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martedì 10 gennaio 2023

Recensione "Il secondo piano" di Ritanna Armeni

 Buongiorno lettori, 

come molti di voi sapranno, a Gennaio mi piace leggere sempre almeno un libro sulla Shoah e negli anni ve ne ho raccontati diversi. Quest'anno ho avuto il piacere di leggere in anteprima il nuovo romanzo di Ritanna Armeni dedicato proprio a questa tematica. 

Buona giornata!



In un convento francescano di periferia, tra i profumi del giardino e un nuovo quartiere in costruzione, suor Ignazia e le sue sorelle si trovano nella surreale situazione di ospitare al piano terra un'infermeria tedesca e al secondo alcune famiglie sfuggite per miracolo al rastrellamento del Ghetto. A separarli, solo una scala e l'audacia mite di chi non esita a mettersi in gioco fino in fondo. Roma, nell'ultimo anno di guerra, non è «città aperta». I tedeschi, a un passo dalla sconfitta, la stringono in una morsa sempre più spietata, gli alleati stentano ad arrivare, i romani combattono pagando con il sangue ogni atto di ribellione. In una città distrutta dalla fame, dalle bombe, dal terrore, gli ebrei vengono perseguitati, deportati, uccisi, come il più pericoloso e truce dei nemici. E la Chiesa? Mentre in Vaticano si tratta in segreto la resa nazista e il pontefice sceglie, più o meno apertamente, la via della cautela, i luoghi sacri si aprono ad accogliere – sfidando le regole e perfino alcuni comandamenti – chi ne ha bisogno. È così che Ritanna Armeni, con l'entusiasmo rigoroso e profondo di sempre, attraversa un passaggio cruciale della nostra Storia e dà corpo a una vicenda esemplare, che parla di coraggio e sorellanza, di forza e creatività, di gioia, paura, resistenza.


"Il secondo piano", il nuovo romanzo di Ritanna Armeni, è un libro ambientato a Roma nel 1944 durante l'occupazione nazista. La ricostruzione storica del periodo è molto accurata e minuziosa e ha come protagoniste le suore. È noto, infatti, che in seguito al rastrellamento degli ebrei dal Ghetto di Roma, i pochi che riuscirono a scappare trovarono rifugio all'interno di diverse strutture ecclesiastiche della capitale.

All'interno di un convento francescano alla periferia di Roma, una famiglia ebrea trova rifugio tra le mura sacre dove Madre Ignazia, nonostante la paura, decide di rischiare il tutto e per tutto per portare avanti lo spirito misericordioso che è alla base della fede cristiana. Il personaggio della madre superiora è quello che mi ha conquistata di più: madre Ignazia riesce ad essere austera e risoluta, amorevole e dura quando serve. È il perno centrale della vita del convento e la figura a cui tutti fanno riferimento siano esse consorelle o gli ospiti ebrei.

Man mano che si prosegue con la narrazione, entriamo in punta di piedi nella vita del convento, nelle attività e nel nuovo modello di convivenza con questa famiglia che ha usanze del tutto diverse e che vive nel terrore costante di essere scoperta. La quotidianità, raccontata con delicatezza ma in modo accurato, si intervalla con i continui sviluppi del conflitto bellico che, attraverso dei bollettini puntuali, fanno capire che la fine della guerra e l'arrivo degli alleati è ancora lontano.

Verso la metà del romanzo, il clima diventa sempre più ansiogeno perché la morsa tedesca si fa sempre più stretta e il pericolo di attirare l'attenzione e di essere segnalate è sempre maggiore e concreto. L'evoluzione della situazione si riflette anche sui vari personaggi che dimostreranno le loro qualità, positive e negative, fino in fondo.

Epilogo agrodolce, elemento quasi scontato in questo tipo di storie, ma allo stesso tempo giusto sia dal punto di vista storico che da quello puramente attinente al lato romanzato. La prosa della Armeni si divora ed è stata un dolce coccola, nonostante i temi e gli eventi narrati. Ho amato praticamente tutti i personaggi e le storie di vita quotidiana del convento. 

