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lunedì 10 febbraio 2020

Recensione "L'eredità della Villa delle Stoffe" di Anne Jacobs

Buongiorno, lettori.
Oggi vi parlo dell'ultimo e attesissimo capitolo della saga di Anne Jacobs dedicata alla famiglia Melzer e alla loro splendida dimora, la Villa delle Stoffe.
Buona lettura!


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Augusta, 1923. Dopo le devastazioni della Grande Guerra, finalmente gli abitanti della Villa delle Stoffe guardano al futuro con ottimismo. Soprattutto da quando il padrone di casa, Paul Melzer, è tornato dalla prigionia russa riabbracciando l’adorata Marie. Per lui è il momento di riprendere le redini della grande fabbrica di tessuti, diretta in sua assenza dalla moglie. Dopo tanti mesi di separazione, il loro amore è più forte che mai, anche se lei non può fare a meno di notare quanto Paul sia all’antica. Per esempio guarda con sospetto i nuovi modelli disegnati da Marie: quei tailleur così moderni, stretti e sfrontati. Per non parlare della moda dei capelli corti, che ha già contagiato sua sorella Kitty. Paul invece adora ammirare la lunga chioma della moglie quando la sera si pettina davanti allo specchio: un’immagine romantica e rassicurante, come secondo lui deve essere una donna. Ma il ritorno alla ristretta vita familiare comincia a opprimere Marie, e Paul, per compiacerla, decide di aiutarla a realizzare un sogno: aprire un atelier di moda tutto suo. Non si aspetta certo lo straordinario successo dei suoi primi modelli: le signore non parlano che di lei, tutta la buona società si contende i suoi capi. Quando gli impegni cominciano a tenerla lontana da casa e dai bambini, Paul decide così di darle un ultimatum, dalle conseguenze del tutto inaspettate. Con grande shock dei familiari e degli intriganti domestici della villa…

A serie conclusa, posso dirlo: questa è una saga familiare meravigliosa! Anne Jacobs ci ha regalato un piccolo universo fatto di stoffe, tessuti, lotte sociali, femminismo e amore che non ha precedenti.
Mi è dispiaciuto moltissimo girare l'ultima pagina di questo romanzo che, a mio avviso, è in assoluto il migliore della trilogia perché racchiude in esso tutti gli elementi che hanno caratterizzato la vita e gli avvenimenti della famiglia Melzer e della giovane Marie che conosciamo come sguattera e salutiamo come moglie, madre e lavoratrice realizzata. Un bellissimo esempio da seguire.

Non è la sola ad aver attraversato un lungo percorso di maturazione, anche Paul è molto cambiato e ho apprezzato moltissimo i suoi tentativi di apertura al cambiamento, cosa non facile per l'epoca. Kitty è stata una delle mie preferite: un'artista geniale dall'animo indomito e incurante del buon costume. Una donna eccezionale! Devo ammettere, infatti, che questo libro è un vero e proprio inno al femminismo e alla cooperazione tra donne che si aiutano l'un l'altra quando la società volta loro le spalle. 

Nel romanzo, si respira un'aria nuova ma non meno dolorosa rispetto ai libri precedenti. Anne Jacobs affronta dei temi importanti e, se vogliamo, anche scottanti, con la sua solita eleganza e raffinatezza e un buon gusto d'altri tempi. Nonostante la mole abbastanza onerosa del libro, si legge che è un piacere e in tempi brevissimi. Per fortuna sono rimasta pienamente soddisfatta dall'epilogo, anche se un tantino affrettato rispetto a tutto il resto, e ho potuto salutare felicemente la famiglia Melzer, senza rimpianti. 
Se cercate una saga familiare a cui appassionarvi, questa fa proprio al caso vostro!



lunedì 14 gennaio 2019

Recensione "La ragazza della luna" di Lucinda Riley

Buongiorno, lettori.
Il modo migliore per iniziare bene la settimana è parlarvi dell'ultimo romanzo di Lucinda Riley!
Ho amato alla follia "La ragazza della luna" e non vedo l'ora di parlarvene.
Buona lettura!


