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sabato 27 gennaio 2018

Libri delle memorie: l'Olocausto




Buongiorno lettori,
tengo molto all'articolo di oggi e sono molto felice di aver avuto l'opportunità di partecipare a questo progetto sul Giorno della Memoria promosso da Giunti Editore.
Ogni anno, il 27 Gennaio, il mondo si ferma a ricordare, a rivivere l'orrore, ad ascoltare la testimonianza di chi è sopravvissuto e a domandarsi perché nessuno abbia fatto nulla per fermare un simile genocidio.
Non è facile trovare le parole giuste per affrontare e raccontare un simile evento storico, ma vorrei davvero dedicare un momento a ciò che è stato e, spero, non sarà mai più.
Ad aiutarmi, ancora una volta, i libri, testimoni e custodi dei crimini più terribili perpetrati all'epoca.
Vi parlerò di storie diverse che mi hanno fatto riflettere ed emozionare.
Buona lettura!





Cos'è un lager? Com'è nata la follia Hitleriana?
Pier Giorgio Viberti ci guida in un'analisi fredda e distaccata di come tutto è iniziato e della macchina pensata da Hitler e realizzata dall'intera classe dirigente del partito nazista.
Ho visitato personalmente, anni fa, il campo di Auschwitz e ho ritrovato tante verità e immagini realistiche dei campi. Un'idea malsana, un'industria di morte perfettamente organizzata, che è riuscita ad uccidere centinaia di innocenti, oppositori politici e individui non perfettamente sani. 
Una sintesi completa e spietata del funzionamento di questi campi di morte e sofferenza.



La violenza non è finita con la guerra. Tutto il periodo post bellico è stato, infatti, teatro di morte e una spietata caccia alle streghe. Con l'arrivo degli alleati e la completa distruzione della Germania di Hitler, tutti i gerarchi del partito sopravvissuti cercano in ogni mondo di abbandonare l'Europa. Neal Bascomb ci racconta, con particolari, flashback e una prosa molto obiettiva, la cattura di Adolf Eichmann, una delle menti che aveva elaborato la soluzione finale. Un personaggio controverso che ha anteposto le sue ambizioni a tutto, comprese le vite di milioni di innocenti.
E' un racconto molto diretto, che non tralascia nessun aspetto, storico e umano, del caso.




Questa è una delle storie che mi ha colpito di più, in assoluto.
Quando pensiamo al popolo ebraico, soprattutto nell'ambito dell'Olocausto, pensiamo sempre al dolore e alle perdite infinite subite. La storia di Celeste, la ragazza più bella del ghetto, getta invece una luce nuova e inaspettata. 'Stella', così veniva soprannominata, è sopravvissuta alla deportazione vendendo i suoi connazionali. Giuseppe Pederiali ha cercato di ricostruire la vita della ragazza all'interno del ghetto, attraverso testimonianze e prove storiche. L'unico interrogativo, che resta tuttora insoluto, è il perché. Perché Celeste condannò a morte certa centinaia di connazionali, tra cui amici e parenti? Lo fece per paura? Per spirito di sopravvivenza?
La lettura ci offre tutti gli elementi per riflettere e per darci una personale risposta.


'Il volo di Sara' è una storia illustrata, di una delicatezza disarmante. 
L'autrice ci parla di una curiosa amicizia tra un pettirosso e la piccola Sara, appena arrivata in un campo di concentramento. L'uccellino farà del suo meglio per alleviare le sofferenze della sua giovane amica, fino a donarle la cosa che ha di più caro.
Non mi vergogno a dire di aver versato parecchie lacrime sulle bellissime illustrazioni di questo libro, credo sia la lettura perfetta per far approcciare anche i più piccoli ad un tema così delicato.




Un duo di scrittori che apprezzo molto, mi ha regalato invece una storia originale e un pizzico più leggera rispetto alle precedenti. Fiordaliso è la storia di Ester, una bambina 'meticcia' che, da un giorno all'altro, non è stata più al sicuro nella sua nazione. Bravissima ginnasta, arriva a conquistare un ruolo di spicco quando viene scelta per portare un mazzo di fiordalisi, appunto, al cancelliere Adolf Hitler, ignaro del fatto che in realtà non sia un'ariana perfetta.
Saranno anni duri per la giovane Ester, costretta a una recita senza fine per salvare sé stessa e le persone che ama. E' una storia a lieto fine e piena di speranza, adatta anche per un pubblico di giovanissimi lettori.