Ho trovato questo libro coerente, rispettoso e con un bel lavoro di ricostruzione storica. Lo consiglio assolutamente!





sabato 10 marzo 2018

Recensione "Il segreto di Eva" di Amy Harmon

Buongiorno lettori,
questa settimana ha visto il ritorno in libreria anche di un'altra grandissima autrice Newton, Amy Harmon che, stavolta, si è messa alla prova con un romanzo storico che ho amato dalla prima all'ultima pagina.
Buona lettura!


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1943. La Germania occupa gran parte dell’Italia e le deportazioni degli ebrei aumentano di giorno in giorno. Fin da bambini Eva Rosselli e Angelo Bianco sono cresciuti come una famiglia, divisi solo dalla religione. Con il passare degli anni si sono innamorati, ma per Angelo è arrivata la vocazione e, nonostante i suoi profondi sentimenti per Eva, ha preso i voti. Adesso, più di dieci anni dopo, Angelo è un prete cattolico ed Eva è una donna ebrea che rischia la deportazione. Con la minaccia della Gestapo in avvicinamento, Angelo nasconde Eva tra le mura di un convento, dove Eva scopre di essere solo una dei tanti ebrei protetti dalla Chiesa. Ma la ragazza non riesce proprio a stare nascosta, in attesa della liberazione, mentre Angelo rischia la vita per salvarla. Con il mondo in guerra e le persone ridotte allo stremo, Angelo ed Eva affrontano sfida dopo sfida, scelta dopo scelta, fino a che il destino e la fortuna non decideranno di incontrarsi, lasciandoli stremati davanti alla decisione più difficile di tutte.

Possono umiliarci e disumanizzarci. Ma non possono toglierci i nostri pensieri. Non possono toglierci i nostri talenti. Non possono toglierci le nostre conoscenze, i nostri ricordi, le nostre menti. Nella musica, non ci sono confini. La musica è una porta e l'anima fugge attraverso la melodia. Anche se solo per pochi minuti. E chiunque le ascolti, viene liberato. Chiunque la ascolti, si eleva.

Il binomio romanzo storico/Shoah a volte può spaventare un lettore, soprattutto se a scriverlo è una scrittrice di romance e YA. Sono bastate poche righe, però, per rendermi conto di avere tra le mani una storia eccezionale che mi ha emozionata e commossa in più punti. La Harmon ci regala due personaggi eccezionali: da una parte abbiamo Angelo, con la sua fede incrollabile e un cuore immenso; dall'altra Eva, una ragazza con uno straordinario talento musicale e un cuore passionale capace di emozionare anche nei momenti più cupi. Il loro rapporto appare difficile sin dall'inizio e diventa ufficialmente impossibile quando Angelo decide di prendere i voti, spezzando per sempre il cuore di Eva. Con l'avvento della Seconda Guerra Mondiale e delle leggi razziali, la posizione di Eva diventa instabile e pericolosa e Angelo si fa in quattro per cercare di tenerla al sicuro ma non ha fatto i conti con l'animo battagliero della ragazza, incapace di farsi da parte e di farsi sopraffare da un destino avverso che le ha tolto tutto: dalla libertà, all'amore.

L'unica cosa che mi interessa, l'unica cosa al mondo che mi spaventa, è che ti succeda qualcosa.
Lo sai? Penso che potrei affrontare qualsiasi cosa, sopportare tutto, se fossi certo che stai bene e non corri alcun pericolo.

La situazione precipita molto velocemente e il ruolo di Angelo diventa cruciale per la salvezza di migliaia di ebrei. L'autrice ha ricreato il clima di terrore e pericolo della Roma degli anni '40 e ha descritto molto bene il ruolo che la Chiesa giocò per salvare le vite di centinaia di innocenti, una goccia nel mare delle vittime della Shoah, ma pur sempre un successo per una rete clandestina organizzatissima pronta a tutto pur di salvare più persone possibili. Il rapporto tra Angelo ed Eva si fa sempre più complicato, uniti da un destino avverso lottano quotidianamente contro i sentimenti che provano e contro il regime nazifascista. La Harmon ha trattato varie tematiche difficili in questo libro, prima fra tutte la tentazione che Eva rappresenta per Angelo e per la sua vocazione, con estrema delicatezza l'autrice riesce ad emozionare il lettore con una storia straordinaria e molto reale. Gli episodi storici sono stati riportati senza censure o elementi romanzati, rivelando dettagli e particolari che non conoscevo. Si nota il lavoro di ricerca svolto dalla Harmon prima della stesura. Voglio anche rassicurarvi sul fatto che "Il segreto di Eva" è una storia emozionante e scorrevolissima che ho divorato nel giro di qualche ora. E' stato bello vedere un'autrice che amo, confrontarsi con un genere diverso dal solito e realizzare un'opera meravigliosa che mi ha fatto perdere qualche battito del cuore.
E' un libro che merita assolutamente una opportunità e che vi consiglio spassionatamente.