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Sono trascorsi ormai sei mesi dalla morte di Pa' Salt, e Tiggy, la quinta delle sorelle D'Aplièse, accetta un lavoro nella riserva naturale di Kinnaird. In questo luogo selvaggio e completamente isolato nelle Highlands scozzesi, si dovrà occupare di una razza felina a rischio di estinzione per conto di Charlie, l'affascinante proprietario della tenuta. Qui Tiggy incontra Cal, il guardacaccia e coinquilino, che presto diventerà un caro amico; Zara, la figlia adolescente e un po' ribelle di Charlie e Zed Eszu, corteggiatore insistente nonché ex fidanzato di una delle sorelle. Ma soprattutto incontra Chilly, un vecchio gitano che sembra conoscere molti dettagli del suo passato e di quello di sua nonna: la famosa ballerina di flamenco Lucía Amaya Albaycín. Davvero una strana coincidenza, ma Tiggy ha sempre avuto un intuito particolare, una connessione profonda con la natura. Questo incontro non è casuale, è parte del suo destino e, quando sarà pronta, non dovrà fare altro che seguire le indicazioni di Pa' Salt e bussare a una porticina azzurra nel Cortijo del Aire, a Granada.

Non trovo mai abbastanza parole per parlare di alcuni autori e della loro immensa bravura e genialità. Lucinda Riley è una delle mie autrici preferite e, ogni volta che un suo nuovo romanzo sbarca in libreria, non posso fare a meno di precipitarmi in quella più vicina per adottare l'ultimo arrivato nella sua super produttiva carriera. "La ragazza della luna" è il quinto capitolo di una saga familiare che, ad oggi, ha conquistato milioni di cuori e racconta la storia di Tiggy, la sorella più spirituale e riservata del gruppo. Il suo è un personaggio abbastanza introverso e riflessivo, la sua anima è un universo profondissimo che sembra essere connesso con la natura e tutti i suoi elementi.

La particolarità di questo romanzo è che l'autrice ha lasciato molto spazio alla protagonista principale piuttosto che alle sue origini, a differenza dei libri precedenti in cui il rapporto tra passato e presente era sempre abbastanza equilibrato. Per rappresentare al meglio la personalità del personaggio, la Riley ha deciso di collegarla ad un popolo molto particolare che vanta una tradizione millenaria: i gitani. L'autrice ci porta a Granada con un'altra protagonista interessante e davvero unica nel suo genere: la piccola Lucia. Questo personaggio vive un'esistenza difficile sin dall'infanzia: la sua famiglia è umilissima e fin da subito è costretta a lavorare sfruttando il suo talento come ballerina di flamenco nei locali spagnoli.

Le due storie si intrecciano più volte, dando vita ad una storia emozionante come solo quelle della Riley sanno essere. La prosa e la narrazione sono molto coinvolgenti ed evocative: Lucinda Riley è una delle poche autrici in grado di catturare completamente l'attenzione di chi legge regalando dei meravigliosi viaggi da poltrona. Se ancora non lo avete fatto, recuperate la serie e questa bellissima nuova uscita: non ve ne pentirete!!


giovedì 5 luglio 2018

Recensione "La famiglia Aubrey" di Rebecca West

Buongiorno cuori librosi,
da oggi, in libreria e negli store online, è disponibile il primo romanzo di una trilogia dedicata a "La famiglia Aubrey". La serie è firmata da Rebecca West e sarà pubblicata da Fazi Editore. Si tratta di una saga familiare che tutti gli amanti dei Cazalet ameranno sicuramente.
Il libro mi è piaciuto molto, esclusi alcuni piccoli particolari...
Buona lettura!


