martedì 11 febbraio 2020

Recensione "Il giallo di Villa Nebbia" di Roberto Carboni

Buongiorno lettori.
Oggi vi parlo di un giallo tutto italiano firmato da Roberto Carboni, edito da Newton Compton.
Buona lettura!


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Piero Bianchi non è ben visto nel paese in cui vive. Sua moglie si è suicidata e lui ha fatto a lungo abuso d'alcol, i compaesani lo considerano un assassino. E così, quando viene a sapere che in un luogo chiamato Villa Nebbia cercano un custode, si presenta per avere il lavoro. A riceverlo è un avvocato, Emidio, ex marito dell'anziana proprietaria della villa, uscita dopo anni dal manicomio. Di lei si occupa la giovane Mariasole: le due donne sono le uniche abitanti di Villa Nebbia. Piero non desidera altro che un po' di tranquillità e quella residenza spettrale, costantemente avvolta dalla foschia, sembra proprio fare al caso suo. Una volta stabilitosi lì, però, la nebbia non smette di tormentarlo. E in quella nebbia ha sempre l'impressione che qualcuno lo osservi: sente strani ticchettii sui vetri e, soprattutto, comincia ad avere l'impressione che a Villa Nebbia ci sia un'altra presenza, oltre a Mariasole e Ilde... Possibile che si stia solo lasciando suggestionare dalle voci inquietanti che si rincorrono su quel luogo?

La trama di questo libro mi ha subito colpita molto e, devo dire, che si è rivelato un ottimo esemplare di giallo che mi ha tenuta abbastanza incollata alle pagine. 
Protagonista della storia è Piero Bianchi, un uomo finito che ha perso la moglie, il rispetto della figlia e del paesino in cui vive che lo considera un assassino scampato alla giustizia. 
Per causa di forza maggiore, quindi, si ritrova al cospetto della decadente Villa Nebbia, in cima ad una collina. Come si evince dal nome, l'atmosfera intorno alla magione è costantemente coperta di nebbia, una nebbia strana, quasi soprannaturale. 

Affogato nella nebbia, l'edificio sembrava costruito apposta per intimorire gli esseri umani. Sbucava tra gli alberi dopo la curva del viale di accesso, con le sue linee severe, il colore grigio, le grondaie strappate e una persiana penzolante. Mi ricordò più un vecchio ospedale semidiroccato che non un'abitazione. Immaginai, all'interno, sale chirurgiche in rovina e lunghi corridoi dimenticati che odoravano di polvere e morte.
'Fantasmi', pensai.

L'impronta che l'autore dà alla sua storia è proprio questa: a cavallo tra il paranormale e la realtà. Il lettore, così come il protagonista, non sa quanto credere al mistero e al mito e quanto affrontare con più lucidità tutti gli avvenimenti che si susseguono. Le abitanti della villa, sono davvero inquietanti e al limite dell'etereo. Pietro dimostra una bella dose di coraggio restando fedele al suo impiego. 


Aveva capito. E adesso ero certo di aver capito pure io.
Non si era trattato di mettere in fila i ragionamenti, come avevo creduto di dover fare, in uno snervante gioco di logica. Era stato piuttosto come se avessi acceso la luce e di colpo fosse diventato tutto limpido.

Tutto cambia nelle ultime trenta, quaranta pagine e assume dei connotati decisamente diversi dal resto della storia. L'autore ci porta su un piano più palpabile e crudele ordito dalle personalità più insospettabili. In sostanza, di paranormale c'era ben poco ma è tutto frutto di un buon lavoro di suggestione. Lo stile dell'autore, molto diretto e asettico ma descrittivo al massimo, mi è piaciuto tanto e mi ha tenuta impegnata e coinvolta per tutta la lettura. Nel complesso, non mi è dispiaciuto. Promosso!


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