sabato 27 gennaio 2018

Libri delle memorie: l'Olocausto




Buongiorno lettori,
tengo molto all'articolo di oggi e sono molto felice di aver avuto l'opportunità di partecipare a questo progetto sul Giorno della Memoria promosso da Giunti Editore.
Ogni anno, il 27 Gennaio, il mondo si ferma a ricordare, a rivivere l'orrore, ad ascoltare la testimonianza di chi è sopravvissuto e a domandarsi perché nessuno abbia fatto nulla per fermare un simile genocidio.
Non è facile trovare le parole giuste per affrontare e raccontare un simile evento storico, ma vorrei davvero dedicare un momento a ciò che è stato e, spero, non sarà mai più.
Ad aiutarmi, ancora una volta, i libri, testimoni e custodi dei crimini più terribili perpetrati all'epoca.
Vi parlerò di storie diverse che mi hanno fatto riflettere ed emozionare.
Buona lettura!





Cos'è un lager? Com'è nata la follia Hitleriana?
Pier Giorgio Viberti ci guida in un'analisi fredda e distaccata di come tutto è iniziato e della macchina pensata da Hitler e realizzata dall'intera classe dirigente del partito nazista.
Ho visitato personalmente, anni fa, il campo di Auschwitz e ho ritrovato tante verità e immagini realistiche dei campi. Un'idea malsana, un'industria di morte perfettamente organizzata, che è riuscita ad uccidere centinaia di innocenti, oppositori politici e individui non perfettamente sani. 
Una sintesi completa e spietata del funzionamento di questi campi di morte e sofferenza.



La violenza non è finita con la guerra. Tutto il periodo post bellico è stato, infatti, teatro di morte e una spietata caccia alle streghe. Con l'arrivo degli alleati e la completa distruzione della Germania di Hitler, tutti i gerarchi del partito sopravvissuti cercano in ogni mondo di abbandonare l'Europa. Neal Bascomb ci racconta, con particolari, flashback e una prosa molto obiettiva, la cattura di Adolf Eichmann, una delle menti che aveva elaborato la soluzione finale. Un personaggio controverso che ha anteposto le sue ambizioni a tutto, comprese le vite di milioni di innocenti.
E' un racconto molto diretto, che non tralascia nessun aspetto, storico e umano, del caso.




Questa è una delle storie che mi ha colpito di più, in assoluto.
Quando pensiamo al popolo ebraico, soprattutto nell'ambito dell'Olocausto, pensiamo sempre al dolore e alle perdite infinite subite. La storia di Celeste, la ragazza più bella del ghetto, getta invece una luce nuova e inaspettata. 'Stella', così veniva soprannominata, è sopravvissuta alla deportazione vendendo i suoi connazionali. Giuseppe Pederiali ha cercato di ricostruire la vita della ragazza all'interno del ghetto, attraverso testimonianze e prove storiche. L'unico interrogativo, che resta tuttora insoluto, è il perché. Perché Celeste condannò a morte certa centinaia di connazionali, tra cui amici e parenti? Lo fece per paura? Per spirito di sopravvivenza?
La lettura ci offre tutti gli elementi per riflettere e per darci una personale risposta.


'Il volo di Sara' è una storia illustrata, di una delicatezza disarmante. 
L'autrice ci parla di una curiosa amicizia tra un pettirosso e la piccola Sara, appena arrivata in un campo di concentramento. L'uccellino farà del suo meglio per alleviare le sofferenze della sua giovane amica, fino a donarle la cosa che ha di più caro.
Non mi vergogno a dire di aver versato parecchie lacrime sulle bellissime illustrazioni di questo libro, credo sia la lettura perfetta per far approcciare anche i più piccoli ad un tema così delicato.




