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lunedì 15 luglio 2019

Recensione "Ciak: si uccide" di Emilio Martini

Buongiorno, lettori.
Iniziamo la settimana parlando di un bel giallo all'italiana firmato da Emilio Martini, pseudonimo dietro al quale si celano due bravissime sorelle scrittrici.
Buona lettura!


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Qualche giorno prima di Capodanno, in una villa di Lungariva, viene trovato il corpo di una donna con la testa mozzata da un colpo di katana. Appartiene a una regista e sceneggiatrice milanese, impegnata con due collaboratori nella stesura di un film singolare. Potrebbe essere questo il motivo della sua morte cruenta o si tratta di un furto finito male? Gigi Berté, subito richiamato dalla sua breve vacanza a Milano, si trova a indagare in un ambiente per lui insolito, tra produttori e attori dalle esistenze piccanti, proprio quando pensava che la sua vita professionale sarebbe di nuovo cambiata. Indagine complessa anche perché associata alla imprevista sparizione di Irene Graffiani, il PM con cui Berté aveva collaborato negli ultimi casi. Esiste un legame tra i due fatti? In mezzo a intrighi, pettegolezzi e a un passato doloroso da ricostruire, il commissario con la coda, tormentato dai dubbi sulle sue capacità intuitive, cerca di arrivare al cuore del delitto. Ma non può immaginare ciò che questa volta il destino ha scritto per lui...

Benvenuti ad una nuova avventura del nostro Gigi Berté, a capo dell'unità investigativa di Lungariva. Siamo in pieno periodo natalizio e, come sempre, quando il commissariato chiama Berté risponde! Resto sempre affascinata dall'abnegazione con la quale il personaggio affronta la sua vita quasi totalmente dedita al lavoro. Purtroppo, o per fortuna, mi rispecchio molto nella sua compagna Marzia: la divisa prima di tutto. Il loro rapporto costituisce un'ottima distrazione dalle indagini che occupano la quasi totalità del romanzo. Spero di scoprire nuovi dettagli su entrambi nei prossimi libri.

Ma concentriamoci sulla storia: il libro è un perfetto esempio di giallo/poliziesco tutto italiano. La trama assume dei contorni noir e orientaleggianti andando a giocare sui misteri e sui segreti che avvolgono la vita di ciascuno di noi e che diventano davvero rilevanti, in casi come questo. Mi è piaciuto il modo in cui viene impostata l'indagine, la narrazione ha un buon ritmo e rivela dettagli e momenti chiave a piccole dosi, assicurando la piena e completa attenzione del lettore che, nel frattempo, si diverte ad elaborare teorie insieme ai personaggi.

Lo stile delle autrici è sempre molto essenziale e asettico, sembra quasi di leggere la cronaca di un caso ma trovo che questa scelta si sposi perfettamente con il genere trattato. Mi diverte sempre tanto avventurarmi nei casi di Gigi Berté perché si avvicinano molto alla realtà e non sono poi così romanzati. 'Ciak: si gira' si legge in un lampo ed è la storia perfetta per tutti gli appassionati del genere. 

P.s. non importa se non avete letto i libri precedenti, le indagini del commissario Berté sono tutte autoconclusive!



mercoledì 25 luglio 2018

Recensione "Il ritorno del marinero" di Emilio Martini

Buongiorno lettori,
oggi vi parlo di un giallo interessante edito da Corbaccio, "Il ritorno del marinero".
Buona lettura!

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Lungariva, Liguria, un nuvoloso pomeriggio di novembre: a bordo di una barca a vela viene trovato il cadavere di Sebastian Scettro, detto il Marinero: tre proiettili gli hanno spaccato il cuore. Appartenente a una facoltosa famiglia, il Marinero se n'era andato per mare nove anni prima su un piccolo sloop nordico, facendo perdere le sue tracce. Chi, o che cosa, l'ha riportato a casa, concedendogli solo poche ore prima dell'incontro con la morte? Di certo, come può constatare Gigi Berté, Sebastian non aveva lasciato un buon ricordo: con i fratelli i rapporti erano pessimi, frequentava pregiudicati e spacciatori, e aveva persino ricevuto una denuncia per stupro. A quanto pare, solo l'anziana nonna non aveva mai smesso di volergli bene e di aspettare il suo ritorno. Un caso complicato per il commissario aspirante scrittore, che lo porta ad affrontare, con la bravura di sempre e con rinnovato sconcerto, l'uccisione di un uomo. E se da una parte vorrebbe «fuggire» a Milano dove l'attende un'allettante offerta in questura, dall'altra la Marzia e la sua squadra a cui è sempre più affezionato lo tengono legato a questo strano paesino che da fuori sembra un'isola felice ma che, come ogni altro luogo, nasconde il seme del male.

Dietro una copertina placida, e forse, un po' anonima, si nasconde un giallo di tutto rispetto che si legge davvero nel giro di qualche ora. Per il commissario Berté, c'è una nuova indagine all'orizzonte: dopo anni di lontananza volontaria da Lungariva, un piccolo paese di pescatori della Liguria, Sebastian Scettro ha fatto ritorno a casa ma la sua permanenza è stata breve, anzi, brevissima in quanto viene ucciso poche ore dopo essere sbarcato. Chi ha commesso l'omicidio? E, soprattutto, perché? Da qui si apre uno scenario ricco di sospettati, moventi più o meno attendibili ma, di fatto, senza nessuna prova concreta. Il personaggio di Sebastian Scettro è molto ambiguo e scomodo, tanto che parecchi personaggi trarrebbero beneficio dalla sua morte ma, d'altra parte quasi tutti lo credevano morto dopo tanti anni di lontananza. Mi sono divertita tantissimo ad accompagnare il commissario Berté nelle indagini che, vi posso assicurare, vengono rese molto complicate dalla reticenza dei personaggi e dal passato scomodo della vittima. Il mondo intero sembra fregarsene della morte dell'uomo e andare avanti come, e forse meglio, di prima.

L'autore si diverte a lasciare indizi qui e là che, solo alla fine, acquistano consistenza e prendono posto nel disegno completo della vicenda. Io, personalmente, non mi sono nemmeno avvicinata alla verità ma ho trascorso delle ore piacevoli in compagnia del libro e degli strani personaggi che lo popolano. Ho apprezzato tantissimo l'ambientazione: la Liguria mi piace moltissimo e trovo che, nel libro, ne sia stata colta l'essenza più intima e meno turistica. Lungariva sembra essere un paese fuori dal tempo ma che, nonostante le ridotte dimensioni e la vita semplice degli abitanti, nasconde segreti e condotte poco ortodosse. Molto bene anche per quanto riguarda la narrazione: l'autore non si limita ad esporre una scena del crimine e le indagini, ma lascia molto spazio anche alla vita privata del commissario che, in questo modo, appare più umano e meno istituzionale.
La scrittura è scarna e diretta ma piacevole da seguire e ben articolata. Come vi dicevo, si tratta di un libro molto breve ma nonostante l'esiguo numero di pagine, non lascia elementi in sospeso o interrogativi irrisolti. Ideale per farvi compagnia in un pomeriggio al mare, o in montagna, sono certa che ne apprezzerete le varie sfumature. Lo consiglio!



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