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giovedì 30 maggio 2019

Recensione "La malalegna" di Rosa Ventrella

Buon pomeriggio, lettori.
Ho il piacere di parlarvi del nuovo romanzo di Rosa Ventrella, edito da Mondadori.
Buona lettura!


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Teresa e Angelina sono sorelle diverse in tutto: tanto delicata, schiva e silenziosa è Teresa, la voce narrante di questa storia, quanto vitale, curiosa e impertinente è Angelina, la sorella più piccola. Siamo all'inizio degli anni Quaranta a Copertino, nelle Terre d'Arneo, un'immensa distesa di campi coltivati nel cuore della Puglia. Qui, Teresa e Angelina crescono in una famiglia di braccianti, povera ma allegra e piena di risorse: i nonni sono dei grandi narratori, briganti, lupi e masciare diventano vivi nei loro racconti davanti al camino, mentre la madre Caterina ha ricevuto in sorte una bellezza moresca, fiera, che cattura gli sguardi di tutti gli uomini, compreso quello del barone Personè, il latifondista più potente del paese. "La tua bellezza è una condanna" le dice sempre nonna Assunta. Una bellezza - e una condanna - che sono toccate in eredità ad Angelina. Quando il padre parte per la guerra lasciando sole le tre donne, Caterina per mantenere le figlie non ha altre armi se non quella bellezza, ed è costretta a cedere a un terribile compromesso. O, forse, a un inconfessabile desiderio. È qui che comincia a essere braccata dalla malalegna , il chiacchiericcio velenoso delle malelingue, un concerto di bisbigli che serpeggia da un uscio all'altro e la segue ovunque. Questa vergogna, che infetta tutta la famiglia, avrà su Angelina l'effetto opposto: lei, che non sopporta di vivere nella miseria, inseguirà sfacciatamente l'amore delle favole. Anche a costo di rimanerne vittima. Sono la nostalgia e il rimpianto a muovere con passo delicato la voce di Teresa, che, ricostruendo la parabola di una famiglia, ci riconsegna un capitolo di storia italiana, dalla Seconda guerra mondiale alle lotte dei contadini salentini per strappare le terre ai padroni nel 1950.

Quando ho voglia di un romanzo familiare, ambientato in un passato non troppo remoto, Rosa Ventrella è una certezza. Con il suo nuovo libro, “La Malalegna”, mi ha conquistata con una storia dolorosa, piena di rancore, rimorsi e speranza. La Ventrella ci mostra il lato peggiore dell'animo umano e di un piccolo paesino in cui basta poco per restare vittime dei pettegolezzi più biechi e ingiusti. Dovete immaginare un piccolo centro abitato del sud agli inizi degli anni '40, un'epoca già difficile di per sé, e una famiglia di braccianti che si ritrova a fare i conti con la guerra, la povertà e a dover compiere delle scelte per sopravvivere che saranno solo l'inizio di una spirale discendente a base di 'malalegna'- un modo carino per definire i pettegolezzi dei maligni.

Teresa e Angelina sono le due protagoniste della storia, le due sorelle affronteranno in maniera del tutto opposta le cattiverie dei concittadini, dovute per lo più all'invidia per la bellezza della loro madre: Teresa in maniera responsabile e, a tratti rabbiosa, verso le ingiustizie che la vita ha posto sul suo cammino e su quello della sua famiglia; Angelina, bella quanto la madre, tenterà di cambiare la propria sorte grazie alla sua avvenenza con risultati discutibili.

E' doloroso per Teresa, e per il lettore, fare i conti con la verità e tanti retroscena che vengono rivelati pagina dopo pagina. La storia si rivela più profonda ed emozionante del previsto, regalando dei momenti di lettura unici. La prosa dell'autrice è coinvolgente ed evocativa, oltre che scorrevole e delicata. E' facilissimo perdersi tra le righe ed immaginare situazioni e personaggi. L'epilogo agrodolce, racchiude alla perfezione una storia che ha lo stesso sapore. Consigliata a tutti i lettori che amano le storie autentiche.