Un duo di scrittori che apprezzo molto, mi ha regalato invece una storia originale e un pizzico più leggera rispetto alle precedenti. Fiordaliso è la storia di Ester, una bambina 'meticcia' che, da un giorno all'altro, non è stata più al sicuro nella sua nazione. Bravissima ginnasta, arriva a conquistare un ruolo di spicco quando viene scelta per portare un mazzo di fiordalisi, appunto, al cancelliere Adolf Hitler, ignaro del fatto che in realtà non sia un'ariana perfetta.
Saranno anni duri per la giovane Ester, costretta a una recita senza fine per salvare sé stessa e le persone che ama. E' una storia a lieto fine e piena di speranza, adatta anche per un pubblico di giovanissimi lettori.


Questa carrellata di letture mi ha fatto compagnia durante la settimana arricchendo il mio bagaglio, culturale e umano, riguardo la Shoah. 
Alcune mi hanno lasciato tanta amarezza; altre, infinita dolcezza. 
Penso che sia FONDAMENTALE coltivare la memoria degli sbagli commessi e non dimenticare le vittime innocenti. Spero di avervi fornito degli spunti interessanti per fare delle letture a tema e spero che le troviate originali così come le ho trovate io.

L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità
da cui non dovremo mai togliere
il segnalibro della memoria.

-Primo Levi-




venerdì 27 gennaio 2017

Recensione "Il fabbricante di giocattoli"di Liam Pieper

Buongiorno cuori librosi,
in occasione della Giornata della Memoria, ho deciso di dedicare la recensione di oggi ad un libro che ripercorre un po' gli eventi, senza però risultare pesante o eccessivamente triste.
Si tratta de "Il fabbricante di giocattoli", scritto da Liam Pieper e pubblicato da BookMe.
Buona lettura!


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LA RECENSIONE:

"Costruiva giocattoli. Capiva le persone, e aveva intuito che l'unico motivo per cui la gente teneva duro erano i bambini. E se i bambini del campo avessero perso la speranza, allora non ci sarebbe stato più futuro per nessuno."

Questa storia si apre a Melbourne, in Australia, in una delle più grandi fabbriche di giocattoli del mondo. Una fabbrica, con una storia profonda e anche triste, se vogliamo. Il fondatore, Arkady, è un sopravvissuto, una delle migliaia di vittime innocenti dei campi di concentramento durante la guerra.
A quei tempi, Arkady donava speranza ai bambini del campo fabbricando piccoli e rudimentali giocattoli, una volta libero dalla guerra e dai suoi fantasmi, ha fondato un impero basato proprio su quella bambolina di pezza che a tanti bambini aveva dato la forza e il coraggio di andare avanti.

"La rabbia non è produttiva. E' utile per un minuto, se serve a fuggire, a combattere, ma nei campi queste due cose non erano possibili, e dopo la guerra lo sono state ancora meno. Chi di noi è sopravvissuto ha dovuto imparare a tenere a freno l'odio, altrimenti lo avrebbe distrutto."

Adam, nipote di Arkady, ha preso le redini dell'azienda ma la sua condotta morale lascia molto a desiderare e ben presto si ritrova in una situazione molto scomoda e compromettente.
Per tirarsi fuori dai guai, decide di giocarsi il destino della fabbrica in un estremo tentativo di salvezza che, purtroppo, non ha gli esiti sperati. La stessa bambola che ha fatto la fortuna del marchio, ora ne decreta la fine. Una storia a cavallo tra il passato e il presente, tra l'orrore vero e la superficialità di chi non ha dovuto mai lottare nella vita. Un finale che colpisce al cuore e dà tutto un altro significato alla vicenda.


