Buongiorno e ben ritrovati sul blog.
Oggi vi parlo de "La cacciatrice", di Nonami Asa, un poliziesco edito da Atmosphere.
Buona lettura!
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Pagine 492
All'interno di un family restaurant, nel cuore della notte, un uomo prende improvvisamente fuoco. Otomichi Takako, giovane e determinata detective della polizia metropolitana di Tōkyō, si unisce al collega di mezza età, il veterano Takizawa Tamotsu, per condurre le indagini. Presto, altri omicidi si verificheranno uno dopo l'altro e tutti con le stesse modalità, apparentemente il risultato di un attacco da parte di un grosso cane... che sembra un lupo. Quale sarà il movente alla base di questi delitti? Gli indizi sembrano portare tutti a una creatura selvaggia e misteriosa. Tuttavia, man mano che le indagini proseguono, emergono dettagli più inquietanti che riconducono gli omicidi a qualcosa di ben più intricato e pericoloso. Takako si ritroverà coinvolta in una spirale di intrighi e sospetti, dove nessuno è veramente quello che sembra.
"È appena arrivata una segnalazione. Ieri notte, a Tennōzu, nel quartiere di Shinagawa, un giovane è stato aggredito e ucciso da una specie di cane randagio."
Nonami Asa realizza un romanzo poliziesco particolare, ambientato tra le strade di Tokyo. Mi preme sottolineare che, pur essendo stato pubblicato quest'anno, il libro è stato scritto negli anni '90 quindi è inevitabile trovare al suo interno degli elementi anacronistici sia sulle varie procedure che sulla società giapponese.
L'elemento giallo, è quasi marginale in quanto l'autrice si concentra in particolar modo sulla denuncia sociale e sul ruolo femminile all'interno delle forze di polizia.
Tra i due protagonisti, infatti, l'attenzione è puntata tutta su Otomichi Takako che si trova a fare squadra con un collega più anziano che non perde mai occasione per sminuirla.
L'autocommiserazione della donna, e la ridondanza con la quale sottolinea la sua condizione difficile, sia sul lavoro che nella vita privata, può risultare quasi irritante ma, per fortuna, dalla metà in poi si lascia spazio al caso e la narrazione si fa più interessante e dinamica.
"Il muso lungo e aguzzo; le orecchie grandi. Le sue gambe erano più lunghe di quelle di un cane normale. Anche a distanza, era chiaro che il manto del corpo fosse folto. La sua coda spessa e tolta era drizzata per aria. E poi, quegli occhi... Occhi profondi guardavano dritto verso di lei."
Protagonista inedito, un cane lupo che avrà un ruolo fondamentale nelle indagini e che, personalmente, costituisce l'elemento che mi è piaciuto di più... Quello che ha lasciato il segno.
Tutto il resto, infatti, mi è sembrato confusionario e molto ripetitivo. La partenza della storia è lentissima il che non facilita la lettura né la nascita di una qualche tipo di sintonia verso i personaggi.
Devo riconoscere che Takako attraversa una bella evoluzione e, sul finale, si trasforma totalmente rispetto al personaggio che abbiamo conosciuto nelle prime pagine.
Come vi accennavo, la parte poliziesca che sembra predominante dalla trama, in realtà riveste un ruolo marginale perché il focus si concentra principalmente sull'aspetto psicologico e la denuncia sociale, oltre che su una analisi cinica e schietta delle condizioni in cui versano le famiglie in Giappone. Tenendo a mente questi elementi consiglio la lettura a coloro che amano l'introspezione e tematiche sociali.
⭐⭐⭐