Questa carrellata di letture mi ha fatto compagnia durante la settimana arricchendo il mio bagaglio, culturale e umano, riguardo la Shoah. 
Alcune mi hanno lasciato tanta amarezza; altre, infinita dolcezza. 
Penso che sia FONDAMENTALE coltivare la memoria degli sbagli commessi e non dimenticare le vittime innocenti. Spero di avervi fornito degli spunti interessanti per fare delle letture a tema e spero che le troviate originali così come le ho trovate io.

L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità
da cui non dovremo mai togliere
il segnalibro della memoria.

-Primo Levi-




venerdì 27 gennaio 2017

Recensione "Il fabbricante di giocattoli"di Liam Pieper

Buongiorno cuori librosi,
in occasione della Giornata della Memoria, ho deciso di dedicare la recensione di oggi ad un libro che ripercorre un po' gli eventi, senza però risultare pesante o eccessivamente triste.
Si tratta de "Il fabbricante di giocattoli", scritto da Liam Pieper e pubblicato da BookMe.
Buona lettura!


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LA RECENSIONE:

"Costruiva giocattoli. Capiva le persone, e aveva intuito che l'unico motivo per cui la gente teneva duro erano i bambini. E se i bambini del campo avessero perso la speranza, allora non ci sarebbe stato più futuro per nessuno."

Questa storia si apre a Melbourne, in Australia, in una delle più grandi fabbriche di giocattoli del mondo. Una fabbrica, con una storia profonda e anche triste, se vogliamo. Il fondatore, Arkady, è un sopravvissuto, una delle migliaia di vittime innocenti dei campi di concentramento durante la guerra.
A quei tempi, Arkady donava speranza ai bambini del campo fabbricando piccoli e rudimentali giocattoli, una volta libero dalla guerra e dai suoi fantasmi, ha fondato un impero basato proprio su quella bambolina di pezza che a tanti bambini aveva dato la forza e il coraggio di andare avanti.

"La rabbia non è produttiva. E' utile per un minuto, se serve a fuggire, a combattere, ma nei campi queste due cose non erano possibili, e dopo la guerra lo sono state ancora meno. Chi di noi è sopravvissuto ha dovuto imparare a tenere a freno l'odio, altrimenti lo avrebbe distrutto."

Adam, nipote di Arkady, ha preso le redini dell'azienda ma la sua condotta morale lascia molto a desiderare e ben presto si ritrova in una situazione molto scomoda e compromettente.
Per tirarsi fuori dai guai, decide di giocarsi il destino della fabbrica in un estremo tentativo di salvezza che, purtroppo, non ha gli esiti sperati. La stessa bambola che ha fatto la fortuna del marchio, ora ne decreta la fine. Una storia a cavallo tra il passato e il presente, tra l'orrore vero e la superficialità di chi non ha dovuto mai lottare nella vita. Un finale che colpisce al cuore e dà tutto un altro significato alla vicenda.


Quando ho scelto di leggere questa storia, avevo in mette un tipo di scenario che spesso mi è capitato di leggere in romanzi che trattano tematiche simili. Devo dire, però, che la storia raccontata da Liam Pieper, è diversa nel suo genere a partire dai toni utilizzati. Poche le scene crude della guerra e l'orrore dei campi, dolcissima l'idea di un fabbricante di giocattoli per i bambini del campo. Non ho apprezzato per nulla il personaggio di Adam, che si oppone con forza alla figura del vecchio Arkady e ai suoi ideali. Una trama molto complessa in cui nulla si ferma all'apparenza e niente è come sembra. Ci sono moltissimi colpi di scena, quello finale mi ha colpita e mi ha lasciato anche leggermente interdetta perché non me lo sarei mai aspettato.
Mi piace la prosa dell'autore e la narrazione forte e incisiva nei punti in cui si richiedevano tali caratteristiche, e dolce e delicata in momenti più intensi e profondi. E' senza dubbio un modo diverso per affrontare un ricordo che fa ancora male e che deve essere mantenuto vivo, anche attraverso storie di questo tipo. Non mi ha convinta al 100% ma è stata comunque una buona lettura che mi ha mostrato un altro lato di questo importantissimo capitolo di storia.





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