Quando ho scelto di leggere questa storia, avevo in mette un tipo di scenario che spesso mi è capitato di leggere in romanzi che trattano tematiche simili. Devo dire, però, che la storia raccontata da Liam Pieper, è diversa nel suo genere a partire dai toni utilizzati. Poche le scene crude della guerra e l'orrore dei campi, dolcissima l'idea di un fabbricante di giocattoli per i bambini del campo. Non ho apprezzato per nulla il personaggio di Adam, che si oppone con forza alla figura del vecchio Arkady e ai suoi ideali. Una trama molto complessa in cui nulla si ferma all'apparenza e niente è come sembra. Ci sono moltissimi colpi di scena, quello finale mi ha colpita e mi ha lasciato anche leggermente interdetta perché non me lo sarei mai aspettato.
Mi piace la prosa dell'autore e la narrazione forte e incisiva nei punti in cui si richiedevano tali caratteristiche, e dolce e delicata in momenti più intensi e profondi. E' senza dubbio un modo diverso per affrontare un ricordo che fa ancora male e che deve essere mantenuto vivo, anche attraverso storie di questo tipo. Non mi ha convinta al 100% ma è stata comunque una buona lettura che mi ha mostrato un altro lato di questo importantissimo capitolo di storia.





domenica 1 maggio 2016

Recensione "I fiori non crescevano ad Auschwitz" di Eoin Dempsey

Buongiorno cuori librosi,
oggi vi parlo di una storia bellissima ed emozionante, "I fiori non crescevano ad Auschwitz", scritto da Eoin Dempsey per Newton Compton.
Buona lettura!

LA COPERTINA:



LA RECENSIONE:

"Ti ho amato per così tanto tempo, ma pensavo che non sarei mai tornata. Quando non hai risposto alle mie lettere... ho provato a dimenticarti. Ho pensato che fosse la cosa migliore, soprattutto per te. Non potevo continuare a ostacolarti. Tuo padre ha fatto la scelta giusta."

Christopher e Rebecca sono amici da sempre, un rapporto quasi simbiotico il loro. 
Si sono incontrati da bambini, lei in fuga da un padre padrone e lui che si innamora subito di questa bambina indifesa. Gli anni si susseguono, ormai i nostri ragazzi sono due adolescenti che passano insieme intere giornate. E' chiaro che Christopher sia innamorato di lei e quando Rebecca fugge dall'isola per scappare da suo padre, il cuore del ragazzo va in frantumi. Per anni si domanda cosa ne è stato di lei e perché non abbia mai ricevuto suo notizie, finché un giorno non la incontra di nuovo.
E' stato tutto un enorme malinteso, ma lui la ama e anche lei ama lui. Adesso nessuno potrà frapporsi tra loro.

"E' tutta colpa mia. Se non fosse stato per me, saresti partita, e adesso saresti sana e salva in Inghilterra."

"Christopher, tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata in tutta la vita, la sola cosa per cui valesse la pena vivere. Non c'è vita per me senza di te. Non capisci? Questa non è la fine di tutto."

Ci troviamo nell'epoca nazista, l'escalation di Hitler è inarrestabile, così come il suo folle piano di sterminare tutti gli ebrei. Quando i tedeschi arrivano sull'isola di Jersey, gli ebrei fuggono verso l'Inghilterra ma Rebecca rifiuta di farlo, se Christopher non può partire allora non lo farà nemmeno lei nonostante sia un rischio enorme quello che sta correndo. La fatidica lettera per la deportazione, arriva un mattino qualunque. Nessuno sa che fine facciano gli ebrei, ma le voci che girano non lasciano il minimo dubbio al riguardo. Ancora una volta la mano del destino separa Christopher e Rebecca. La paura di non rivedersi più, questa volta, è reale e non esiste un modo per cambiare le cose.

"Era disgustato da se stesso, perché osava provare un barlume di speranza in un luogo in cui non poteva esisterne alcuna. La sua ricerca sembrava di così poco conto, così insignificante di fronte a tutta quella morte, come se tentasse di distruggere un ghiacciaio con un rompighiaccio. Era più determinato che mai a salvarla, ma non ci sarebbe mai stato un lieto fine."

La decisione di arruolarsi nelle SS, è l'unico modo che ha per cercare di ritrovare il suo unico e grande amore. Quando Christopher viene inviato ad Auschwitz, non era pronto a tutto l'orrore di cui sarebbe stato spettatore impotente. La ricerca di una prigioniera in mezzo a centinaia di altri, è una missione rischiosa se non suicida. Rebecca potrebbe essere stata uccisa chissà dove, potrebbe essere stata registrata con un nome diverso, potrebbe non essere stata schedata. In cuor suo Christopher è convinto che la sua Rebecca sia da qualche parte e farà di tutto per trovarla. Ormai non si tratta più solo di salvare la sua amata, deve fare qualcosa per salvare quelle persone. E' impossibile starsene con le mani in mano di fronte alla tragedia quotidiana che ogni giorno si svolge sotto i suoi occhi.
Non importa se morirà nella missione o se non ritroverà mai Rebecca, non sarà complice di quell'orrore.


