza. 

La storie dei protagonisti scorrono veloci, sotto gli occhi di chi legge, intersecandosi tra di loro e sviluppandosi in un crescendo emozionale pazzesco. 
L'incendio che sconvolge la vita di tutti loro, inizia in maniera subdola e lenta ma consuma con una ferocia difficile da raccontare l'intera esistenza degli abitanti del palazzo. Sono stati momenti duri e mi è piaciuto il modo delicato e rassegnato usato dall'autrice per descrivere questo momento della storia, non era per nulla facile riuscire a raccontare un momento del genere in maniera seria ma non tragica.

Non c'è morte che non presupponga una rinascita. 
Imparare a decifrarla può dare un senso a tutto ciò che resta.
Persino alla cenere.

'Nel silenzio delle nostre parole', è un romanzo che vi farà provare un vasta gamma di emozioni, non sempre positive, ma tutta la storia servirà a farvi riflettere su un concetto importante: non perdete tempo. Non fatelo mai. Non aspettate il momento giusto per dire una cosa, per riappacificarvi con qualcuno, per chiedere aiuto. Un pensiero non espresso può far male e la vita, che tanto diamo per scontata, può sfuggirci dalle mani in un momento.