Altri libri dell'autrice:




martedì 8 maggio 2018

Recensione "Storia di una famiglia perbene" di Rosa Ventrella

Buongiorno lettori,
voglio parlarvi di un romanzo familiare che mi ha fatto compagnia durante questi giorni di festa. Si tratta del libro di Rosa Ventrella, "Storia di una famiglia perbene", edito da Newton Compton.
Buona lettura!


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Anni Ottanta. Le estati a Bari vecchia trascorrono tra i vicoli di "chianch" bianche, dove i ragazzini si rincorrono nei dedali di viuzze, in mezzo ai profumi delle lenzuola stese e dei sughi saporiti. Maria cresce insieme ai due fratelli più grandi, Giuseppe e Vincenzo. È una bambina piccola e bruna con tratti selvaggi che la rendono diversa: una bocca grande e due occhi quasi orientali che brillano come punte di spillo. Ha un modo di fare astioso e insolente che le ha procurato il soprannome di Malacarne. Vive immersa in una terra senza tempo, in un rione fatto di soprusi subìti e inferti, in cui è difficilissimo venire a patti con la vita. L'unico punto fermo nella sua vita è Michele, figlio della famiglia più disgraziata di Bari vecchia. La complessa amicizia tra i due si salda e rinforza attraverso i momenti salienti della loro esistenza. Fino a quando, diventati adulti, scopriranno che a legarli è ben più che un sentimento fraterno. Un amore che, anche se impossibile, li preserva dal rancore verso il resto del mondo e dalla decadenza che li circonda.

Da piccola ho trascorso parecchie estati in Puglia e, anche se non sono mai stata a Bari, non ho fatto fatica ad immaginare i personaggi in questa città, le sue stradine, le comari fuori l'uscio di ogni abitazione, i paesani che sanno tutto, di tutti, e un clima chiuso e poco avvezzo ai cambiamenti. La scelta di ambientare la storia negli anni Ottanta, poi, ha rafforzato il clima di repressione e attaccamento alle tradizioni che ritroviamo nella vicenda. Maria è decisamente fuori contesto sia per quanto riguarda la sua famiglia, che per quel che concerne il suo quartiere, situato nel cuore di Bari vecchia. E' una ragazza indomabile, una che non si accontenta di vivere la vita 'come viene'. I suoi atteggiamenti non le rendono le cose facili ma la sua condotta non è condannabile. E' prigioniera di un mondo di apparenze e dogmi stabiliti da altri prima di lei, un mondo in cui nulla può cambiare e tutti sono destinati ad interpretare lo stesso ruolo, senza possibilità di scelta. 

La Malacarne. Ma che significa?

-La barca è mia, Maria. L'ho rimessa a nuovo con le mie mani e l'ho chiamata così perché mi ricorda la nostra infanzia. Cosa ne dici? Con questa possiamo andare insieme a vedere com'è dall'altra parte del mare?

Anche Michele, a modo suo, è un personaggio che si fa strada tra mille limiti non decisi, né voluti, da lui. Purtroppo, la sua sfortuna è quella di essere nato in una famiglia poco raccomandabile e, ovunque lui vada, la sua nomina lo precede. Non importa se, in realtà, è un dolcissimo ragazzo dal cuore immenso, non importa se lui stesso è il primo a condannare l'operato della sua famiglia, è colpevole per il solo fatto di condividere con loro lo stesso sangue. Il rapporto tra i due protagonisti è un crescendo altalenante di sensazioni e consapevolezze fino ad un epilogo inaspettato che arriva forte e brutale come un pugno nello stomaco. Solo alla fine, ho capito di essermi affezionata a loro. Ho capito che, troppo spesso, è facile giudicare l'apparenza e che è sbagliato fare processi alle intenzioni. Tutti possono cambiare ed elevarsi dalla misera condizione in cui sono nati, a volte basta solo crederci.