IL MIO GIUDIZIO:

Da quando sono stata in visita ai campi di Auschwitz e Birkenau, cerco sempre di evitare le storie sull'Olocausto e sui campi di concentramento. Spesso le storie non rendono giustizia, sono troppo leggere o troppo drammatiche, è difficile mettere nero su bianco quello che è stato, quel clima di morte che ancora oggi si respira tra le rovine dei campi in cui c'è una calma innaturale. Tuttavia la storia di Dempsey è stata ricca di emozioni e ben curata. Il protagonista, l'angelo di Auschwitz, è stato un personaggio complesso e profondo: capace di amare oltre qualsiasi ostacolo, riesce a mantenere i nervi saldi anche di fronte all'orrore indescrivibile che si svolge ogni giorno sotto i suoi occhi impotenti. E' un personaggio che scende a patti con se stesso e diventa consapevole del fatto che non può salvarli tutti, anche se dio solo sa quanto lo vorrebbe. Il suo amore incrollabile per Rebecca è il vero motore del libro e l'unico elemento che distrae il lettore dalla morte e dalla crudeltà che viene descritta in ogni pagina. E' una storia di una intensità disarmante che mi ha fatto commuovere più di una volta. E' un libro straordinario, lo consiglio!

mercoledì 18 giugno 2014

Leggi le prime pagine del nuovo romanzo di Corbaccio! Una storia commovente firmata Jodi Picoult


Buonasera lettori! 
Una nuova incredibile anteprima per voi! Un romanzo commovente sulla Shoah narrato dall'autrice Jodi Picoult, pubblicata in 35 paesi!
Buona lettura!


                                                                   
INTENSO COME UN RICORDO

PICOULT_Intenso come un ricordo_DEFI
In libreria: Giugno 2014
                                                                                                                                                                     Pagine 500 € 16,40

SINOSSI:

Josef  Weber è un vecchietto adorabile ma che in realtà nasconde un atroce segreto…
Sage Singer è una ragazza solitaria. Evita ogni contatto col mondo, nasconde il proprio volto sfregiato in seguito a un incidente, si rifugia in una relazione clandestina con un uomo sposato. Ha scelto di fare la panettiera, soprattutto per lavorare di notte, nell’isolamento della sua cucina. L’unico a fare breccia nella prigione quotidiana in cui si è rinchiusa Sage è un anziano signore di origine tedesca, Josef Weber, benvoluto da tutti nella piccola comunità in cui vive. Ma un giorno Josef rivela alla ragazza un segreto terribile, confessandole il suo passato di ss e carnefice ad Auschwitz. Non solo, le chiede il perdono per i suoi crimini e, infine, di aiutarlo a morire. Sage, di famiglia ebraica ma atea, è tormentata da un dilemma atroce: sua nonna, Minka, è una sopravvissuta dei campi di concentramento, e solo settant’anni dopo quell’esperienza svela alla nipote il baratro in cui è sprofondata durante la deportazione.
Come si può reagire quando si capisce che la persona che ha di fronte incarna il male assoluto? E’ possibile cancellare un passato criminoso con un comportamento irreprensibile? Si ha il diritto di offrire perdono anche se non si è la vittima diretta di un’ingiustizia? E… qualora Sage accogliesse la richiesta di Weber, si tratterebbe di vendetta… o di giustizia?
Più voci narranti si alternano nella scrittura di Jodi Picoult, come sempre magistrale nel riannodare il filo dei ricordi sepolti nel passato e delle emozioni che agitano il presente. E la chiave, ancora una volta, sta nella potenza della narrazione: «Un racconto può essere molto potente. Può cambiare il corso della storia. Può salvare una vita. Ma può anche essere un buco nero, o le sabbie mobili, in cui si rimane impantanati, incapaci di scrivere per liberarsi». Sta a noi, alla nostra coscienza, scegliere la strada da prendere.


Per leggere le prime pagine del romanzo clicca QUI



A presto lettori!!!
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