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Gli Aubrey sono una famiglia fuori dal comune: una famiglia di artisti. Poveri ma molto uniti, fanno fronte alle difficoltà quotidiane con grande spirito. Si spostano in continuazione a seconda dell'impiego del padre, Piers: giornalista e scrittore molto stimato, vive in un mondo tutto suo, ha un problema con la gestione del denaro e un debole per il gioco d'azzardo. È la madre Clare a tenere le fila: pianista dotatissima, ha rinunciato alla carriera per i figli; logorata ma mai abbattuta, ha trasmesso la sua passione per la musica anche a loro. Le due gemelle Mary e Rose sono due talenti precoci, votate al pianoforte, sveglie e disincantate. Il fratellino minore, Richard, è adorato e coccolato da tutti; e infine c'è Cordelia, la figlia maggiore: molto bella e naturalmente non priva di velleità artistiche, non è dotata come le sorelle ma è troppo ottusa per accorgersene. In questo primo romanzo, che copre un arco di dieci anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, fra vicende più o meno importanti i figli cominciano a prendere ognuno la propria strada e così anche i genitori.

La cosa che mi ha colpito di più, a primo impatto, è stata la bellissima cover che racchiude e riassume perfettamente il contenuto del romanzo. Al pari della copertina, infatti, la vicenda che ci racconta Rebecca West è essenziale, elegante e placida nel suo fiume di parole e di avvenimenti. La lettura del libro ha avuto, su di me, un effetto calmante che mi ha permesso di goderne a pieno.
Come vi accennavo, si tratta del primo libro di una trilogia, per questo più di tanto non me la sono presa per l'apertissimo epilogo che comunque, a mio avviso, penalizza un po' il romanzo. Dopo aver letto circa cinquecento pagine, uno  se lo aspetta un bel finale. Ma tralasciando la scelta strategica dell'autrice, ora non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo, posso dirvi che ho apprezzato moltissimo il libro.
Amo le saghe familiari e la famiglia Aubrey è molto particolare e tutta da scoprire. Si tratta di una famiglia di artisti che, proprio grazie all'arte, supera il fatto di vivere in condizioni poco abbienti ma, allo stesso tempo, di vivere un'esistenza sempre stimolante. Clare è forse il personaggio che ho apprezzato di più: è lei il vero fulcro della famiglia. L'amore per la musica è un tema fondamentale nel libro, la stessa Clare è un vero talento del pianoforte e ha trasmesso questo dono, in maniera più o meno accentuata, anche alla prole. L'altra protagonista che conosciamo meglio è Rose, la nostra voce narrante, che ci riporta negli anni a cavallo tra '800 e'900 in un lungo viaggio di ricordi.

Devi sempre essere convinta che la vita sia straordinaria esattamente come ti viene detto dalla musica.

L'autrice, in questo primo capitolo della serie, si sofferma moltissimo sui suoi personaggi e non si risparmia nelle descrizioni: a fine lettura sembra quasi di conoscerli da sempre e non ho fatto alcuna fatica a ricrearli nella mia mente. Lo stile dell'autrice è un elemento che ho apprezzato a metà: da un lato, ho odiato alcuni dialoghi troppo prolissi e insulsi, fanno perdere l'attenzione e il filo del discorso; dall'altra ho apprezzato moltissimo la prosa, quasi poetica, dell'autrice. Quella della West è, senza dubbio, una scrittura ricercata e molto raffinata, ogni frase è curata nel dettaglio e nulla è lasciato al caso. Trattandosi di un'epoca storica ben precisa, è stato impossibile non notare il magnifico lavoro di ricostruzione per quanto riguarda le tradizioni e i costumi del tempo: a partire dall'abbigliamento per finire alle dinamiche sociali e familiari, tutto viene raccontato in maniera concreta e veritiera. Facendo un bilancio complessivo, non posso non promuovere il libro.
Lo consiglio a tutti gli appassionati del genere, sono certa che questa saga letteraria ci regalerà ancora tante emozioni!




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