Questo è un libro che conquista in maniera del tutto inconsapevole e lenta. Vi sembrerà di leggere un reportage di una storia, nemmeno troppo avvincente, del solito amore contrastato in un piccolo paesino retrogrado del Sud d'Italia ma vi assicuro che Maria e Michele vi arriveranno dritti al cuore.
L'autrice ha curato moltissimo la sua ambientazione e i personaggi, ha inserito elementi semplici ed espressioni dialettali nei dialoghi rendendo la storia più credibile e reale. L'elemento romanzato si nota pochissimo, mi sono appassionata molto alla storia e ai luoghi del libro. Ho amato il fatto che la Ventrella racconti l'amore senza cliché o esasperazioni ma, allo stesso tempo, in modo consapevole e vero. Questa storia è proprio un omaggio all'amore, quello folle, quello ostacolato che si concretizza nel buio di una stanza, quello appena sussurrato per paura di essere scoperti, quell'amore talmente forte che ci porta a sacrificare tutto per il bene superiore e assoluto dell'altro. 
Non è una lettura adatta a tutti ma è, senza dubbio, una storia che conquista ed emoziona.
La consiglio!



venerdì 10 marzo 2017

Recensione "Fiori di magnolia" di Rosa Ventrella

Buongiorno cuori librosi,
oggi vi parlo di un romanzo ambientato in Italia negli anni '50.
Si tratta di "Fiori di magnolia", scritto da Rosa Ventrella per Amazon Publishing.
Buona lettura!


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LA RECENSIONE:

"Nina era bellissima e dotata di una grazia particolare di cui alcune giovani sono baciate. Dall'altra, però, era proprio quella promessa di felicità a renderla triste, di una tristezza coriacea e fredda che le nasceva dentro."

Nina vive con gli zii, due persone quasi totalmente inadatte al ruolo genitoriale. La zia, infatti, è una donna pia e dalla mentalità ristretta. Suo marito, invece, è un figura molto ambigua dal carattere prepotente e meschino. La ragazza sogna la Francia e di diventare una brava pittrice, ma finché resta a Castro, resta un'utopia. L'incontro con Vittorio, apre tutta una serie di nuove possibilità e sogni. E' il suo primo vero amore e per Nina, adesso, la vita non potrebbe essere più bella.

"Sai cosa si dice sui fiori di magnolia?"

"Che sono terribilmente belli, ma anche incredibilmente fragili."

La favola d'amore si interrompe ben presto a causa dello zio di Nina, figura di spicco in città, che fa chiudere ogni possibilità lavorativa a Vittorio che si ritrova incapace di provvedere a se stesso, in un paese in cui non è più gradito. La disperazione, lo porta a prendere una decisione drastica. Partirà per l'America nella speranza di fare fortuna e portare con sé anche la povera Nina. La ragazza è disperata, ma crede nella sua promessa. Ma al passare dell'anno, di Vittorio non c'è traccia. Il ragazzo non tornerà più.

"Mentre le mani di Vittorio correvano con vigore e urgenza sulla sua pelle, Nina sentì che tutto veniva messo a tacere. Che tutto quadrava. L'inestinguibile desiderio di altrove dissolto, insieme a ogni altra immagine negativa."

Anni dopo, Nina ha finalmente coronato il suo sogno. Ora fa la pittrice e vive in Francia.
Ma il destino ha deciso di tirare i dadi ancora una volta riportando l'immagine sbiadita, ma mai cancellata, di Vittorio nella sua mente. Forse dopo anni, Nina potrà finalmente mettersi l'anima in pace e cominciare una nuova vita.

Se dovessi definire questo romanzo con un solo aggettivo, userei la parola "soft".
Sì, perché si tratta di una storia dal ritmo placido, che si fa assaporare senza fretta o colpi di scena eclatanti. La trama segue un suo percorso logico, attraverso meravigliose e dettagliate descrizioni, senza tralasciare nulla. L'autrice si prende il suo tempo per raccontare in modo olistico la storia di Nina. Conosciamo la protagonista come una ragazza innamorata e con la testa piena di sogni per poi ritrovarla donna, con tutto un bagaglio di esperienze e concezioni dovute a un passato e una vita di certo non facile. Meno approfondito il personaggio di Vittorio, un uomo che ancora adesso non saprei come definire. E' un romanzo dai toni delicati, un po' come la magnolia, che affronta argomenti anche di una certa rilevanza, in modo pacato e sempre contenuto. La prosa dell'autrice è scorrevole e piacevole alla lettura. E' stato un bel viaggio in un'epoca diversa dalla nostra che mantiene, comunque, un certo fascino. Lo consiglio a chi è in cerca di un romanzo tranquillo.
Lo apprezzerete senz'altro.


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